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Autore: MaryS5    28/02/2016    0 recensioni
Per motivi burocratici i cercatori sono costretti ad andare in Olanda. Però non sarà una vacanza piacevole come alcuni di loro avevano immaginato.
Ringrazio chi ha deciso di dare un’occhiata a questa piccola storia.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Den Fears, Harrison Fears, Lok Lambert, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel frattempo, fuori città:
Un debole raggio di sole lo colpì in piena faccia. Riuscì a malapena ad aprire gli occhi.
E così era stato in grado di resistere tutta la notte? Non poteva crederci.
Ormai tremava in modo convulsivo e ad ogni brivido partiva il dolore in tutto il corpo. Ma sentiva che anche quello stava diminuendo.
Alzò un po’ il capo e guardò il suo corpo, quasi completamente coperto di neve. Il sangue sembrava essersi asciugato, ma la situazione non era migliorata.
Tornò a guardare il cielo. C’erano ancora tante nuvole, ma si vedeva un piccolo pezzettino di sole.
Mentre si godeva la luce fioca che, si può dire, in parte lo riscaldava, pensava ai suoi amici.
Chissà cosa stavano facendo a quell’ora. Forse una ricca colazione al calduccio.
Ora che ci pensava aveva molta fame.
Ritornò alla realtà solo quando il raggio di sole scomparve, proprio com’era venuto.
Si sentì tanto solo. Non era mai stato così impaurito. Qualche lacrima calda gli uscì dagli occhi provocandogli un lieve sollievo.
Si guardò intorno. Non c’era assolutamente niente che potesse aiutarlo ad uscire di lì. Era spacciato, lo sapeva bene.



Rotterdam, “ Villa dei sogni” :

La polizia era stata di parola, alcuni agenti erano venuti alla villa, mentre, quelli disponibili, erano alla ricerca di Lok.
<< abbiamo avvertito tutte le centrali >> li informò un agente. << abbiamo anche chiesto un po’ in giro; in città, nei negozi, nei bar, nelle discoteche, ma nessuno ha visto la macchina che ci ha descritto >> continuò quello.
<< bene, grazie. Adesso anche noi ci uniremo alla ricerca >> Disse Dante. Il poliziotto si dileguò all’istante.
<< andiamo! >> Sophie era già pronta e incappucciata. Sorpassò Dante con decisione, ma quello la fermò.
<< Aspetta, dobbiamo organizzarci … >> e chiamò tutta la sua squadra in cerchio. << dobbiamo dividerci: la polizia lo sta cercando in tutta la città, noi invece cominceremo da fuori, è possibile che si sia spinto più in là e dobbiamo guadagnare tempo. Cominceremo tutti da ovest dividendoci in gruppetti e … >>, << NO! >> Sophie lo interruppe senza neanche rendersene conto, << cominceremo da est >> disse sicura, mentre tutti la guardavano sbigottiti.
Non sapeva perché ma aveva una strana sensazione e sentiva di doverla seguire, visto che non avevano alcuna traccia.
<< b-bene … allora … cominceremo da est. Ho affittato tre motorini. Zhalia, Sophie e Dan, voi prenderete quelli, mentre io e Harrison, visto che non ha ancora la patente, andremo in macchina. Tutto chiaro? >> << Si! >> dissero in coro. << dividiamoci! >> a quel segnale ognuno corse al proprio mezzo e partirono.

Ormai era da un po’ che viaggiavano, Dante non faceva altro che lanciare occhiate al telefonino sul sedile del passeggero, mentre Harrison, dietro di lui, si spostava da destra a sinistra per controllare tutto il perimetro fuori dalla macchina.
<< come mai la polizia ancora non chiama? >> chiese il ragazzino nervosamente non smettendo di muoversi.
<< non so, forse non hanno ancora notizie. >> lo liquidò l’uomo, svoltando in una curva di una collinetta.


