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Autore: _Kurai_    16/03/2016    5 recensioni
L'ombrello cadde a terra, scoprendo il volto di Tooru, che si portò una mano al petto.
Un campanello d'allarme risuonò fortissimo nella testa di Hajime e iniziò d'istinto a correre nella sua direzione, arrivando a sorreggerlo un istante prima che cadesse in ginocchio.
"I-Iwa-chan... scusa..."
Una macchia rossa si stava allargando sulla felpa bianca e azzurra di Oikawa e le sue mani fecero per aggrapparsi a Iwaizumi, mentre cercava disperatamente di dire qualcos'altro.
Solo in quel momento Hajime notò un luccichio spettrale a pochi passi da loro: un coltello di almeno quindici centimetri riluceva sull'asfalto, immerso per metà in una pozzanghera e macchiato da un inequivocabile liquido scarlatto.
Prima che Hajime potesse dire o fare qualsiasi cosa sentì la forza scivolare via dalle dita che stringevano febbrilmente e quasi dolorosamente le sue braccia tese a sorreggere il compagno, mentre gli occhi di Tooru si chiudevano lentamente.
"...no... resta sveglio, razza d'idiota...io..."
Genere: Angst, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rewind


Jersey just got colder and
I'll have you know I'm scared to death
That everything that you had said to me was just
A lie until you left
Now I'm hoping just a little bit stronger
Hold me up just a little bit longer
I'll be fine, I swear
I'm just gone beyond repair

And I should have been your everything
I'm now at the end of my eternity
And I will sleep to have the darkest dreams
This just won't seem right to me
I close my eyes and beg for peace

("Jersey", Mayday Parade) 


/Regret/
 

"Un'altra, Iwa-chan!"

Le goccioline di sudore gli imperlavano il viso come tanti piccoli cristalli.

Nemmeno dopo tutte quelle ore di allenamento serrato Oikawa Tooru accettava di essere stanco, nonostante fosse stato proprio lui a sollevare la questione dell'importanza del riposo.

Era sempre stato così: tanti buoni consigli, tanta buona volontà, ma poi era sempre il primo a sbagliare e a perseverare nei suoi errori. Hajime si chiese per l'ennesima volta cos'avrebbe fatto quell'idiota senza di lui, ma alla fine decise di accontentarlo, anche se fuori era già buio da un bel pezzo.

"Va bene, però questa è davvero l'ultima!" sospirò, sconfitto.

Tooru sorrise, in un modo o nell'altro riusciva sempre ad averla vinta.

 

Erano rimasti solo loro due in palestra, o forse perfino in tutta la scuola.

Prima l'alzatore del Seijou aveva voluto allenarsi nella sua celebre battuta dall'alto fino a che i suoi polpastrelli erano diventati insensibili e le sue gambe pesanti, e Hajime non aveva lesinato di notare le sue malcelate smorfie di dolore al momento dell'atterraggio più e più volte: il ginocchio gli faceva ancora male, e l'idiota si ostinava a negarlo.

Gli aveva lanciato uno sguardo di rimprovero, e Tooru aveva capito l'antifona: avevano iniziato ad allenarsi insieme sulle alzate e sulle schiacciate, e così era trascorsa un'altra ora. Gli altri se n'erano andati, uno dopo l'altro.

Oikawa insisteva a continuare ancora, anche se era evidente dai suoi movimenti che il dolore non accennava a diminuire, e Iwaizumi gli aveva già fatto notare diverse volte che era ora di smettere per quel giorno, nonostante un'amichevole contro la Shiratorizawa fosse imminente. Dopo l'ultima sconfitta solo sentirli nominare faceva riapparire quel Tooru che tanto faceva arrabbiare Hajime, quel Tooru che non riusciva ad accettare i suoi limiti e che si giustificava con parole vuote e sorrisi falsi. Tuttavia, sembrava ci fosse dell'altro.

Quel sorriso ostentato dal suo compagno di sempre, che conosceva alla perfezione, lo irritava oltremisura, ma allo stesso tempo non riusciva a dirgli di no.

Oikawa Tooru era davvero un demone.

 

Per Hajime era già stata una pessima giornata, e vedere Tooru preoccuparsi così poco di sè stesso e delle proprie condizioni lo impensieriva più di quanto riuscisse a sopportare in quel momento. L'ace della Seijou in tutti quegli anni di amicizia aveva imparato che ogni volta che Oikawa sorrideva in quel modo c'era qualcosa che non andava e di cui non voleva parlargli, ma che allo stesso tempo temeva di affrontare da solo.

