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Autore: Ramosa12    17/03/2016    5 recensioni
[Nuova Versione][AU]
Percy Jackson è il capo della più pericolosa banda criminale di New York.
Annabeth Chase è la solita ragazza che tutti definirebbero "perfetta".
Ma non è così.
Niente Dei,niente semidei.
Solo loro due con una vita perfetta o almeno così credono.
[Percabeth]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Jason/Piper, Nico/Will, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Capitolo 2
                                                                                                                                                              New York City,
                                                                                                                                                                                     May,15, 2015.
 
Faceva freddo, quella sera, a New York.

Lo sentiva nelle dita delle sue mani, ben nascoste nel giubbotto di pelle nera, erano congelate, fredde come il ghiaccio.
Le ossa del suo collo scroccarono non appena lo mosse, nel tentativo di scacciare via il dolore.
Aveva passato la giornata ad occuparsi dell’addestramento dei suoi ragazzi, e per quanto si 
fosse divertito, era stremato.
Si appoggiò sul cofano anteriore della sua auto nera, osservando il piacevole panorama che gli si presentava davanti agli occhi.
Con l’indice e il medio si portò una sigaretta alle labbra, mentre le piccole luci della città, brillanti come sole, ne delineavano il profilo dormiente.
Il fumo condensò nell’aria fredda primaverile, mentre il ragazzo ammirava la bellezza della città dei grandi sogni.
La città sognata da tutti.
Rachel adorava sempre definire così New York.
Non la città che non dorme mai, ma la città dei sogni.
Con i suoi boccoli di rosa rossa, Rachel amava osservare il mondo sempre per i suoi pregi, mai per i suoi difetti.
Con lei, quelli non esistevano. Riusciva a rendere tutto magnificamente bello.
Anche agli occhi di Percy.
Quella bellezza che, ormai, lui non riusciva a trovare da nessuna parte.
Aveva provato a trovare la grande bellezza anche nelle piccole cose,nei piccoli gesti, ma senza di lei non c’era più meraviglia nella sua vita, solo orrori.
Aspirò di nuovo il fumo grigiastro della sigaretta, sospirando una volta emesso.
Ripensò alla ragazza di Luke, a quei boccoli perfetti che gli ricordavano tanto quelli ramati della sua amica.
Scosse la testa distrattamente e sorridendo, in quel che era uno dei suoi sorrisi più finti.
Era uno stupido se tentava ancora di ritrovare Rachel Elizabeth Dare in tutte le persone.
Ritrovare quegli smeraldi, il sorriso bianco come la neve, quel suo volto angelico o i Jeans sporchi di pittura.
Era uno stupido se era ancora innamorato di lei dopo due anni dalla sua scomparsa.
Doveva trovare il modo di riuscire a dimenticarla, almeno in quel senso, e secondo Jason il suo cuore avrebbe dovuto ri-iniziare a battere per un’altra ragazza.
Strinse le dite congelate in un pugno, affondando le unghie leggermente lunghe nella carne del palmo della mano.
Era quasi impossibile per lui dimenticare Rachel.
Ci aveva provato, mille volte, per ogni ragazza che aveva incontrato.
Che fosse mora, rossa, bionda, non aveva funzionato con nessuna.
Nessuna gli aveva fatto battere il cuore sul serio.

Soprattutto perché le ragazze come Rachel non si avvicinavano a lui, si tenevano distanza come se fosse un portatore di malattie contagiose.
Forse sul serio il suo cuore era fatto di ghiaccio.
Forse lui non era più in grado di provare sentimenti.
Forse avrebbe amato solo Rachel fino alla fine dei suoi giorni.

