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Autore: anaiv    03/03/2016    6 recensioni
Sana Kurata ha ventisei anni ed è un'attrice di fama mondiale. Dopo le scuole superiori e un anno di convivenza con il suo fidanzato Akito Hayama, ha deciso di trasferirsi a Londra lasciandosi alle spalle un amore finito male. Ci sarà riuscita?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Rei Sagami/Robby, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sana

- Signorina Kurata non c'è dubbio che sia una grande attrice e che ami profondamente il suo lavoro ma...-

- Ma?-

- Ma è molto, troppo, distratta.- conclude Jason Henry con uno sguardo costernato, come se stesse comunicando una pessima notizia ad un già malato terminale. Henry è l'assistente di Brooks ed è un uomo buono, incapace di gestire le brutte notizie. Non capisco se stia cercando di licenziarmi o spronarmi a fare meglio.

- Già è un periodo particolare – ammetto con amarezza. Sono passate due settimane da quando Rei mi ha detto che diventerà padre, non ha voluto ancora presentarmi la futura madre, ma dice che lo farà presto. Sono così felice per lui, è solo che è nervoso e sembra che mi nasconda qualcosa di importante. Se poi si vuole considerare anche lo splendido incontro che ho avuto con Akito allora si, è un periodo particolare.

- Brooks vuole che questo film sia il migliore... in assoluto. Ha scelto lei perché è un'attrice straordinaria, ma vogliamo che sia concentrata.-

- Mr Henry le prometto che andrà meglio-

- Ne sono convinto – mi sorride con dolcezza, poi mi porge la mano e gliela stringo con convinzione. Se c'è una cosa che ho imparato è che in questo ambiente ostentare sicurezza sia la prima cosa.

Mezz'ora più tardi sono in metro e fisso con insistenza una macchia rossa chiedendomi se sia sugo o sangue. Il sugo mi fa brontolare lo stomaco, il sangue mi ricorda i medici e di conseguenza che Hayama sia un medico, perciò mi limito ad a attenermi alla prima opzione.

- Kayla smettila!- una voce squillante irrompe tra i miei pensieri

- Camille ti giuro che è andata proprio così!-

- Stiamo parlando di Akito Hayama, lui non porta a cena fuori le donne con cui va a letto-

- Lo so! Ma ha deciso di cambiare, sono due settimane che usciamo e ci divertiamo molto – Non so se svenire o mettermi ad urlare. Faccio il possibile per evitare di pensare a lui e ora mi trovo qui relegata in uno spazio stretto e angusto senza via di fuga, a dover sentir blaterare una Barbie su quanto Akito sia simpatico e che ora sia cambiato. Sono solo le due del pomeriggio e questa giornata è già tremenda.

- Quindi si può dire che il dottor Hayama sia anche il tuo fidanzato oltre che il tuo capo?- Kayla ride divertita

- Immagino di si- il mio corpo si irrigidisce all'istante quando la parola fidanzato giunge alle mie orecchie come un tuono potente e prepotente. Akito non è il fidanzato di nessuno... era il mio. E basta.

- Senta lei perché non la smette di starnazzare ? Si rende conto del fatto che siamo in tanti qui e che non tutti vogliano ascoltare le sue chiacchiere?!?- Sbotto rivolgendomi alle due ragazze alle mie spalle. Barbie mi guarda come se avessi messo il rossetto sugli occhi e l'ombretto sulle labbra

- Come prego?- chiede la sua amica

- Ma tu sei Sana Kurata! - a volte dimentico che Londra sia tappezzata di foto che ritraggono il mio volto.

- Si, sono io e sono infastidita!- rispondo acida.

- Con tutto il rispetto signorina Kurata ma siamo in un luogo pubblico e posso parlare quanto voglio – Sto per rispondere, ma l'annuncio dell'altoparlante mi interrompe sul più bello

- Kayla è la nostra fermata lascia perdere – si intromette saggiamente la sua amica

- Mi saluti Akito!- urlo prima che le porte di chiudano e lei mi sorride enigmatica. Oh. Mio. Dio. Cosa diavolo ho fatto? Adesso Hayama penserà che io sia matta. Forse lo pensava già, ma questo gli darà la conferma che ho perso il senno del tutto.

