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Autore: Vavi_14    29/03/2016    3 recensioni
Due ragazzi provenienti da esperienze di vita diverse ma ugualmente dolorose, due destini che si intrecciano per caso e una sola, umida cella da condividere.
****
Dal capitolo 2:
Quando, ancora titubante, torni a guardarlo, ti accorgi che ha sollevato entrambe le palpebre e dall'espressione stranita capisci che sta per dirti qualcosa.
«Tu invece sembri proprio un'idiota».
Alzi un sopracciglio, intenzionato ad approfondire il discorso, ma lui si gira dalla parte opposta dandoti le spalle, come a voler dire che per quel giorno la conversazione sarebbe finita lì.
Sbuffi sonoramente, cercando di resistere all'impulso di tirargli un destro, e ti copri il volto con le mani, sperando che due palmi siano sufficienti per contenere tutto lo sdegno che avresti voluto sfogare.
È appena arrivato e già lo detesti.

[La storia contiene accenni NaruHina]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Un inferno per due






Alle dodici e mezza in cucina è il finimondo; urli a destra e a sinistra, pentole che sbattono, cibo che finisce in terra, piedi calpestati e aria viziata dal fumo e dal sudore. Quel giorno, però, sei stato fortunato, visto che ti hanno relegato al banco a servire i detenuti: certo, ogni tanto capita di ricevere qualche insulto se sei troppo lento o se il piatto non è riempito fino all’orlo, ma è sempre meglio che starsene lì dietro a morire dal caldo. Sei particolarmente di buon umore quando servi la zuppa ai tuoi compagni, peccato che bastino due iridi fluide di colore giallo per capovolgere la situazione; per poco non ti fai sfuggire il piatto, quando te lo ritrovi davanti con quell’aria spaventosamente tranquilla, fatta di falsi sorrisi e pugnalate alle spalle.
«Da cuoco a cameriere, Uzumaki» commenta bonario, scrutandoti mentre gli servi il pasto del giorno.
«Erano a corto di personale» rispondi gelido, porgendogli la sua porzione.
Orochimaru la afferra lentamente, stando attento a non versare il brodo. Persino il quel gesto così banale ti sembra disgustoso. «Ho visto il tuo amichetto in cortile, poco fa. Sembra si sia intrattenuto con un detenuto del nostro braccio, quello della cella in fondo» butta lì prima di andarsene, con il solito sorrisetto ad increspargli le labbra.
Non hai il tempo di chiedere spiegazioni perché la Serpe si allontana e devi darti subito da fare per servire il prossimo detenuto.

In effetti Sasuke non è ancora tornato dal turno di lavoro mattutino. Sai che alcuni gruppi si intrattengono di più rispetto ad altri, ma lui è sempre il primo a presentarsi a mensa; mangia qualcosa al volo e si ritira subito in cella per concedersi qualche minuto di relax in totale silenzio - guai a te se osi fiatare, sarebbe capace di soffocarti con il cuscino.

Ci vuole poco perché un groppo alla gola ti blocchi la deglutizione; è stato proprio un detenuto del vostro braccio a ricevere la lama da Sasuke e subito hai pensato che fosse stato un gesto rischioso, soprattutto in relazione ad Orochimaru. Di sicuro quel brutto ceffo aveva qualcosa a che fare con lui, il quale, ovviamente, non si è lasciato sfuggire l’occasione per tormentarvi ancora. Lasci improvvisamente il mestolo della zuppa, borbottando che hai mal di pancia e devi scappare in bagno; approfittando della confusione generale, invece di dirigerti alla toilette, ti disfi del ridicolo grembiule bianco fiondandoti all’uscita sul retro.
Come pensavi ad accoglierti c’è una guardia: fortunatamente una delle più stupide.
«Dove credi di andare?» chiede svogliatamente, accompagnando il tutto con uno sbadiglio, come se fino a quel momento avesse dormito in piedi, invece che perlustrare i dintorni.
«Ho scordato di chiudere la porta dello sgabuzzino». È la prima cavolata che ti passa per la testa pensando agli attrezzi che utilizzano gli “addetti” al giardinaggio.
«Ci penserà qualcun altro per te» replica pronto quello, cercando di mandarti via.
«No! – esclami mettendo le mani avanti – sono io l’ultimo del mio gruppo ed è compito mio riporre tutto al posto giusto. La prego, mi-».
«D’accordo, datti una mossa» concede finalmente la guardia, già stufo di starti a sentire.
Ringrazi chinando il capo e ti fiondi in una ricerca disperata del tuo compagno. Alcuni detenuti stanno ancora lavorando, ma è questione di minuti e tutti lasceranno ciò che stanno facendo per andare a mangiare. Solo i più lenti o i più meticolosi sono rimasti: Sasuke solitamente non è tra quelli.
Dopo aver perlustrato metà perimetro, senti dei rumori sommessi provenire dal retro della prigione, dove si trovano le zolle lavorate, ormai deserte e illuminate dal sole. Ti avvicini lentamente e, dietro una colonna, lo vedi. Si sta dimenando, mentre tenta di opporre resistenza ad un braccio possente che spinge la lama dritta verso il sul collo. Ogni vena del corpo di Sasuke sembra pulsare assieme al suo cuore, ogni muscolo si comprime al limite della sopportazione per evitare un colpo che potrebbe costargli la vita.

