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Autore: piperina    04/03/2016    3 recensioni
Faceva freddo. Questo fu il suo primo pensiero.
Aprì gli occhi e si rese conto di avere i brividi, ma la finestra era chiusa e le coperte tirate fin sopra le spalle. Sbatté le palpebre un paio di volte e sorrise mestamente: aveva sognato freddo.
Lo stesso sogno che aveva fatto subito dopo quella notte, in cui tutto era finito.
La sua storia, il suo amore, le sue bugie.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Draco&Hermione -Leather&Libraries'
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Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Act III*

– Wednesday: warm; laugh with me –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione scoppiò in una risata fragorosa e spontanea.

«Non pensavo che ti avrei mai sentita ridere» disse divertito, osservandola. «Di certo non con me.»

«Hai detto una cosa che mi ha fatta ridere, c’è qualcosa di sbagliato?» Chiese lei rispondendo allo sguardo.

Era quasi San Valentino e sembrava che l’arrivo di quella festività tanto frivola avesse risvegliato gli animi degli studenti.

Draco scosse la testa.

«Credo che ridere sia il vero segno della libertà.»

Hermione rimase silenziosa. Draco aveva pronunciato quella frase con estremo trasporto, un sentimento di cui lei si scoprì quasi invidiosa.

Aveva ragione.

Lei rideva quando si sentiva bene, a suo agio, con le persone che amava. Rideva apertamente se qualcosa la divertiva, se sentiva una battuta o una barzelletta.

Quando rideva si sentiva libera.

In quel momento si accorse di aver compiuto un altro, terribile passo lungo il cammino che la portava a lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva deciso, doveva parlare con qualcuno... ma chi? Di sicuro non Ron. Ginny era fuori discussione. Luna era in viaggio con suo padre.

Harry. Poteva parlare con lui? Poteva contare sulla sua riservatezza? Harry riservato?

No, non se la sentiva, non ancora.

Annabeth. Quel giorno era lei a chiudere la libreria a fine giornata. Hermione guardò l’orologio e vide che aveva dieci minuti di tempo. Corse fuori casa e si Materializzò alla libreria.

La ragazza stava salutando gli ultimi clienti proprio in quel momento. Decisero di cenare fuori; Annabeth chiuse in fretta la serranda – c’era sempre qualcuno che chiedeva informazioni all’ultimo minuto – e insieme si avviarono verso una pizzeria al limitare della zona magica.

«Di cosa mi vuoi parlare?» chiese una volta che ebbero preso posto.

«Ho bisogno di sfogarmi, di raccontarlo a qualcuno.»

L’altra aggrottò la fronte. «Raccontare cosa?»

«Tutto.»

Una giovane cameriera prese le ordinazioni e tornò subito dopo con le bevande e l’antipasto della casa.

Le due ragazze rimasero in silenzio per qualche minuto. Annabeth capì che Hermione aveva bisogno di raccogliere le forze e le idee e decise di non forzarla. Di solito non parlava mai della sua vita privata, era riservata al punto da apparire scontante e a volte fredda con gli altri.

In realtà aveva solo sofferto molto, come tutti.

Hermione chiuse gli occhi, prese un profondo respirò e iniziò a parlare.

«È successo durante il mio settimo anno a Hogwarts» disse quasi in un sospiro, «Harry e Ron avevano preso il diploma all’onore e non erano tornati con me per frequentare l’intero anno accademico.»

Annabeth annuì. «Hanno iniziato subito l’Accademia.»

«Mi sentivo sola. Ero sola» continuò Hermione. «Ero diversa, non volevo nessuno intorno a me.»

«Tesoro, è comprensibile, la guerra ha cambiato tutti noi.»

«C’è stata... una persona» sentiva un groppo in gola. «Ci siamo avvicinati per caso. Eravamo disperati entrambi, eppure... in qualche strano modo ci siamo aiutati.»

Annabeth ascoltò in silenzio. C’erano state delle voci su di lei; avevano spifferato in giro come il vento che il settimo anno di scuola era stato particolarmente difficile per la giovane eroina del Mondo Magico. In quel periodo lei si trovava all’estero: i suoi genitori, troppo spaventati, erano scappati dall’Inghilterra e si erano stabiliti presso un parente che viveva nell’est Europa.

«Non è successo mai niente tra noi, ma lui... lui mi ha salvata. Ero finita in un vortice di negatività e autocommiserazione e vittimismo represso... lui mi ha capita e mi ha teso la mano.»

«Posso chiederti di chi si tratta?»

Sulle labbra di Hermione comparve un sorriso spontaneo carico di tenerezza, gratitudine e amore.

«Draco Malfoy.»

