Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: FoolThatIam    11/03/2016    3 recensioni
Come reagirebbe Levi se un giorno non potesse ricomprare la sua amata candeggina? E come sarebbe Hanji se facesse il vigile urbano in un piccolo comune di provincia? E se questi due fossero due studenti di Chimica alle prese con la sessione invernale?
Una serie di one shot Alternative Universe sulla coppia Hanji/Levi, inizialmente ispirate dai prompt della levihan AU week del marzo 2016
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio a tutti.
In verità non ho mai desiderato partecipare a manifestazioni di fandom di questo genere, ma leggendo per curiosità i prompt di questa settimana dedicata alla coppia Hanji/Levi in scenari alternative universe, mi sono venuti degli spunti. Lì per lì gli ho ignorati, ma complice anche il fatto che sto affrontando una parte molto seria nell’altra storia lunga che sto scrivendo, francamente l’idea di scrivere di cose leggere e magari un po’ comiche mi ha convinta a fare una piccola pausa.
Chi sta leggendo l’altra storia può capire, e vi giuro che fra una decina di giorni riaggiornerò anche quella, lo prometto!
Venendo a questa piccola avventura in cui mi sono imbarcata (per chi fosse interessato a saperne di più qui trovate tutte le info), mi sto ispirando ad alcuni suggerimenti proposti da chi ha organizzato la settimana, ma non farò né tutti i prompt né ho intenzione di seguire il calendario, né per la successione né tanto meno per la data di chiusura. Anzi, in caso dovessi in futuro avere altre ideucce più o meno stupide, le posterò in questa raccolta di one shot.
E potrebbero pure non essere tutte AU. Insomma, è un progetto ispirato, ma totalmente anarchico!
Spero di riuscire ad intrattenervi, buona lettura.





Scenario apocalittico (5° prompt della AU levihan week)


Bleach Apocalypse Now!

C’è qualcosa di meglio che fare le pulizie, nella vita?
Hanji avrebbe risposto che c’era, certo, tipo starsene sul divano tutto il giorno a non fare nulla. Ma cosa poteva capirne quella selvaggia, della poesia dietro a tutto questo? Che ne sapeva lei di che soddisfazione fosse per Levi togliere ogni alone di unto dal ripiano dei fornelli con lo sgrassatore, quale gioia fosse pulire il ripiano di acciaio del lavello della cucina fino a farlo brillare, o quale intimo piacere dell’animo gli causasse far sparire ogni singolo frammento di polvere dalla libreria, fino a che sembrava nuova e appena montata?
Per Levi, quando riusciva a trionfare su una macchia di sugo persistente su una tovaglia, o riusciva a far sparire ogni residuo di muffa dalla fuga delle piastrelle del bagno, era un giorno felice, una vittoria sul caos che troppo spesso l’aveva vinta nelle loro esistenze. La pulizia era una cosa che poteva controllare, il resto no, e se proprio nella vita non sai mai quello che ti capita, vuoi mettere che bella figura ci fai ad avere una casa e una persona immacolata quando tutto il resto va allo scatafascio?
Questo pensava Levi, mentre tutto contento dentro, e un po’ meno accigliato del solito fuori, si dirigeva al suo discount preferito di prodotti per l’igiene personale e della casa, con l’intento di fare approvvigionamento di un bene senza il quale non poteva concepire la sua vita: la candeggina.
Oh, adorata candeggina, regina incontrastata della lotta ai batteri! Ci potevi pulire per terra, togliere le macchie persistenti dai capi bianchi, era l’unica arma nelle mani di noi piccoli e inutili esseri umani contro quella piaga sociale che era la muffa. Pare poco?
Levi amava la candeggina quasi quanto amava Hanji, il che qualcosa voleva pur dire, erano del resto le uniche due cose che aveva scelto di tenere con lui per sempre.
Vabbè, amava Hanji un pochino di più della candeggina, lo poteva ammettere.
Con lei gli piaceva anche sporcarsi, ogni tanto… ma le zozzerie di quel tipo erano le uniche che concepisse, nessun’altra eccezione.
