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Autore: Madam Morgana    17/03/2016    2 recensioni
Alice Parker ha vent'anni e vive a Stratford, in Inghilterra.
La sua vita è sempre stata normale. Ha sempre desiderato vivere, Alice, che però non ha fatto i conti con le sue solite paure e paranoie.
Lei proprio non ci riesce a dimenticare Joseph, l'amico ch'è partito senza salutarla.
Spera di rivederlo, mentre continua a cercare la felicità che tanto desidera.
Scoprirà la ragione della sua costante tristezza quando, un giorno, sua madre le rivelerà un'amara verità.
Perché, in fondo, la vita è piena di segreti, piena di rivelazioni che sconvolgono.
Ma Alice lo sa. Alice sa che vinceranno loro, contro tutti, perché Calum è la sua unica cosa bella.
Perché lei è un disastro, ma Calum, lui è proprio un opera d'arte.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19.

« Alice, se non gli dirai nulla s'incazzerà. » M'informa Calum, mentre stropiccia i suoi occhi. Si è svegliato da poco, ed io gli ho portato la colazione. Pensavo non avesse visto chi ci aveva riportato a casa, ma invece mi sbagliavo. Era semplicemente troppo sbronzo per replicare, aveva bisogno di aiuto.
Calum sa bene chi ci ha riportato a casa, sa di Joseph e del suo gesto.

Abbiamo discusso sull'accaduto, e mi ha ripromesso di non fare più sciocchezze simili. Sono felice di ciò, ma una cosa mi logora l'anima. Il gesto di Joseph e di quello che sono stata in grado di fermare.
Joseph ha provato a baciarmi, così, di punto in bianco, come fosse una cosa naturale. Come se io continuassi a volere lui mentre invece non è più così. Vorrei tenerlo nascosto ad Ashton, per il semplice fatto che conosco il suo carattere e non la prenderà bene. Ma Calum non la pensa così.
« E come glielo dico? Non è semplice, sai? » Sbuffo, guardandomi intorno. Sono le otto del mattino e tutti ancora dormono. Gli unici ad essere svegli, in casa, siamo io e Calum... e Luke che canta sotto la doccia.
« Posso immaginare, ma se Ashton dovesse notare che tu gli tieni nascoste le cose, s'incazzerà a morte. E visto che non posso dividervi, almeno lasciati consigliare. » In un certo senso credo che l'episodio di ieri non sia stato così tragico, almeno adesso mio fratello ha capito realmente le mie intenzioni, le mie idee non cambieranno riguardo Ashton, che forse è l'unico in grado di rendermi felice.
Ed allora lo stringo, Calum, nonostante i miei abbracci non possono essere paragonati ai suoi così belli e pieni di sentimento.
Ma ci provo, 'ché voglio fargli capire quanto lui conti per me. Quanto ha fatto, in questi giorni, quanto mi ha aiutato, sollevato, sostenuto. E nonostante tutto sono cresciuta, ancora, grazie a lui, a loro. Alla mia nuova famiglia.
E sono maturata, consapevole che l'amore o lo vivi o lo rimpiangi. Ed io sono stanca di rimpiangere le cose, che siano persone o sentimenti. Adesso voglio vivere il mio amore con Ashton, e voglio farlo nel pieno dei miei anni, con la consapevolezza che tutto può essere meraviglioso a vent'anni.
« Perfetto, allora lo faccio. Io – vado in camera sua. » Le mani cominciano a sudarmi leggermente e sebbene io le abbia pulite sul pantalone, queste tornano ad inumidirsi.
Mi alzo dal sofà, guardo Calum che scrolla le spalle e poi mi precipito di sopra, salendo le scale.
La stanza di Ashton ancora è chiusa, simbolo ch'è assorto ancora nel mondo dei sogni.
Tintinnante picchietto le nocche sul legno color cioccolato, ed aspetto la sua apertura. Se Ashton dovesse non aprirmi, non busserò ulteriormente. Magari è destino che io mi tenga tutto dentro, chi lo sa.

Attendo.
Ed i minuti non mi sono mai sembrati così lunghi. Mi guardo intorno, poi fisso il parquet, poi le pareti infine il soffitto. Quando quasi sto per andar via, la porta si apre rivelando un Ashton con il volto ancora impastocchiato dal sonno ed i riccioli cotonati.
Oddio che tenero, dorme in tutta!