Subito dopo la cameriera tornò con le pizze ordinate. Le ragazze tagliarono le fette e diedero i primi morsi.

«Sei innamorata di lui?»

Una pausa.

«Dire di sì sarebbe riduttivo.»

Annabeth venne investita dall’intensità dei sentimenti di Hermione e dalla loro sincerità. Se ne sentì quasi invidiosa. Amare in quel modo era raro, se non unico. Poteva essere una fortuna o una condanna.

«Draco disse che sarebbe venuto a salutarmi dopo la consegna dei diplomi, ma non lo fece.»

«Sai il motivo?»

«Mi ero messa con Ron.»

«Ma... Hermione!» la rimproverò l’amica. «Perché l’hai fatto?»

«Perché era giusto. Era ciò che lui voleva e che tutti si aspettavano.»

«Tu però volevi un altro.»

«Un altro che sparì per sei mesi.»

La pizza era ottima, ma Hermione faticava a coglierne il sapore. Aveva bisogno di continuare a parlare e tirare fuori tutto ciò che aveva nel cuore. Tutto il dolore e l’amore che l’avevano accompagnata in quegli anni.

«Sei mesi dopo la consegna dei diplomi gli confessai il mio amore. Lui mi chiese di lasciare Ron e quando dissi di no...»

«Sparì di nuovo?»

«Già» annuì tristemente. «Ci scambiammo qualche riga e l’estate successiva lui mi chiese di nuovo di terminare la mia relazione con Ron.»

«Fammi indovinare: rifiutasti e lui sparì?»

«Per cinque anni.»

«Quindi vi siete sentiti di recente?»

Il cuore di Hermione si strinse nel ripensare a quel momento. «Otto giorni fa.»

Annabeth la guardò con interesse e stupore. Ecco perché era sembrata più strana del solito. «E cos’è successo?»

«Abbiamo litigato. Gli ho scritto, ma lui non ha più risposto.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Che giorno è oggi?»

«Mercoledì

«Numero?»

«Quattordici.»

«Mese?»

Lo guardò storto. «Febbraio. Malfoy, sicuro di stare bene?»

«Ti dice niente il quattordici Febbraio

Hermione ebbe bisogno di pensarci. «È San Valentino.»

«Dieci punti a Grifondoro.»

Una rosa rossa apparve sulle gambe di Hermione.

«Ma cosa... questa... perché?»

Era in imbarazzo. Che carina.

«Ho ricevuto un certo tipo di educazione, Granger.»

«Ti hanno insegnato che si regalano rose alle ragazze per San Valentino?»

«Ti sembra strano?»

«Quindi ne hai regalate a tutte le ragazze della scuola?»

«Solo a chi doveva riceverla.»

Hermione sbuffò, spazientita. «Questa non è una risposta.»

«Ne ho regalata una sola, Granger.»

Draco si beò dell’espressione sul volto della ragazza, si alzò e la lasciò da sola con la sua rosa.

Il giorno dopo, con grande sorpresa, Draco trovò una scatola di cioccolatini sul suo banco nell’aula di Trasfigurazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Cos’hai intenzione di fare?»

Hermione scosse la testa e strinse i pugni. «Non ne ho idea.»

«Hermione...»

«Non so che fare. Qualunque cosa deciderò farà soffrire qualcuno che amo.»

«Adesso però state soffrendo tutti, tu per prima» intervenne Annabeth. «Conosci la soluzione, l’hai detto tu stessa.»

La ragazza alzò lo sguardo, gli occhi lucidi di lacrime che si rifiutava di versare.

«Hermione, tu ami Draco. E lui ama te.»

Quelle poche parole colpirono forte come una cannonata.

Tu ami Draco.

Chiuse gli occhi. Non poteva mentire a se stessa. Lo sapeva, l’aveva sempre saputo.

E lui ama te.

«Devi parlare con lui e anche se dovesse andar male...» Annabeth si sentiva quasi in colpa, perché sapeva che la sua amica stava per affrontare un momento difficile. Probabilmente avrebbe perso in modo definitivo una o più persone importanti per lei. «Non puoi restare con Ron.»

Hermione trattenne a stento le lacrime solo perché si trovava in un luogo pubblico. Sapeva di non poter fare un torto simile a Ron, accettare di sposarlo e costringerlo a vivere con una donna che non ricambiava davvero il suo amore – non come lui meritava.

Gli voleva bene, aveva creduto di amarlo, ma tutto svaniva in confronto a ciò che provava per Draco. Com’era possibile?

Tutti quegli anni senza vedersi né sentirsi... i litigi, le parole che si erano detti... forse lui non la voleva neanche più. Forse voleva solo chiarire la questione in sospeso da troppo tempo e andare oltre.