Ogni volta finiva allo stesso modo: Iwaizumi sbottava, volavano insulti e pugni ben assestati e alla fine Oikawa glissava, dicendo che era tutto sotto controllo e che conosceva i suoi limiti. Questo non impediva ad Hajime di preoccuparsi, tanto più che nell'ultimo periodo Tooru si era fatto schivo e taciturno, il che non era assolutamente da lui.

Il capitano dall'Aoba Johsai andò a recuperare la palla in fondo al campo, e ancora una volta Hajime notò che zoppicava vistosamente, anche se cercava di celarlo, senza successo.

Tooru si fermò sulla linea bianca, e, con una strana luce negli occhi, fece per provare un'ultima volta la sua battuta per concludere in bellezza l'allenamento, anche se non c'era nessuno ad assistere (se non un seccato Hajime).

Iwaizumi lo raggiunse a grandi passi, lo sguardo ancora più arrabbiato del solito. Forse la sua reazione era eccessiva, ma non riusciva ad evitarlo. Strappò la palla di mano a Oikawa, che dapprima lo guardò con l'infantile sdegno di un bambino a cui vengono sottratte le caramelle per scongiurare un mal di denti, poi si fece improvvisamente serio.

"Hajime, non è necessario che ti preoccupi per me in questo modo" gli disse, senza riuscire a guardarlo negli occhi. Lo aveva chiamato per nome, e non con uno dei suoi stupidi vezzeggiativi.

Cosa stava succedendo?

Iwaizumi sbuffò e si morse la lingua per trattenere la rabbia che ribolliva dentro di lui. Forse stava seriamente esagerando.

In ogni caso riuscì a raggiungere il suo obiettivo, e finalmente si avviò con Tooru verso lo spogliatoio. Mentre si spogliavano delle tute da allenamento si soffermò sui movimenti calcolati del setter, pieni di attenzione per non concentrare il peso sulla gamba destra, e poi indugiò con lo sguardo quando Oikawa fece per sfilarsi la fascia protettiva bianca dal ginocchio, che era livido e gonfio, quasi il doppio più grande dell'altro. Fu allora che non riuscì più a trattenersi, e si alzò in piedi davanti a Tooru, intrappolandolo spalle al muro. Non avrebbe accettato un nuovo tentativo di minimizzare.

"Sarai contento adesso, immagino" iniziò, con lo sguardo fisso negli occhi castani di Tooru e una vena pulsante sulla fronte "sono stufo di vedere come cerchi di autodistruggerti e di tagliarmi fuori dalle tue preoccupazioni, SONO DAVVERO STUFO!" aveva alzato la voce, una cosa che non era decisamente da lui, ma si sentiva come se un'eruzione che covava da anni nelle profondità di un vulcano si fosse improvvisamente svegliata e si stesse per riversare all'esterno, inarrestabile e pronta a portare distruzione.

Oikawa aprì e richiuse la bocca, come un bizzarro pesce fuor d'acqua. Come avrebbe dovuto giustificarsi? Iwaizumi avrebbe capito? O forse si sarebbe arrabbiato ancora di più?

Il suo silenzio contribuì a peggiorare la situazione. Hajime si morse un labbro a sangue nel tentativo di trattenersi, ma le successive parole di Tooru innescarono definitivamente la bomba.

"E tu cosa potresti fare per risolvere le mie preoccupazioni? Non ho bisogno di una balia e non è affar tuo fino a che punto intendo sforzarmi per riuscire a migliorare, Hajime."

"NON SAREBBE AFFAR MIO, TOORU? Non ricordi che siamo una squadra? Che noi due siamo... siamo..." prese un respiro, come se gli mancasse l'aria "PIUTTOSTO CHE VEDERTI IN QUESTO STATO PREFERIREI DISTRUGGERTI IO CON LE MIE STESSE MANI, MALEDIZIONE!"

Ecco, l'aveva detto.

L'aveva urlato.

L'aveva pensato a lungo, tutte le volte che aveva assistito a episodi simili, e alla fine era esploso.

Il silenzio era assordante e lo sguardo di Tooru era dannatamente vuoto.

Ostentava falsa indifferenza. In realtà, anche in lui qualcosa si era spezzato.