Sophie, poco lontano da loro, era già esausta.
Aveva incrociato Zhalia un paio di volte, sembrava che stessero facendo la stessa strada. Non sentiva più le dita, aveva messo i guanti senza dita per guidare meglio, ma non era stata un’idea brillante.
Non era l’unica a sentirsi così spaesata e nervosa. Dan l’aveva chiamata almeno cinque volte facendole prendere dei colpi pazzeschi, solo per porle la stessa domanda: hai trovato qualcosa? La risposta però non cambiava.
Si fermò all’improvviso.
Percepiva qualcosa … …. Un potere … ma era molto debole, quasi si sorprese di essere riuscita a sentirlo.
Voleva lasciare perdere, ma non poté fare a meno di seguirlo, sentiva che si sarebbe estinto in poco tempo.
Fece un po’ di strada, poi si perse e ricominciò a girare alla cieca come prima.
Pensò di averlo solo immaginato, anche se, di solito, quella sua abilità funzionava molto bene.
Si ritrovò a svoltare in curve che sembravano infinite, tra collinette scoscese.
Per un secondo perse il controllo dello scooter per via della strada ghiacciata, ma riuscì a non cadere appoggiando i piedi sulla terra ferma.
Decise così di procedere a piedi, sul ciglio della strada.
Passavano poche macchine da lì, ma chi la vedeva si fermava per domandare se avesse bisogno d’aiuto. Lei chiedeva sempre se avevano visto una macchina nera, ma non ricevette risultati.

Mentre camminava, sempre più rassegnata, la sua attenzione fu attirata da piccoli pezzettini di un materiale nero, ma soprattutto da alcuni segni sulla strada.
Da quel che si poteva scorgere, erano segni di frenata e tutti portavano allo stesso punto … Proprio al limitare della stradina una bassa ringhiera era crollata. Sembrava essere stata urtata con una macchina. Forse c’era stata una frana, ma non c’erano segni che fosse successo veramente. Oppure c’era stato un incidente … forse qualche giorno prima.
Eppure le tracce sembravano fresche …. Sophie sbarrò gli occhi e spalancò la bocca sperando che, ciò che immaginava, non fosse vero. Lasciò cadere il motorino e corse in quel punto.
Era proprio come aveva immaginato, anzi era anche peggio. << LOK!!!!! Lok!! Lok!!!>> cominciò a piangere a dirotto cercando di distinguere qualcosa fra le macerie sparse un po’ ovunque.
<< Lokkkk!!!!!! >> vide qualcosa di simile ad una persona alla sua sinistra e senza pensarci troppo cominciò a correre, scivolando spesso per via del terreno instabile e pendente.
<< Lok!! >>, finalmente l’aveva trovato. – non è morto, non è morto! – continuava a ripetersi.
Si gettò in ginocchio, accanto a lui e, senza indugiare, gli prese il volto fra le mani accarezzandogli le guance per liberarlo dalla brina.
<< Lok … >> sussurrò ancora piangendo. Era ghiacciato, sinceramente non aveva idea di cosa fosse più freddo : la neve o lui.
Quello la guardò appena, sembrava non l’avesse nemmeno vista. Rimase completamente immobile.
<< Stai tranquillo, a- adesso chiamo aiuto. Resisti, mi r-raccomando >> disse togliendosi il cappotto. Gli mise velocemente l’indumento addosso. ma sentiva che non era abbastanza, cosi si tolse il cappello e gli coprì il capo zuppo.
Riuscì ad afferrare il telefonino dalla tasca, nonostante le tremassero le mani e compose il primo numero che le venne in mente: quello di Zhalia.
Mentre aspettava che lei rispondesse coprì, con parte del proprio corpo, il suo amico, naturalmente senza scaricare il suo peso su di lui. << Z-Zhalia l’ho trovato! Vieni! Chiama aiuto!! ….. >>.
Mentre la ragazza parlava a telefono Lok riuscì a comprendere chi aveva di fronte. Non era riuscito a vederla, forse perché era mezzo congelato e non aveva molte energie.
Ora che aveva percepito la sua voce si era sentito in parte sollevato. Ma qualcosa, dentro di lui, lo spingeva ad andare via, era giunto il momento, lo sentiva e a poco era servita quella cosa calda che gli aveva poggiato sul petto.
Però non poteva lasciarla così, doveva farlo, ma non in quel momento, non l’avrebbe abbandonata al freddo, da sola e con un cadavere accanto. Chiuse ancora gli occhi, che sembravano sempre più chiari.

