Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Blue Poison    20/02/2016    2 recensioni
Dal settimo capitolo:
Così cominciò a cantare: chiuse gli occhi e si appoggiò con la mente al ricordo musicale della base prodotta dal violino, quasi imitandone i movimenti con le mani; le parole erano dolci e il ritmo rilassante e lento.
Si lasciò trasportare dalla musica, ancora una volta, e Will, accanto a lui, fece lo stesso, seppur mantenendo gli occhi ben aperti.
(Raccolta di one-shots collocate prima degli eventi de L'Angelo)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Carstairs, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Demons

Homesick
 
Jem sedeva sulle scalinate d’ingresso dell’Istituto.
Aveva gli occhi posati sul cancello, ma di fatto impigliati nei ricordi di quando ne aveva varcato la soglia con la carrozza dei Fratelli Silenti, tempo prima; pioveva, allora, e persino ora il cielo era cupo e spumoso.
Si era abituato, ormai, eppure era inevitabile sentire la mancanza del sole, del piacevole calore sulla pelle e delle ombre che giocavano sul terreno, proiettando le sagome di persone, oggetti, palazzi: Shanghai sembrava così antagonistica a Londra.
Automaticamente, una canzone cinese si ricostruì nota per nota nella sua testa, facendogli vibrare il cuore, e la sua voce, che tanto stuzzicata era dal riprodurne il suono, gli restò però bloccata sul fondo della gola.
Avrebbe voluto richiamare qualche ricordo della sua Madrepatria, ma sapeva che le memorie non lo avrebbero più lasciato o, forse, era lui che non avrebbe più voluto metterle a tacere.
Se avesse preso il largo in quell’oceano sconfinato, concedendosi una pausa rivolta a questo squarcio di passato, tornare a riva, a contatto con la realtà, sarebbe stato difficile e traumatico.
“E il naufragar m’è dolce in questo mare” avrebbe detto Will, se si fosse trovato nei suoi panni.
L’ultima volta che si era letteralmente immerso nella sua musica in modo totale, unico ponte di raccordo con il mondo che si era lasciato alle spalle una volta giunto in Inghilterra, era stata la prima notte all’Istituto, durante la quale aveva suonato fino allo stremo delle forze, bramante per il cambiamento di un destino già scritto, per un sollievo mai duraturo e per l’incontro con anime già strappate alla vita; il pensiero della sua terra natia era stato così concreto che Jem avrebbe voluto allungare una mano e afferrarlo per portarlo a sé, ma aveva sfiorato solo il pavimento gelido.
Non sapeva perché si ostinava a cercare luci di lanterne e colori arcobaleno in quella grigia e buia Londra: forse era alla ricerca di qualcosa che la collegasse a Shanghai, che lo facesse sentire a casa.
Sospirò, mentre con il suo bastone diede dei leggeri colpetti agli scalini sotto di lui, quasi a volerne tastare la resistenza; lasciò la sua mano libera di ripetere il movimento, ancora e ancora, finché una voce non lo distrasse.
-Vedo che Jessamine mi ha mentito un’altra volta-
Will comparve alla sua sinistra, una snella figura scura con due brillanti occhi blu, così profondi da bucare l’anima; Jem congiunse le mani alla sommità del bastone e sorrise appena.
-Buongiorno, William- lo salutò e la melodia cinese nella sua testa si estinse in un istante –A qual proposito la accusi?-
-Mi ha detto che ti stavi crogiolando nella noia qui fuori, ma a me sembri piuttosto occupato- disse, sedendosi accanto a lui e stiracchiandosi un po’, le nuove rune ben visibili sotto la camicia bianca –Tant’è che ti ho chiamato tre volte e tu non mi hai risposto-
Will odorava di umido, di carta bruciata e di libri vecchi: era un miscuglio piacevole, con un che di solleticante, che riportava a galla sì immagini di luoghi e persone lontane, ma anche fresche, neonate realtà, come l’atmosfera sulle rive del Tamigi, le pergamene risucchiate dalla fiamma di candela e l’enorme biblioteca dell’Istituto.