Calma, Alice, calma.
« Alice, ma chi ti ha buttato dal letto? Sono solo le otto, bambolina.» Non ci voleva. Quel nomignolo non ci voleva proprio.
Sento le guance andare in fiamme, contorco le mani in gesti convulsi e poi borbotto qualcosa che lo fa ridere. Nemmeno io so cosa ho effettivamente detto.
« Io, uhm, posso entrare?» chiedo, e lui annuisce abbozzando un sorriso. Probabilmente si è svegliato di buon umore, ed io quasi certamente glielo distruggerò, dannazione.
Avanzo, entrando nella sua camera dove regna un disordine disumano. Poi mi siedo sul suo letto, mentre lui fa altrettanto.
« Non mi sarei potuto svegliare in maniera migliore. » Sussurra.
Dolcemente si avvicina a me, e poggia le labbra sulle mie.
E giuro, potrebbe finire il mondo ma noi no.
Potrei smettere di respirare ma lui sarebbe l'aria che mi manca.
E potrei smettere di vivere, ma mai di amarlo.
Perché Ashton ha cambiato la mia vita, giorno dopo giorno, lentamente. In maniera graduale si è impossessato della mia unica metà di cuore, e poi l'ha preso con se, incollandolo alla sua metà. Ed ora, finalmente, torniamo a vivere. In simbiosi, con un cuore solo, ma viviamo.
Le nostre lingue danzano indisturbate, ci studiamo per minuti che sembrano farsi ore, poi ci allontaniamo quando – stanchi – andiamo alla ricerca d'aria.
«Alice, sei bellissima. » Ed io lo stringo, perché potrebbero portarmi via tutto ma non Ashton. Non lui che mi ha insegnato a lottare, vivere, sperare e credere che tutto sia possibile.
Lo stringo forte, per paura di perderlo. Per paura di vederlo sparire, svanire come fumo in balia del vento.
« Ash? » Sussurro, quasi come se non volessi interrompere il momento. So ch'è inappropriato, ma proprio devo dirglielo.
« Mh?» Mugugna lui, probabilmente avvolto nel dolce tepore dell'amore.
« Dobbiamo parlare. » Ed a quelle parole lui si allontana. I suoi occhi s'accendono, impaurito mi fissa. Aggrotta le sopracciglia e deglutisce.
« C'è qualcosa che non va, Alice? » Mi chiede, ed io vorrei dirgli che non è lui il problema. Che il vero problema, alla base di tutto, è sempre stato Joseph. Me lo trascino dall'adolescenza questo cazzo di problema.
« No, ecco – io, cioè... tu non - »
« Alice, dimmi semplicemente dove ho sbagliato. » Scuoto freneticamente la testa, perché non voglio che pensi sia lui il problema.
Come può essere il problema quando, invece, lui è il rimedio?