<< hai sentito? S-stanno arrivando >> lo informò piangendo e continuando a strofinargli le mani sulle braccia o sul viso per riscaldarlo.
Lui non poté fare a meno che guardarla ancora e lei ricambiò il suo sguardo.
Lok era felice che la cercatrice non avesse guardato verso la macchina. Non voleva assistere alla sua reazione una volta che avesse visto come erano ridotte le sue gambe.
Sophie invece era distrutta dal terrore. Probabilmente il suo cuore stava per trasferirsi in un altro corpo tanto era stremato da quella tensione.
La ragazza continuava a ripetere, forse più a se stessa che a lui, che sarebbe andato tutto bene. Comunque non ne era del tutto sicura.
<< s-stanno arrivando, vedrai. >> non riusciva a darsi una calmata e smettere di piangere, così gli prese nuovamente il viso fra le mani per accertarsi che fosse ancora vivo.
Gli faceva quasi paura. Era molto pallido, con enormi occhiaie viola, anche le labbra erano blu-viola.
Gli passò il pollice sulla bocca ripetutamente. Desiderava tanto percepire qualcosa di caldo dentro di lui, ma sembrava che anche il suo respiro fosse congelato.
Lui, nel frattempo, la osservava. Gli dispiaceva il fatto di non riuscire a parlarle o a toccarla. Voleva tranquillizzarla, dirle che stava bene ( anche se non era del tutto vero) e che doveva lasciarlo andare. Dirle anche che non doveva insistere e sperare, perché a volte le speranze fanno male. Non doveva più continuare a sperare sulla sua vita.
Le sorrise, ma questo non sembrò rassicurarla, anzi!
La cercatrice sapeva che non avrebbe dovuto, per non provocare altre contusioni o rotture, ma lo sollevò appena e lo strinse forte.
Doveva resistere per forza. << se m-muori t-ti uccido! >> gli disse scoppiando in una risata isterica che si tramutò in pianto.
<< SOPHIE!!! >>. Zhalia la guardava a dir poco terrorizzata da sopra il dirupo. << Chiama aiuto!!!! Presto!! >> le urlò in risposta.
Poggiò dolcemente il ragazzo sulla neve e ricominciò a strofinare le mani su di lui mormorando “resisti” . La donna scese poco dopo, ancora con il telefono attaccato all’orecchio. Dopo averlo riposto velocemente il tasca si tolse il giubbotto e scostò Sophie stendendo l’indumento sopra Lok.
<< spostati un po’ >> le disse mentre si toglieva anche la sciarpa e la avvolgeva intorno al suo collo e in parte del viso.
<< Sophie, vai in strada e, quando arrivano, avverti gli altri che siamo qui >> le disse vedendo che stava per perdere il controllo.
Sophie si alzò, ma non intendeva allontanarsi. C’erano i motorini a fare da segnale, non serviva certo lei.
Con lo sguardo analizzò il corpo del cercatore partendo dalla testa coperta dal cappellino rosa. Il busto era protetto dai cappotti, mentre le gambe … … … << oh mio Dio! >>, si lasciò sfuggire portandosi le mani alla bocca.
Sentì il suo autocontrollo svanire così com’era comparso. Ecco l’aveva visto…. << Sophie! Va su!! >>. Evidentemente la donna, che stava continuando a strofinare le mani su Lok come aveva fatto prima la ragazza, aveva già intuito la gravità della situazione.
La cercatrice più giovane crollò in ginocchio sulla neve ricominciando a piangere. << Z-Zhalia … Zhalia!! Hai visto l-le sue gambe?! >>, << Sophie! Sali in strada!! >>. La ragazza non rispose restando immobile. << Sophie ascol …. >>.
<< NO! >> Dan scese velocemente verso di loro. << dove sono i soccorsi ?!!! >> urlò Zhalia disperata. << no.. no … no … no … no … >> continuava a ripetere il ragazzino ignorando la cercatrice più grande. << DAN CHIAMA DANTE!!! >> Zhalia era in preda ad una vera e propria crisi di nervi dovuta alla paura.
<< Adesso mi ascoltate entrambi!! >> urlò la donna. << Dan chiama Dante! ADESSO!! >> gli disse vedendolo indugiare.
<< tu Sophie, Sali!! Allontanati subito!!! >>.
 Dan eseguì l’ordine, ma la ragazzina rimase, ostinata, dov’era.