Iwaizumi abbandonò il proposito di farsi la doccia nello spogliatoio e indossò in fretta la divisa e la giacca, poi, sforzandosi di non guardare negli occhi quello che fino a pochi minuti prima era convinto essere il suo migliore amico, uscì dalla stanza sbattendo la porta e lasciò Oikawa ancora lì seduto, attonito.

 

Fuori aveva iniziato a piovere forte, e il rumore ritmico delle gocce sull'asfalto rieccheggiava nella testa di Hajime con l'insistenza di un rimprovero.

Avevano discusso tantissime volte nel corso della loro decennale amicizia, ma non si era mai sentito così. Non avrebbe mai voluto sbottare in quel modo, e la sua testa minacciava di scoppiare. Forse sarebbe dovuto tornare dentro e chiedergli scusa, anche se il suo orgoglio non glielo avrebbe mai permesso. Sospirò. Era già bagnato fradicio, e nella foga aveva dimenticato l'ombrello a scuola.

 

Senza rendersene conto aveva già percorso più di un isolato sotto il diluvio quando finalmente il suo buon senso gli impose di tornare indietro. Non poteva lasciarlo così, in un momento in cui era evidente che Tooru avesse bisogno d'aiuto. Non gli importava che non l'avrebbe mai accettato o che l'avrebbe preso per un gesto di compassione, Hajime doveva capire.

Fuggire non era la risposta.

 

Tornò indietro di corsa, indifferente al peso dei vestiti intrisi d'acqua e alla pioggia che gli entrava negli occhi, e giunse in vista dell'ingresso dell'Aoba Johsai appena in tempo per vedere due sagome scure incrociarsi a pochi passi dal cancello della scuola. Non riusciva a distinguerne i volti, perchè uno dei due si riparava con un ombrello, mentre l'altro indossava una giacca nera col cappuccio e i pantaloni della divisa del Seijou. I due ebbero un breve scambio di battute, quindi l'individuo incappucciato si allontanò a grandi passi, per poi sparire in un vicolo.

Fu un attimo.

L'ombrello cadde a terra, scoprendo il volto di Tooru, che si portò una mano al petto.

Un campanello d'allarme risuonò fortissimo nella testa di Hajime e iniziò d'istinto a correre nella sua direzione, arrivando a sorreggerlo un istante prima che cadesse in ginocchio.

"I-Iwa-chan... scusa..."

Una macchia rossa si stava allargando sulla felpa bianca e azzurra di Oikawa e le sue mani fecero per aggrapparsi a Iwaizumi, mentre cercava disperatamente di dire qualcos'altro.

Solo in quel momento Hajime notò un luccichio spettrale a pochi passi da loro: un coltello di almeno quindici centimetri riluceva sull'asfalto, immerso per metà in una pozzanghera e macchiato da un inequivocabile liquido scarlatto.

Prima che Hajime potesse dire o fare qualsiasi cosa sentì la forza scivolare via dalle dita che stringevano febbrilmente e quasi dolorosamente le sue braccia tese a sorreggere il compagno, mentre gli occhi di Tooru si chiudevano lentamente.

"...no... resta sveglio, razza d'idiota...io..."

 

Stava ancora stringendo tra le braccia il corpo immobile di Oikawa sotto la pioggia incessante e non sapeva se fossero trascorsi istanti o ore quando improvvisamente Iwaizumi tornò alla realtà, riscosso dalle luci di quattro fari abbaglianti che li circondavano.

Qualcuno aveva chiamato la polizia e un'ambulanza, e Hajime percepiva tutto come al rallentatore, come se fosse chilometri lontano da lì.

Alcuni uomini strapparono Tooru dalle sue braccia e lo sistemarono su una barella, mentre la pioggia continuava a cadere, implacabile. Iwaizumi riprese il controllo di sè e fece per seguirli, ma un uomo in uniforme blu scuro lo afferrò per un braccio e sentì chiaramente qualcosa di freddo e metallico chiuderglisi intorno al polso.

Hajime alzò uno sguardo più che incredulo verso gli occhi freddi e impassibili del poliziotto, che vanificò in un istante ogni suo tentativo di urlare e divincolarsi premendogli dolorosamente il gomito sulla schiena e procurandogli un dolore immediato e pungente alla spalla destra. Cosa stava succedendo? Cosa volevano da lui? Perchè non lasciavano semplicemente che seguisse Tooru?

