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Autore: Fabbricante Di Sogni    29/03/2016    2 recensioni
Shirou/Atsuya | Psicologico | DDI | Tematiche delicate | Missing Moments
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Ognuno di noi ha tante persone diverse dentro di se […] Il disturbo dissociativo dell’identità è caratterizzato dall’incapacità del soggetto di ricordare il passaggio da una persona all’altra...
..:.
Lui era pienamente convinto che il suo nome fosse «Atsuya» e non Shirou, sapeva che gli piaceva molto giocare a calcio, specialmente se in attacco. Adorava la neve e gli sport a essa annessi, eppure rievocare il colore candido dell’inverno, gli procurava uno strano senso di dispiacere.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Shawn/Shirou, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
.:Incontro:.

 
Shirou aveva da poco compiuto tredici anni il giorno che incontrò per la prima volta la Raimon.
Ne aveva sentito parlare in lungo e in largo di quella squadra di calcio, l’unica capace di battere la Zeus. Non che fosse un accanito tifoso di calcio o seguisse con particolare attenzione il FF, ma a scuola non si parlava d’altro, i giocatori dell’Inazuma Eleven erano diventati come degli eroi nazionali.
«Atsuya» non era d’accordo a pensare che fossero più di tanto bravi, se la cavavano secondo lui, niente di più.
“Io e te riusciremmo a batterli facilmente, non sono questi grandi campioni che tutti credono.” Gli sentiva spesso ripetere.
Ad ogni modo la venuta degli alieni non aveva fatto altro che mettere ulteriormente sotto buona luce la squadra, adesso da vincitori di un torneo erano diventati gli eroi che giravano il Giappone per salvare le scuole sotto attacco.
“Non sarebbe male se distruggessero anche la nostra scuola, niente esami finali.” Scherzò una volta «Atsuya» con Shirou.
«Non dirlo nemmeno per scherzo, sarebbe una catastrofe, già la nostra scuola è piccola e indifesa per conto suo.» lo aveva rimproverato.
“Dai, dicevo per dire, non prenderla così sul personale.” Aveva risposto sempre ridacchiando.
 
Una mattina Shirou e «Atsuya» avevano deciso di andare ad allenarsi in mezzo alle piste da sci lasciate fresche dopo la nevicata della notte precedente; la fatica portata dallo sforzo del correre sulla neve gli avrebbe certamente rinforzato i muscoli, l’avrebbe quindi reso più forte.
Aveva ripreso da un po’ di tempo confidenza con la neve, adesso non lo spaventava più, del resto quello era da sempre stato il suo elemento naturale.
Ricorrere un pallone da calcio in mezzo a un prato bianco non era affatto facile, soprattutto se si considera che il pallone da calcio è bianco e scompare con facilità sotto gli schizzi di neve.
Ciò nonostante il ragazzo si stava davvero divertendo, era fantastico sentirsi così liberi dopo tutto quel tempo, quasi non si rese nemmeno conto che aveva iniziato a nevicare e che aveva i capelli ormai tutti infradiciati.
Non sapendo bene cosa fare decise di portarsi sulla strada per automobili, sperando di elemosinare un passaggio da qualcuno, a quell’ora non passavano molte macchine .
“Tentar non nuoce però.” gli fece osservare «Atsuya» che intanto si era preoccupato di recuperare il pallone.
Fortuna volle che proprio in quel momento un autobus passasse e notando una figura in mezzo alla strada, in parte ricoperta dalla neve si fermasse per controllare di chi si trattasse.
Un ragazzo moro, con una fascia in testa a fermargli i capelli e gli occhi color cioccolato lo invitò a salire sul camioncino con un gesto amichevole della mano.
Shirou si sprecò in ringraziamenti e non scordò di ringraziare anche e ancora una volta la sua buona stella.
I ragazzi del mini autobus dovevano essere una squadra di calcio, erano tutti con indosso una tuta, i colori di quelle divise gli erano familiari, anche se non avrebbe saputo dire dove li aveva già visti. Probabilmente era solo un’impressione si disse.
Ad ogni modo erano tutti molto curiosi, s’interessarono più volte a lui e alle sue passioni, Shirou rispose a tutte le domande con cortesia e senza lasciar intervenire «Atsuya», era lui quello delle relazioni con le persone.
«Ti alleni qui tutto solo?» gli chiese a un certo punto il ragazzo dagli occhi castani.
«Sì, esatto.» rispose solare Shirou.
«Certo che ci vuole un bel coraggio, ho sentito che questa è una zona a rischio valanghe!» lo informò il conducente.
Vi fu un tumulto nell’animo dell’albino, come poteva essere andato ad allenarsi in un luogo del genere senza un minimo di premura? Si era fatto trascinare da «Atsuya», un’altra volta, maledizione al fratello, presto o tardi l’avrebbe fatto uccidere. In qualche modo provò un brivido di terrore all’idea.
Improvvisamente l’autobus si bloccò, una delle ruote era finita nella neve, ora la si sentiva girare a vuoto in mezzo alla neve fresca mentre fuori infuriava la tempesta.
L’albino osservò che non dovevano essere molto intelligenti ad essere andati su fino in Hokkaido senza l’ombra di una catena per le ruote del camioncino.
«Scendo a dare un’occhiata.» propose l’autista dopo aver controllato di non poter far nulla.
«No, la fuori c’è il vecchio della montagna.» lo bloccò Shirou, con un brutto presentimento, spaventato all’idea che l’uomo rischiasse di morire in balia del vecchio orso bruno che popolava quei monti.
Un secondo dopo il veicolo venne colpito violentemente, confermando l’ipotesi del ragazzo.
L’albino scivolo fuori dal furgoncino con in mano ancora il pallone e allora «Atsuya» prese controllo del atteggiamento del ragazzo e con una potenza precisa colpì il vecchio orso in mezzo agli occhi.
L’animale sembrò stordito e abbandonò la presa del piccolo bus, «Atsuya» allora liberò con un altro calcio la ruota e salì a bordo tornando a essere Shirou, sotto gli sguardi sconvolti della squadra.
 