Lok, nel frattempo, era riuscito a capire che erano arrivate altre persone, anche se adesso non sentiva bene, oltre a non vederci.
Poteva andare via, abbandonarsi alla morte, lasciare Sophie in buone mani.
Ma …. …. In quel momento l’istinto di abbandonare tutto era completamente sparito, quasi come se non ci fosse mai stato. Sentiva che sarebbe riuscito a sopravvivere, che sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa desiderasse.
Probabilmente pensava questo per via della sua confusione post- incidente, sta di fatto che si sentiva felice, stranamente felice.
Provò a parlare, a urlare, per confortare tutti quelli che erano intorno a lui. Purtroppo tutto quello che uscì dalle sue labbra fu un debole mugolio soffocato.
Strinse gli occhi e riprovò, ottenendo lo stesso risultato, ma questa volta Sophie gli si gettò affianco e gli sussurrò parole che non riuscì a capire.
Forse non stava sussurrando …. Stava urlando. Non riusciva a capire bene.
Sentì altre voci, altre mani, altre urla. Tutto ovattato. Poi del calore, ancora più calore. E dolore, soprattutto alle gambe.
Si sentì sollevato da qualcuno, oppure …. era ancora a terra? Ora era sottosopra? No, era in piedi! Aspetta … stava camminando? Correndo? Era fermo?
Tutto girava intorno a lui: i rumori, la luce il dolore, la confusione e il buio. Quest’ultimo avanzava sempre di più, lo avvolgeva, lo confondeva.
Una luce. Una piccola bianca luce brillava davanti a lui.
Più si avvicinava e più diventava grande e accecante, tanto accecante da non riuscire a tenere gli occhi chiusi.
Sbatté più volte le palpebre. la figura che aveva di fronte si fece più nitida.
Non era una figura. Era un muro.
No, era un tetto e c’era anche una lampadina sporca. Riuscì a percepire che si trovava supino, in un letto morbido.
Scattò a sedere tanto velocemente che la testa gli girò pericolosamente e i muscoli lo supplicarono di fare piano.
Aveva ancora la vista un po’ appannata, nonostante ciò riuscì a riconoscere una stanza d’ospedale. Non c’era nessuno con lui. Si guardò le mani non più piene di sangue, ma di qualche crosticina scura.
Era vivo!
Abbassò ancora lo sguardo, ricordando lentamente pochi dettagli. Le sue gambe … Era … era riuscito a muoverle senza problemi nell’atto di mettersi seduto sul materasso! Per esserne sicuro le piegò ancora tra le lenzuola.
Gli occhi cominciarono a pizzicare e sentì lacrime di commozione scendergli sulle guance. Senza aspettare oltre mise le gambe oltre il letto e, continuando a fissarsi i pantaloni del pigiama, poggiò i piedi a terra per poi alzarsi.
Gli girò ancora la testa e un po’ di nausea lo assalì, ma continuò a guardarsi intorno ignorando i sintomi.

Non era mai stato così felice di essere in piedi. Aveva sempre sottovalutato quella capacità, o anche il fatto di respirare, di muoversi a proprio piacimento, di osservare le cose, di sentirle, di toccarle.
Estasiato andò verso la porta, sbandando appena, la spalancò e corse fuori piangendo e ridendo contemporaneamente.
Corse fino a quando non intravide Sophie che camminava agitata con la testa bassa.
La abbracciò sorprendendola tanto da farla urlare di paura.
Le persone accanto a loro risero. << Sophie! Sophie! Sono vivo!! >> continuava a urlare piangendo e stringendola più forte.
Dopo un attimo di smarrimento anche lei lo abbracciò e cominciò a piangere allo stesso modo ripetendo quasi le sue stesse parole: << sei vivo!! >>, mentre gli stringeva affettuosamente i capelli spingendolo a se.
Ridevano. Ridevano così forte da contagiare tutti quelli che li guardavano. Ma piangevano anche, tanto da bagnarsi a vicenda le maglie.
Si separarono solo quando un ragazzo urlò il nome del biondo. << Dan! Harrison!!! >> disse quello guardando felice i due fratelli che, a loro volta, lo osservarono stupiti. Corse ad abbracciare anche loro, o forse è meglio dire stritolare.
Subito dopo toccò a Dante e Zhalia che non riuscirono a sottrarsi al suo entusiasmo.
Ci volle molto tempo prima che riuscissero a spingerlo nella sua stanza, comunque tutte le urla provocarono un’irrevocabile sgridata da medici e infermiere.
<< com'è possibile? >> chiese Lok una volta che si lasciò convincere a sedersi sul letto e a calmarsi un po’. << che intendi dire? >> gli chiese Dante senza smettere di sorridere.
<< ero … ero … >> un dolore lancinante gli trapassò la testa, ma non ci fece caso continuando a parlare con un po’ più di difficoltà. << ero m-morto … o … >>.
<< sei solo confuso. >> lo rassicurò Zhalia. Comunque il ragazzo si accorse degli sguardi tesi degli amici portandolo ad intuire che quei momenti non erano stati una passeggiata nemmeno per loro.

