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Autore: GiuliaStark    30/03/2016    1 recensioni
Brooklyn, inizio anni novanta. Un gruppo di otto ragazzi, amici fin dalla nascita; tutti diversi tra loro eppure così uguali. Michael, Calum, Joey, Elizabeth, Ashton, Kayla, Luke e Ross. Gli outsiders del quartiere, i casi sociali, i sognatori, quelli che sfidavano i limiti della vita cercando di respirarne il più possibile. Quelli che trovavano un porto sicuro tra di loro, che si raccoglievano i pezzi a vicenda per ricomporli assieme. La musica come scudo dal mondo, il solito pub come rifugio e la loro voglia di scappare come una tacita promessa. Le promesse che sia fanno tra amici alle due mattina, da ubriachi mentre si vaga per strada ma che alla fine sono quelle che rimangono, sono le più vere. Le avventure, disavventure, i loro sbagli, i sogni e gli amori di un’età sempre in bilico tra la follia e l’oblio. Una generazione abbandonata a se stessa. Una storia: la loro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Avevo passato tutta la notte sveglia, non perché non avessi sonno, ma c'era qualcosa di gran lunga più interessante da fare. Quella notte il cielo era completamente ricoperto di stelle. Tanti piccoli puntini luminosi che si affacciavano nell'oscurità e guardavano da lassù noi povere anime bloccate sulla terra. Ero salita sul tetto della casa passando dalla finestra della mia camera e sedendomi in prossimità del tubo della grondaia ammirai la volta stellata, solo guardare. Niente pensieri, niente sentimenti, niente di niente, solo la pace dei sensi. Io ed il cielo. In alcuni momenti era così vicino che sembrava mi bastasse allungare la mano per toccarlo. Mi stendevo sulle tegole con la sigaretta tra le dita e la birra accanto e rimanevo lì anche per delle ore persa nell'immensità del cielo scuro. Delle volte rimanevo fino al mattino dopo appositamente per vedere lo spettacolo dell'alba che rompeva le catene del buio e si liberava delle tenebre mostrandosi in tutta la sua innocenza e luminosità. Sembrava quasi una rinascita. Come se, giorno dopo giorno, il cielo di Brooklyn si rigenerasse lavandosi dallo sporco che, durante la giornata, questa città gli aveva tirato addosso andando ad intaccare la sua purezza. Era un pensiero fuori dalla concezione umana quanto fosse immenso il cielo. Non aveva una fine, per questo lo amavo. Era come se si estendesse anche oltre i suoi stessi confini, fino ad arrivare dove nessun'altro poteva; oltre ed ancora oltre all'infinito in qualunque direzione. Era la cosa più spaventosa e magnifica che esistesse; pensare che c'era un qualcosa talmente tanto grande e potente che ci sovrastava e che non aveva confini, né limiti. Era perfino più grande del mondo stesso. Tutto questo ti faceva sentire estremamente piccolo ed insignificante di fronte ad un immensità del genere. C'era un'unica cosa che la scorsa notte era cambiata rispetto al solito. Generalmente ero sola, ma ieri sera, mentre ero a casa e, per l'ennesima volta mia madre e James erano fuori, qualcuno aveva bussato alla mia porta. Inizialmente credevo fossero tornati, anche se le due del mattino per loro era come dire le quattro di pomeriggio; ma quando aprii la porta e trovai quella testa bionda di Luke rimasi piacevolmente sorpresa. Non era una novità trovare sulla mia soglia qualcuno di quegli idioti a quell'ora della notte, quindi lasciai la porta spalancata e lo invitai ad entrare con un sorriso ed un cenno della testa. Luke non sapeva di quella mia abitudine, l'unica ad esserne a conoscenza era Beth visto che molte volte ci eravamo ritrovate a guardare le stelle assieme. Fatto sta che non appena il biondo mi vide mettere un piede fuori dalla finestra sbiancò a tal punto che i suoi occhi azzurri risaltarono come due fari. Io invece scoppiai a ridere e, solo dopo essermi beata della sua espressione perplessa gli spiegai le mie vere intenzioni. Ci fu solo un piccolo particolare che non avevo calcolato: l'esagerata altezza di Luke. Per farla breve, era talmente tanto alto che fece una gran fatica ad uscire dalla finestra ed in seguito ad arrampicarsi sul tetto che, a fine impresa, avevo le lacrime agli occhi per quanto avevo riso di lui che, invece, continuava a guardarmi con quel sorriso vago e pensieroso che lo contraddistingueva. Passammo tutta la notte lì sul tetto a fumare, bere birra, ammirare il cielo e ridere. Ci furono anche momenti di silenzio, ma non quelli in cui diventava pesante fino all'imbarazzo, anzi, sembrava quasi come dovuto; come se in quei precisi istanti dovevamo concentrarci solamente su noi stessi e lo spettacolo che avevamo di fronte. Luke era la persona perfetta con cui condividere momenti simili, non che gli altri non lo fossero, solo che lui capiva il senso profondo delle cose. L'unica pecca era che alternava momenti di genialità a momenti di pura idiozia, ma purtroppo nessuno è perfetto no? E a dirla tutta mi piaceva così com'era, semplicemente lui. La mattina dopo, appena vista l'alba, rientrammo nella mia camera e, appena accertata che Luke non era scivolato e caduto di sotto, ci stendemmo sul letto e in poco tempo ci addormentammo. Il risveglio purtroppo non fu affatto piacevole, visto che, senza avere nemmeno il tempo di accorgermene, finii direttamente a baciare il pavimento per colpa di un certo gigante che mi aveva letteralmente buttato di sotto per prendersi tutto il letto. Dalla bocca mi uscì un verso di pura disapprovazione e, a metà tra l'arrabbiata e il divertita, mi tirai su in ginocchio ed afferrai il cuscino che andai a scagliare direttamente sul viso di Luke con tutta la forza che a quell'ora della mattina avevo facendolo svegliare di soprassalto:

- E questo per cos'era? - sbuffò lui mentre si passava una mano tra i capelli arruffati.

- Grazie del bel risveglio Hemmings - borbottai mentre ero ancora seduta a terra.

- Che ci fai sul pavimento? - domandò aggrottando le sopracciglia.

- È una storia alquanto buffa - iniziai con sarcasmo ed incrociando le braccia al petto - Sai, stavo dormendo beatamente finché qualcuno - marcai abbastanza la parola per fargli intendere di chi stessi parlando - Non mi ha svegliata bruscamente facendomi cadere dal letto -

- E questo qualcuno sarei io? - disse lui con un leggero sorriso divertito.