E poi, lo ammetteva, la candeggina non aveva esattamente un buon odore: c’era quella profumata, certo, ma alla lunga comunque il tanfo di base arrivava. Ma insomma, era un piccolo difetto in un mare di perfezione, si potrà pur perdonare un difettuccio, no?
Le porte scorrevoli del negozio avevano fatto quel piacevolissimo ding metallico all’apertura, Levi si era girato verso la cassa dove di solito un commesso era sempre alla postazione, pensando di salutare entrando, come la persona a modo che era. Tuttavia la cassa era stranamente vuota.
Non ci aveva fatto più di tanto caso comunque, aveva preso un cestello di plastica lì vicino all’ingresso e si era fatto strada tra le corsie e gli scaffali.
Tuttavia percepiva qualcosa di strano. Nell’aria c’era come una sorta di elettricità che Levi non stava esattamente avvertendo come positiva. Era qualcosa di statico, di inquietante quasi. C’era silenzio, troppo silenzio.
Di solito la radio mandava i soliti motivetti pop del momento, di quelli che a lui mettevano i nervi solo a pensarci, ma il silenzio era ancora peggiore, gli sembrava di essere l’unico essere vivente lì dentro. Ed era impossibile, era pieno giorno! Era pure il giorno delle nuove offerte della settimana, quello che le brave massaie come lui aspettavano in gran fermento per accaparrarsi flaconi e flaconi dei loro detergenti preferiti scontati!
Svoltata la prima corsia era stato ovvio che le sue sensazioni fossero giuste.
Gli scaffali erano vuoti, tutti desolatamente e incomprensibilmente vuoti, con la sola eccezione di qualche sparuta confezione di detergenti e detersivi aperti e rovesciati, mollati lì per terra come soldati caduti rimasti sul campo di battaglia. Levi aveva avuto la netta sensazione che fosse passato un tornado, o che lui fosse l’unico al mondo che non aveva saputo dell’imminente fine del mondo e che quindi era in ritardo per rifornirsi dei generi di prima necessità.
La maggior parte della gente avrebbe pensato a rifornirsi di cibo, medicine, acqua potabile e batterie, ma non Levi, lui avrebbe fatto scorta prima di tutto di prodotti per pulire: poteva ridursi a mangiare grilli in padella con contorno di insalata di erba di giardino, ma l’avrebbe fatto impiattandoli artisticamente su un piatto pulitissimo, e che diamine! Non era mica stato cresciuto da un branco di lupi!
Aveva continuato ad avanzare con aria stupita e incuriosita tra le corsie, a ogni giro non trovava che scaffali semi vuoti e caos. I neon sopra la sua testa, in quel silenzio innaturale, ronzavano in modo sinistro, non aveva visto ancora anima viva.
Alla prossima svolta ci sarebbe stato il corridoio dove la sua amata candeggina lo aspettava sempre, paziente e fedele come una moglie degli anni cinquanta. Sentiva dentro di lui crescere una tensione che gli stringeva lo stomaco in una morsa, simile a quella di quando da ragazzino non studiava e la mattina dopo non poteva che osservare il professore scorrere il dito sull’elenco degli alunni della classe, sperando che non si fermasse sul suo per decidere di interrogarlo.
Era ovvio quale sarebbe stato lo squallido e devastante spettacolo che si sarebbe trovato davanti, era stato così in tutto il resto delle corsie, perché doveva essere diverso stavolta? Forse Levi s’illudeva perché la candeggina non l’aveva mai tradito, non l’aveva mai deluso, non l’aveva mai lasciato nei guai e aveva fiducia che nemmeno quella volta l’avrebbe fatto.
Era stato come una coltellata dritta al cuore vedere che però, anche lei, era sparita: non c’era un singolo flacone rimasto, nemmeno uno piccolo, o di sottomarca. Nemmeno uno abbandonato a terra, mezzo svuotato, niente. Niente di niente!
«Stramaledetti fottuti bastardi!» aveva mormorato incavolato nero, a denti stretti.
