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Autore: MagnusBane_    01/03/2016    4 recensioni
Nico di Angelo aveva perso i genitori e la sorella maggiore quando aveva solo 13 anni, in un brutto incidente stradale, di cui lui era l'unico superstite. Viveva ormai da due anni in casa del suo migliore amico, il figlio dei Jackson, dove l'avevano accolto affettuosamente quando era diventato orfano. Era palese ormai che a Nico piacessero i ragazzi. Ma nessuno sapeva che aveva una cotta per colui che lo aveva salvato dall'abisso in cui stava per precipitare dopo la perdita della famiglia. Il ragazzo amato da tutti, bellissimo ed etero super dichiarato:Percy Jackson. Il suo nuovo fratello.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Che ci fanno loro qui?-domandò Percy, scocciato, indicando con un cenno del capo Jason e Chirone.

-Ci portano a casa-

-Credo di essere ancora in grado di guidare, Nico.-osservò acidamente il maggiore.

-Sì, con tutto l'alcool che hai in circolo di sicuro vincerai il gran premio della formula 1. Per non parlare del tuo mal di testa: sarai di sicuro il prossimo campione dello schiantarsi contro un muro-

Jason trattenne una risata, Chirone invece continuava a fissare Percy con sguardo serio.

Percy alzò gli occhi al cielo. -Sì, okay. Chi guiderà la mia macchina?-

-Io.- affermò Chirone.

-Grandioso.- replicò il ragazzo, con evidente sarcasmo.

-Andiamo amico, si è fatto un sacco strada per venirti a recuperare. E l'ho dovuto sopportare: a quanto pare per il dottore qui presente io avrei un disturbo dissociativo della personalità, giusto per parlare, eh.-

-Non ho affermato che tu ne sei affetto, ho soltanto detto che data…-

-Sì, sì. Nico, dai, tu vieni con me. Lo psicologo è di Percy!-

Percy sollevò un angolo della bocca in quello che doveva essere un tentativo di sorridere. -Ti stai divertendo, eh bastardo?-

Jason ghignò.-Sono pur sempre venuto a prenderti, Jackson. Sembra sempre che debba riportare qui il tuo culo dall'inferno.-

-Non mi sarei saputo spiegare meglio, Grace.-

-Comunque,- li interruppe Nico -Non dovremmo, insomma… andare?-

Percy scrollò le spalle, entrando nella sua macchina al posto del passeggero, mentre Chirone lo aspettava già dentro.

Nico sospirò. Il dolore aveva già cambiato quel che era sempre stato Percy. Lo aveva reso apatico ed insensibile a ciò che gli succedeva intorno. Ma Nico sapeva che non era possibile, una persona non può cambiare in così poco tempo, sapeva che quella di Percy era solo una maschera. Il problema era: per quanto ancora si sarebbe nascosto dietro questa, cercando di evitare l'inevitabile sofferenza che prima o poi l'avrebbe senz'altro colpito?

Jason intanto era già entrato nella sua amatissima auto, aspettando che il suo amico lo raggiungesse.

-Di Angelo! Muoviti!-lo chiamò.

Nico entrò titubante al posto del passeggero, stringendo forte il braccio del suo amico biondo, che stava per impostare la marcia.

-Nico, mi stai facendo male-si lamentò il più grande, liberandosi dalla sua stretta.

-Solo, va' piano, okay?-

Jason annuì comprensivo. -Certo.-gli assicurò. Il biondo fece per premere con il piede sul pedale dell'acceleratore, ma la mano di Nico afferrò di nuovo il suo braccio, facendolo sospirare.

-Ti capisco amico, davvero. Ma non possiamo stare qui per sempre...Percy non può guidare, con Chirone non è che ti sentiresti più al sicuro...non c'è altra soluzione. Ti giuro che andrò piano e rispetterò tutti i cartelli stradali. Più di questo…-

-Sì...sì, hai ragione. Fa' pure-ammise il più piccolo, lasciandolo andare.

Finalmente l'auto si mosse, costringendo Nico a trattenere il fiato e sussultare ad ogni più piccolo brusco movimento.

-Allora, raccontami...cos'è successo a Percy?-chiese Jason, cercando di distrarlo.