Trovò l’ultima possibilità davvero poco probabile.
Era impossibile, per lui, essere innamorati della stessa persona per così tanto tempo.
Soprattutto perché con quella persona, non era successo mai nulla.
Niente baci o altro. Nulla, se non normali abbracci tra due amici.
Rachel, per quanto gli facesse male ammetterlo, apparteneva al passato, ad una parte di lui che in quel momento non esisteva più.
Quel ragazzo con gli occhi sempre allegri e vivaci, ormai era solo un ricordo lontano, ritratto e imprigionato in quella fotografia sul davanzale della finestra  del suo appartamento.
Ma il nuovo lui, non gli dispiaceva per nulla.
Trovava addirittura divertente camminare per strade e notare come intimoriva tutti i passanti.
Sentire quel tremolio o quell’espressione mista tra la preoccupazione e lo spavento delle persone che picchiava.
Sentirsi potente e vivo, provando uno strano senso di libertà.
Quella libertà  che non esigeva di rispettare le regole.
Quella libertà del non dover dipendere da nessun adulto.
Sentirsi vivo anche quando camminava, vivo nello sbagliare.
Tamburellò le dita sul cofano provocando un rumore fastidiosamente metallico alzando, poi, il volto al cielo e contemplando le stelle.
Una volta, quando era ancora nella sua fase d’innocenza, Percy aveva provato a contare tutte le stelle che il cielo conteneva con Rachel, i due bambini erano riusciti ad arrivare fino a mille, prima di cadere in un sonno profondo.
Sorrise leggermente a quel ricordo e provò una leggera fitta al cuore.
Quanto mi manchi.

***
New York,
May 16,2015.

-Allora, ricapitolando, io e Percy andremo a parlare con il capo dell’altro clan, Leo e Nico, invece, dovrete occuparvi di quel moccioso della settantesima…- la voce di Jason risuonava tra le pareti bianche della casa di Percy.
Seduti sul divano i vari componenti della banda ascoltavano –e no- il suo discorso, annuendo di tanto in tanto.
-Hai finito? Stai ripetendo la stessa cosa da un quarto d’ora, quasi. Vorrei uscire di qui per il weekend, mamma orsa- disse Leo Valdez roteando gli occhi scuri e scompigliandosi ancor di più i ricci cioccolato che gli cadevano disordinatamente sulla fronte.
Nico di Angelo ridacchiò leggermente con la testa appoggiata sul ventre di Will Solace.
-Beh, caro Leo, quando deciderai di ascoltarmi, forse smetterò di ripeterlo- ribatté aspramente Jason, lanciandogli un’occhiata torva –E voi due, piccioncini, datevi una sistemata prima che arrivi Percy. Io devo andare- continuò, poi, guardando Nico e Will che subito presero una posizione più composta.
-Dove devi andare?- domandò Leo.
Jason alzò gli occhi azzurri, sospirando –Devo ritornare a scuola, tra venti minuti termina la pausa pranzo-
-Vuoi un passaggio?- chiese Percy facendo la sua comparsa nella stanza.
-Si, mi fai un favore- accettò sorridendogli Jason e salutando poi il resto della banda.
Scesero a piede rapido i vari piani del palazzo malconcio e, una volta usciti, entrarono nell'auto di Percy.
-Ieri non ti ho visto, che hai fatto?- cercò di trovare un argomento, Jason, per rendere più piacevole quel breve tragitto.
-Oh nulla, in giro- rimase vago il ragazzo, osservando la strada e stringendo il volante fra le dita.
-Beato te, ho dovuto subirmi mia sorella e le sue amiche a casa, ieri-
-Da quando Thalia porta delle amiche a casa?- domando Percy, aggrottando le sopracciglia.
-Me lo chiedo anche io- mormorò Jason lanciando uno sguardo verso il suo capo notando le enormi occhiaie violacee sotto i suoi occhi.
-Dormito poco?-il ragazzo annuì, nel tentativo di fermare lì quel dialogo.
Ci mancava solo la preoccupazione di mamma orsa sulle sue poche ore di sonno.
-Ieri è venuta Annabeth a casa, sai? Ho sentito dire che l’inverno prossimo sarà in California, Stanford. Mira in grande- cambiò argomento il ragazzo dai capelli baciati dal sole, odiando ancora di più il silenzio che si stava creando fra i due.
-Chi?-
-Annabeth Chase, quella ragazza che guardavi lunedì, fuori la mia scuola … ricordi? La fidanzata di Luke- spiegò cercando di stimolare il ricordo del suo amico.
-Ah, e io cosa ci dovrei fare?- ribatté Percy, svoltando alla curva.
Si ricordava bene di Annabeth, della sensazione di disagio che aveva provato quel giorno, ma che subito aveva rimosso non trovandosi molto interessato a lei.
-Mah.. non so, parlarle?- tentennò il suo migliore amico, tamburellando le dita contro il vetro del finestrino.
Percy trattenne un sorriso.
I tentativi di Jason Grace di fargli dimenticare Rachel non riuscivano mai a farlo arrabbiare.
Tentava di aiutarlo in tutti modi possibili, facendogli conoscere ragazze o parlandone sempre.
-Jas, quando smetterai con questi stupidi tentativi?- sospirò il ragazzo prendo il piede sul freno e spegnendo il motore dell’auto, fuori i cancelli della Goode.
-Lo sai che lo faccio per te, grazie comunque per il passaggio- si giustificò Jason aprendo la portiera con movimenti quasi imbarazzati e scendendo dall’auto.
-A dopo, capo- lo salutò chiudendo la portiera con un gesto delicato.
-A dopo, mamma orsa- ricambiò lui rimettendo il motore in moto.
 