- Beh vedi qualcun altro qui dentro alto quanto una giraffa e che si è brutalmente impossessato del mio letto? - Luke cominciò a guardarsi intorno con aria pensierosa ed un sorriso che minacciava di scoppiare in una fragorosa risata; alzai gli occhi al cielo e sbuffai. Era sempre il solito idiota - Lucas - lo richiamai da ancora seduta sul pavimento.

- Cosa c'è? Controllavo se magari c'era il tizio che hai descritto, sai, non si è mai troppo prudenti - sbuffai sonoramente e lui scoppiò a ridere aprendosi in un enorme sorriso.

- Ti odio Hemmings - borbottai mentre mi rimettevo lentamente in piedi.

- Tu non puoi odiarmi, mi vuoi troppo bene - ridacchiò mentre si metteva a sedere con le spalle poggiate alla testiera del letto e sorrideva leggermente.

- Fanculo - lo guardai storto e lui in tutta risposta sorrise ancora di più sapendo che aveva ragione. Delle volte lo odiavo davvero quel ragazzo.

- Visto? - alzò le sopracciglia - Non puoi resistermi - disse iniziando a sistemarsi il ciuffo che durante la notte gli era ricaduto su un lato del viso.

- Convinto tu - alzai nuovamente gli occhi al cielo - Questo non giustifica il fatto che mi hai letteralmente sfrattato dal mio letto - lo guardai di sbieco avvicinandomi al suo lato.

- Chiedo venia, ma non posso farci nulla se il tuo letto è molto comodo - ridacchiò ed io per l'ennesima volta alzai gli occhi al cielo.

- La prossima volata ti faccio dormire a terra - dissi con una mezza risata.

- Non lo faresti mai - scosse la testa con ancora quel sorriso sul volto.

- Non provocarmi Hemmings - lo guardai storto.

- Altrimenti? - domandò assumendo un'espressione abbastanza provocatoria - Che hai intenzione di fare? -

- Questo - mi avvicinai a presi nuovamente il cuscino e glielo sbattei ancora sul volto con espressione soddisfatta al sentire il suo mugolio di disapprovazione - Ed ora fuori dal mio letto -

- E va bene - sbuffò mentre si alzava con estrema lentezza.

- Vado a farmi una doccia -

- Vengo anche io - sorrise mettendo su la stessa espressione di prima.

- Non ci provare nemmeno Lucas - lo avvertii puntandogli il dito contro - Tu la mia doccia non la usi, mi è bastata quella volta che hai allagato il bagno -

- Ma non l'ho fatto apposta - sbuffò alzando gli occhi al cielo - Non è colpa mia se sono alto - fece spallucce.

- Non è una scusante - incrociai le braccia al petto e sorrisi tra me e me.

- E poi sarei io quello insopportabile - bofonchiò sbuffando nuovamente facendomi scoppiare a ridere.

Mi guardò per qualche secondo, poi anche lui si unì alla risata. Era bello per una mattina svegliarmi spensierata e con il sorriso sulle labbra, senza niente a cui pensare, senza i problemi di mia madre e del suo compagno che mi gravavano sulle spalle. Una mattinata qualunque, di una persona qualunque. Lasciai Luke a vagare per casa con sempre una certa preoccupazione per quello che avrebbe potuto fare, e andai a farmi una doccia veloce per togliermi di dosso gli ultimi residui di stanchezza della notte precedente e, una volta pronta, scesi giù trovando il biondo seduto sul divano del mio soggiorno con le gambe poggiate sul tavolinetto basso di fronte:

- Togli i piedi da lì sopra - gli dissi mentre entravo in cucina ed iniziavo a preparare la colazione.

Lui lanciò un sonoro sbuffo e si tirò su a sedere per seguirmi in cucina con ancora i capelli arruffati; iniziai a tirar fuori gli ingredienti per fare i pancake mettendomi all'opera mentre lui si sedette sul ripiano della cucina e mi osservava in un modo alquanto inquietante. Mentre mi affaccendavo per preparare la colazione sentivo lo sguardo insistente di Luke addosso, all'inizio cercai di ignorarlo, ma alla fine cedetti e mi voltai guardandolo con aria interrogativa:

- Cosa c'è? -

- Da quanto manca tua madre? - mi domandò in un sussurro e diventando improvvisamente serio.

- Da ieri sera - risposi in modo evasivo mentre mi tenevo impegnata con i pancake.

- È uscita con James? -

Sospirai ed annuii:

- Come ogni sera - sussurrai.

- Mi dispiace, lo sai - disse anche lui a voce bassa mentre poggiò una mano sulla mia.

- Lo so - mi lasciai andare in un altro sospiro - Ma non posso farci nulla, è la sua vita -

- Hai pensato a quello che ti abbiamo detto la scorsa settimana? -

- Si, ci ho pensato - risposi mentre mettevo i pancake a cuocere.

- E? - mi invitò a continuare.

- Non lo so Lucas, non lo so... -

- Non puoi rimanere qui sola -

Alzai lo sguardo su di lui e lo guardai negli occhi, era evidentemente preoccupato. Mi osservava con quell'espressione angosciata che mi riservava ogni volta che veniva fuori questo discorso; apprezzavo veramente tanto il fatto che si preoccupasse, ma delle volte esagerava. Non ero più una bambina, avevo imparato a cavarmela e rimanere qualche sera da sola era il minimo che mi fosse successo:

- Sto bene, davvero - feci un piccolo sorriso.

- Sai che non ti credo, vero? - sospirò ed io annuii leggermente con lo sguardo basso.

- Beh, c'è da dire che almeno ieri sera ero in tua compagnia - sorrisi appena cercando di risollevare l'umore della situazione.

- Se vuoi posso anche trasferirmi qui - disse ridendo leggermente.

- Non esageriamo ora - risi - Finirei per odiarti davvero Hemmings -

- Te lo ripeterò fino allo sfinimento, tu non mi odierai mai - incrociò le braccia al petto facendomi l'occhiolino.

Nel mentre di questa piccola discussione suonò il campanello e per un momento credetti che mia madre e James fossero tornati, sperai vivamente di no. Guardai di sfuggita Lucas e notai la mia stessa preoccupazione nel suo sguardo. Afferrai lo strofinaccio e mi pulii le mani:

- Aspetta qui - gli dissi mentre uscivo dalla cucina.

Arrivai davanti la porta d'ingresso e, ancor prima di aprire, un gran vociare mi rivelò chi c'era lì dietro. Sorrisi tra me e me sollevata ed aprii trovandomi davanti l'intera banda di scalmanati che chiamavo amici:

- Ma guarda un po' chi si vede - sorrisi poggiandomi alla porta.

- Buongiorno bellezza - mi sorrise Kayla mentre schiacciava con la suola degli anfibi la sigaretta.

