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Autore: Sakura Hikari    16/02/2016    1 recensioni
Raccolte di flashfic principalmente Stony, Thorki e Clintasha, scritte durante gli Event organizzati nel gruppo "We are out of prompt".
1)Allenamenti, per modo di dire (Stony)
2)Movimento (Stony)
3)Tocca sempre a Thor risolvere i problemi (Thorki)
4)Cosa pensi di me, ora? (Stony)
5)Nessuno dice a Steve mai niente (Stony)
6)Easy, I'm not a rag doll (Stony)
7)Flessioni (Stony)
8)Il rispetto per chi ha più esperienza è cosa gradita (Stony)
9)E in un'istante, non c'è più (Stony)
10) Se ho te (Clintasha)
11)Sotto la pioggia (Stony)
12)Hold me (Stony)
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sotto la pioggia



Prompt di Alice: Stony, UST – Steve e Tony sono in missione sotto la pioggia scrosciante. Tony ammira Steve bagnato e coperto di fango.
+
Prompt di Sharon: Stony, UST, immagine.



“L’abbiamo perso”, sospirò Steve.
“Grazie per aver constato l’ovvio, Capitano”, disse Tony, cominciando la discesa per raggiungerlo.
Si udì un rombo. Tony alzò lo sguardo verso il cielo coperto di nubi grigie. Se non avessero fatto in fretta avrebbero rischiato di inzupparsi prima di essere rientrati al quartier generale. Era un peccato che Tony non potesse riportarli in volo: l’alieno che si era preso una vacanza sulla Terra e che erano stati incaricati di catturare si era rivelato capace di rilasciare scariche elettriche, ed una di queste ben assestata era stata sufficiente a mandare in malora le funzioni dell’armatura di Tony per dieci minuti buoni, prima che Jarvis riuscisse a ripristinare il controllo (anche così, gli stava consigliando di ricorrere al risparmio energetico). Nel frattempo, Steve si era lanciato all’inseguimento dell’alieno, inutilmente: come se non bastasse, il bastardo sembrava possedere anche un talento per la fuga – o, come lo chiamava Tony, lo speciale talento per farti incazzare.
Tony atterrò e rimosse la maschera. “Non avresti dovuto farlo arrabbiare”, cominciò Steve.
Tony si voltò a guardarlo: “Oh? E avrei dovuto lasciare continuare ad insultarmi?”, protestò.
“Era ovvio che ti stesse provocando. Avresti dovuto aspettare gli ordini prima di cominciare ad attaccarlo”.
“Mi conosci Cap, se c’è qualcosa in cui non sono molto bravo è rispettare gli ordini di qualche superiore di cui non mi frega niente”.
“Dovresti provare ogni tanto, almeno quando non sei da solo e libero di fare di testa tua…”
“Devo ammettere che mi mancava la tua lezione di filosofia sull’essere una squadra e lavorare insieme”, commentò sarcasticamente.
“Almeno avrei affrontato quella creatura insieme a te invece che affrontarla da solo”.
“Perdonami, ma avevo qualche problema manuale, non stavo esattamente a prendermi il sole”.
Echeggiò un rombo più forte degli altri. Intorno a loro cominciò a cadere una fitta pioggia, che trasformò in pochi minuti la strada di campagna che stavano percorrendo in una poltiglia fangosa.
“La verità è che tu non rifletti mai prima di agire”, rincarò Steve a voce più alta, sollevando lo scudo per ripararli al meglio.
“Oh credimi, io rifletto molto attentamente quando mi trovo sul campo”.
“Illuminami, in che modo chiamarlo ‘brutto muso verde’ avrebbe giovato alla nostra causa?”
“E in che modo avrebbe aiutato me gridarmi ‘Modera il linguaggio!’ mentre il nostro amico provava di trasformarmi in una sardina arrostita?” A quel punto stavano entrambi gridando. “E non c’è bisogno che cambi le parole, non ferisci mica la mia sensibilità”.
Steve disse qualcosa ma la sua voce venne quasi del tutto coperta dal fragore di un tuono, che continuò a riecheggiare ancora per qualche istante. La pioggia continuava a cadere, fitta e spessa.
“Tanto è inutile discuterne adesso. Sbrighiamoci a rientrare piuttosto, prima di finire annegati qua fuori”.
“Per una volta siamo d’accordo”, commentò Tony. Anche se, ora che non erano più intenti ad urlarsi addosso e poteva osservare con più attenzione la situazione intorno a sé, notò che la pioggia non la raggiungeva affatto: Steve, infatti, aveva posizionato lo scudo in modo da coprirlo totalmente, mentre più metà del suo corpo si trovava sotto l’acqua: i capelli erano ormai fradici, alcune gocce d’acqua scendevano lungo il suo viso accarezzando la pelle candida, in alcuni tratti arrossata dalla sfuriata di prima. A causa dell’acqua la tuta aderiva come una seconda pelle mettendo in risalto i muscoli delle spalle, della schiena e delle gambe. D’un tratto Tony decise che non gli dispiaceva troppo trovarsi in quella situazione: senza preoccuparsi più di tanto di mantenere un atteggiamento discreto, cominciò a lanciare occhiatine alla figura del suo amico e compagno di squadra, ammirandone la prestanza e domandandosi come avrebbe reagito Steve se avesse lasciato correre una mano lungo quei splendidi fianchi, o stretto appena una di quelle chiappe che sembravano scolpite da uno scultore rinascimentale, o palpato quell’invitante coscia su cui si era posata una macchia di fango.
Probabilmente Steve avrebbe protestato, ma Tony avrebbe sempre potuto zittirlo con un bacio mentre passava le dita tra la massa disordinata e stopposa in cui si erano trasformati i suoi capelli.
Probabilmente se non fosse ancora così arrabbiato con lui l’avrebbe fatto.
Probabilmente l’avrebbe fatto comunque.
“Hai finito?”
Tony batté le palpebre un paio di volte: Steve lo stava guardando con un’espressione interrogativa e seccata al tempo stesso.
“Mmmm… sì, ora ho finito”, replicò. “E non provare a fingere che non stavi guardando anche tu, lo so che è così”.





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