Quando il lungo fischio dell’Espresso di Hogwarts
riecheggiò sulle teste delle persone che affollavano il binario nove e tre
quarti, Scarlett Jane Keen cominciò a saltellare qua e là, incapace di restare
ferma, scrutando la banchina con un pizzico di nervosismo.
“Stai aspettando la tua amica?” chiese sua zia Olivia,
trattenendo per mano sua figlia Mayra che al momento fissava stupita un piccolo
gufo chiassoso che un ragazzo poco distante si lasciava zampettare sulla testa.
Suo padre Ethan diede un’occhiata all’orologio dallo
spesso cinturino di pelle di drago che portava al polso.
“Il treno sta per partire Scar, forse è meglio…”
Ma Scarlett non ebbe occasione di sentire cosa sarebbe
stato meglio perché in quel momento si sentì chiamare da una voce familiare.
Voltandosi riconobbe immediatamente il viso rotondo e al momento un po’
arrossato dalla fretta della sua migliore amica.
“Candy!”
Candice Adele Ackles si lanciò tra le sue braccia e la
strinse forte. Le due rimasero unite per alcuni secondi, poi si separarono e
Cadice cercò di rimettere ordine alla massa dei suoi lunghi capelli neri.
“Oddio! Avevo paura che questa volta non ce l’avremmo
fatta a prendere il treno!” spiegò in fretta “Tutta colpa di quello scemo di
mio fratello che come al solito si è ricordato di essersi dimenticato metà
della sua roba quando eravamo già a metà strada!”
“Ehi!” fece l’interessato lanciandole un’occhiataccia
mente aiutava suo padre a caricare i bagagli.
Candice gli fece la linguaccia ma le sue labbra carnose
erano già piegate in un bel sorriso.
“È ora ragazze” ricordò loro Ethan Keen facendosi in
avanti per salutare la figlia.
Scarlett gli avvolse le braccia al collo e gli diede un
bacio sulla guancia.
“Ci sentiamo presto”
Quando fece per allontanarsi si accorse che ancora una
volta i suoi svolazzanti capelli biondi erano rimasti impigliati nella barba di
suo padre. Ridacchiando, la giovane Grifondoro li liberò e corse a baciare sua
zia e per ultima la cuginetta Mayra mente Candice faceva lo stesso con i suoi
genitori. Entrambe promisero ai parenti che avrebbero spedito loro un gufo
appena si fossero sistemate al castello, poi si affrettarono a salire
salutandoli con la mano.
L’Espresso di Hogwarts chiuse le porte e con un ultimo
fischio partì. Le due giovani si affrettarono a raggiungere lo scompartimento
nel quale Scarlett aveva già sistemata le sue cose, compreso il suo Chris, il gattone
tricolore che la ragazza liberò subito dal suo trasportino.
Chris balzò fuori, si stiracchiò ed infine si acciambellò
sulle ginocchia di Candice facendo le fusa non appena lei si fu seduta di
fronte all’amica.
“Sei mancata anche a Cri cri” fece Scarlett piegandosi in
avanti per dare al gatto una grattatina dietro le orecchie “Alla dimmi, come è
andata l’estate? Mi hai detto che ti sei sentita con Julian Spears…”
Prima che Candice avesse occasione di rispondere però, la
porta dello scompartimento esplose, letteralmente; sulla soglia era apparsa la
multitatuata figura di Abigail Emma Shane, una loro amica e compagna nella
squadra di Quidditch di Grifondoro.
La ragazza si passò la mano tra i corti capelli castani,
fissando un po’ sorpresa il vetro in pezzi, poi estrasse la bacchetta.
“Scusate, colpa mia… Reparo!”
La porta tornò come nuova e Abigail riportò la sua
attenzione sulle due ragazze e il gatto che la fissavano ancora a bocca
spalancata… sì, anche il gatto…
“Ciao belle! Sono passata a farvi un saluto” disse con
nonchalance “Ehi, ma non è che vi siete fatte ancora più fighe durante le
vacanze?”
A Candice sfuggì una risatina divertita mentre Scarlett
scosse il capo tentando di nascondere il sorriso che le stirava le labbra
sottili.
“Sei sempre la solita Abby…”
Abigail scosse le spalle e le lanciò con un sorriso
birichino.
“Tanto lo sai che non potresti vivere senza di me… ma
comunque ora vado, gli altri mi stanno tenendo il posto più avanti”
Fece per uscire ma prima di richiudersi la porta alle
spalle si voltò e aggiunse “Oh, quest’anno la coppa del Quidditch non ce la
toglie nessuno, per quanto Raph possa dire… quindi mi raccomando…”
Detto questo fece loro un ultimo cenno e se ne andò.