- Buongiorno a te - poi mi rivolsi agli altri - Cosa ci fate qui a quest'ora? Credevo che almeno oggi non vi avrei dovuto sopportare tutta la giornata - ridacchiai.

- Ce lo chiediamo anche noi visto che Irwin ci è venuto a buttare giù dal letto - rispose Beth guardandolo storto, ma con un piccolo sorriso.

- In realtà sappiamo che non potete vivere senza di noi - disse Calum con un sorriso sghembo.

- Ma perché ne siete così convinti? - sbuffò Joy.

- Perché senza di noi vi annoiereste a morte - rispose Mike.

- Quanto siete presuntuosi - borbottò Beth tra se e se.

- Diciamo solo la verità - rise.

- Modestia portami via - alzai gli occhi al cielo.

- Bando alle ciance - esordì Ash - Siamo qui per un motivo ben preciso -

- E quale sarebbe di grazia? - chiese Beth.

- Lo saprete presto - sorrise in un modo che non mi piaceva molto. Cosa passava in quella testa vuota?

- A proposito - Cal si voltò verso di me - Hai notizie di Lucas? Siamo passati a casa sua ma Jack ci ha detto che non ha dormito lì -

- Te l'ho detto - intervenne Mike - Sarà sicuramente a scaldare il letto di qualche ragazza - disse stampandosi un sorriso furbo sul volto.

- Ross, si può sapere...? Oh, ciao ragazzi - ecco, parli del diavolo e spuntano le corna.

Nel giro di qualche secondo vidi le espressioni di tutti e sei variare dalla più assurda, alla più buffa. Sgranai subito gli occhi al pensiero di ciò che poteva passare per le menti malate di Ash, Cal e Mike e subito misi le mani avanti per evitare ogni tipo di fraintendimento, anche se ero più che sicura che avrebbero preso al volo l'occasione per torturami tutto il giorno da bravi amici che erano:

- Non è come sembra - dissi tappando la bocca a Cal e Mike ancor prima che potessero parlare.

- Ah no? - domandò Michael stampandosi un sorrisetto poco casto sul volto.

Entrò in casa seguito da tutti gli altri, e nel mentre io ero impegnata a guardarlo male per evitargli di sparare una delle sue solite cazzate, gli altri avevano cominciato a parlare uno sopra all'altro facendo un chiasso assurdo. Se prima mi lamentavo di quel rompiscatole di Luke, ora avevo tutta la banda al completo. Addio mattinata tranquilla. Cal si precipitò dal biondo e gli mise un braccio attorno alle spalle con un ghigno stampato sul volto e, mentre percorreva il corridoio, parlottava con lui:

- Allora, racconta Hemmings, com'è andata la serata? - capii di essere fottuta nel momento in cui anche Luke si stampò la stessa espressione sul volto. Prima o poi li avrei uccisi sul serio.

- Ross, spiega, ora - Joy mi afferrò per un braccio facendomi voltare verso di lei, aveva gli occhi sbarrati che trapelavano curiosità.

- Non c'è nulla da spiegare - sbuffai - Non è successo nulla -

- Nulla... ne sei sicura mia cara? - domandò Ash comparendo alle mie spalle facendomi sobbalzare leggermente.

- Si, Irwin, si! - sbuffai nuovamente lasciandomi andare in un verso di pura disapprovazione.

- Tu non ce la racconti giusta - iniziò Mike - Sicuramente voi due ve la intendete da un po' e ci tenete tutto nascosto e... - all'improvviso si fermò come se qualcos'altro avesse improvvisamente attirato la sua attenzione - Ma questo è odore di pancake! - esclamò peggio di una ragazzina che aveva appena visto il suo idolo.

In men che non si dica si precipitò verso la cucina richiamato dall'odore e dalla presenza di cibo, cosa sacra per lui, e come se non bastasse, anche gli altri gli si affilarono dietro come una mandria di bufali impazziti. Erano esasperanti delle volte, ma adoravo sverli intorno e soprattutto adoravo momenti come questi. Si, ok, potevano essere banali, ma per me contavano veramente molto perché rispecchiavano quel piccolo stralcio di normalità che era praticamente assente nella mia vita famigliare e che solo loro sapevano darmi. Li amavo davvero tantissimo:

- Michael Gordon Clifford, se ti azzardi ti taglio le mani! - gli urlai mentre cominciai a rincorrerlo.

- Ma ho fame! - si lamentò.

- Anche noi - dissero all'unisono Luke, Cal ed Ash alzando la mano

- E quando mai non ne avete? - alzai gli occhi al cielo esasperata.

- Ehm, Ross? - Beth richiamò la mia attenzione.

- Cosa c'è? - sospirai mentre davo un buffetto sulla spalla di Ash che aveva cercato di rubare uno dei pancake.

- Ecco, in teoria avremmo fame anche noi - sorrise timidamente mentre si lasciava andare in una risata seguita da Joy e Kayla.

- Non posso crederci - sbuffai - Io mi arrendo, siete peggio di un invasione di cavallette - mi infilai le mani nei capelli esasperata.

- Lo sappiamo - annuì Cal - Ora ci dai da mangiare? - sorrise mostrando le fossette e fingendosi un bambino innocente.

- E va bene - sospirai e loro esultarono - Vi odio tutti - borbottai mentre mi voltavo verso la credenza e prendevo i piatti per ciascuno di loro.

- Noi invece ti amiamo - sorrise Ash.

- Ci mancava solo il contrario - bofonchiai e nel mentre iniziai a servire i pancake sui piatti.

- Ehi, non è colpa nostra se quel cretino di Fletcher ci ha buttati giù dal letto e non abbiamo fatto colazione - disse Kayla mentre rideva e si metteva in bocca un pezzo di pancake.

- A proposito di letti - iniziò Mike con nuovamente la sua espressione furbetta - Com'è il letto di Ross, eh Lucas? -

- Molto comodo a dire il vero - sorrise sornione mentre mi lanciava uno sguardo.

- Si, talmente comodo che lo voleva tutto per se tanto da farmi cadere - borbottai facendo scoppiare tutti a ridere - Hood, invece di rubare dal frigo vieni qui ed aiutami - si avvicinò con le mani in tasca - Prendimi il caffè, su, renditi utile - annuì e si allontanò.

- Su Lucas, vogliamo i dettagli - lo incitò il tinto.

- Mike, smettila - lo richiamai mentre continuavo ad affaccendarmi in cucina.

- Beh - iniziò il biondo lanciandomi uno sguardo malizioso - Ci siamo divertiti parecchio - fece spallucce mentre io sbuffai sonoramente.