 

***

- Sana che diavolo hai oggi?-

- Lascia perdere Rei.-

- Non ricordi le battute?- chiede con premura mentre lascia cadere il copione sul divano accanto alla mia figura immobile e stanca

- Non si tratta delle battute. Sulserio lascia perdere. Piuttosto quando conoscerò la tua amata?- Rei prende posto accanto a me e fissa un cuscino in bilico tra il bracciolo e la seduta

- Sana... ecco... tu la conosci e anche bene.-

- Oh. Non sarà mia madre?- Rei strabuzza gli occhi e mi lancia il famoso cuscino

- Ma che diavolo dici! La maestra è una donna meravigliosa ma...- rido di gusto

- Non imbarazzarti scherzavo! Allora chi è ?-

- Sana non è così semplice. Non sono sicuro tu voglia saperlo.-

- Avanti Rei spara, sono una donna forte – gli sorrido sapendo che di certo Rei avrà colto l'allusione

- Certo. Lo so bene. Tu hai passato l'inferno-

- Ma no dai, il passato è passato.- minimizzo con un gesto della mano

- No davvero Sana, tu sei straordinaria. Ma ho paura di ferirti.-

- Lo farai se non mi dirai nulla- lo incoraggio

- Ok. Mi spiace Sana – questa premessa mi agita – Sei anni fa è morto il signor Hayama e tu sei andata via. Io e tua madre siamo rimasti ad aiutare Akito e Natsumi, avevano bisogno di aiuto. Sai perfettamente quanti ammiri ed abbia ammirato il tuo coraggio, la tua decisione di andare via, ma noi non avevamo scelta se non quella di aiutarli. Facevano parte della nostra famiglia .-

- Non vedo come questa storia possa portarci alla madre di tuo figlio – l'agitazione cresce sempre di più e ho le lacrime agli occhi. Ricordare quei momenti mi distrugge.

- Io ho mantenuto i rapporti sia con Akito che con Natsumi... ogni volta che ho fatto ritorno in Giappone, in questi anni, ho cercato di aiutarli e …-

- Rei... cosa stai dicendo? Hai visto Akito? Ma voi vi odiate- blatero confusa

- Non è così Sana. Te l'ho lasciato credere perché sapevo che ti avrebbe ferita sapere qualcosa di diverso. Non sarà il massimo della simpatia, ma è una brava persona.- le lacrime mi bagnano il viso e il mio corpo è una statua di sale, sono pronta al colpo di grazia che mi porterà alla disintegrazione.

- Io e Natsumi siamo stati molto, molto vicini. Lo scorso anno a Natale c'è stato qualcosa, un bacio per la precisione. Abbiamo cercato di dimenticarlo, di andare avanti, ma non ci siamo riusciti. Ci siamo innamorati Sana. Mi dispiace bambina, sono una persona orribile, ma Natsumi è la donna della mia vita. Dopo Asako pensavo che la mia vita fosse finita, che non avrei mai più trovato nessuno,ma poi è arrivata lei.- alzo lo sguardo e incontro quello di Rei. Vorrei urlare, picchiarlo e piangere. Ma non posso. Sono in trappola, sono qui e non sento più le gambe, le braccia... non sono sicura di avere più un'espressione. E no, non ho la malattia della bambola, sono solo sotto shock.

- Vattene.-

- Sana tesoro...-

- Va via!- grido con le ultime forze. Rei raccoglie la giacca e mi fissa, penso si aspetti che io cambi idea. Ma non accadrà.

- Vattene! Non mi hai sentita?!? va via! - scuote il capo con rammarico poi aggiunge – Sana chiamami quando sarai pronta a parlarne- e va via.