 

Annabeth si accasciò sfinita sul suo letto.
Quelle due pesti l’avevano letteralmente distrutta, quel giorno.
Dopo essere tornata a casa da scuola, aveva dovuto accompagnare i suoi adorabili fratellini al campetto per l’allenamento di calcetto e, una volta tornati, aveva dovuto costringerli a farsi la doccia.
Sospirò pesantemente nascondendo il volto sotto al cuscino non appena vide la figura del suo fratello maggiore appoggiato allo stipite bianco della porta della sua stanza.
-Se sei venuto a dirmi qualcosa che riguarda i gemelli, pensaci tu- disse contro la stoffa del cuscino bianca –Oggi mi hanno sfinito-
La risata di Malcom Chase le invase le orecchie nonostante esse fossero ben nascoste sotto il guanciale.
-Tranquilla, sono troppo impegnati a giocare con la play nella mia camera- le rispose lui.
Sentì il materasso sprofondare leggermente all'altezza dei suoi piedi, segno che Malcom si era seduto a canto a lei e si tolse finalmente la sua protezione.
-Meno male, se li vedo un altro secondo in più rischio di passare il resto della mia vita dietro le sbarre per fratricidio- rise appoggiando la testa sulla spalla muscolosa del fratello.
-Esagerata! I gemelli sono dolcissimi-
-Quando vogliono loro, lo sono- ribatté lei sorridendogli.
Rimasero in silenzio osservando fuori dalla finestra le automobili che scorrevano sotto di loro.
-Allora come sta andando il tuo ultimo anno di scuola?- ruppe quel silenzio imbarazzante il fratello cingendo la vita della sorella con il braccio.
-Bene- disse solo – Stanford è bella come dicono?-
-Oh altro che! I corsi sono magnifici e la California è magnifica. Vedrai, quando verrai a settembre l’adorerai- rispose Malcom baciandole la fronte.
Settembre.
Sembrava così vicino.
E lei non era assolutamente pronta.
Aveva aspettato tutta la vita quel momento eppure, già sentiva la nostalgia della caotica New York.
Ma Stanford era sempre stata il sogno suo e di suo fratello e avrebbe potuto ricominciare.
Niente Piper o Silena.
Lei e Malcom, proprio come una volta.
Avrebbe potuto dire finalmente addio a quei scomodi tacchi o  a quei vestiti.
Avrebbe potuto mettersi felpe e scarpe da tennis e magari avere una o più amiche tra i vari corsi di architettura.
Non avrebbe avuto più paura dei giudizi degli altri perché, con lei, c’era Malcom  e quando c’era lui andava sempre tutto per il meglio.
-Oh, giusto! Mi sono dimenticato di dirti che ti ho portato un regalo- esclamò il biondo –aspettami qui che te lo porto subito-
Dopo neanche cinque minuti, Malcom tornò con un’enorme scatola grigia tra le mani e porgendola delicatamente.
-Non dirmi che ci hai nascosto uno dei gemelli- scosse la testa ridendo  contagiando anche il fratello.
-Per mia sfortuna no, mi sarebbe piaciuto sentire le tue urla- rispose tenendosi la pancia –Aprilo dai- e Annabeth lo fece.
Sfilò delicatamente l’intreccio rosso del fiocco e alzò il coperchio della confezione.
Ben ripiegata all’interno c’era una felpa grigia.
Non appena la tirò fuori notò subito la sua grandezza, in quanto era tre taglie più grandi, e lo stemma del college, che avrebbe cominciato a settembre, era stampato sopra.
-Ma è magnifica!- gli sorrise Annabeth abbracciandolo – grazie, Malcom-
-Credevo che forse non sarebbe rientrata più nel tuo stile- commentò Malcom  indicando l’armadio strapieno di Annabeth.
-Malc… lo sai- sussurrò lei stringendosi in un pugno la felpa.
-Sei così intelligente Annie, perché vuoi essere quello che non sei?- le domandò dolcemente accarezzandole i capelli e portandole una ciocca dietro i capelli.
-Sono felice così- rispose sforzando un sorriso –E poi è solo un altro mese … poi mi aspetta il caldo sole della California -
-Se sei felice tu, sorellina- 
-Ti voglio bene, Malc- gli disse Annabeth abbracciandolo.
-Anche io, bionda, anche io
-