- Ne siamo certi - disse Ashton dandogli una gomitata amichevole.

Mentre loro erano impegnati a fare gli idioti, come sempre, io continuavo a farmi in quattro per preparare la colazione a quella massa di gente che mi era piombata in casa senza il minimo preavviso. Presi la caffettiera e la riempii con il caffè che mi aveva appena portato Calum:

- Allora, cosa è successo? - mi sussurrò mentre richiudeva il barattolo per rimetterlo a posto.

- Nulla Calum, nulla - sbuffai accendendo il fuoco, lui mi guardò di sbieco non soddisfatto ed io alzai gli occhi al cielo.

- Quindi, fammi capire, ti è saltata praticamente addosso appena hai varcato la soglia? - domandò Ash al biondo attirando la mia attenzione - Beh, complimenti Ross - mi fece l'occhiolino.

- Luke Robert Hemmings, finiscila! - mi lamentai lanciandogli un'occhiataccia senza però riuscire a trattenere un sorriso.

- Cosa c'è? Sto solo raccontando la nostra bellissima serata - fece un sorriso sghembo mentre alzava le sopracciglia.

- Ti piacerebbe Hemmings - mi voltai - E tu Hood, prendi la marmellata e smettila di ridere - gli dissi mentre versavo il caffè nelle tazze ed aggiungevo del latte.

- Non ho mai detto il contrario -

Quelle parole gli uscirono ridotte ad un sussurro, come se nessuno doveva sentirle; mi fermai, distraendomi da ciò che stavo facendo, e mi voltai a guardarlo per qualche secondo con un'espressione alquanto incuriosita sul volto. Non ebbi il tempo di approfondire la cosa perché, ovviamente, le lamentele degli altri mi riportarono ad affaccendarmi in cucina, così misi da parte le parole ambigue di Lucas e presi il coltello ed il pane. Mentre tagliavo qualche fetta, Cal si avvicinò nuovamente posando la marmellata sul ripiano della cucina, poi silenziosamente fece ancora qualche passo e, giunto abbastanza vicino, mi domandò nuovamente:

- Ma sei proprio sicura che non sia successo nulla? -

- Calum! - esclamai esasperata - Smettila ok? In quale lingua devo dirtelo? - dissi mentre iniziai a gesticolare e ripetergli all'infinito che non era successo assolutamente niente.

- Ehm, ok, ma, Ross, calma - disse mentre metteva le mani avanti ed aveva un'espressione leggermente terrorizzata sul volto.

- No, non mi calmo - gli puntai il dito contro e lui indietreggiò di scatto - Mi state facendo esasperare oggi, siete delle spine nel fianco! - alzai gli occhi al cielo.

- Ok, ok ma ehm... - si schiarì la voce.

- Cosa Cal, cosa?! - esclamai continuando a gesticolare.

- Quello - indicò la mia mano destra.

Abbassai lo sguardo sulla mano e solo in quel momento mi accorsi che mentre gesticolavo tenevo ancora stretto il coltello, il che mi fece scoppiare a ridere mentre mi rivolsi a lui con aria di sfida:

- Non farmi arrabbiare ok? -

- Perché, altrimenti mi uccidi? - disse con un mezzo sorriso continuando a guardare preoccupato la lama.

- Non tentarmi Hood - feci un sorriso ed alzai le sopracciglia divertita.

- Ehi, ehi, frena tesoro, ci sono troppi testimoni - mise le mani avanti cercando di difendersi.

- Chi, noi? - intervenne Ash mentre sorseggiava il suo caffè - Nah, fai pure, siamo impegnati in altro - e tornò a mangiare e parlare con gli altri.

- Oh bene, molte grazie - esclamò fingendo di essersi arrabbiato.

- Figurati - fece spallucce Joy mentre prendeva una fetta di pane e marmellata dal piatto che avevo appena messo in tavola.

- Forza Hood, per oggi ti risparmio, va a mangiare anche tu - sbuffai.

- Ti adoro - sorrise lasciandomi un bacio sulla tempia e correndo a prendere il cibo in tavola.

- Si, si ok - alzai gli occhi al cielo.

- Se continui così ti rimarranno incastrati gli occhi prima o poi - ridacchiò Luke.

- Non è colpa mia se mi avete già esasperato e non è nemmeno mezzogiorno -

Scoppiarono tutti a ridere ed io scossi la testa prima di unirmi a loro ed iniziare a mangiare qualcosa. Era passata più di una settimana dalla nostra folle corsa in auto e da quel giorno avevamo passato ogni momento a pensare a come organizzare la famosa esibizione della band e nel convincere la madre di Ashton a lasciarci il garage per riorganizzarlo a ''posto speciale'' non solo per le prove, ma anche per un ritrovo tra noi. Inizialmente quando proponemmo ad Anne la cosa lei rimase palesemente perplessa e di certo non potevamo darle torto visti i precedenti, ma Ash disse che alla fine era riuscito a convincerla ed era quello il motivo per il quale oggi aveva buttato tutti giù dal letto. Quattro anni prima, o giù di lì, le avevamo promesso di ripulire l'intero garage per raccogliere qualche soldo per organizzare la festa a sorpresa per il compleanno di Beth; beh ecco, diciamo che a fine giornata avevamo fatto tutto tranne che pulire. Non fu colpa nostra, o meglio, si, ma nel mentre eravamo lì a sistemare ci eravamo lasciati prendere un po' troppo la mano dalle cianfrusaglie che c'erano al suo interno e passammo tutta la giornata a divertirci come dei pazzi. Come finì? La madre di Ash si accorse che avevamo creato più disastri che altro e, dopo un'alzata di occhi al cielo ed un paio di sgridate, ci mandò via e lasciò tutto com'era. Per noi non fu una delusione, anzi, alla fine ci aiutò Bryan a mettere insieme la somma che ci serviva per il compleanno della nostra amica. Ci eravamo divertiti come dei pazzi. Fu uno dei pomeriggi più belli di quell'anno; ricordo ancora il momento in cui trovammo uno scatolone pieno di parrucche, provenienti da chissà dove, ed i ragazzi cominciarono a provarsele una dopo l'altra atteggiandosi come se fossero delle ragazze. Credo che fu in quel preciso istante che a Mike saltò in testa l'idea di cominciare a tingersi i capelli, infatti galeotta fu la parrucca azzurra che, credendo che nessuno se ne sarebbe accorto, si nascose nello zaino e si portò a casa. Dopo aver finito la colazione e fumato una sigaretta tutti assieme, ci incamminammo verso casa di Ash per cominciare a sistemare quel garage che non veniva aperto da anni. Mi piaceva frugare tra le cose vecchie che appartenevano ad altri, era come fare un tuffo nel loro passato, assorbire la loro memoria e diventare parte anche tu di quel ricordo. Quando arrivammo trovammo Anne sulla soglia del garage ad aspettarci:

- Buongiorno ragazzi -

- Buongiorno Anne - rispondemmo tutti all'unisono.