Sono qui sola e non ho la forza di muovermi. Ripenso velocemente alle parole di Rei, ai suoi sguardi, alle bugie che mi ha raccontato e alle notizie che mi ha taciuto ed esplodo. Mi stringo forte le braccia al petto e piango, piango senza ritegno. Vorrei fuggire, sparire. Vorrei non aver mai vissuto una vita come questa. Il dolore dell'abbandono da parte della mia vera madre, le bugie, Akito, il suo viaggio in America, la nostra prima notte, la convivenza, i suoi rari sorrisi, i pomeriggi passati a bere caffè con Natsumi e poi il vuoto, la morte di Fuyuki, la rabbia di Akito, il suo sguardo di ghiaccio, le sue mani che tenevano stretti i mie polsi, le sue parole taglienti e definitive e... no, non posso farcela. Stringo i denti, mi asciugo le lacrime con le maniche della felpa e corro in cucina, ho un disperato bisogno di alcol. Nulla. La credenza e il frigo sono vuote. Grido, come non ho mai fatto in tutta la mia vita. Ho bisogno di bere, di smaterializzarmi e non tornare più. Raccolgo le chiavi ed esco in strada, fa freddo, e non ho la giacca. Piango ancora, ma poi mi ricordo del Joe's bar e in quella bettola non ci va mai nessuno se non per autocommiserarsi. Il bar di Joe è buio e sporco, ospita di solito senzatetto e prostitute. Esattamente quello di cui ho bisogno. Questa sera non sono Sana Kurata, sono una senzavita tradita dalle persone che più amo al mondo.

- Buonasera -

- Si come le pare, una tequila – Joe, il proprietario, non presta attenzione alla mia maleducazione e mi porge il bicchierino. Non deve avermi riconosciuta, due anni fa sono stata per sei mesi ogni sera nel suo bar, dovevo interpretare la barista di una piccola bettola in periferia in un film e Joe mi aveva aiutata a capire come farlo, come essere credibile.

- Sta bene signorina Sana? - chiede alla quinta tequila

- Si – biascico stranita – sai chi sono?-

- Sono stato il suo insegnate di recitazione per sei mesi – così dicendo mi strizza l'occhio e mi allunga una ciotola di noccioline.

- Grazie Joe – prendo una nocciolina e mando giù l'ennesimo bicchierino.

- Una birra per favore – conosco questa voce. Anche se è solo un suono lontano, so che appartiene a qualcuno che conosco.

- Arriva subito- Joe lascia la mia mano e corre nel retro. Torna con una birra e la porge alla figura sfocata alla mia destra che dopo averla prende posto ad uno dei tavolini lerci e sudici del Joe's bar.

- Sana dovresti alzare la testa. Starai malissimo. Ti preparo un panino?-

- Un' altra tequila! - annuncio trascinando le parole. Joe tenta di sollevarmi ma quando la fa, un capogiro improvviso mi fa perdere l'equilibrio e cadere sul pavimento. Il vuoto.

 

 

 

 

Akito

Io ho un problema. Un problema molto serio che attualmente russa sul mio divano.

- Kurata cazzo sveglia!- provo a smuoverla per l'ennesima volta ma non vuole saperne di svegliarsi. Se non fossi stato da Joe, se avesse continuato a bere... ma che diavolo le è preso?!? sono ore che continuo a farmi domande senza ottenere una risposta. Kurata è tutta sorrisi e stronzate e ora si ubriaca fino a perdere i sensi. Merda.

- mmm-

- Kurata!-

- Ma che diavolo...- biascica aprendo gli occhi, e non sono i suoi occhi. Sono spenti, sono privi di emozioni. Quella non è Kuarata e mi odio perché non dovrei provare compassione per una così. Mi ha mollato come se la nostra storia non fosse stata la cosa più importante del mondo. È andata via quando mio padre è morto. La odio per questo e non dovrei essere preoccupato per lei. Proprio no.

- Kurata. Svegliati.-

- Akito? Ma dove diavolo sono?- sposta una ciocca di capelli che le ricopre il viso e non posso fare a meno di pensare che vorrei essere stato io a farlo. Un tempo lo facevo io quando al mattino il sole copriva la sua chioma rossiccia e non volevo fare altro che ammirare il suo splendido viso. Merda, merda, merda. Deve andare via da qui. Subito.

- Sei a casa mia. Eri ubriaca fradicia e ti ho portata qui.-

- Oh.- piano si si solleva, ma sta per perdere l'equilibrio e l'afferro al volo. Il contatto con la sua pelle proprio non aiuta. Sono passati sei anni e ancora mi fa questo stupido, dannatissimo effetto.