-Ha trovato suo padre-sussurrò Nico.

-Ma è grandioso!-disse il biondo, con un sorriso. -E come stava? Spero abbia dato delle spiegazioni convincenti per il suo abbandono-

-E' stato molto esplicito, in effetti-sibilò il moro, pallido e tremante. -Va' piano, Jas-

-Qui c'è il minimo di sessanta-

-Questo non significa che tu debba andare a sessantasette-

Jason sospirò, rallentando. -Va tutto bene, mancano settantacinque chilometri-

Nico alzò gli occhi al cielo. -Oh meno male, ed io che pensavo mancasse tanta strada! Grazie mille.-commentò, ironico.

-Raccontami qualcosa, che cazzo ne so...un episodio di Sherlock-

Il più piccolo respirò profondamente. -Okay...allora, il mio preferito è quello del matrimonio di John, nella terza stagione-

Jason annuì, tenendo gli occhi sulla strada.

-Allora...durante il matrimonio, visto che Sherlock è il testimone, fa un discorso molto commovente, in cui dice che John l'ha salvato e che lui e Mary, sua moglie, dimostreranno di essere degni di questo suo amore spropositato…-

-Okay.-disse il biondo, incitandolo a continuare.

-E poi...Sherlock sdrammatizza raccontando alcuni dei loro vecchi casi...come ad esempio di quel tizio che è stato ucciso nella doccia, che però era chiusa dall'interno…-

Dal momento che Nico continuava a perdere colore, Jason insistette. -Già, niente meglio di un omicidio per smorzare la tensione. E poi? Come hanno risolto quel caso?-

Il più piccolo sorrise. -Sherlock non è mai riuscito a risolverlo-

-Cosa? Ma lui è Sherlock Holmes, di fama internazionale e blablabla.-

Nico fece spallucce. -Capita-

Jason rise. -Certo che è proprio un investigatore di merda allora-

Il biondo si aspettava una serie di insulti da parte del suo amico, che però non arrivarono. Confuso, si girò verso di lui, ma quello che vide fu Nico con la mano sulla bocca, che stava cercando di trattenere il vomito. D'istinto, frenò bruscamente l'auto, cosa che fece sussultare il più piccolo, e che successivamente lo fece uscire di corsa dall'auto.

-Nico!-gli urlò dietro Jason, uscendo anche lui.

Il moro si era piegato in due sull'asfalto, e stava vomitando violentemente.

La macchina di Percy accostò, e da lì scesero entrambi i passeggeri.

Percy uscì di tutta fretta, chinandosi accanto a Nico, che non voleva saperne di smettere.

-Nico, calmati. Va tutto bene, siamo su una statale, e stanno tutti bene, okay? Guardami-

Il viso del più piccolo era rigato di lacrime, ma si sforzò di rivolgere lo sguardo verso di lui.

-Sto bene. Tu stai bene. Jason sta bene. Non è successo niente, okay?-

-Okay-sussurrò debolmente Nico.

-Bene, adesso alzati, che non possiamo aspettarti tutto il giorno-disse freddamente, lasciando sbigottito sia Nico che Jason. Rientrò successivamente in macchina.

Chirone sospirò. -Provo a parlarci io-disse.

Il biondo aiutò il suo amico ad alzarsi, ed entrarono tutti nelle rispettive auto.

-Vuoi che ti dia un pugno per farti svenire? Magari dormi un po'- propose Jason a Nico.

Il più piccolo sorrise. -Certo, con un tuo pugno al massimo mi fai il solletico, Grace-

-L'ha presa tanto male?-chiese il più grande, tornando serio.