- Allora, vi lascio lavorare, queste sono le chiavi - le porse a Joy - Io, Harry e Lauren staremo fuori tutta la giornata così potete sistemare tutto e, mi raccomando, non fate danni - terminò con un sorriso mentre riservava un'occhiata ai ragazzi.

- Non preoccuparti Anne, badiamo noi a loro - ricambiai il sorriso.

- Bene - ridacchiò - Almeno non dovrò più sentire quella batteria infernale tutto il giorno in casa -

- Mamma - borbottò Ash - Credevo fossimo d'accordo a non mettere la questione in mezzo - sbuffò leggermente.

- Hai ragione, ma per quanto tu possa essere davvero bravo, fai un rumore assordante - scoppiammo tutti a ridere ed Ash alzò gli occhi al cielo esasperato.

- Forza, cominciamo, altrimenti non finiremo mai - sbuffò Cal mentre faceva vagare lo sguardo all'interno del garage.

Anne, Harry e Lauren si allontanarono e noi ci scambiammo un'occhiata veloce come per incoraggiarci ad iniziare quella faticaccia. Entrammo nel box ed iniziammo a guardarci attorno incerti da dove iniziare. C'era talmente tanta roba lì dentro che sicuramente ci avremmo messo una vita, ma eravamo certi che una volta finito sarebbe venuto fuori qualcosa di veramente speciale, qualcosa di solo ed esclusivamente nostro. Visto che sarebbe stata una lunga giornata ci organizzammo per rendere il lavoro il più piacevole possibile. Salimmo in camera di Ash e prendemmo lo stereo e tutte le sue cassette. Non potevamo vivere senza musica, era quella che ci rendeva quello che eravamo, che ci permetteva di creare nuovi ricordi. Trovare la canzone perfetta, la melodia adatta per ogni ricordo, ogni momento, parola o gesto. La colonna sonora delle nostre vite. Ogni canzone racchiudeva un ricordo, così se volevamo ripercorrere i nostri momenti migliori, ci bastava metter su quella determinata canzone e lasciarci trasportare dalle immagini che quelle note ci riportavano alla mente. La musica era la nostra memoria. Cosa c'era di meglio che affidare un ricordo per te importante ad una canzone? La musica era immortale, sarebbe rimasta anche dopo la nostra scomparsa e, in certo senso, anche noi saremmo continuati a vivere con lei. Ecco perché Luke teneva tantissimo alla band. Voleva continuare a vivere attraverso le canzoni e le note della sua chitarra. In questo modo non sarebbe mai stato dimenticato completamente perché, chissà, magari un giorno qualcuno, rovistando in qualche vecchio garage come stavamo facendo noi, avrebbe ritrovato un loro disco e, come per magia, sarebbero tornati nuovamente a vivere. Mentre Kayla frugava tra le cassette di Ash in cerca della musica adatta, noi ci stavamo organizzando per iniziare a svuotare il garage. I ragazzi si presero l'incarico di spostare le cose più pesanti come vecchi mobili o enormi scatoloni, il che poteva essere considerato un gesto carino da parte loro se non si badava al fatto che le loro facce erano incredibilmente rosse per lo sforzo immane che stavano facendo:

- Siete inutili - ridacchiò Beth mentre si copriva la bocca con la mano per non dar troppo a vedere la sua risata.

- Fate tanto i duri e poi non riuscite a sollevare nemmeno un comodino in due - dissi mentre prendevo uno scatolone da uno scaffale e lo poggiavo a terra.

- Ehi! - esclamarono all'unisono i ragazzi sentendosi offesi nel loro ''orgoglio maschile''.

- È inutile che fate tanto gli offesi - disse Joy - Si vede lontano un miglio che vi manca poco per collassare -

- Ed il bello è che abbiamo appena cominciato - aggiunse Kayla ancora tutta concentrata nello scegliere la musica.

- State sempre a prenderci in giro - borbottò Cal mentre assieme a Mike posavano un enorme scatolone a terra.

- Lo facciamo per dimostrarvi quanto vi vogliamo bene - rispose Joy con una piccola risata e aprendo lo scatolone per guardarci dentro.

- Mi immagino cosa avrebbero fatto se ci odiavano - disse Ash rivolgendosi a Lucas che era pericolosamente in bilico su uno sgabello per prendere altre scatole.

- Luke, ti prego, fa attenzione - gli lanciai qualche sguardo mentre continuavo a svuotare lo scatolone e dividere le cose da buttare con quelle da tenere.

- Stai tranquilla - ridacchiò lui rivolgendomi un'occhiata fugace.

- Non preoccuparti, il tuo amico di letto ha la pelle dura - ridacchiò Mike lanciandomi una frecciatina.

- Clifford, taci - lo rimproverai mentre gli tiravo un pallone sgonfio che avevo trovato sotto lo scaffale e che lui evitò per poco.

- Volevi uccidermi per caso?! - esclamò mettendo in atto le sue pessime doti recitative.

- Non oserei mai - alzai le mani ridacchiando.

- Peccato - bofonchiò Beth fingendosi rammaricata.

Sorrisi e prima di tornare a sistemare lo scatolone che conteneva un sacco di cianfrusaglie, appartenute a chissà chi, lanciai nuovamente uno sguardo a Luke che stava passando un paio di grandi contenitori di plastica a Cal. Feci un piccolo sorriso che scomparve subito nel momento in cui mi accorsi che il biondo stava per perdere l'equilibrio, ma fortunatamente riuscì ad aggrapparsi in tempo al bordo del mobile e non cadere. Mi lasciai andare ad un sospiro di sollievo e scossi la testa; delle volte sembrava di avere a che fare con dei bambini, dovevi sempre controllarli ed accertarti che non si fossero spaccati la testa nel mentre tu guardavi altrove. Povere noi:

- Te la sei vista brutta amico - ridacchiò Ash mettendosi in spalla due sacchi neri pieni di cose di cui disfarsi.

- Già - rispose Luke con una risata alquanto nervosa.

- Te l'avevo detto - cantilenai sollevando la scatola che avevo appena richiuso e messo in un angolo assieme a quello che bisognava spostare in soffitta.

- Voi quattro ci farete morire un giorno di questi - sospirò Joy scuotendo la testa.

- Decisamente - annuì Beth impegnata a rovistare in un contenitore più grande di lei.