<< l-le mie gambe … >> sussurrò continuando ad osservarle, ancora con le guance umide. <<è stato tutto merito dei medici >> continuò il mentore, << con qualche complicata magia ti hanno rimesso in sesto. >> << m-magia? >>, << sei in un ospedale per cercatori >> lo informò.
<< hai dormito per moltissime ore >> disse Sophie abbassando lo sguardo. << c-come …. >> ma Dante lo interruppe. << hai usato qualche incantesimo durante l’incidente? >>.
Il ragazzo ci pensò un po’, poi riuscì a ricordare qualcosa. << s-si. Per liberarmi le gambe … e-ero sotto sopra e … e dovevo ….. non sapevo cosa … >> << immaginavo …. I tuoi pantaloni erano tutti bruciacchiati >> disse ancora l’uomo.
<< e … e quando stavo scivolando …. Nel … nel burrone …. M-mi sono protetto….. ASPETTATE !! >> scattò sull’attenti cominciando a ricordare meglio.
<< ho sentito …. Dei rumori come … … >> << degli scoppi! >> gli venne in aiuto Dan. << esatto!! >> << le ruote sono state manomesse. Qualcuno le ha danneggiate >> lo informò Harrison.
<< c-cosa? >> Lok era confuso, ciò si poteva intuire anche dalla sua faccia sconvolta. << gli agenti della fondazione stanno indagando >> Dan sembrava pronto alla sua reazione.
<< adesso devi riposare … non dovevi alzarti così in fretta! >> lo rimproverò Sophie.
Il ragazzo non riuscì a protestare, così si stese, però non aveva nessuna intenzione di dormire.
Rimase a guardare la squadra in silenzio con gli occhi sbarrati. Non voleva perdersi una parola, anche se era difficile riuscire a sentire i sussurri. Però quando gli chiesero se desiderasse che uscissero per farlo riposare lui dovette girarsi e far finta di dormire, supplicandoli di non allontanarsi.
Qualche minuto dopo però sentì la porta aprirsi e richiudersi. Abbassò il capo sconfitto, pensando di essere solo.
Sentì dei passi attutiti e il materasso abbassarsi dietro la sua schiena, poi qualcosa di fresco gli sfiorò il braccio.
<< lo so che non stai dormendo >> una voce dolce lo sorprese. Si girò, trovandosi davanti ad un sorriso sincero. << Sophie … >>, << non stavo scherzando quando ti ho detto che devi dormire. >> << ma hai detto anche che ho dormito per ore! >> protestò, << già, ma sei ancora molto debole >>.
Rimasero per qualche secondo in silenzio, mentre lui la guardava dal basso. << abbiamo scoperto cos’è successo alla macchina >> disse Sophie ad un tratto. Lok la spinse a continuare con lo sguardo. << è stato un cercatore …. Doveva provvedere lui a prendere i veicoli, infatti l’ha fatto, ma …. >>. << perché? C’è stato uno sbaglio, giusto? Una distrazione? >> la interruppe.
<< No, nessuno sbaglio. Ha manomesso le ruote di proposito. >>, << ma …non è possibile, non penso di aver mai fatto un torto a qualcuno tantomeno un cercatore. Era dell’organizzazione? >>.
<< no, no. Non era dell’organizzazione era della fondazione >> disse scuotendo la testa. << ma non intendeva colpire te, stava mirando a … … >> Sophie si bloccò, sembrava non voler andare avanti. << non è che voleva fare del male a te, vero?? >> chiese adirato mettendosi seduto.
<< NO! Appena quell’uomo ha saputo che la squadra era capeggiata da Dante ha deciso di fare qualcosa >>.
Di fronte allo sguardo confuso del giovane lei si decise a spiegare meglio. << vedi… lui e Dante si conoscevano, erano giovani reclute della fondazione a quel tempo. Erano entrambi i migliori tra i nuovi arrivati, ma Metz preferiva scegliere sempre Dante per accompagnarlo nelle missioni, visto che loro si conoscevano da molto prima.
A questo tipo non gli è mai andata giù la cosa. Nessuno sapeva di quanto fosse alla disperata ricerca di una gratificazione, di un premio. Era entrato alla fondazione solo per avere gloria. Dante gli aveva rovinato i piani, non era mai stato messo da parte prima di allora.
Con il passare del tempo divenne sempre più scontroso e impulsivo. Nelle missioni tendeva a fare tutto lui, allontanando i compagni e spesso mettendosi in pericolo da solo. Metz fu costretto a ritirarlo dal lavoro sul campo.
Quindi mentre Dante progrediva, lui restava fermo. Non posso credere che abbia covato rabbia per tutto questo tempo >>. << quindi … lui pensava di … che … che al mio posto dovesse esserci stato Dante. >> rifletté Lok abbassando lo sguardo.
<< lo stanno arrestando proprio ora, ha confessato tutto >> lo informò. Il ragazzo le sorrise.