-Penso che si sia visto-

-Sai che non ce l'ha con te, vero? E' successo solo ieri, probabilmente vuole solo mettere quanta più distanza possibile tra lui e ciò che ha scoperto lì-

-Tu non sai cosa significhi, Jas. Non è una cosa che si risolve semplicemente schiacciando un sonnellino. Percy non starà mai completamente bene, e non potrà mentire su questo, non a me perlomeno. Perché io so cosa significa perdere un padre…-

Il mio Percy...non sarà più lo stesso”

-Quando hai perso la tua famiglia…-iniziò Jason. -Pensavo che non saresti più stato in grado di essere felice, o semplicemente di ridere. Pensavo che ti saresti chiuso per sempre in te stesso, e non avresti lasciato più entrare nessuno. Eppure...Percy era lì, c'è sempre stato, e guardati adesso: okay, forse non sarai mai più lo stesso Nico di prima, ma non vuol dire che la tua vita sia finita, o che non amerai più nessuno. Ma questo lo sai già, no?-sorrise. -Percy adesso è nella stessa situazione in cui eri tu due anni fa: non vede via d'uscita, allora devi essere tu a prenderlo per mano ed a condurlo verso la luce. Ricambia il favore-

Nico non rispose, si limitò ad annuire, perché sapeva che Jason aveva ragione. Avrebbe salvato Percy a tutti i costi.


 


 

-Perché hai trattato così Nico?-chiese distrattamente Chirone.

-Trovo molto interessante il fatto che tu non riesca a farti mai i cazzi tuoi. Sai, potrebbe essere una patologia, dico sul serio. Dovresti vedere uno psicologo, uno bravo però.-

L'uomo strinse le mani sul volante. -Sai che non potevo dirtelo-

-Oh certo. Però sarebbe stato carino almeno un biglietto dentro il bel pacchetto regalo che mi hai fatto. “Oh, a proposito...tuo padre è uno schizzato che non ti riconoscerà nemmeno se andrai a trovarlo. Baci baci”-

-Non parlare così di tuo padre-disse Chirone con voce pacata.

-Lui non è mio padre!-sbottò Percy. -Mio padre è morto quello stesso giorno in cui se n'è andato.-

-Percy…-

-Potevi dirlo a mia madre. Le avresti almeno evitato di piangere per mesi, domandandosi che cosa avesse fatto di sbagliato-

-Hai ragione. Allora glielo dirai tu appena arrivato a casa?-

Il ragazzo stette in silenzio.

-Esattamente. Sai meglio di chiunque che se glielo avessi detto non sarebbe mai riuscita ad andare avanti. Sarebbe andata in clinica ogni settimana per cercare di riportare indietro un uomo che non c'è più, non avrebbe mai dato una possibilità a Paul, non sarebbe mai stata felice. E se glielo dicessi adesso, lascerebbe tutto...lo sai-

-E perché l'hai detto a me allora?-

Chirone sorrise benevolo. -Il solo fatto che covassi ancora rancore per me, fa capire che non sei mai riuscito ad andare avanti, e mai lo avresti fatto. Sinceramente, mi aspettavo che non aprissi mai i regali-

-Nico mi ha...convito quanto fosse stupido portare ancora rancore.-

-Quello stesso Nico che dieci minuti fa aveva bisogno del suo migliore amico?-

-Ah sì? Ci sono sempre stato per lui in tutti questi anni!-urlò. -Mi concedete un attimo di respiro? Posso essere, per una volta, quello che sta male? Posso per una fottuta volta non dover fingere di star bene solo per far star bene gli altri?!-

-Va benissimo Percy. Ma questo dovresti dirlo agli altri-

-Oh sì, hai proprio ragione. Arrivato a casa andrò da Nico, mi farò un bel pianto sulla sua spalla e tutto tornerà come prima. Poseidone smetterà di essere un fottuto schizzato e la famiglia di Nico tornerà addirittura in vita! Ah, il miracolo del condividere le proprie emozioni-

-L'apatia ed il risentimento non ti porteranno da nessuna parte-

-Ed a quanto pare nemmeno questa conversazione-sibilò il ragazzo.

-Come vuoi. Spero soltanto che tu non distrugga Nico nel frattempo. Ti ama davvero, sai. Non mandare tutto all'aria.-

Percy scrollò le spalle, la maschera di apatia era tornata. -Già lo sto facendo-disse.


 


 

Quando furono arrivati a casa, Nico si rifugiò nel suo letto, estenuato dal viaggio per lui infinito. Percy invece preferì restare sul divano, la tv spenta. C'erano i suoi pensieri a fargli compagnia.