« Non sei tu il problema, Ash. »
« Allora dimmi cosa c'è che non va!» la sua voce si alza di un'ottava, e comprendo a pieno che ben presto ci ritroveremo a discutere.
Deglutisco, sento il cuore salirmi in gola. Giuro, potrei vomitarlo da un momento all'altro. Gli occhi prendono a pizzicare e le mani si stringono a pugno.
« L'altra sera io e Calum abbiamo litigato, comunque poi lui è andato via. Luke mi ha detto che avrei potuto trovarlo al Discoparade ed allora ci sono andata. Comunque quando l'ho pescato era ubriaco fradicio, allora quando siamo usciti dal locale ci stavamo avviando per tornare a casa, ma eravamo a piedi. Joseph mi ha riaccompagnato a casa... » Ashton tira un sospiro di sollievo, quasi come se la cosa non fosse stata una tragedia, quello che non sa è che, il peggio, deve ancora venire.
«Ehi, guarda che non sono un tiranno, mi fa piacere ti abbia aiutata. » Dice, forse trattenendo l'ira. Perché tanto lo so che non sopporta Joseph tanto quanto Calum.
« Non è solo questo, Ash. » Sussurro, trattenendo le lacrime.
« Cos'altro c'è, allora? »
« Joseph ha provato a... baciarmi. » La frase basta per far scattare Ashton dal letto.
Nervosamente si passa le mani tra i capelli sfatti, guardandosi intorno alla ricerca di tutto e niente. « L'ha fatto? » Ringhia.
Le lacrime cominciano a scendere dal volto, indisturbate, 'ché se anche desiderassi cacciarle indietro proprio non ci riuscirei. Sento il respiro morirmi in gola, così come le parole che non riesco a far uscire dalle mie labbra.
Ashton, allora, mi scrolla le spalle. L'ira è incastrata nei suoi occhi di smeraldo « Alice ti ha baciata? Sì o no? Cazzo!»
« No! No, non l'ha fatto! Io l'ho respinto! Però ti prego non fare così! »
Ashton scuote il capo, si passa nuovamente le mani tra i capelli e torna a far guizzare gli occhi iniettati di sangue da una parte all'altra della stanza.
« Dammi il tuo cellulare. » Non è una domanda, la sua, suona più come un'ordine. Sgrano gli occhi, incapace di capire le sue idee o i suoi pensieri.
« Che vuoi fare? » Chiedo.
« Alice dammi 'sto cazzo di telefono! » Grida, tant'è che Michael – sentendo le urla dalla sua stanza, probabilmente – si è svegliato. Aprendo la porta di Ash, lo nota adirato.
Mi fissa e sospira, massaggiandosi le tempie.
« Ragazzi, sono solo le otto e mezza del mattino, che ne dite se ci diamo tutti una calmata, eh? » Dice, lasciandosi sfuggire un sonoro sbadiglio.
Il maggiore, allora, lo addita mentre riprende ad urlare. « L'amico di Alice ha provato a baciarla e tu mi dici di stare calmo? Sei pazzo spero! »
Michael sgrana gli occhi, confuso e, sì, anche sorpreso. «Cosa? Davvero Alice? »
Annuisco, mentre ormai le lacrime vagano indisturbate sul mio volto. E mi chiedo perché Joseph debba continuamente rovinarmela, questa vita. Che sia lontano, vicino, o anche un semplice suo sorriso, non mi ha mai migliorato l'esistenza. Ha distrutto sogni, interi palazzi di speranze, ambizioni e passioni. Ha sempre fatto crollare il mio mondo, lasciandomi in miseria. Ed ora che avevo trovato la mia roccia, sta provando a martellarla per poterla sgretolare.
« Bene, non mi dai il cellulare? Me lo vado a prendere da solo. » Ed allora torno in me, i pensieri cessano nel momento in cui Ashton esce dalla stanza, spostandosi Michael.
« Alice, che sta succedendo? » La testa di Luke fa capolino dalla sua porta, il gran trambusto ha svegliato tutti, che casino!
Seguo Ashton, che ormai sarà già nella mia stanza.

Infatti lo trovo a rovistare nella mia tracolla, alla ricerca del cellulare. Sebbene stia provando a fargli togliere le manacce dalla mia borsa, non ci riesco. La mia forza è inferiore alla sua.
« Ashton, ti prego. Ragiona! Non sono stata io, non è stata colpa mia non – »
« Alice, forse non hai capito che non me ne frega un cazzo di chi è la colpa. Quel verme nemmeno doveva provarci. » Sbotta. Infine trova il cellulare – dapprima riposto nella taschina esterna della borsa – sblocca lo schermo ed apre la rubrica.
Ashton sgrana gli occhi nel momento in cui, un nuovo messaggio ancora non letto, appare nella schermata del dispositivo.

 Perfetto, ti manda anche i messaggi adesso. » Ringhia, lanciando il cellulare sul letto.
L'afferro da entrambe le spalle, cerco di scrollarlo con tutta la forza possibile.
I miei occhi bagnati vanno alla ricerca dei suoi, che non mi guardano più come facevano qualche minuto prima.
« Qualsiasi cosa ci sia scritta in quel messaggio a me non importa. Ashton io è te che voglio, è con te che voglio stare, vivere, gioire ed anche piangere. Di Joseph non me ne frega più niente! » La mia voce si alza di un'ottava, perché comincio ad essere stanca di tutto. Di me, di Joseph, della mia vita che prima mi sorride e poi mi da pugni in faccia.
Dal canto suo, non vedo nessun miglioramento. Scrolla le mie mani dalle sue spalle e poi va' via, con quei occhi pieni d'odio che mi pugnalano il cuore.
E mi chiedo cosa ci fosse scritto in quello stupido messaggio.
Incuriosita sblocco lo schermo e...

« Alice, dove stai andando? » Calum smette di giocare alla playstation, si alza e mi fissa.
I suoi occhi color cioccolato sembrano amareggiati, simbolo che, sì, si è pentito di ciò che ha fatto precedentemente. Spero che lui non si presenti più in locali come il Discoparade.
Tuttavia non ho tempo per discutere, né rimanere a farci quattro coccole fraterne.
Afferro la giacca dall'appendiabiti, mi sistemo i capelli e mi avvicino alla porta. Sto per uscire, quando lui mi blocca. Costretta a voltarmi, noto uno sguardo impaurito, sgomentato.