Mi voltai verso Kayla e la trovai ancora lì a rovistare tra le cassette. Sorrisi tra me e me e mi fermai un secondo ad osservarla. Era persa nel suo mondo e nei suoi pensieri, tanto da risultare affascinante e piena di mistero anche se non stava facendo nulla di particolare. Delle volte avrei voluto avere anche io quel suo dono. Continuando a guardarla però, mi accorsi che aveva qualcosa di strano. Non sapevo come spiegarlo, ma quando qualcuno del gruppo era sotto l'effetto della propria nuvoletta grigia ero la prima che se ne accorgeva. Questo ovviamente non voleva dire che agli altri non saltasse all'occhio o non importasse, ma io generalmente non lo percepivo con gli occhi, ma con l'anima. Con Kayla la cosa era più accentuata. Probabilmente il tutto dipendeva dal fatto che io e lei eravamo praticamente identiche caratterialmente e quindi era come guardarsi allo specchio, come se la mia anima fosse strettamente legata alla sua. Un'altra cosa di cui ero certa era che non aveva affatto voglia di parlare di ciò che la rendeva così assente, altrimenti, come ogni volta, mi avrebbe trascinato via assieme a Joy e Beth per raccontarci tutto. Sospirai e mi promisi che se entro fine giornata non si fosse aperta spontaneamente sarei andata io da lei. Non volevo forzarla, ma sapevo fin troppo bene gli effetti di qualcosa che ti fa male, ma che continui a tenerti dentro. Ti logora. Giorno dopo giorno si nutre di te finché non ti riduce al fantasma di te stessa. Tu ti indebolivi ed il dolore cresceva. Non lo avrei augurato nemmeno al mio peggior nemico. Quando mi voltai per continuare a sistemare le varie scatole mi accorsi degli sguardi fugaci che Ash, di tanto in tanto, le riserbava. Sorrisi quasi involontariamente. Era strano vedere come qualcuno che conoscevi da praticamente una vita si innamorava, ancor più strano era quando la persona che gli aveva fatto nascere tali sentimenti apparteneva alla cerchia di amici. Kayla ed Ashton sarebbero stati perfetti assieme. L'unica piccola preoccupazione che veniva a bussare nell'angolo remoto della mia testa di tanto in tanto, era la paura che magari si fosse rotto un equilibrio e di certo non avrei accettato in alcun modo di perdere uno dei due. In quel preciso istante il batterista si voltò verso di me e si accorse del mio sguardo; inarcò le sopracciglia e mi osservò in modo interrogativo invitandomi a parlare con un accenno di sorriso, in tutta risposta scossi leggermente la testa e mi voltai a prendere l'ennesimo scatolone. Proprio nel momento in cui lo aprii un sorriso comparve nuovamente sul mio volto a sentire le note che cominciarono ad uscire della radio. Kayla aveva finalmente scelto la playlist di tutta la giornata e non avrebbe potuto far di meglio. Quando le note di Smoke on the Water dei Deep Purple cominciarono a risuonare dalla radio ed espandersi per tutto il garage esultammo tutti e cantando e scatenandoci continuammo con il nostro lavoro. Avevamo preso talmente a cuore e seriamente la cosa che quando arrivò l'ora di pranzo ci fermammo per appena dieci minuti, il tempo di mandar giù un pezzo di pizza ed una birra e poi ricominciare. Dopotutto eravamo una bella squadra, i ragazzi si erano disfatti dei mobili inutilizzabili ed avevano invece accantonato in un angolo quelli che avremmo potuto usare noi, mentre io e le altre avevamo già controllato una ventina di scatoloni e riempito un bel po' di sacchi neri con le cose da buttare. Un po' mi dispiaceva disfarmi di quelle cose, anche se non erano appartenute a me e non avevo nessun legame con esse. Un tempo, però, erano appartenute a qualcuno, erano state parte della vita e dei ricordi di una persona prima di finire in uno scatolone e successivamente in un secchio dell'immondizia. Disfarsi dei ricordi, anche di quelli più brutti, era come liberarti di una parte di te e negare che fosse mai esistita. Non amavo particolarmente affezionarmi agli oggetti, erano veramente pochi quelli a cui tenevo e questo era uno dei motivi. Un giorno sarebbero finiti anche loro in qualche cassonetto e avrebbero semplicemente cessato di esistere, come se non ci fossero mai realmente stati. Ecco perché preferivo affidare i ricordi ai luoghi, alla musica ed alle foto. Nessuno si disfava delle foto. Anche se erano appartenute a persone a te pressoché sconosciute. Una foto era un qualcosa di troppo commemorativo da finire in un cestino. C'erano delle eccezioni ovviamente, come quella volta che mia madre buttò via tutte le foto di mio padre per <> come disse lei, ma questo era un altro discorso:

- Ross? -

- Dimmi - mi voltai verso Ash.

- Abbiamo finito i sacchi, mi accompagni in casa a prenderne alcuni? -

- Certo - annuii mentre passavo a Mike la scatola che avevo in mano.

Varcai la soglia della cucina assieme a lui e lo seguii fino in cucina dove prendemmo ciò che ci serviva, ma prima che potessimo uscire nuovamente Ash cacciò un sospiro e si poggiò al tavolo della cucina. Sapevo che la sua era solo una scusa per parlarmi, lo vedevo nel suo sguardo che aveva qualcosa che gli ronzava in testa. Mi avvicinai e gli misi un braccio attorno alle spalle strappandogli un piccolo sorriso:

- Cosa c'è? Sputa il rospo -

- So che anche tu hai notato che oggi Kayla è assente -

Si voltò a guardarmi e sospirai. Ci teneva davvero tantissimo a lei e si vedeva. I suoi occhi verdi erano leggermente offuscati da una nube di malinconia e preoccupazione che li resero di una sfumatura leggermente più scura; non sopportavo di vederlo così. Sospirai nuovamente ed annuii:

- Si, l'ho notato, ma se mi vuoi chiedere di cosa si tratta mi dispiace, non so nulla - scossi la testa.

- Pensi sia successo qualcosa a casa sua? - la preoccupazione nei suoi occhi per un istante divenne puro terrore.

- Spero vivamente di no - sussurrai mentre gli passai una mano tra i capelli.

Kayla aveva una situazione alquanto complicata in famiglia. Non ne parlava molto perché odiava caricarci dei suoi problemi, altra cosa in cui eravamo molto simili, ma noi sapevamo perfettamente ciò che accadeva all'interno di quelle mura. La madre ed il padre erano due ex tossici convertiti in alcolisti. Molto spesso mia madre e quella di Kayla erano state ad ubriacarsi nello stesso bar prima che James irrompesse nelle nostre vite e sconvolgesse tutto. Purtroppo quello era il male minore. Delle volte mi chiedevo se il destino non ci avesse uniti apposta per ripagarci dei disastri che avevamo all'interno delle nostre famiglie. Ash sospirò ancora e si passò una mano sul viso mentre si staccava dal tavolino ed iniziava a vagare per la cucina:

- Non so cosa fare - sussurrò ad un certo punto fermandosi e guardandomi negli occhi per un breve istante per poi ricominciare a far su e giù.

