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Autore: Dexys    27/02/2016    2 recensioni
E se Edward incontrasse Bella nel bosco? E se non resistesse all'odore del suo sangue e per sbaglio la morde, trasformandola in vampira? Questo è ciò che succede in questa storia, una Bella che scappa da chi gli ha rubato la vita e un Edward che la cerca per salvare la vita delle persone che la vampira incontra sul suo cammino. Cosa succederebbe se il destino li faccia ritrovare per risolvere le incomprensioni che si sono causate per l'evento che ha travolto la vita di ogni membro di questa storia. Speriamo che il fato non aspetti molto a far capire l'inevitabile destino che li aspetta. Riusciranno a mettere da parte i rancori e l'orgoglio, e a far prevalere il sentimento a cui ancora non sanno dare un nome? Spero di avervi incuriosito, ci metterò il mio impegno per far nascere una meravigliosa storia. Da Avenging Angel.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer; questa storia è stata scritta senza alcuno scopro di lucro
Capitolo 1   
Corro senza una meta. Senza compagnia. Corro per lasciarmi tutto alle spalle, la famiglia, gli amici, il paese in cui soni nata e vissuta. Credo che mai prima d'ora abbia mai fatto questo. Cioè fuggire da miei fantasmi che ogni volta bussano al portone della mia mente. Io tento ogni volta di respingerli, ma loro insistono fino a che non cedo, ma ogni volta provo un dolore inimmaginabile come se fosse la prima volta. Quei fantasmi altro non sono che i miei ricordi. Se non fosse per quel ragazzo adesso non mi ritroverei in questo stato: sola, abbandonata da tutti con la mia natura, senza nessuno con cui parlare, senza nessuno con cui piangere - non che potessi - e senza nessuno che mi consoli. Se solo ripenso a quel maledetto giorno di Marzo.


13 Marzo, Forks, Stato di Washington
Avevo appena ricevuto la notizia che Angela, la mia unica e migliore amica, aveva avuto un incidente e ora era in coma irreversibile. Ci conoscevamo dall'infanzia, le ho sempre voluto bene come una sorella, non avevo mai immaginato la mia vita senza di lei. Appena entrata nella sua camera d'ospedale sentii il mondo crollarmi addosso. Lei ferma, immobile sul quel letto candido. Il viso in una smorfia sofferente anche se era in un sonno artificiale, sembrava sapere ciò che era successo e che le persone a lei care soffrivano. Mi ero concessa un pianto silenzioso mentre ricordavo i momenti insieme, quelli più belli e quelli più brutti, perché ogni momento aveva una sua importanza. Come ad esempio quando Jessica la prese in giro perché non aveva il ragazzo, ma io per ripicca avevo messo una rana finta nella sua cartella. Quante risate ci eravamo fatte e da allora ci siamo rafforzate di carattere.                                                                                                        Mentre rimuginavo sui i miei pensieri, non mi accorsi di essere arrivata fuori dall'ospedale, precisamente vicino a un boschetto. Mi sedetti ai piedi di una quercia secolare e osservai i rami dell'albero. Sembravano tante vite che si intrecciavano tra loro, e quando un ramo cadeva, vuol dire che una vita era finita. Chissà quella di Angela quando avrebbe avuto fine... A questo pensiero cominciai e a singhiozzare e calde lacrime mi rigarono il viso. Non sapevo cosa avrei fatto quando metà della mia anima non ci sarebbe stata più. Sarei stata come le ali di un angelo, se non c'è un’ala, l'angelo non può volare. Avevamo fatto tanti progetti per il futuro: andare all' università, sposarci... E ora ero sola, perché la mia compagna di vita se ne stava andando. Quante parole non dette, quante lacrime non versate, quanti abbracci non fatti. Non avrei avuto più una persona che per me era come una sorella. Angela che era dolce, buona e intelligente, sapeva come rallegrarti la giornata perché, sotto quello sguardo timido, si nascondeva un vulcano di felicità. Lei con la sua voglia di vivere mi faceva sorridere. Lei con la sua sincerità sapeva voler bene a tutte le persone. Lei, la mia migliore amica che era in un letto d'ospedale, immobile, fredda.                                                                   Dopo essermi sfogata, vidi che era scesa la sera e decisi di tornare a casa. Nel farlo inciampai in una radice e mi sbucciai le mani. Ero sempre la solita imbranata. Angela mi prendeva in giro per questo. Sentii uno spostamento d'aria. " Strano, non tira vento" pensai ingenuamente. Appena mi voltai mi trovai davanti un ragazzo dai capelli bronzei e dagli occhi dorati.                                                                                                    ‹‹ Chi sei?›› chiesi in un sussurro. Lui si avvicinò di un passo e io istintivamente indietreggiai. Mossa sbagliata, perché lui mi si avvicinò ad una velocità sovrumana e mi bloccò tra le sue braccia incredibilmente fredde. Appena fui nella sua morsa mi strinse rompendomi delle costole. Urlai dal dolore e lui sembrò svegliarsi da uno stato di trans, infatti subito mi lasciò e sul viso comparve una smorfia di dolore e colpevolezza. Intanto cominciai a vomitare sangue. Lui si irrigidì e, con uno sguardo di chi non ha scelta, mi prese il polso e lo morse. Sentivo la mia pelle lacerarsi come burro sotto i suoi denti di granito. Urlai in preda alle convulsioni e in me un fuoco iniziò il suo lento bruciare. Sembrava di essere al centro esatto dell'Inferno. Niente in confronto al dolore delle costole, anzi avrei chiesto di esser rotta tutte le ossa pur di non soffrire di quel dolore che pian piano andava a raggiungere ogni parte del mio corpo. Ormai capii che urlare non serviva a niente, così cercai di trattenere le grida. Lui non c'era più e mi sentii di nuovo sola, abbandonata da tutti. “Almeno se muoio raggiungerò Angela” pensai, quando ormai sentivo l' ultimo battito o del mio cuore che fino ad allora aveva corso contando alla rovescia. Sentendo l' ultimo suono testimone della mia vitalità, aspettavo la luce che mi avrebbe accompagnato dalla mia amica. Invece no, aprii gli occhi e ciò che vidi mi lasciò sioccata. Sembrava che fino ad allora non avessi mai visto nel vero senso della parola, come se avessi avuto una pellicola che circondava gli occhi. Ogni granello di polvere per me aveva una dimensione, le luci dell'alba non mi accecavano, e quando pensai di alzarmi mi ritrovai già in piedi, come se dal momento in cui avevo preso la decisione di movimento, fosse passato solo una frazione di secondo. Dopo neanche 2 minuti metabolizzai il fuoco nella mia gola. Sembrava che mille lame di rasoi si fossero stabiliti all’interno della gola. Spaventata, corsi nella foresta. Stupii me stessa per la mia velocità. Quando mi fermai, udii un palpitare umido provenire da un cerbiatto. Subito, in preda a una frenesia, attaccai quel povero animale dritto al suo collo, dove il suono palpitante e regolare era più forte. Mi nutrii della sua linfa vitale, ma il fuoco non era completamente spento. Abbattei due alci che incontrai sul mio cammino. Solo allora capii che mostro ero diventata.
   
 
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