 

* * *

 

Era ancora completamente fradicio e nessuno gli aveva offerto un asciugamano e nemmeno una bevanda calda. Era seduto da almeno due ore su una sedia fredda in una stanza spoglia a chiedersi se ci fosse un modo per svegliarsi da quell'incubo, a cercare di rispondere a domande che si facevano sempre più prive di senso e ripetitive, sicuramente con lo scopo di fargli fare un passo falso.

Improvvisamente l'uomo smise di parlare e tirò fuori un piccolo computer portatile, mettendo in riproduzione un video che era stato evidentemente girato con un cellulare.

La prima parte inquadrava la palestra vuota e si sentiva chiaramente la sua voce che urlava "PREFERIREI DISTRUGGERTI IO CON LE MIE STESSE MANI, MALEDIZIONE!" e poi dopo un movimento brusco della ripresa (probabilmente l'ignoto cameraman improvvisato si era nascosto per non farsi vedere da lui) si vedeva lo stesso Hajime sbattere la porta e avanzare deciso verso l'uscita della palestra. L'inquadratura successiva, probabilmente ripresa da una telecamera di sorveglianza o qualcosa del genere, riprendeva lui che correva via sotto la pioggia e dopo qualche minuto Oikawa che usciva di corsa e la sagoma incappucciata che riappariva dalla stessa direzione in cui Iwaizumi si era allontanato poco prima. Solo in quell'istante Hajime si rese conto con un brivido di terrore che lo sconosciuto era vestito esattamente come lui e indossava perfino un paio di scarpe da ginnastica identiche alle sue.

Il video si interrompeva subito dopo, un istante prima che lui accorresse ad aiutare Tooru, come se la telecamera si fosse improvvisamente spenta proprio nel momento meno opportuno.

Era evidente che Hajime Iwaizumi e Tooru Oikawa si erano fatti un nemico.

 

Nonostante le sue proteste e la richiesta disperata di poter almeno fare una telefonata per avvertire la sua famiglia che stava bene e per scoprire le reali condizioni di Tooru, Hajime si ritrovò rinchiuso per la notte nella piccola cella sul fondo della caserma del quartiere, "in attesa di successivi accertamenti", come aveva detto il poliziotto con un ghigno.

Guardava il muro grigio della cella come se potesse dargli delle risposte, cercando di mantenersi freddo e razionale per quanto possibile.

Era un errore, era tutto un errore.

Tooru si sarebbe ripreso e avrebbe chiarito tutto, e il giorno dopo sarebbe andato a trovarlo e tutto si sarebbe risolto per il meglio.

 

Il destino la pensava diversamente.

Il viso dai tratti appuntiti del poliziotto dagli occhi freddi come il ghiaccio riapparve nel suo campo visivo: "Ci sono brutte notizie per te, pare. Il tuo amico è peggiorato, dall'ospedale dicono che è in coma irreversibile".

Hajime andò come in blackout per qualche minuto, con gli occhi sbarrati e un'improvvisa fame d'aria, tanto che per qualche istante vide tutto nero.

"Non è... non è possibile...".

 

* * *

 

Doveva essere ormai piena notte e la cella era totalmente buia. L'unica luce proveniva dall'ufficio della guardia notturna in fondo al corridoio, ed era fioca e lontana come la sua volontà di vivere in quel momento.

Avrebbe voluto spegnersi, cancellare tutto, non provare più nulla.

Avrebbe voluto tornare indietro, correggere i suoi errori, impedire quell'insensata escalation di eventi che aveva portato a quel terribile risultato.

Chiuse gli occhi, pur sapendo che non avrebbe mai preso sonno.

Invece cadde lentamente in un oblio oscuro e senza sogni.

 

Fu come precipitare in un buio senza fine, ma al suo risveglio uno dei suoi desideri si era avverato.

Quando aprì gli occhi, si accorse subito che in lui e in ciò che lo circondava c'era qualcosa di molto diverso.

 


E così dopo aver rimuginato mooooolto a lungo su questo prompt (che chiaramente non vi svelo ancora perchè il vero plot twist arriverà nel prossimo capitolo) ecco che arrivo a maltrattare anche la IwaOi! Ditelo che sentivate la mancanza di angst su loro due visto che non ce n'è abbastanza! /inserire sarcasmo qui/
Anyway, spero di avervi incuriositi a sufficienza e che avrete voglia di continuare a leggere questa storia, almeno quanta ne ho io di scriverla~

Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui e alla prossima!!

_Kurai_

 

 

 

 

 

   
 
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