“Saluta i ragazzi da parte mia!” le gridò Scarlett.
Da dietro la porta videro Abigail alzare un pollice per
poi scomparire.
Le due ragazze si scambiarono un’occhiata divertita,
dopodiché tornarono alla loro conversazione privata.
Abigail si avviò con un sorriso lungo lo stretto
corridoio del treno, fermandosi poi davanti alla porta di uno scompartimento
dal quale proveniva forte il suono di alte risate sguaiate. Ancora una volta
entrò senza darsi la pena di bussare e fu subito accolta dalla vista di Michael
Alessandro Hoshimura piegato in due dalle risate; di fronte a lui, il suo
gemello Raphael Davide lo guardava compiaciuto, l’aria un po’ strafottente di
chi ha appena detto una battuta coi fiocchi.
Non appena notò la sua comparsa, Raphael alzò lo sguardo
dei suoi occhi di giada su lei e si lasciò andare contro lo schienale del
seggiolino, le gambe aperte in un atteggiamento rilassato e confidente.
“Guardate un po’ chi si è degnato di graziarci con la sua
presenza!” esclamò con una nota ironica; e tuttavia, il suo sorriso smagliante
rivelava che in realtà la sua gioia nel rivederla era sincera.
“Proprio” gli diede corda Abigail prendendo posto accanto
ad un Michael ancora scosso dalle risate “È un piacere scoprire che non hai
perso il tuo spirito durante l’estate… vediamo quanto sarai in vena di scherzi
quando anche quest’anno Grifondoro soffierà la coppa del Quidditch da sotto il
naso di Serpeverde”
Raphael sbuffò un po’ contrariato e lasciò scivolare un
braccio sulla cima del lungo sedile, incorniciando le spalle di una ragazza dal
look un po’ punk seduta al suo fianco.
“Tu che ne dici Rain?” le chiese Raphael in tono
beffardo.
Rain Anderson incrociò lo sguardo degli occhi castani di
Abigail e qualcosa parve passare tra loro.
“Non avere tutta questa fretta Abby… mi sono allenata
molto quest’estate e sono più che certa di riuscire a strapparti quel dannato
Boccino di mano”
“Staremo a vedere”
Abigail si soffermò a guardare l’altra ragazza per un
attimo, indugiando sui lisci capelli neri di media lunghezza che portava rasati
sulla tempia sinistra e sui tatuaggi che riusciva ad intravedere dallo scollo
della maglietta; la giovane Grifondoro non poteva nascondersi di provare un
certo interesse per lei nonostante fosse una sua diretta avversaria sul campo
da gioco, e tuttavia, dato che Rain aveva cominciato a frequentare la sua
compagnia soltanto alla fine del precedente anno scolastico, non sapeva molto
di lei, a parte che era una compagna di classe di Raphael.
“A proposito” fece Abigail scuotendosi dai suoi pensieri
“Scar e Candy vi salutano”
“Come stanno?” saltò su Michael tutto contento “Non vedo
l’ora di rivederle, soprattutto Scar! Ho giusto un paio di idee per uno scherzo
che potrebbe piacerle”
Raphael sorrise birichino, pregustando già un nuovo anno
di bagordi e passeggiate notturne non autorizzate. Abigail sorrise a Michael e
gli fece pat pat sulla testa di ricci capelli biondo miele, chiedendosi come
quel ragazzo adorabile potesse essere in qualche modo imparentato con Raphael:
erano tanto diversi da essere addirittura finiti in case separate, Raph in Serpeverde
e Mikey con lei a Grifondoro.
Voltandosi nuovamente in avanti, la ragazza lanciò una
rapida occhiata alla sua destra dove, con le braccia incrociate, Alexander
Greyson, un Serpeverde del sesto anno, se ne stava seduto guardando fuori dal finestrino,
l’aria vagamente imbronciata. Nonostante ogni tanto lo frequentassero, nessuno
di loro sapeva molto di lui: Alexander era un ragazzo piuttosto silenzioso e
molto riservato, per non dire spesso e volentieri scontroso anche senza motivo.
Abigail lo stava ancora fissando, il chiacchiericcio di
Raphael su di una certa ragazza che aveva adocchiato in sottofondo, quando
Alexander si mosse e si alzò, la spilla da Prefetto coi colori della sua Casa
che gli brillava sul petto. Senza dire nulla si fece strada tra di loro e dopo
essere uscito si richiuse silenziosamente la porta alle spalle.
