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Autore: Sweet_Lady    10/02/2016    6 recensioni
Il Natale è speciale, unisce le persone, scalda i cuori, ma a qualcuno non interessa e fa di tutto per rovinarlo e renderlo un giorno uguale agli altri. Punizioni, rivelazioni importanti, doveri, sorprese, amori struggenti, malattie, felicità e finalmente la libertà, il tutto davanti a quelle due persone speciali.
In questa storia troverete i giorni di Natale di Oscar e André da quando erano bambini, poi un po' più grandicelli fino a diventare vecchi e vedremo come cambia il loro modo di vedersi l'un l'altra.
Approfitto di questi capitoli per farvi gli auguri di Buon Natale e felice anno nuovo, baci a tutti!
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di lasciarvi al capitolo vi rubo qualche minutino per ringraziavi tutti per aver letto, recensito, seguito, preferito questa storia e aver atteso fino a metà febbraio per un tema natalizio!
Vorrei ringraziare in particolare le seguenti persone che mi hanno fatto sapere capitolo per capitolo che cosa ne pensavano e mi hanno consigliata e corretta affettuosamente:
Francoise14
Tetide
Pamina17
Onry81
…e il puntualissimo troll!
Infine vi auguro buona lettura e spero di ritrovarvi anche nell’altra mia storia e in quelle che seguiranno!

L'amour de Noël

25/12/1810
Erano passati vent’anni da quel lontano e freddo Natale in cui il Padre di Oscar finalmente le chiese scusa, riappacificando così la famiglia e facendo trascorrere a tutti momenti indimenticabili. Da allora successero moltissime cose: il Generale e Madame Marguerite si stabilirono definitivamente ad Arras e di tanto in tanto giungeva qualche sorella a far loro visita. La loro villa aveva ospitato molta gente povera sotto richiesta di Oscar che, dato il freddo e la grandine, non sopportava di vedere persone per strada senza un tetto sopra la testa, così li portava a casa, accendeva il fuoco e dava loro qualche cosa da mangiare. Fu anche per questo, quindi, che il Generale e la moglie non furono visti di cattivo occhio o attaccati, essendo nobili, ma vennero accettati e talvolta invitati alle feste del paese, come se fossero tutti parte di una grande famiglia.   
Due anni dopo Maxime nacque Anne, la seconda figlia, e, per l’immensa gioia di André e un po’ di indifferenza da parte del Padre di Oscar, questa volta era femmina.
“Perché sei così contento della bambina?”
Gli aveva chiesto Oscar qualche anno dopo, quando la piccola Anne cominciava a camminare sicura e a parlare bene, chiamando quasi sempre il padre.
“Perché è una femmina e quindi me la posso coccolare! Se prendo Maxime in braccio e lo riempio di baci lui, bravo com’è con la spadina, mi infilza!”
La risata di Oscar fu inevitabile ma, a distanza di anni, aveva constatato che André aveva proprio ragione: Anne amava suo padre, sin da bambina passava pomeriggi interi con lui, passeggiavano sottobraccio nei prati, curavano i cavalli e Oscar, quando poi la sua bambina diventò donna, la prese in giro sul fatto che non fosse corsa dal paparino appena accorta delle macchioline di sangue sulla gonna. Anne, in tutta risposta, oltre ad arrossire, le disse che voleva bene anche a lei e che non si doveva sentire trascurata perché non era così, ma lei non era gelosa di André e capiva perfettamente la figlia…come si poteva non amarlo?
Tre anni dopo Anne, invece, nacque un altro maschio, l’ultimo, Adrien Martin Grandier, un bambino moro dagli occhi blu che aveva fatto rimpiangere la tranquillità dei tempi di Maxime e Anne, perché, fin da quando era in fasce, era sempre stato turbolento.
André prendeva spesso in giro Oscar sul fatto che Adrien avesse preso il suo caratteraccio e lei, per alcuni versi, gli dava anche ragione!