Potevano toccargli tutto: poteva fare a meno del detergente per i pavimenti al limone, dello sgrassatore al sapone di marsiglia, dell’ammorbidente alla lavanda, tutto! Ma se si azzardavano a togliergli la candeggina no, lì proprio non ci stava.
Ci doveva essere una spiegazione a quell’incresciosa situazione, a passo deciso era tornato verso la cassa all’entrata, ma non c’era nessuno a cui chiedere, anzi, da cui esigere tutte le spiegazioni che sentiva di meritare.
Che stessero rinnovando e magari si erano scordati di chiudere la porta? Erano stati vittime di atti vandalici? Chi poteva saperlo.
In ogni caso lì non avrebbe trovato nulla di quello di cui aveva bisogno, aveva posato il cestello di plastica vicino a una cassa e aveva fatto per uscire, quando all’improvviso una mano da sotto il ripiano era andata ad acchiappargli una caviglia.
Si era prodotto in un grido decisamente poco virile, ma si era ripreso subito scrollandosi da quella presa e abbassandosi per vedere chi diavolo fosse che si divertiva a fare stupidi scherzi.
Aveva trovato un adolescente brufoloso e tremante rannicchiato nello spazio vuoto sotto il nastro trasportatore della cassa.
«Si metta in salvo, finché può!» gli aveva mormorato impaurito.
«Oh, giovane, ma che stai dicendo?» aveva ribattuto Levi, scocciato. Se era uno scherzo non faceva ridere. Ma chi era che aveva tutto quel tempo da buttare via, poi?
«È arrivato all’improvviso… non abbiamo potuto fare niente… ha spazzato via il capannello delle massaie della mattina… tutte in un colpo solo! Si salvi, torni a casa, spranghi le porte e le finestre e se ha dei prodotti per pulire, per amor del cielo, li butti in strada o attaccheranno anche lei!»
Levi si era abbassato sui talloni, quasi comprensivo. In fondo quel ragazzino a momenti poteva essere figlio suo.
«Giovanotto, un consiglio» gli aveva detto mettendogli una mano su una spalla, quasi paterno. «L’ammoniaca limitati a venderla, non sniffarla» aveva detto serissimo, per poi rialzarsi e uscire.
Si era guardato intorno quando era stato fuori sulla porta, qualcosa non tornava. Erano così vuote le strade pochi minuti prima, quando era entrato nel discount?
Aveva cominciato a camminare verso il supermercato più vicino, anche se non gli piaceva fare rifornimento di prodotti per pulire lì. Non avevano la stessa scelta e varietà del discount specifico, ma meglio che niente. Già che c’era, aveva pensato, avrebbe comprato delle fragole per Hanji se ne avevano. Sapeva che le avrebbe fatto piacere averle e almeno avrebbe dato un senso a quel dover andare per forza nell’altro negozio.
Continuava a non incontrare anima viva, non passavano automobili per la strada, il vento muoveva al centro della carreggiata un foglio di carta oleata che volteggiava indisturbato. I semafori continuavano a scattare dal verde, al giallo, al rosso, senza tuttavia dirigere alcun traffico.
«Mah…» aveva detto tra sé e sé Levi, a pochi passi dalla sua meta.
A un certo punto aveva sentito un boato, il muro adiacente all’entrata del supermercato era andato in pezzi, accompagnato da un suono stridente di vetri che andavano in frantumi.
Quello che era uscito un secondo dopo dalle macerie era evidentemente un mostro: alto non meno di cinque metri, un enorme corpo senza pelle con gli occhi a palla che uscivano dal cranio rotondo, s’ingozzava a piene mani di flaconi, buste e fustini di detersivi vari.
Levi era rimasto pietrificato dalla scena, anche il mostro l’aveva guardato per qualche secondo quando aveva finito di ingozzarsi, ma evidentemente, non trovandolo interessante, era andato oltre, seguito da una fiumana urlante di persone che fuggivano dal supermercato e che l’avevano quasi travolto correndo in direzione contraria alla sua.
«Scappa, pazzo! Il gigante mangia detersivi tornerà e non avrà pietà di chi si metterà tra lui e i detergenti!» gli aveva detto una donna esagitata prima di scappare via.