Forse era quello che lei stessa doveva fare.

«Li perderò entrambi» sussurrò con un filo di voce.

«Li perderai lo stesso se non sarai sincera.»

Un amaro sorriso si formò sulle sue labbra.

«La sincerità non è altro che umiltà e tu acquisti l’umiltà solo accettando umiliazioni.»

Annabeth cercò di pensare a come aiutare la sua amica, ma non c’era nulla che potesse fare, era una situazione che doveva affrontare da sola. Poteva solo offrirle il suo supporto, in qualunque modo sarebbe finita.

Notò che Hermione aveva preso a giocare con il braccialetto che portava al polso sinistro. L’aveva visto il primo giorno di lavoro: Hermione era vestita in modo impeccabile, elegante ma non eccessivo. Quel braccialetto di corda marrone intrecciata non si abbinava a nulla di ciò che aveva indosso.

Ricordò di averla vista giocherellare con quel braccialetto mentre lei le spiegava come venivano gestiti gli orari del negozio, i turni, le consegne e gli ordini dei clienti.

L’arrivo della pausa pranzo aveva dato alle due ragazze l’occasione di conoscersi meglio e prendere confidenza l’una con l’altra: del resto, avrebbero lavorato sempre insieme dalla mattina alla sera e il primo impatto era stato positivo per entrambe.

Tra una forchettata di insalata e l’altra, Annabeth aveva deciso di provare a soddisfare quella piccola curiosità.

 

«Grazioso» disse, indicando il braccialetto. «L’hai fatto tu?»

Hermione si toccò istintivamente il polso sinistro. Le sue dita sfiorarono il cuoio con una tale delicatezza, sembrava quasi fosse una riverenza nei confronti di un oggetto sacro.

Sulle sue labbra si formò un sorriso che nascondeva un segreto.

«No, è stato un regalo.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione stava guardando le stelle. Era una sera tranquilla, il cielo limpido. Si sentiva serena.

Da quanto non si sentiva così?

«Lasci i tuoi sogni tra le stelle?»

Sorrise.

«Lascio solo le mie speranze.»

«Positiva come sempre, vedo.»

Si voltò e lo raggiunse. Era già seduto a guardare il fuoco.

«Smetterai di seguirmi prima o poi?»

Un ghigno. «Forse.»

Hermione finse sorpresa. «Vuoi dire che non sono più un soggetto interessante, Signor Malfoy?»

«Solo tu puoi decidere di non renderti più interessante ai miei occhi.»

«Come mai non rispondi con una domanda alle mie domande?»

Draco la fissò in modo quasi serio. «Preoccupata, Granger? Temi di perdere un’abitudine?»

Temeva molto di più, ma non gliel’avrebbe detto. Non in quel momento. Non nei prossimi momenti. Forse mai.

Qualcosa si posò sulle sue gambe. Abbassò lo sguardo e vide un braccialetto.

Semplice cuoio marrone intrecciato. Non c’erano disegni, ricami, ciondoli. Solo una treccia infinita.

Non c’era neanche un gancio.

«Cos’è?»

«Indossalo.»

«È troppo piccolo» lo esaminò, non era elastico. «Come faccio a metterlo se non si allarga e non ha la chiusura?»

Le mani di Draco entrarono nel suo campo visivo.

Era la prima volta che si toccavano – pelle nuda su pelle nuda.

«È un braccialetto magico, svegliona.»

Draco strinse piano le dita intorno al suo polso sinistro – una presa delicata, attenta, quasi impercettibile. Con l’altra mano afferrò il bracciale e lo fece scorrere sulle sue dita, le nocche, il dorso della mano, fino al polso.

Il cuoio si allargò e si restrinse fino a raggiungere la perfetta misura.

«Ecco.»

Hermione non riuscì ad alzare gli occhi su di lui. «Perché?»

«Perché hai sempre freddo.»

Si sforzò di muovere il capo e incontrò il suo sguardo. «È un braccialetto termico?»

«Ti scalderà quando ne avrai bisogno.»

Mi sto già scaldando. Non te ne accorgi?

«Non dimenticare tutto questo, Hermione.» Suonò quasi come una preghiera.

Non avrebbe mai dimenticato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

«Credo che ridere sia il vero segno della libertà.»

René Clair

 

«La sincerità non è altro che umiltà e tu acquisti l’umiltà solo accettando umiliazioni.»

Madre Teresa di Calcutta

 

«Grazioso. L’hai fatto tu?»

«No, è stato un regalo.»

Tristano e Isotta

 

 

 

   
 
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