Era un contrasto vivente, insieme doloroso e intrigante, che fece venir voglia a Jem di suonare un pezzo come espressione mista di malinconia e curiosità.
-Scusami- mormorò, sforzandosi perché la sua voce non risultasse troppo piatta –Ero assorto nei miei pensieri-
-Di quale genere?- volle sapere l’altro, con un mezzo sorrisetto –L’essere irritante di Jessamine?-
Jem scosse la testa.
-Casa-
Ci fu un attimo di silenzio, come se qualcuno avesse girato la manopola del volume sullo zero.
Quella sensazione di avere la voce incastrata in gola tornò a farsi sentire, ma, questa volta, Jem fu oppresso dalla necessità di sprofondare in quel mare di memorie, di bagnarsi di quelle emozioni a esse incatenate e di sentirle sulla sua pelle scivolare come lacrime, di mostrare a qualcuno una piccola parte del suo mondo.
Così cominciò a cantare: chiuse gli occhi e si appoggiò con la mente al ricordo musicale della base prodotta dal violino, quasi imitandone i movimenti con le mani; le parole erano dolci e il ritmo rilassante e lento.
Si lasciò trasportare dalla musica, ancora una volta, e Will, accanto a lui, fece lo stesso, seppur mantenendo gli occhi ben aperti.
Quando Jem riaprì i suoi, vide che stava giocherellando con quello che sembrava un ciondolo, a giudicare dalla sottile catenina; fissò le sue mani, non realmente aspettandosi una sua reazione o un commento.
D’altronde, si stava parlando di Will, per quanto Jem pensasse fosse diverso da come il ragazzo volesse apparire.
-Vieni da Shanghai, giusto?- invece eccola, un’interazione con lui riguardo l’argomento in questione.
Jem annuì un poco, mentre di nuovo tutto nella sua mente taceva e ogni immagine, emozione o suono evocati si ritraevano nel cassetto della memoria; fu così brusco realizzare dove si trovava e in che condizioni che, in un attimo di mancanza di controllo, gli salirono le lacrime agli occhi.
-Allora credo che questo potrebbe piacerti- continuò Will e alzò il braccio per mostrargli il pendente di giada che aveva fra le mani; quello roteò pigramente a destra e sinistra, quasi a voler mostrare a Jem i caratteri che vi erano incisi, ossia quelli di Forza e Resistenza –Se può aiutarti a non scoppiare a piangere come una ragazzina, puoi tenerlo-
Nonostante la velocità con cui vennero pronunciate quelle parole, Jem le assorbì una a una e sorrise, prendendo l’oggetto fra le dita e osservandolo meglio; seppe dire con immediata certezza che proveniva direttamente dalla Cina.
-Grazie, William- gli rispose, affatto offeso per ciò che gli era stato detto dal ragazzo; indossò il pendente, che rimase a riposare esattamente sul suo cuore, e restò a guardarlo per lunghi attimi.
Anche Will rimase in silenzio, gli occhi su di lui, meditabondo.
-Il passato fa parte di noi: per tenerlo a bada, impara a conviverci- dichiarò, a bassa voce, l’aria assorta -Non seppellirlo dentro di te-
Jem si chiese se anche lui stesse pensando a casa.
Accarezzò con dita leggere il contorno della catenina e convenne che Will aveva ragione.
Un altro tassello del puzzle della sua vecchia vita era diventato parte della nuova immagine del suo futuro che si andava a comporre, un simbolo che gli avrebbe insegnato a gestire il tutto e ad abituarsi alla cascata di ricordi a cui era quotidianamente sottoposto, a partire dall’utilizzo del suo amato violino e dello Yin Fen.
Avrebbe letteralmente domato il passato, portandolo sempre con sé.


Angolo Autrice:
Buonasera a tutti! Eccomi tornata, dopo una lunghissima pausa, con l'ultima one-shot...Questo capitolo era pronto da un pezzo, ma qualcosa mi frenava e non sono riuscita a pubblicarlo prima: lasciate una recensione, se vi va, mi farebbe piacere come sempre sapere le vostre opinioni!
Ho notato che hanno già trasmesso la serie TV di Shadowhunters: vedrò di mettermi presto in pari e tornare con un'altra raccolta, magari sui Malec u_u

Blue Poison
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Blue Poison