La povera Nonnina aveva lasciato questo mondo felicemente quando il più piccolo aveva cinque anni, al cambiare del secolo. Oscar passò un anno infernale, non riusciva ad accettare che una persona tanto cara se ne fosse andata così, ma ora la ricordava sempre con André e spesso ridevano quando veniva loro in mente di tutte le mestolate che aveva ricevuto il povero ragazzo.
Anche André era stato malissimo, ma aveva cercato di far forza a tutti: alla moglie, che ne era rimasta devastata, e ai bambini, ai quali aveva cercato di spiegare nel modo più semplice possibile che la Nonna non c’era più. L’avevano sepolta a Parigi, vicino alle tombe del figlio e della cognata, esattamente dove si stavano recando ora.
Erano partiti quella mattina presto con due carrozze: una la guidava André e una Maxime, visto che i passeggeri non sarebbero stati comodi in una sola. A viaggiare con loro non erano solo i tre figli, ma anche Claudie, la moglie di Maxime, e Christian, il fidanzatino di Anne.
Claudie era una ragazza di diciannove anni con gli occhi e i capelli scuri che aveva conosciuto Maxime all’età di sedici anni in riva ad un fiume. Era caduta da cavallo e il giovane l’aveva riportata a casa in sella a Augustus, il frisone di André che successe Alexander quando, poco dopo César, morì di vecchia. La ragazza rimase subito colpita da Maxime: il suo carattere deciso e i modi gentili e galanti la fecero innamorare e dopo non molto fu pienamente ricambiata. Si sposarono nel 1809 e ora la cara Claudie aspettava un bambino che sarebbe nato a marzo, per questo ora viaggiava nella carrozza in compagnia solo di Oscar, così sarebbe stata tranquilla e per qualsiasi cosa avrebbe potuto chiedere a lei che, dopo tre figli, aveva fatto un po’ di pratica in ambito emergenze.
Nell’altra carrozza, invece, viaggiavano Adrien, Anne e Christian, un ragazzo dai capelli rossi che conosceva Anne da quando avevano quattro anni. Loro infatti frequentavano il catechismo nella stessa chiesa e, quando finiva, giocavano nella piazzetta fuori fino a che i loro genitori li andavano a prendere. Quando diventarono grandi, però, Christian dovette trasferirsi a Bordeaux per qualche tempo per problemi economici e al ritorno, avvenuto molti anni dopo, incontrò Anne, ormai donna, e fu subito amore. I due non parlavano ancora di matrimonio, stavano assieme da qualche anno ormai, ma ritenevano di essere forse troppo giovani.
“Allora, come ti senti?”
Chiese Oscar a Claudie che, per stare più comoda, aveva appoggiato i piedi lungo tutta la seduta, trovandosi così semidistesa.
“Bene, ma qui dentro qualcuno è nervoso…scalcia in continuazione!”
Oscar sorrise, ripensando a quanti ne aveva ricevuti lei, soprattutto quando André cominciava ad accarezzarle il ventre. Spostò le tendine e guardò fuori dal finestrino per controllare dove si trovassero, visto che le sembrava il momento di fare una pausa. Chiamò André battendo la parete che dava a cassetta e lui le rispose che si sarebbero fermati appena avessero trovato una locanda per fare colazione.
Giunti in prossimità di questa lasciarono le carrozze vicino alla stalla dei cavalli, ma decisero di non slegarli, visto che sarebbero tornati dopo poco. André aiutò Claudie a scendere e successivamente entrò per lasciare i guanti che aveva indossato durante il viaggio.
Quando scesero, sia lui che Oscar, si unirono agli altri, che nel frattempo si stavano dirigendo verso l’ingresso. Presero posto in uno dei tanti tavoli liberi e ordinarono del latte caldo, frutta e del pane.
“Adrien, sta seduto dritto!”
Lo rimproverò Oscar e lui, che aveva appoggiato la testa sulla mano e si era allungato verso il lato per stare più comodo, si vide costretto a mettersi composto.