Non hai idea di cosa stia succedendo, ma una cosa ti è chiara: il tuo compagno è evidentemente in difficoltà. Ti porti le mani nei capelli, scompigliandoli nervosamente, scuoti la testa come per gettar via il nervosismo ed afferri veloce una pietra massiccia da terra: l’unica cosa che puoi fare, in quel momento, è aiutarlo, dopo penserai a farti spiegare tutto. Con uno scatto fulmineo sei già dietro ai due combattenti, ma non dai tempo a Sasuke di aprir bocca, perché in un attimo, senza pensarci, picchi il sasso sul capo dell’uomo e subito dopo lo vedi accasciarsi a terra stordito, mentre il coltello ricade sull’asfalto ed un finissimo rivolo di sangue solca la tempia della tua vittima.
Sasuke è immobile, con le braccia sospese per aria, le pupille dilatate ed incastonate alle tue, in un misto di terrore e stupore. I vostri respiri si fondono in un affanno che abbassa e solleva il diaframma troppo velocemente per poter essere controllato.
«Che ti è saltato in mente?» mormora con un filo di voce, cercando invano di mantenere la calma.
Ti bagni le labbra, rimaste asciutte per la troppa tensione. «Cercavo di evitare che quello ti accoltellasse, teme». Rispondi come se avessi appena fatto il gesto più ovvio del mondo.
Sasuke finalmente si ricompone, massaggiandosi una spalla. Guarda prima te e poi il corpo inerme del detenuto che ha attentato alla sua vita. «Sei un cretino» sentenzia chinandosi sulle ginocchia e premendo due dita sul collo dell’uomo per controllarne il battito. Trattieni per un attimo il respiro, rendendoti finalmente conto del rischio che hai deciso di correre.
«Come diavolo sapevi che ero qui? Volevi forse allungare la tua permanenza in carcere?» domanda Sasuke in maniera retorica, e dal suo tono velatamente più tranquillo comprendi che l’uomo è ancora vivo. Un omicidio sulla fedina penale sarebbe stato la tua rovina.
«Ho agito d’impulso» cerchi di giustificarti, eludendo la prima questione e rimanendo un po’ sulla difensiva; in fondo tutta quella faccenda riguarda anche te e se non fossi stato così distratto da farti rubare la fotografia di Hinata, Sasuke non sarebbe stato costretto ad effettuare lo scambio. O magari lo avrebbe fatto lo stesso, ma questo tu non puoi saperlo.
«D’accordo, genio, ora cosa pensi di fare?» insiste Sasuke, risvegliandoti dalle tue congetture.
A sentire il modo in cui te lo chiede avresti voglia di colpire anche lui con quel sasso. Possibile che non riesca a mostrare un minimo di riconoscenza neanche in situazioni del genere? Sbuffi, passandoti una mano sul volto. Se non fosse che lo hai appena salvato da un epilogo piuttosto doloroso, sbatteresti la testa al muro in preda al panico per il casino in cui hai messo entrambi. Fortunatamente siete in un angolo isolato della prigione, ma dovete pensare in fretta: tra pochi minuti il turno di lavoro mattutino finirà anche per i ritardatari e nei cortili si riverseranno centinaia di detenuti diretti verso la mensa.
Scruti con diffidenza il corpo inerme dell’uomo ai vostri piedi; probabilmente ha urgente bisogno di cure mediche, anche se, fosse per te, lo lasceresti lì a terra privo di coscienza. Il primo pensiero che ti balena in testa è quello di nasconderlo da qualche parte, ma nessuno vi garantisce che prima o poi non si svegli e decida di raccontare tutto alle guardie: in quel caso sareste fottuti.
«Sasuke…»
«Zitto».
Stavi per dirgli di fuggire, anche se avreste rischiato ugualmente, quando il tuo compagno tende l’orecchio in ascolto ed anche tu percepisci un crepitio di passi sul terreno.
«Merda! Qualcuno sta venendo a controllare» imprechi sotto voce, agitandoti. «Che cazzo facciamo?»
Sasuke è apparentemente calmo, ma una goccia di sudore gli solca la guancia, tradendone lo stato d’animo.
«Vattene!» esordisce poi, facendoti segno con la mano. «Allontanati da qui» il suo tono di voce è talmente basso che stenti a percepirlo.
«Cosa?! Perché??»
Ti avvicini di più a lui, cercando di capire cosa gli stia passando per la testa. Pensa forse di risolvere tutto prendendosi la colpa e finendola lì?
«A mala pena mi sono accorto del tuo arrivo, Naruto, il detenuto non ti ha neanche visto in faccia. Dirò di essermi difeso e in qualche modo me la caverò».
Oh no, non di nuovo. Non gli permetterai di coprirti le spalle un’altra volta.
«Non se ne parla, io-»
«Sparisci, cazzo!»
Sasuke ti dà una spinta e il rumore di passi si fa sempre più vicino. Riprendi l’equilibrio, lo guardi a bocca aperta, vuoi urlargli contro qualcosa ma non c’è più tempo. Fai come ti dice e corri via nel giro di un secondo.