- Lo sai invece - sospirai.

- No - scosse la testa - Non è una cosa fattibile -

- Ash - esordii con determinazione - Sei suo amico, puoi benissimo andare da lei e chiederle cosa la preoccupa - feci un passo verso di lui.

- Il problema è che non voglio essere solo suo amico - disse in tono straziante.

Mi avvicinai e lo abbracciai forte cercando di dargli un po' di sostegno e rendermi utile:

- Lo so - sussurrai, poi mi staccai leggermente per guardarlo negli occhi - E cosa ti dice che non sia solo tu a volere di più? -

- Oh Ross, andiamo! - esclamò - Cosa potrebbe mai vedere Kayla in me? - sospirò nuovamente.

- Tante cose - risposi facendogli un piccolo sorriso che ricambiò a malapena - Ascoltami bene - gli presi il volto tra le mani e lo costrinsi a guardarmi negli occhi - Kayla ti conosce molto bene, come ognuno di noi. Conosce i tuoi pregi ed i tuoi difetti da una vita, a modo suo è come se ti avesse amato da sempre, quindi non venirmi a dire cosa potrebbe vedere in te perché lo sai bene tu, come lo so io ed anche lei cosa c'è qui dentro - indicai il suo cuore e lui annuì leggermente.

- Ho solo il terrore di combinare un disastro e rovinare il gruppo - distolse lo sguardo.

- Lo capisco e ad essere sincera spaventa anche me, ma non puoi tenerti il dubbio per sempre -

- Mi mangerebbe vivo - sussurrò.

Lo abbracciai nuovamente e questa volta ricambiò l'abbraccio con ancora più forza. Avrei voluto che tutti loro fossero felici, Kayla soprattutto, ed Ash era il ragazzo adatto per far si che ciò accada. Era tutto nelle sue mani, spettava a lui decidere se farsi avanti o meno anche se sapevo molto bene quanto costava soffocare i propri sentimenti per qualcuno. Quando ci staccammo dall'abbraccio e tornammo nel garage lo spettacolo che ci trovammo di fronte fu l'ultima cosa che ci saremmo aspettati. Calum era in piedi su un tavolino, a parer mio molto pericolante, con al collo quello che era una specie di boa di piume e ballava, dire che stava ballando era un parolone, ma ok, sorvoliamo, sulle note di You Can Leave Your Hat On di Joe Cocker. Mi guardai attorno e notai le facce divertite degli altri e quella leggermente rossa di Beth:

- Cosa diamine succede qui dentro? - domandò Ash alquanto sconvolto.

- Hai intenzione di farci uno spogliarello Hood? - dissi alquanto perplessa.

- Come se ti dispiacesse se mi spogliassi - alzò le sopracciglia e si aprì in un sorriso provocatorio.

- No grazie, stavolta passo - risposi facendo un movimento con la mano per poi dirigermi verso la catasta di scatoloni ancora da controllare.

- Fidati Cal, a noi dispiacerebbe - aggiunse Michael con l'approvazione di Ash e Luke che finsero di rabbrividire inorriditi.

- Siete solo invidiosi - disse mentre continuava a fare qualche mossa e roteare il boa come fosse un laccio per prendere il bestiame.

- Di cosa dovremmo essere invidiosi? Sentiamo - domandò Lucas aggrottando le sopracciglia ed incrociando le braccia al petto.

- Del mio bellissimo fisico e - si interruppe per guardare i tre con un'espressione fin troppo da furbo ed in quel momento capii dove voleva andare a parare.

- E cosa? - domandò Ash avvicinandosi al tavolino guardando Cal.

- Delle dimensioni ovviamente -

Sospirai esasperata tra me e me e mi battei il palmo sulla fronte scuotendo leggermente la testa. Non era possibile che ora si mettessero a fare anche loro questi paragoni:

- Sarà meglio che ti rimangi quello che hai detto finto cinese - gli disse Mike con un'espressione piuttosto ''seria'' sul volto.

- Non chiamarmi così fata turchina - rispose Cal riferendosi ai capelli azzurri del tinto.

- Ragazzi, ragazzi basta - si intromise Joy - Per quanto vi vogliamo bene preferiamo che certi discorsi ve li tenete per voi, ok? - disse con un'espressione alquanto supplicante ma anche abbastanza comica.

- Dobbiamo difendere la nostra mascolinità - borbottò Ash.

- Non ora, non vogliamo sapere certi dettagli - aggiunse Beth.

- Non fate le modeste ora, nessuna di voi è una verginella - ridacchiò Mike.

- Sono affari vostri le vostre misure - dissi alzando gli occhi al cielo.

- Tu dovresti sapere quelle di Luke dopo ieri sera, no? - ridacchiò Cal rivolgendosi a me.

- Calum tu scherzi con il fuoco - mi avvicinai - Stamattina ti ho risparmiato una coltellata, ma ora niente mi ferma dal buttarti giù da questo tavolino o impiccarti con quel coso che hai addosso - mi finsi arrabbiata anche se sotto sotto stavo trattenendo le risate.

- Noiosa - borbottò mentre scese dal tavolo e rimise il boa dove lo aveva trovato.

- Ecco, bravo, ed ora rimettetevi al lavoro - ridacchiai.