***
New York, 
May 17, 2015
 

Quel giorno era iniziato nel meglio dei modi per Annabeth.
Era riuscita a svegliarsi in orario e a prepararsi nel meglio dei modi arrivando alla Goode High School in anticipo.
Camminò per i corridoi quasi deserti portandosi dietro l’orecchio sinistro una ciocca sfuggita dalla treccia a spina di pesce che lasciava poggiata sulle sue spalle magre.
-Ehi Annabeth- la salutò Luke Castellan venendole in contro.
-Ehi Luke- Annabeth gli sorrise radiosa, felice che lui fosse lì con lei.
Incrociò le braccia dietro il collo del suo fidanzato, baciandolo a fior di labbra.
-Quanta allegria, oggi-le  sorrise stringendola.
-Oh beh, oggi è una bella giornata, credo- rispose lei prendendolo per mano e avviandosi verso il suo armadietto inserendo poi la combinazione.
-Come è andata ieri, alla festa?- domandò Annabeth afferrando velocemente i libri che avrebbe usato per la prima ora.
Luke sembrò preso alla sprovvista, come se non sapesse cosa rispondere.
-Oh, tutto bene davvero- cercò di rendere il suo sorriso più sincero possibile.
Ma Annabeth non sembrò farci caso mentre smanettava con il suo smartphone – oh meno male- commentò lei distratta –Stanno per arrivare Pips e Thals…ci vediamo a pranzo?-domandò poi guardandolo negli occhi celesti.
-Va bene, tesoro, a dopo- concordò lui baciandola velocemente e raggiungendo i suoi amici che intanto erano arrivati.
-Ehi Bei Boccoli!- la salutarono Thalia Grace e Piper McLean raggiungendola.
-Ciao ragazze!- salutò lei baciando le guance di tutte e due per completare il saluto.
-Non sapete cosa ho scoperto ieri- esclamò Piper eccitata.
-Se si tratta Jason Grace è meglio non vogliamo sentire nulla- rise Annabeth.
-Ehi Pips, perché parli di mio fratello? E soprattutto in mia presenza- domandò perplessa Thalia Grace osservando l’amica con i suoi zaffiri.
-Oh andiamo, Thals, lo sai che mi piace tuo fratello da due anni, e poi, per una volta che non c’entra nulla, voi lo tirate in ballo- disse imbarazzata lei.
-Ti piace il fisico di mio fratello, nient’altro- ribatté la mora alzando un sopracciglio.
-Non è vero, anche il suo carattere… è così deciso, sicuro di sé…-
-Ma se non c’hai mai parlato! –
-Thals smettila dai, e anche tu Pips- cercò di mettere pace fra le due, Annabeth –Allora cosa ci dovevi dire di così importante?- chiese poi roteando gli occhi tempestosi.
-Ah già…  Annabeth ho scoperto il nome del ragazzo che, qualche giorno fa, ti fissava- rispose Piper sistemandosi i lunghi capelli cioccolato davanti lo specchietto attaccato sull'anta del suo armadietto.
-E io che dovrei farci?- domandò la diretta interessata facendo la sua miglior smorfia perplessa.