Dopo un attimo di silenzio seguito all’uscita di scena
del ragazzo più grande, Raphael riprese a parlare come niente fosse mentre suo
fratello lo ascoltava attentamente. Abigail rimase a fissare la porta ancora
per alcuni istanti, poi, quando distolse lo sguardo, i suoi occhi incrociarono
ancora una volta quelli neri di Rain: l’angolo sinistro delle sue labbra
carnose era arricciato in un vago sorrisetto compiaciuto.
Il contatto visivo durò solo pochi istanti, dopodiché la
Serpeverde tornò a rivolgere la sua attenzione su Raphael. Abigail promise a sé
stessa che avrebbe trovato il modo di carpire qualche informazione in più su
quella ragazza.
L’arrivo a Hogsmeade fu caotico come sempre: i ragazzi
del primo anno continuavano a guardarsi attorno con un timore quasi
reverenziale e rischiavano in ogni istante di venire travolti dalla folla degli
studenti più anziani che invece si sentivano perfettamente a loro agio, forse anche
troppo.
Alastair Flynn Carsen, ben consapevole della spilla da
Caposcuola nuova di zecca appuntata sul suo petto, sorvegliava la situazione
dall’alto grazie alla sua considerevole statura, ben attento che tutto filasse
liscio e senza incidenti.
“Primo anno! Ragazzi del primo anno da questa parte!”
La potente voce di Hagrid risuonò nella piccola stazione,
facendo voltare di scatto decine di piccole figure infagottate contro il fresco
della sera scozzese. Osservandoli avvicinarsi al Mezzogigante, Alastair
rifletté sul fatto che ad ogni anno che passava i nuovi studenti parevano farsi
sempre più piccoli e indifesi: non gli pareva affatto che lui e i suoi coetanei
fossero stati davvero così minuscoli a loro tempo. O forse era semplicemente
per il fatto che ormai era cresciuto e tutto gli sembrava più ridotto e
familiare. Ciononostante non poteva dimenticare l’emozione della sua prima
volta ad Hogwarts.
Lanciando un ultimo sorriso agli studenti più giovani che
stavano seguendo Hagrid diretti al lago, Alastair si diresse verso l’uscita
della stazione assieme agli ultimi gruppetti di ritardatari.
D’un tratto, qualcuno lo colpì di malagrazia al fianco e
gli sfrecciò davanti tagliandogli la strada. Alastair fu costretto a bloccarsi,
gli occhi di una sfumatura tra il verde e l’azzurro carichi di disappunto.
“Ehi! Voi due!” gridò dietro alle due ragazze che lo
avevano appena superato “Vi sembra il modo? Un’altra scena del genere e sarò
costretto a fare rapporto ai direttori delle vostre case!”
La brunetta in testa, con la divisa di Serpeverde, si
voltò giusto il tempo di lanciare al ragazzo un tagliente sguardo di biasimo
per poi continuare per la sua strada.
“Scusaci tanto! Andiamo di fretta” fece la Tassorosso
bionda che la seguiva, i lunghi capelli boccoluti che le si agitavano attorno
al viso mentre raggiungeva l’amica.
Alastair rimase a guardarle lievemente accigliato mentre
le due salivano al volo su di una carrozza in partenza. Poi scosse il capo
disapprovante e si affrettò a raggiungere la vettura seguente.
Gwen Morris e April Millington si accomodarono sul sedile
della loro carrozza ed April tentò di farsi un po’ d’aria con la mano; non
aveva idea del perché Gwen avesse avuto tutta quella fretta.
“Nina! Come mai questa corsa? Mica perdevamo la carrozza!
E poi hai spintonato un Caposcuola!”
Gwen parve non ascoltarla mentre giocherellava con una
ciocca dei suoi capelli mossi, lo sguardo fisso fuori dall’abitacolo: come ogni
anno da quando era arrivata ad Hogwarts, un lugubre Thestral trainava le
carrozze che trasportavano gli studenti da Hogsmeade al castello. Tuttavia,
sapeva di essere una dei pochi che riuscivano a vederli: la maggior parte dei
ragazzi credeva che le vetture si muovessero da sole per magia. Non che avesse
molta voglia di pensare al motivo per cui lei poteva vederli…
Dopo alcuni secondi di silenzio, la bruna si rivolse
finalmente all’amica.
“C’è gente che preferisco…” i suoi intensi occhi nocciola
si posarono sul ragazzo seduto di fronte a lei e che parve riconoscere solo in
quel momento “…non incontrare”
James David Grey, di Corvonero, ricambiò il suo sguardo con
i suoi folgoranti occhi azzurri ed un’aria strana, quasi divertita.