Da qualche parte in cielo:
<< si informano i signori passeggeri che tra pochi minuti atterreremo, vi preghiamo di allacciare la cintura di sicurezza. grazie >> L’atmosfera era diversa rispetto all’andata.
I cercatori non vedevano l’ora di ritornare a Venezia e chiacchieravano eccitati, come un gruppetto di bambini.
<< non vedo l’ora di dare a Cherit la bella notizia!! >> disse Dan. << già, rimarremo con voi per moooolto tempo!>> continuò Harrison.
I ragazzi si misero a ridere. << che ne dite se fra qualche settimana andiamo a trovare mia madre e mia sorella? >> chiese Lok. Tutti acconsentirono felici e con l’acquolina in bocca al pensiero delle prelibatezze che la signora Lambert avrebbe preparato per loro.
Mentre loro parlavano, l’aereo si allontanava scivolando tra i deboli raggi del tramonto accompagnandoli in nuovo viaggio.









DRIIIINNN DRIIIIIINNN….
Uno squillo fece sobbalzare Dante.
Il cellulare nella tasca del suo impermeabile stava suonando imperterrito.
Lo prese velocemente e accettò la chiamata da parte di “Sconosciuto”. << pronto? >> << Salve, sono la direttrice dell’orfanotrofio dei fratelli Fears >> << ehmmm … salve, non mi aspettavo una sua chiamata… >> disse Dante perplesso.
<< si, immagino. Sono spiacente di darle una cattiva notizia, ma questa sarà addolcita da una buona notizia. >> << continui pure >> << comincerò con la brutta; il caso sui ragazzi non è ancora concluso, mi duole dirle che ho informato un giudice … >> << aspetti! Che cosa intende dire?! >>.
<< cercherò di spiegarmi meglio >> disse con un tono superiore. << la tutela di Dan e Harrison è ancora da trattare. Visto l’accaduto di qualche giorno fa, ovvero l’incidente del ragazzo sotto la sua supervisione, Lumberto mi pare … >> << Lambert >> la corresse. << oh certo Lambert … si. Deve comprendere la mia preoccupazione, non posso permettere che succeda una cos..>> << e la buona notizia qual è?! >> chiese Dante arrabbiatissimo.
<< si, stavo per arrivarci. La buona notizia è che potrete discutere della tutela dei giovani nella sede della vostra abitazione, ovvero Venezia. Ho informato personalmente il giudice addetto a quella zona in modo tale che possa agire subito evitando inutili spese di temp.. >> << ma pensavo che fosse tutto deciso! Non avremmo fatto intervenire il giudice!! >> << di dispiace tanto. Ho dovuto farlo. Ora la devo lasciare. Buona fortuna >> e chiuse la chiamata.
Dante rimase impietrito con il cellulare ancora fra le dita. Era ancora tutto da decidere.
Quei poveri ragazzi sarebbero potuti tornare in orfanotrofio. Forse il giudice avrebbe vietato visite da parte loro.
Un brivido gli attraversò la schiena al quel pensiero.
Non sarebbe accaduto. Avrebbero lottato per la loro tutela fino allo stremo delle forze. Era tutto da vedere.






Angolo dell’autrice: salve a tutti!!
Ebbene, mi dispiace informarvi che la storia è giunta al termine, ma non vi lascerò con il fiato sospeso, sono già all’opera per scrivere il continuo, non potevo scriverlo in questa storia perché il titolo è poco appropriato.
In realtà non volevo proprio continuare, ma ho ricevuto richieste chiare e mi tocca fare qualcosa.
La mia mente sta già lavorando entusiasta, spero che le mie mani la seguano senza capricci. Riguardo a questo; ci ho lavorato molto e spero che sia bastato. Personalmente credo che non sia granchè ( ahhh questa autostima...)
Fatemi sapere che ne pensate.
Arrivederci!!
  
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