« Alice? »
« Non posso rimanere Calum, ho fretta. Ti prego fammi andare o quei due si picchieranno. » Calum sgrana gli occhi, forse incredulo o magari sorpreso.
« Che succede? » Chiede, perché so che tutta questa situazione comincia ad essere insostenibile anche per lui. Sarebbe troppo per ogni essere umano.
« Potresti accompagnarmi nel bar al centro? Per piacere Calum, è importante!» Cerco di trattenere i singhiozzi, ma essi vengono fuori con arroganza e prepotenza. Ricordandomi che, ormai, sono gli unici veri amici che ho.
Ed allora Calum non chiede nient'altro. Sospira, afferra le chiavi dell'auto poste sul piattino in ceramica del mobiletto ed andiamo via.
Il tragitto è silenzioso, l'unica cosa che lo spezza è il mio singhiozzare perenne.
« Non sopporto vederti così, Alice.» Dice mio fratello, mentre continua a tenere gli occhi puntati sulla strada.
« Non doveva tornare Joseph, è tutta colpa sua. Ed io non voglio perdere Ashton. Ho paura Calum, cazzo! »
« Non perderai Ashton, cerca di stare tranquilla. E stiamo arrivando, intesi? Posso sapere, almeno cosa c'è che non va? »
Caccio via le lacrime con entrambi i palmi, mentre tiro su col naso « Ho ricevuto un messaggio da Joseph, poco fa. Diceva di dovermi parlare urgentemente. Sembrava una cosa importante. Ashton credo si stia presentando al posto mio. Lo conosco, ormai, so che picchierà Joseph! Non può farlo Calum, non può! » Calum scuote il capo, mentre si mordicchia le labbra nervosamente.
« Alice è passato tanto tempo da quello che eravate. Adesso ti frequenti con Ash, non credo sia giusto preoccuparsi per un verme come quello. »
« Ma non capisci? Non me ne frega nulla di Joseph, ho solo paura per Ashton. Solo per lui! Sono stanca Cal, sono così stanca... »
E lui non risponde più, accosta l'auto – una volta arrivati – e mi fa scendere.
Percorro a grandi falcate la strada, infischiandomene dei semafori rossi. All'altro angolo, il Bar Sweetness lampeggia con un insegna rosa fluo. All'interno sembrano esserci una moltitudine di gente, mi auguro solo che stiano parlando civilmente se dovessero essere insieme.
Quando apro la porta, un calore piacevole mi avvolge, e se solo non fossi in questa situazione probabilmente mi fermerei anche a prendere qualcosa.

Ma poi li vedo, appartati in un angolo del bancone.
Joseph ed Ashotn stanno intraprendendo una conversazione, che tutto è tranne calma e pacifica.

Corro verso di loro, ed in tempo riesco a fermare Ashton pronto a colpire Joseph in pieno volto.
« Ashotn, no! » Lui si volta, i suoi occhi iniettati di sangue mi fissano quasi con disgusto.
Le labbra di Joseph s'incurvano in un sorriso sghembo, maligno, che di piacevole non ha nemmeno il nome. Si sistema il colletto della camicia e poi torna a picchiettare le dita sul bancone color noce del bar.
« L'ho sempre detto che vivi con animali, Alice. » Continua lui, al che Ashton, indispettito, glielo sferra un bel pugno. Ed io non l'ho fermato, perché, sì, se lo meritava.
Con tranquillità snervante, si pulisce le labbra sporche di sangue, Joseph, poi torna a guardarmi con quei grandi occhi scuri che hanno lo stesso bagliore di una volta.
« Smettila di parlare così. Tu non li conosci! Ed ora voglio sapere cosa dovevi dirmi. »
Ashton si morde il labbro inferiore, mentre noto le vene del collo gonfiarsi. Probabilmente Joseph gliene avrà già parlato, dubito sia qualcosa che al riccio piace.
« Alice, non starlo a sentire, ti prego!» Il grido di preghiera che Ashton invoca mi lascia intuire sia una cosa triste.
Lo guardo, mentre poggio le mani sul suo braccio; un po' per rassicurarlo ed un po' perché mi mancava stargli vicino. In entrambi i casi sa che non lo abbandonerò, gliel'ho promesso.