-Beh, non è un brutto ragazzo e non sembra neanche noioso, al contrario di Luke- disse chiudendo lo sportello e appoggiandoci la schiena contro.
-Luke non è noioso- commentò Thalia quasi offesa ricevendo un’ occhiataccia da parte della bionda.
Da quando lei parlava di Luke al posto suo?
-
Comunque è Percy Jackson il tuo uomo, Annie- sorrise ammiccando Piper giocando con una ciocca cioccolato dei suoi capelli.
-Perché questo nome non mi è nuovo?-
-Perché è amico di Jason e Luke lo odia. Ecco perché non ti è nuovo- disse la mora scroccando le dita.
-Che bello- commentò ironica la bionda –non capisco come possa interessarmi. Io sto con Luke, no?-
-Si ma stai attenta, girano certe voci su quel ragazzo- l’avvertì Piper mentre un velo di preoccupazione fece strada tra i suoi occhi caleidoscopici.
-Girano anche certe voci su Jason, quindi cosa staresti insinuando?-si accigliò Thalia.
Piper stava per controbattere ma Annabeth la fermò prima del tempo –Grazie per avermi avvertita, Piper, ma stai tranquilla, tra me e Jackson non ci sarà nulla. Mi ha solo guardata, non vedo di farne una tragedia e poi dobbiamo vedere se lo sguardo era rivolto a me o a Silena, perciò basta parlare di questo gossip vecchio, ormai-
-Mh…forse hai ragione- sussurrò Piper.
E in quel preciso istante, per i corridoi della Goode High School, riecheggiò il suono della campanella che avvertiva l’inizio di una nuova giornata.
 


Angolo Autrice:

Hello Everybody!
Finalmente sono tornata ahaha
(dai rispetto l'ultima volta, stiamo migliorando).
Una cosa che avrete capito è che non sarò costante nell'aggiornare,ma, purtroppo, i vari impegni me lo impediscono.
Comunque, tornando al capitolo, è diviso in tre giorni.
Nel primo, è una sera con i pensieri di Percy, che sinceramente ho voluto mettere in risalto.
Nella scorsa versione non l'ho mai fatto, mentre qui vorrei approfondirli di più.
C'è anche una piccola parte di Annabeth, ma penso che nel prossimo, parleremo meglio di lei.
Gli altri due,al contrario, sono scene di vita quotidiana.
State attenti ai piccoli dettagli, soprattutto nell'ultima parte, che forse, andando avanti, capirete meglio.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo, siete delle ciccine, vi giuro!
Alla prossima,
bacii, vostra Ram


Post Scriptum (AnnabethJackson22, mi ha contaggiato, ahahha):
prima di lasciarvi alle gif, volevo chiedervi un parere.
Allora vi piacerebbe se aprissi anche una pagina/account fb o anche un profilo ask?
Vedo che molti lo fanno, e non la trovo neanche una pessima idea.
Ditemi voi, sono curiosa della vostra opinione!

 

    

         
     


 

  
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