Levi a quel punto aveva sentito salirgli una furia cieca, montargli un’arrabbiatura micidiale, le mani gli tremavano e stava respirando a fatica, ruggiva quasi come un leone assatanato.
«Nessuno può mettersi tra me e la mia candeggina profumata, oh no! Hai incontrato la tua nemesi, gigante mangia detersivi!»
Con una forza sovrumana che non sapeva di possedere fino a trenta secondi prima, aveva divelto a mani nude un cartello di stop spezzandolo in due e brandendone una metà come un'arma, quindi era corso dietro al gigante urlando, dandosi la carica per attaccare.
«Levi! Levi!»
Hanji lo chiamava, da dove era spuntata fuori? Era proprio vicino a lui, lo scuoteva per una spalla.
«Non adesso, tesoro, ho da fare! Devo abbattere quel gigante!» le aveva detto tranquillo come se le avesse comunicato che andava semplicemente a buttare la spazzatura.
Hanji però continuava a scuoterlo, Levi aveva provato a farla smettere, ma lei non aveva desistito.
All’improvviso aveva aperto gli occhi.
Non era fuori da un supermercato in rovina, non c’era nessuno che fuggiva terrorizzato. E supponeva, dato che era tranquillo al caldo nel suo letto accanto alla donna della sua vita, che non esistesse un gigante mangia detersivi.
Aveva sgranato gli occhi guardando Hanji che gli sorrideva divertita, chiedendosi quanto avesse vocalizzato mentre faceva quel sogno così assurdo e così ridicolmente vivido.
«Piccoletto, che accidenti stavi sognando? Eri agitatissimo e mugolavi cose incomprensibili!» gli aveva chiesto mettendogli entrambe le mani sulle guance.
«Mh… non lo so, non me lo ricordo già più» aveva mentito, sollevato che avesse solo mugolato. «Ma era super inquietante, una roba tipo l’apocalisse o giù di lì. Mostruoso.»
Hanji gli aveva dato un piccolo bacio sulle labbra, poi l’aveva abbracciato spingendolo contro di lei, facendo in modo che le si sdraiasse addosso. Aveva sistemato il piumone in modo che fossero belli al caldo prima di spegnere l’abatjour sul comodino e rimettere il braccio sotto il piumone, attorno alle sue spalle.
«Beh, era solo un sogno. Rimettiti a dormire. Buonanotte.»
Levi le aveva dato un bacio su una guancia. «Buonanotte» aveva risposto chiudendo gli occhi, godendosi il calore della sua pelle e il suo odore così familiare e piacevole.
Però c’era una cosa che continuava a tormentarlo, e dato che il ritmo del respiro di Hanji gli suggeriva che non stesse ancora dormendo, tanto valeva togliersi il dubbio.
«Hanji, scusa, ma oggi sei stata a fare la spesa?»
«Sì, perché?» gli aveva chiesto l’altra, con un tono sorpreso. Com’è che nel mezzo della notte gli venivano certi dubbi?
«Hai ricomprato la candeggina?» le aveva chiesto quasi impaurito.
«Certo che l’ho presa, il formato grande da due litri, quella profumata che piace a te.»
«Ah, bene, grazie» aveva detto Levi soddisfatto e tranquillo.
Avuta quella conferma, quasi non aveva fatto in tempo ad appoggiarsi di nuovo alla sua spalla che si era riaddormentato come un bambino, come qualcuno che finalmente dormiva il sonno dei giusti.
Ad Hanji veniva da ridere, ma cercava di trattenersi, per non svegliarlo di nuovo. Aveva posato un bacio sulla sua fronte, scostandogli appena i capelli con un dito.
Levi era uno strambo fanatico della pulizia, senza dubbio, ma era il suo strambo fanatico della pulizia.
E guai a chi glielo toccava, nessuno doveva azzardarsi, o avrebbero scatenato la furia che c’era in lei: avrebbe fatto il sedere a strisce pure a quel gigante mangiatore di detersivi di cui l’aveva sentito mugolare poco prima, se solo ci avesse provato.

   
 
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