*

 

Ti rigiri nervosamente nel futon infilando una mano sotto al cuscino. Le dita sfiorano un ritaglio di carta ed in modo istintivo afferri la fotografia, chiudendo gli occhi alla vista di quel volto così sereno e sorridente.
«Scusa Hinata. Ti avevo promesso che sarei cambiato qui dentro, ma la verità è che sto facendo un casino».

«Parli da solo, Uzumaki?»

La voce di una guardia ti fa scattare seduto, mentre  infili il ritaglio sotto al futon, spiegazzandone gli angoli. Borbotti mentalmente qualche improperio contro l’arrivo improvviso di quell’uomo e cerchi di ricomporti.
«Stavo solo-»
«Ho una bella notizia per te» continua la guardia, ignorandoti. Non riesci a capire se fa sul serio oppure ti sta solo prendendo in giro. Si appende alle sbarre e ti rivolge un sorriso raccapricciante, fatto di carie e denti gialli. «Stasera avrai la cella tutta per te! Il tuo compagno è stato sbattuto in isolamento». Lo esclama gracchiando, mentre ridacchia tra sé e sé come se avesse detto qualcosa di molto divertente. Di sicuro lì dentro quel brutto ceffo è uno dei funzionari meno professionali che tu conosca.
«Come?» Aggrotti le sopracciglia, al solito parlando senza pensare. Avresti dovuto immaginarlo che sarebbe finita a quel modo.
«Pare che abbia malmenato un tipo dopo essere stato minacciato con un coltello. Un assassino che ha paura di un ladro! Questa è bella». Continua con il suo racconto senza degnarti di uno sguardo. «Il tipo in questione è ancora in infermeria, ma quando si sveglierà toccherà anche a lui la stessa sorte. Siete proprio un ammasso di imbecilli». Conclude il discorso con un insulto rivolto a tutti i detenuti, sputa vicino alla tua cella e si allontana raddrizzandosi il copricapo, come se quel gesto potesse dargli prestigio.
«Quanto ci dovrà restare?» domandi a bruciapelo, cercando di non far trasparire troppo interesse.
L’altro sbuffa rumorosamente e si volta di nuovo nella tua direzione «Una settimana. Basterà per rimetterlo in riga».

Sospiri abbracciandoti le ginocchia, per poi tirare un pugno al muro. Non va bene. Non va affatto bene.

Continua tutto a girare nel verso sbagliato, gli eventi sembrano gridarti che è sempre colpa tua, che non sei cambiato di una virgola: ti cavi d’impiccio mettendo nei guai gli altri, finisci per fare del male alle persone a cui tieni. Già, perché è da un po’ che hai cominciato a pensarlo: Sasuke è ciò che, lì dentro, ti ricorda di più la parola amicizia. Forse è solo perché ti senti in colpa e pensi che dovresti esserci tu al suo posto; forse invece quella sensazione di oppressione al petto dipende da altro. Gli hai detto di odiarlo, ed è vero, perché il suo dolore, ormai, è diventato anche il tuo.

L’isolamento distrugge, logora, consuma ogni più residua traccia di speranza: tu da fuori, lui da dentro, l’inferno, stavolta, lo vivrete in due.



















Buonasera carissimi!
Dovrei aggiornare altre mille cose, ma ultimamente ho più ispirazione per questa raccolta, perciò ho approfittato. Perdonate la massiccia dose di angst degli ultimi capitoli... non vi sto lasciando un attimo di tregua! XD E' vero che la storia è "drammatica", ma vedrò di darvi anche un pò di respiro, non temete.
Spero tanto vi sia piaciuto! Vi chiedo, qualora vi andasse, di farmi sapere cosa ne pensate con un commentino. Grazie di cuore! :)


Vavi
  
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