C'era una sorta di vocina, di pensiero martellante. Sentiva di dover fare qualcosa, ma non sapeva cosa fosse. Poi capì: quello era il momento in cui andava a chiedere a Nico come stesse, se avesse bisogno di qualcosa. Rise di se' stesso. Teneva a Nico, sapeva di tenere a lui più di qualsiasi altra cosa. Eppure...il dolore l'aveva travolto a tal punto da aver spazzato via qualsiasi altra cosa, qualsiasi altro sentimento. Non sentiva nulla: ne' il bisogno di andare a confortare quello che sarebbe dovuto essere il suo ragazzo, ne' quello di confortare se' stesso.

Lo perderai, stupido. Nico si stancherà di te e ti butterà via”

Ma in quel momento, nemmeno quel pensiero riuscì a farlo alzare dal divano.

-Perce-lo chiamò quella voce che avrebbe riconosciuto tra mille.

-Pensavo fossi andato a dormire-si limitò a dire.

-C'ero andato...ma non riesco a dormire, pur essendo stanco-

-Ah no?-il tono del maggior trasudava indifferenza, e ciò colpì Nico dritto al cuore.

-Vieni con me-lo invitò quest'ultimo, prendendolo per mano. Percy si liberò dalla sua stretta. -Non sono stanco, sono appena le due del pomeriggio-

Nico sospirò.

Percy sta male e tu pretendi che venga con te per consolarti? Sei uno stupido, Nico. Sei un idiota egoista, stagli accanto invece di pretendere che ti salvi da una tua sciocca fobia infantile”

Il minore si sedette accanto a lui, prendendogli nuovamente la mano. -Perce, so che stai male...ma parlami. Per favore.-

-Ti sto parlando, Nico. Non ho mica fatto voto di silenzio come te.-

Ahia. Dopo la morte dei suoi genitori, Nico, dopo l'iniziale sfuriata, si era chiuso in un silenzio tombale per giorni, era probabilmente stato il periodo peggiore della sua vita, e Percy ovviamente gli era stato accanto. Mai, mai e poi mai avrebbe potuto anche solo pensare che glielo avrebbe rinfacciato.

Si morse il labbro, tremante di rabbia. -Io avrò anche fatto voto di silenzio, ma tu per affrontare la cosa sputi veleno sugli altri. Cos'è peggio? Pensaci, Perce-

-Dio, è così da te fare una scena da prima donna quando ti senti minacciato-sibilò il maggiore, guardandolo dritto negli occhi. -L'hai fatta anche quando ho baciato Annabeth dopo le nostre ventiquattrore in una bolla di sapone. Sei un bambino.-

E' questo il tuo, problema, che non pensi fottutamente mai!”

Ti odio”

Ma certo, che altra scelta avevi se non spezzare il mio, di cuore?”

Mi fai schifo”

Il cuore di Nico perse un battito, indietreggiando. Fino a due giorni prima, credeva che non ci fosse nessuno su tutto il pianeta Terra che conoscesse Percy meglio di lui, forse neppure Sally. Nico conosceva ogni sua più piccola sfumatura, ogni angolo della sua anima. Conosceva tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti, ed aveva scelto di amarlo comunque. La maggior parte dei matrimoni fallisce proprio perché, dopo tanti anni insieme, le persone iniziano a conoscersi davvero, e non si piacciono più. Non è vero che le persone cambiano, si limitano a rivelare se' stesse. Era questo ciò che stava accadendo a Percy? Stava rivelando se' stesso? No, Nico non ci credeva. Non poteva crederci. Quel groviglio di odio e rabbia non poteva essere il suo Perce. Percy era sempre stato una persona infinitamente buona, con una voglia assurda di aiutare sempre gli altri. Era sempre stato generoso, amichevole e leale. Si ripeté ciò che si era già detto in macchina: quella di Percy era solo una maschera.

-Sai una cosa? Io ti amo, ti amo davvero, e voglio aiutarti, ma tu devi lasciarmelo fare, okay? Non puoi ripararti dal dolore facendo lo stronzo, perché mi fai incazzare. E se mi fai incazzare le cose non andranno da nessuna parte.-

Il maggiore rise. -Il moccioso tira fuori la grinta, mh?-disse, alzandosi dal divano e sorpassandolo, per andare in camera da letto.