- Akito sto per …- senza pensarci la prendo tra le braccia e la porto in bagno. Tengo molto alla mia moquet pulita. Le raccolgo i capelli mentre espelle tutto il suo dolore in forma liquida. Sono un medico, ma fa schifo ugualmente.

Le porgo un asciugamano bagnato e lei ringrazia con un cenno del capo.

- Perchè sono qui?- chiede dopo qualche minuto di assoluto silenzio

- Perchè io sono un dannato coglione -

- Hayama... non parlare così, non sta bene.- dice cercando di alzarsi

- Detto da una che sembra appena uscita da un bar dopo una sbornia colossale, oh aspetta, ma tua sei proprio una che è appena uscita da un bar con una sbornia colossale.-

- Dio Kayla deve farti proprio bene. Adesso conosci anche l'ironia-

- Kayla?- alzo un sopracciglio. Kayla mi ha detto dell'incontro che ha avuto con Kurata in metro e ho riso. Non ridevo così da almeno sei anni. Immagino la sua scenata, non ne comprendo il motivo, ma deve essere stato divertente. E io non mi diverto mai.

- Kayla, la tua fidanzata – aggiunge con un'espressione disgustata e non so se sia per via della sbronza o di Kayla.

- Non è la mia fidanzata – rivelo senza volerlo.

- Lei non la pensa così. Ho caldo- dice per poi sfilarsi la felpa lasciando che a coprirla sia una semplice canottiera bianca. Vuole uccidermi e ci sta riuscendo.

- Vieni ti do un'aspirina – mi segue come un gattino e si accomoda, senza chiedere il permesso, su di uno sgabello.

- Casa tua è molto carina. E lussuosa – aggiunge fissando lo skyline di Londra attraverso le enormi vetrate del mio open space.

- I chirurghi guadagnano bene. Ma tu sei un'attrice da oscar, i soldi per te non sono mai stati un problema.-

- Oh certo. Credimi, vorrei essere una semplice impiegata. Sai che dei soldi non me ne è mai fregato nulla – ed è vero. Lo so. Non ha mai ostentato nulla.

- Lo so.-

- Non è strano?-

- Cosa?- chiedo porgendole dell'acqua e due aspirine

- Essere qui, insieme...-

- Non è strano perché appena starai meglio te ne tornerai a casa e non ci vedremo mai più – sorride amareggiata

- Quindi il fatto che Rei stia per avere un bambino con tua sorella non conta nulla? - lo sa. E sa che sarà impossibile per noi evitarci.

- Lo sai.-

- Già-

- E' per questo che sei sbronza?-

- Già-

- Di solito quello che risponde a monosillabi sono io -

- Le cose cambiano Hayama.-

- Rei e Natsumi si amano. E io non mi impiccerò, non lo farai nemmeno tu. -

- No. Hai ragione. Sono stata tenuta all'oscuro per anni, posso continuare a far finta di non esistere .-

- Non autocommiserarti.-

- Non lo faccio.-

- Tu hai lasciato me e tutti gli altri Kurata. Smettila di fare la vittima. Smettila di pensare solo a te stessa e agli stupidi oscar che vincerai. Smettila!- il tono della mia voce si alza sensibilmente e involontariamente. Non voglio più discutere con lei.

- Tu non capisci! Nessuno capisce. Akito io ti ho amato più della mia stessa vita!-

- E perché cazzo sei andata via?- stavolta grido sulserio

- Perchè...-

- Perchè?!?-

- Io non posso. Non posso dirtelo!- mi accorgo appena di una lacrima che le riga il viso perché come una furia corre in bagno, racimola le sue cose e fugge via. Come sempre.

 

 

 

 

Sana

Corro. Corro veloce. Sono le sei del mattino e tutto tace. Si sentono solo i miei passi, si sente solo l'odore di pioggia e niente altro. Avrei tanto voluto dirgli la verità ma non posso. Preferisco che mi odi... mi ha salvata, di nuovo, e io non ho potuto nemmeno ringraziarlo. Dio!

Corro ancora più veloce e mi rendo conto, solo quando vedo la mia palazzina, che Hayama abita a duecento metri da casa mia. Il destino ce l'ha con me. Ma davvero.

Scorgo una figura in attesa dinanzi al mio portone. Chi diavolo...

- Fuka...-

  
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