« Ehi, stai calmo va bene? »
« Odio interrompere le vostre smancerie, ma avrei un po' di fretta, » sbotta, Joseph, mentre sorseggia il suo caffè che – potrei giurarlo – quasi certamente è senza zucchero « quello che dovevo dirti è questo. Alice vieni via con me, ti porto in Russia. Possiamo vivere la vita insieme. Potrei darti quello che non sono mai riuscito a farti avere. Potrei anche darti un futuro, perché so che entrambi lo volevamo. Alice vieni via con me, viviamo la vita che c'è passata davanti troppo presto. E so che non siamo più adolescenti, ma fingiamo di esserlo. Vieni via con me, Alice. Domani mattina partirò alle dieci, per tornarmene a Mosca. Vieni con me, ti farò avere tutto ciò che desideri. Alice viviamo la vita in una casa che sognavamo, miglioriamo il nostro futuro. E giuro... potrei anche sposarti. Perché l'ho capito solo adesso Alice, e mi dispiace. Ho capito solo ora, che ti ho rivista dopo tanto tempo, che i miei giorni devo trascorrerli con te. Alice andiamo via, e potremo vivere quella vita che hai sempre voluto. Insieme. »
Ed allora il mio mondo crolla. Il cuore comincia a palpitare velocemente, e la vista si annebbia. Ashton rimane in silenzio, probabilmente ansioso della mia risposta ed io invece sono bloccata. Con l'aria che viene bloccata da una strana parete di sentimenti.
Vedo i pugni del riccio contrarsi, poi stringersi ed infine affonda le unghie nei palmi.
« Forza, rispondigli. » Sussurra solo questo, il maggiore, 'ché quasi certamente sta morendo ogni attimo che passa.

« Non dargli fretta, ha tempo di dirmelo entro domani prima delle dieci. Dopo partirò, con o senza di lei. Alice ti prego di pensarci, siamo della stessa pasta. Il tuo amore non è potuto morire così in fretta. Pensaci, pensa a quello che eravamo, ti prego pens – »
« Ha capito a quello che deve pensare, ora lasciala andare! » E ce ne andiamo così, con Ashton che mi tira verso l'uscita, afferrandomi da un polso, e con Joseph che torna a sorseggiare il suo caffè dalla tazzina bianca in ceramica.
In auto torna il silenzio, un po' come quello tra me e Calum. Quei silenzi fastidiosi che difficilmente si riescono a domare.
Gli occhi del riccio sono puntati sulla strada. Non dice nulla, non mi guarda nemmeno. E' tutto così doloroso.
« Cosa farai? » Dice infine, distraendo i miei pensieri.
« Cosa?»
« Sei sorda? Ti ho chiesto cosa farai. » Chino il capo, stringo i pugni e digrigno i denti.
Non avevo mai pensato ad una cosa simile. Non avevo mai valutato l'idea che, in un futuro non molto lontano, Joseph avrebbe potuto interessarsi a me. Peccato sia stato in un momento sbagliato, perché adesso la mia vita non è più come quella di prima. E' leggermente cambiata.

« Non rispondermi, non voglio saperlo. » E lui ha frainteso il mio silenzio. Ma quando provo a farglielo capire, lui accende la radio lasciandola in una stazione qualsiasi. E comprendo appieno che non vuole sentirmi parlare.
Non vuole sentire e basta.
E ce ne stiamo così, avvolti nel silenzio, mentre nella mia mente le frasi di Joseph rimbombano violentemente, superando di gran lunga il volume della musica.

 


Nda: Forse è passato troppo tempo dall'ultima volta che ho aggiornato una storia.
Non so se qualcuno leggerà più quest'opera di Morgana o se ancora ci sia gente che
si ricorda di essa. Ma se così fosse Morgana è tornata per restare, sta già cercando un modo
per aggiornare tutto di nuovo e per rimettersi in carreggiata, nonostante sia arruginita.
Vi comunico che la storia l'ho già finita l'anno scorso ma avevo deciso di non pubblicarla perché forse troppo personale la questione di Joseph o perché magari avevo perso l'entusiasmo. Ma ora mi sono decisa a pubblicarla e come tale mi auguro che sia ancora ben vista.
Fatemi sapere cosa ne pensate di Alice, se vi è mancata almeno un po' e magari anche Joseph, che comunque rimane sempre uno stronzo ç___ç
Povero Ash che tenerezza mi fa.
Spero di aggiornare presto, confido nei vostri pareri che mi mancano tanto.
Un bacione grande grande.

Madam Morgana.
   
 
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