April fece scorrere gli occhi dall’uno all’altra, un po’
preoccupata; di tutte le persone con le quali avrebbero potuto condividere
quella breve gita, perché mai il destino, o la sfiga, avevano scelto proprio
lui? James aveva trascorso l’anno precedente a stuzzicare Gwen e a lanciarle
frecciatine argute; April si era convinta che in qualche modo quello fosse il
suo modo malato per provarci con la sua amica. Fatto sta che, in ogni caso,
Gwen lo detestava, e se c’era una persona che non avrebbe mai voluto
incontrare, ebbene, quello era proprio James Grey.
“Sempre la stessa faccia seria, eh Morris?” fece il
ragazzo dopo un po’, spezzando il silenzio teso.
“Sempre il solito rompicoglioni, eh Jamie?” ribatté
velenosa la ragazza.
James fece una smorfia alla menzione del soprannome che
senza ombra di dubbio gli piaceva di meno.
“Rilassati Morris”
“Rilassarmi? Sarei più rilassata in compagnia di un
branco di Schiopodi Sparacoda! Che tra l’altro sarebbero anche una vista più
piacevole di te!”
Prima che James potesse dire qualcosa, April si mise in
mezzo.
“Sapete una cosa fantastica?” si lanciò con finto
entusiasmo “Mio padre mi ha raccontato un divertentissimo aneddoto di quando
frequentava Hogwarts!”
E fu così che la giovane Tassorosso si lanciò nel
mirabolante racconto di quella volta in cui Adam Millington rimase incastrato
nel gradino furfante di quella certa scala al quarto piano e Pix il Poltergeist
lo utilizzò come cavia per il suo esperimento comprendente parecchia colla
magica e immani quantità di carta igienica. Senza contate che, dato che tutto
quello accadde di notte, quando finalmente fu salvato dal custode dell’epoca il
poveraccio si beccò pure una punizione.
Tuttavia, per quanto divertente, il racconto parve non
interessare affatto gli altri due occupanti del piccolo abitacolo, i quali
rimasero a guardare imbronciati in direzioni differenti per il resto del triste
viaggio. Fu un vero sollievo per tutti e tre quando finalmente la loro carrozza
si fermò davanti agli enormi battenti di quercia del castello.
Il banchetto luculliano che gli studenti di Corvonero si
erano appena spazzolati come un branco di lupi mannari a digiuno da un mese,
non aveva deluso le aspettative di Anthony Josh McGarett, che si stiracchiò
soddisfatto premurandosi di mettere in mostra i bicipiti sui quali aveva
arrotolato le maniche della divisa.
“Tiratela di meno, omaccione” gli disse Amalia Connie
Davies in tono scherzoso, lanciando un sorriso smagliante al suo indirizzo.
“Non vedo l’ora di andare a letto e farmi un bel pisolo”
commentò il ragazzo dai capelli blu, colore che guarda caso aveva deciso di
provare dietro consiglio di Amalia che il blu lo adorava.
La ragazza si lasciò scorrere una mano tra i folti
capelli biondi che le incorniciavano il viso in un taglio asimmetrico di cui
andava molto fiera, per poi soffermarsi a stuzzicare la ciocca di cui si
divertiva a cambiare colore una volta al mese e che al momento era azzurra.
“Sono stanchissima anch’io, dopo questa mangiata sento
che potrei dormire per tutta la giornata di domani e saltare direttamente le
lezioni”
“A chi lo dici…”
“Shh! La preside sta per fare il suo discorso” sussurrò
Charlotte Anne Mcmillan, seduta alla destra di Anthony.
I due ragazzi si zittirono ma senza perdere l’occasione
di scambiarsi un’occhiata divertita prima di seguire l’esempio della compagna e
mettersi in ascolto.
Grazie al cielo, pensò Anthony, il discorso fu piuttosto
breve e conciso e il ragazzo riuscì persino ad applaudire assieme al resto dei
diligenti studenti di Corvonero. Quando finalmente la McGranitt pronunciò le
fatidiche parole “la cena è finita” invitandoli a ritirarsi nei propri
dormitori, il giovane non riuscì a nascondere la sua gioia e si sciolse in un
“andate in pace, Amen” che aveva sentito spesso nei film Babbani nei quali
comparivano cerimonie religiose.
Amalia scoppiò a ridere ma Charlotte roteò gli occhi neri
con aria vagamente annoiata. Accanto ai tre anche Eleonore Emily Blackwood, si
lasciò sfuggire un sorriso timido cominciando ad alzarsi in piedi.