“Hai sonno?”
Chiese André.
“Sì, volevo dormire in carrozza, ma Christian e Anne hanno parlato tutto il tempo e si sbaciucchiavano!”
La risatina comune fu inevitabile. Christian, di carattere un poco timido, abbassò lo sguardo accennando un sorriso, mentre Anne, prontamente, diede un piccolo schiaffo tra i capelli al fratellino e con fare divertito gli disse:
“Vuoi andare a fare festa con i tuoi amici e torni a casa tardi, ma poi hai sonno come tutti i bambini di cinque anni!”
“Ne ho quindici, e poi era la vigilia e avevo pure il permesso!”
“Ah, allora se avevi il permesso sei anche giustificato a stare seduto a tavola come  un…”
L’occhiata di André la zittì e lei capì che, se avesse continuato, la mamma le avrebbe dette anche a lei. Arrivò la loro colazione e la consumarono parlando poco e a bassa voce, godendo di quella tranquillità che aleggiava nella sala. Ripartirono dopo poco tempo e questa volta Maxime viaggiò in carrozza con la madre e la moglie, lasciando a Christian la cassetta e ad Adrien la possibilità di dormire.
“Quindi oggi che cosa facciamo, mamma?”
“Andiamo a trovare zio Alain, Bernard e Rosalie, e poi andremo a fare una passeggiata se non fa troppo freddo. Verso sera io e papà andremo al cimitero, non è necessario che voi veniate”
“A me farebbe piacere venire”
“Forse è meglio se resti con Claudie, il Campo è lontano e non  penso sia il caso che venga a piedi”
“Prenderemo una carrozza”
“Come preferite”
“Anche a me piacerebbe andare a trovare la Nonna, Oscar. Non la ho conosciuta, ma è una persona importantissima per tutti voi”
“Sei molto cara, Claudie”
Un po’ di tempo dopo André li avvisò che erano entrati a Parigi e che di lì a cinque minuti sarebbero arrivati a casa Chatelet.
La carrozza si arrestò con uno scossone e tutti quanti scesero. Bernard li andò ad accogliere sorridente e li invitò ad entrare a casa, dove vennero accolti dai sorrisi e gli abbracci di François e Louise, i gemelli Chatelet di diciotto anni.
“Dov’è Rosalie?”
Chiese Oscar, non vedendo la donna correrle in contro piangendo.
“Ha fatto un salto al mercato per prendere la frutta e poi andrà a chiamare Alain e Martine”
Rispose Bernard.
“Bene”
L’uomo chiese a tutti come stessero e come avevano passato quell’anno in cui non si erano visti, dicendo che li aveva trovati molto cresciuti dall’ultima volta.
Rosalie arrivò poco dopo e, alla vista di Oscar, come previsto da tutti, le corse incontro commossa.
“Oscar! Quanto tempo è passato! Sono felicissima di rivederti! E anche André e i bambini! Come siete cresciuti!”
Baciò i ragazzi uno ad uno e li invitò in salotto per riposarsi dal lungo viaggio.
“Ehi Alain!”
“André! Vecchio mio, come stai?”
“Bene, e voi?”
Chiese indicando la bambina di sette anni che l’amico teneva in braccio, la quale si sporse per andare da André e gli diede un bacio nella guancia.
“Anche noi tutto bene, Martine dovrebbe essere qui a momenti perché si è fermata a parlare con i genitori di un bambino”
“Amici di tuo figlio?”
“Sì, gente per bene, ma io son voluto venire a salutarvi”
“Che ne dici, raggiungiamo gli altri?”
“Certo”
Così i due uomini si unirono al resto del gruppo e parteciparono al loro discorso fino a quando arrivò anche la moglie di Alain, la quale salutò tutti molto calorosamente.