Pochi kilometri dopo chiese cortesemente di lasciarlo scendere in vicinanza a una pista da sci, sarebbe tornato a scuola con quelli. Avrebbe scoperto poco dopo e proprio a scuola che quella era la Raimon, e che lo stavano cercando per proporgli di entrare a far parte della squadra che doveva battere gli alieni.
«Atsuya» era chiaramente soddisfatto della questione, si sentiva un giocatore forte, aveva sempre pensato di esserlo, ma adesso non era più una sua singola convinzione, le storie su di lui erano girate a tal punto da convocare la squadra più in vista del Giappone e chiedergli di entrare a farne parte.
Shirou, d’altro canto era felice della possibilità di aiutare il prossimo e, in parte, percepiva la grande scarica di adrenalina che anche «Atsuya» provava.
Inoltre avrebbe avuto nuovi amici e forse il terrore di rimanere solo per sempre si sarebbe un po’ attenuato.
L’allenatrice della Raimon chiese a Shirou di giocare con la sua squadra contro la vincitrice del FF, entrambi ne furono entusiasti e si trovarono a collaborare perfettamente, alternandosi il possesso di palla come non facevano da molto tempo.
Battere la squadra gialla blu fu addirittura troppo facile; i movimenti di Shirou erano rapidi e veloci in difesa, nessuno poteva superarlo e segnare, mentre in attacco «Atsuya» aveva una calciata potente e impediva a chiunque di rubargli la palla, per concludere con un gol preciso al millimetro.
Lo presero subito in squadra, anche se non tutti lo accettarono di buon grado, Someoka in particolare non la smetteva di puntargli gli occhi addosso, aspettandosi un qualsiasi suo errore. Criticava il suo modo solitario di giocare e le sue pretese di divertirsi; era sempre Shirou a rispondergli, se l’albino avesse lasciato a «Atsuya» il conflitto da risolvere, non era certo che la squadra lo avrebbe continuato a volere con se.
Ciò nonostante i due finirono per diventare quasi buoni amici, e Someoka fu costretto a cedere il posto a Shirou dopo il suo infortunio. Tutto però cambiò quando «Atsuya» non riuscì più a infiltrarsi nella difesa avversaria, non riusciva nemmeno a segnare nella porta degli alieni tirando dal calcio di rigore.
Per una personalità abituata a vincere e che aveva come chiodo fisso la perfezione come «Atsuya» questo fu un bel problema, l’equilibrio che si era creato fra i due ebbe il crollo totale nella partita contro la Genesis.
Il ragazzo crollò a terra stremato nel corpo e rotto nello spirito. Da quello scontro non si rialzò più veramente, rimase fermo in panchina ad osservare il gioco fare il suo corso, lui non poteva essere più di alcuna utilità; né come «Atsuya» che era profondamente ferito nel orgoglio e non ambiva ad altro che al controllo completo della personalità, né a Shirou, che sempre più confuso continuava a convivere con vecchi flash-back del suo passato.



Smiley's Conner:
Allora salve, questo è il quarto e penultimo capitolo di questa storia, si inizia già a intravedere dove vado a parare con tutte queste frasi e penso che chi mi conosce un po' bene sappia cosa ci sarà nell'ultimo captolo.
Volevo ringraziare solo tutti quelli che si sono presi la briga di leggere, commentare questa storia, anche chi mi ha dato dei consigli o incoraggiato, quindi grazie.
Con molta probabilità questa sarà la prima e forse anche l'ultima storia che riesco a portare a termine, quindi un traguardo abbastanza importante per me.
Dette queste cose inutili e che sicuramente non importeranno a nessuno vi ringrazio ancora una volta.
Kisses


Smiley

 
  
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