In breve, i quattro cominciarono ad avviarsi assieme
verso la Torre di Corvonero discutendo tra di loro su quali nuovi enigmi
avrebbe posto quell’anno la porta che conduceva alla loro Sala Comune. Anthony
pareva un po’ preoccupato dalla cosa, dato che non sarebbe certo stata la prima
volta che rimaneva chiuso fuori: non che fosse stupido, ma certi indovinelli
erano davvero contorti e complicati.
“E com’è che sei tato smistato a Corvonero se i quesiti
della porta sono un problema?” chiese Charlotte.
“In realtà me lo chiedo anch’io… a dire il vero ero certo
di finire a Serpeverde quando sono arrivato” rispose Anthony sfregandosi la
tempia.
Charlotte pareva poco convinta.
“Ti manca l’ambizione per essere un Serpeverde, se ne
avessi ti applicheresti un po’ di più nei tuoi studi…”
Quando infine giunsero d’innanzi al battente di bronzo a
forma di corvo che adornava la semplice porta di legno, Charlotte non esitò a
bussare con gentilezza.
Subito il becco del corvo si spalancò e una voce musicale
chiese “Il Vuoto e il Tutto sono agli antipodi?”
I ragazzi cominciarono a ragionare ma quasi subito Eleonore
si fece avanti e dopo essersi aggiustata gli occhiali dalla montatura nera sul
naso con un attimo d’esitazione, spiegò “Il Vuoto è contenuto nel Tutto e il
Tutto è a sua volta contenuto nel Vuoto, il che significa che entrambi sono
tutto e niente”
“Decisamente” rispose il corvo e l’uscio si spalancò per
accoglierli nell’ampia e ariosa sala circolare.
“Per fortuna che ci sei tu Elly” proferì Anthony facendola
arrossire appena per poi precederle nella stanza.
Amalia prese le due compagne di dormitorio sotto braccio
ed assieme a loro attraversò la soglia, lasciando che l’antica porta si
richiudesse alle loro spalle con un tonfo sordo.
Una volti giunti alla Sala d’Ingresso, Daniel Holbrook
Williams e l’amico Jayden Harris puntarono verso la scala che scendeva fine
alle cucine ma che conduceva anche alla Sala Comune di Tassorosso.
“Sono proprio curioso di vedere l‘orario di quest’anno”
stava dicendo Daniel gesticolando animatamente “Guarda, a me va bene tutto, ma
spero proprio che non sia come quello dell’anno scorso! Avevo tutte le materie
peggiori lo stesso giorno e di lunedì per giunta! Sul serio, se dovesse
capitare di nuovo non credo che riuscirei a sopravvivere! Seriamente!”
Jayden sghignazzava senza nemmeno darsi la pena di
nasconderlo: quando ci si metteva Daniel sapeva essere davvero tragico.
“E non voglio nemmeno cominciare a parlare di… uoh”
Daniel inciampò su un gradino ma l’amico ebbe la
prontezza di riflessi di afferrarlo per un braccio e di impedirgli di cadere
rovinosamente giù per le scale.
“Ohi Denny, non vorrai mica finirmi spalmato sul
pavimento ancora prima che inizino le lezioni? Se non ti conoscessi da sei anni
direi che questo è una specie di record” fece il bruno aiutando l’amico a
rimettersi in piedi.
“Merda… mi hai salvato Jay, di nuovo…” fece il biondo, un
po’ imbarazzato dalla sua ormai famosa goffaggine.
“Non c’è di che… per sdebitarti dovrai soltanto
consegnarmi il tuo primogenito”
Daniel si fermò di colpo in fondo alla scalinata e i due
rimasero a fissarsi, seri, per alcuni secondi. Poi gli occhi verde intenso di
Daniel si strinsero in un sorriso divertito.
“Ma vaffa!” esclamò il biondo mentre lui e l’amico
ripresero a camminare ridacchiando di gusto.
Buondì!
Scusate
il ritardo, avevo previsto che sarei riuscita a postare prima ma la vita si è
messa in mezzo.
Allora?
Che ne pensate? Sono riuscita a rendere i vostri personaggi abbastanza IC? Non
fatevi scrupoli e ditemi tutto!
È
stato un po’ complicato presentare tutti in un solo capitolo e forse alcuni
personaggi non hanno ricevuto abbastanza attenzione ma dai prossimi capitoli ciascuno
di loro sarà giustamente approfondito.
Vi
lascio chiedendovi di scrivermi per chi non lo avesse ciò accennato nelle
schede a quale professione puntano i nostri ragazzi una volta lasciata
Hogwarts. Questo vale soprattutto per chi mi ha proposto studenti del sesto e
settimo anno ed è un dato che mi serve per capire quali materie M.A.G.O stanno
seguendo.
Kiss,
_Leda