Il fatto che Percy lo chiamasse moccioso non gli aveva mai dato realmente fastidio, era un soprannome affibbiato giocosamente, con ilarità. Eppure, Nico si sentì offeso in quel momento, come se ad usare quella parola fosse stato un estraneo che voleva solo prendersi gioco di lui.

Sbuffò e, ricacciando indietro lacrime di rabbia, si fece forza.

Non è lui, Nico. Non è lui, non te la devi prendere. E' solo il dolore, quello non è Percy, lui non ti farebbe mai questo. Devi riportare a galla il Percy vero, stagli accanto, arrabbiarsi non serve a niente...E' già abbastanza arrabbiato lui per entrambi”

Andò in camera da letto, trovando il maggiore steso, con gli occhi chiusi. Respirò profondamente, stendendoglisi accanto. -Scusami-disse. -Non me la sarei dovuta prendere con te, non è colpa tua. Stai solo soffrendo-

-Non so cosa mi stia succedendo.-ammise l'altro, con voce rotta.

Nico gli accarezzò i capelli. -Okay, va bene-

-No, non va bene, Nico! Non va fottutamente bene! Sono costantemente arrabbiato, mi verrebbe voglia di distruggere tutto e tutti, compreso te! Non. Va. Bene.-sbottò, alzandosi di scatto dal letto, scappando da lui per l'ennesima volta, quel giorno.

Una porta che sbatteva.

Silenzio.

Nico si alzò, in preda al panico, ed uscì dalla stanza. Le chiavi della macchina erano sparite dal loro solito ripiano. Si mise le mani nei capelli, tirandoseli forte. “Stupido, stupido, stupido. Come hai potuto dirgli va tutto bene? Davvero, Di Angelo? SUL SERIO? Hai sofferto abbastanza da sapere che è la cosa peggiore che si possa dire, eppure l'hai detta? MA RAGIONI PRIMA DI APRIRE BOCCA?”

Si morse il labbro a sangue. Era un brutto vizio, lo faceva sempre quando era nervoso. Trattenne le lacrime al pensiero dell'ultima volta in cui Percy gli aveva asciugato quella gocciolina di sangue, per poi posare un dolce bacio sulle sue labbra devastate.

Si odiò. Se solo avesse tenuto la bocca chiusa, niente sarebbe successo, avrebbe dovuto lasciare quei regali dov'erano, avrebbe dovuto bruciare quei bigliettini, dicendo al maggiore che erano degli stupidi biglietti di auguri. Avrebbe dovuto proteggerlo dalla devastante verità. Certo, Percy avrebbe provato ancora rancore per suo padre, ma di certo lo avrebbe superato, prima o poi sarebbe andato avanti. Percy aveva amato tanto suo padre, per questo l'abbandono era stato atroce, portandolo a covare una profonda rabbia. Adesso era confuso, abbattuto, disorientato. Dodici anni di certezze distrutte in poche ore. Dodici anni di risentimento svaniti nel nulla. Dodici anni passati a crescere, a diventare ciò che era. Ogni cosa contribuisce a plasmare la persona che siamo, ogni più piccola ed apparentemente insignificante cosa. L'abbandono del padre aveva contribuito a rendere Percy protettivo, ma anche insicuro. Sì, perché, anche se non lo dimostrava mai, era insicuro. Aveva sempre paura di poter essere abbandonato da un momento all'altro, aveva paura di non essere abbastanza per le persone. Aveva paura di perdere chi amava. La verità aveva messo in discussione tutta la sua personalità: Percy non sapeva più chi fosse.

Nico sospirò affranto. Non gli restava che aspettare.








Angolo autrice: Hello people! Lo so, sono orribile perché non ho pubblicato più niente. Mi dispiace tantissimo, ma spero di farmi perdonare con questo nuovo capitolo pubblicato dopo secoli! L'inizio riprende quello precedente come forse noterete, spero che così riusciate a ricollegare un po' hahahahaha
Comunque cercherò di essere più presente, la storia riprende <3 I'm back. 

  
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