Alain e Martine si erano conosciuti quindici anni prima in una locanda, lei lavorava come cameriera e suo padre era il padrone e la madre la cuoca. L’uomo era solito recarsi lì per bere del buon vino, visto che ormai i suoi amici erano alle prese con due bambini e il terzo in arrivo. Andava spesso a pranzare e quando non c’era molta gente o lui arrivava quando non erano le ore del pienone, mangiavano assieme. Poco tempo dopo cominciarono le prime uscite a Parigi, passeggiavano sulle sponde della Senna, in città, e si raccontavano aneddoti della loro vita, parlavano di molte cose e pian piano sentivano che il legame che li univa si rafforzava sempre di più fin quando, in una tiepida giornata di primavera, si baciarono. Martine era molto felice, finalmente, dopo anni, aveva trovato l’uomo giusto, quello che la faceva sentire amata e sicura, mentre Alain si era trovato, per la prima volta in vita sua, disorientato e incapace di controllare la situazione. Non gli era mai capitato di amare una persona, lui era un tipo che le donne le voleva per una notte sola, e il senso di smarrimento crebbe ancora di più quando scoprì che Martine era vergine. Quando riuscì a fare un po’ di luce nei suoi pensieri, capì che però era lei la donna giusta e le chiese di sposarlo. Durante la prima notte di nozze era quasi più spaventato lui, abituato com’era ad un certo tipo di rapporto, per niente dolce e passionale. Aveva temuto di spaventarla, di farle credere qualche cosa di sbagliato, non sapeva nemmeno come prenderla per darle il piacere che alle altre non si era mai premurato di dare. Andò però tutto bene e dopo un po’ nacque Lucien, amato incondizionatamente da entrambi i genitori e dagli zii di Arras. Sei anni dopo arrivò anche Marie Diane, anche se la coppia aveva deciso di non avere altri figli perché stavano invecchiando e perché la carriera di militare e di cameriera non lasciava molto tempo libero. Alain, come André del resto, era molto geloso della sua bambina che, a soli sette anni, dimostrava già un carattere molto socievole e solare.
Il pranzo, quel Natale, fu consumato serenamente, come tutti gli altri anni, e Oscar si era ritrovata a pensare che, ormai una vita fa, il suo Natale era solo con André e la Nonna, solamente tre persone che veramente si amavano, ora invece nella sua famiglia erano in sette, presto otto, e ai suoi figli sommava anche gli amici e i nipoti acquisiti, che in tutto facevano sedici! Non poteva davvero esserne più felice e l’unica cosa che mancava per rendere perfetto quel Natale era solo una cosa.
La sera arrivò in fretta e Oscar informò tutti quanti che lei e André stavano andando a trovare delle persone speciali.
Davanti a quelle tombe, diventate tre ormai, non c’erano più quei due bambini tristi, quegli adolescenti in preda ai doveri, giovane uomo e donna non capaci di dare amore, persone poi innamorate e lontane, ma solo Oscar e André, genitori, presto nonni, orgogliosi di quello che avevano saputo creare con le loro mani e grazie al loro amore, aiutati e sostenuti dai loro amici, i quali avevano deciso di accompagnarli a trovare quella cara vecchietta che si era fatta tanto amare per i suoi modi di fare autoritari ma incredibilmente dolci.
Davanti a quelle tombe, avevano respirato la stessa aria di quando non erano liberi di volare verso quelle due stelle che li guardavano dall’alto e li proteggevano, verso le stelle dell’amore.
 

Ciao a tutti/e! Ecco a voi l’ultimo capitolo de L’Amour de Noel! Non avevo veramente idea di come concluderlo, visto che è la prima storia che finisco, ma mi sembrava bello farli tornare a quelle tombe in compagnia di tutte le persone veramente importanti che li hanno accompagnati per tutta la vita. I ringraziamenti li ho già fatti all’inizio, ma li ripeto ancora perché siete state davvero uno stimolo a scrivere e a cercare di trasmettere meglio possibile quello che dovevo dire. Ci vediamo alla prossima, vi aspetto!
Un bacione, Chiara
   
 
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