Il tempo passò in fretta e in poco tempo, mentre la radio continuava a cambiare canzone una dopo l'altra, avevamo liberato gran parte delle pareti principali del garage. Trovammo un sacco di cose. Alcune di esse appartenevano anche ad Ash quando era piccolo. Sembrava fossero passati secoli, invece erano solo diciotto anni. Era strano come il tempo delle volte ti ingannava, come ti faceva credere che le cose sarebbero durate per sempre e non sarebbero cambiate mai. Un crudele gioco che ti ricordava che anche tu eri solo una piccola ombra di passaggio su questa Terra. Ritrovammo la sua vecchia bici di quando aveva più o meno sei anni e che Luke aveva rotto dopo essere andato a sbattere contro il palo della luce alla fine dell'isolato, la foto di quando andammo tutti assieme in gita a New York con la classe del primo liceo e talmente tante altre cose che non sarebbe bastata una sera intera per rivangare tutto. Sorrisi leggermente quando tirai fuori dalla scatola una foto di Ash con in braccio la sorellina Lauren appena nata e gliela porsi, lui l'afferrò e la guardò con estrema malinconia. Nemmeno Ash aveva ricordi felici della sua infanzia, ma di una cosa ero più che sicura: amava la sua famiglia davvero tanto. Chiudemmo lo scatolone e lo mettemmo da parte. Continuammo a spostare scatoloni, gettare cianfrusaglie e togliere scaffali man mano che liberavamo i ripiani dove erano precedentemente riposti. Il tempo passò così, tra una canzone cantata, una ballata, una addirittura urlata perché la amavamo particolarmente, ma soprattutto tra tante risate. Tanti altri piccoli momenti da aggiungere alla moltitudine di ricordi che erano il nostro bagaglio. Trovammo perfino le parrucche di quattro anni fa e, naturalmente, non potemmo evitare di mettercele e comportarci come la massa di idioti che eravamo. Io e Cal ci eravamo anche litigati quella blu elettrico, ma alla fine, ovviamente, vinsi io quando, per l'ennesima volta, lo minacciai di morte. Lui sorrise, uno di quei sorrisi veri e puri che il suo spirito schivo e misterioso gli faceva tirar fuori non tanto spesso quanto avrei voluto. Calum era un ragazzo davvero particolare. Non parlava quasi mai di se stesso e raramente sorrideva quando non era con noi e per questo molto spesso veniva scambiato per uno stronzo ed il combina guai di turno. A scuola in molti lo evitavano per paura delle voci che avevano messo in giro su di lui alcune sue vecchie conoscenze. Odiavamo quel posto e pensare che tra meno di un mese ci saremmo dovuti tornare ci faceva sentire ancor più in trappola. Quando fuori si fece buio ci accorgemmo che avevamo finalmente finito di sistemare tutto. Le cose da portare in soffitta erano state messe in un angolo e quello che avevamo potuto tenere era stato sistemato. Nell'angolo in fondo a destra avevamo tenuto un paio di scaffali, il tavolino traballante era stato riparato da Luke e messo accanto al muro di sinistra in attesa di essere completato da qualche sedia e il piccolo divano che avevamo trovato in un angolo fu sistemato nel mezzo. Non era molto per ora, ma presto sarebbe diventato il nostro rifugio, un pezzo di noi:

- Beh - disse Beth poggiando le mani sui fianchi e guardandosi attorno - Direi che abbiamo finito -

- Finalmente - Mike si asciugò la fronte - Sembrava che quei scatoloni non finissero mai -

- Già - ridacchiai.

- Ehm, ragazzi? - ci richiamò Cal mettendo su un tono terrorizzato - Vedete quello che vedo io? -

- Cosa vedi Hood? - ridacchiò Joy - La stanchezza e la fame ti hanno fatto venire le visioni? -

- Lo spero, perché lì vedo un altro scatolone - esclamò fingendo di sentirsi male.

- Si, purtroppo lo vediamo anche noi - sbuffò Kayla

Luke si avvicinò prendendolo da sotto lo scaffale dove era nascosto e lo posò sul tavolino, quando lo aprì aggrottò le sopracciglia e cercò di trattenere una risata guardando al suo interno:

- Cosa c'è lì dentro di tanto divertente? - domandò Mike leggermente confuso mentre si avvicinava allo scatolone sospetto.

- Non ho la più pallida idea di cosa possa essere - Luke scoppiò a ridere ed una volta che Mike vide di cosa si trattava guardò l'amico e si unì alla sua risata lasciando tutti noi abbastanza perplessi al riguardo.

- Possiamo ridere anche noi o no? - domandai alzando un sopracciglio.

Luke annuì e tirò fuori un enorme massa informe rossa e blu che, a primo impatto sembrava un enorme sacco colorato, ma non appena fu per intero fuori dal suo contenitore lo riconobbi come una specie di costume da supereroe con tanto di imbottitura in gommapiuma che creava l'effetto dei muscoli. Scoppiammo tutti a ridere soprattutto notando che Ash era leggermente arrossito:

- Vuoi darci una spiegazione Irwin? - disse Cal ancora tra le risate mentre indicava il costume.

- Non ho nulla da dire - borbottò distogliendo lo sguardo.

- No, sinceramente, di cosa te ne fai di questo? - continuò a Mike non riuscendo a trattenere le risate.

- Ti prego, dicci che non è tuo - Beth scoppiò a ridere non riuscendo a mantenersi seria.

- Infatti non lo è - bofonchiò mentre guardò Luke e Mike che continuavano a tenere in mano quel buffo costume.

- Sicuro? - ridacchiò Kayla e lui annuì lanciandole uno sguardo veloce.

- Peccato che sopra lo scatolone ci sia scritto il tuo nome a caratteri cubitali - disse Luke con la sua solita espressione da furbetto e girando lo scatolone mostrando il nome di Ash. Scoppiammo tutti in una sonora risata ed il povero batterista arrossì ancora di più, ma sapevamo che stava cercando di trattenersi anche lui dal ridere.

- Oh mio Dio! - esclamò Joy all'improvviso mettendosi una mano sulla bocca per soffocare la risata che le fece uscire qualche lacrima.

- Cosa c'è? - le chiese Mike con un sorriso perplesso.

- Ho capito da dove viene quel costume - rise ancora.

- Ah, si? - balbettò Ash che sembrava diventare sempre più rosso.

- Oh si Irwin, sei fottuto ora -

- Bene, ti dispiacerebbe illuminarci? - rise Cal.

- No, ti prego no! - Ashton alzò gli occhi al cielo e si lasciò andare ad un verso di esasperazione.

- Perdonami Ash, tanto so che mi amerai comunque anche dopo che l'avrò detto -

- Non ne sarei così sicura - borbottò incrociando le braccia al petto.

- Sopravvivrò - fece spallucce.

- Su forza, dicci - la incitò Beth con sguardo curioso.

- Vi ricordate quando in primo liceo ci beccarono a fumare sul tetto della scuola? - annuimmo con un leggero sorriso sul volto al ricordo- Il preside disse che lo avrebbe riferito ai nostri genitori - annuimmo nuovamente - Mi ricordo che quella settimana era il compleanno del cuginetto di Ash e mi ricordo anche che la madre gli aveva chiesto di animare la festa, mostrandogli quel costume lì - lo indicò - Ma tu caro Irwin ha detto, testuali parole ,"Neanche morto" ma a giudicare dalla presenza del tuo nome sullo scatolone intuisco che non hai avuto scelta - terminò con una risata.

- Lasciamo perdere, ti prego, è stato traumatizzante - scosse la testa - Quelli non erano bambini, ma dei piccoli diavoletti -

- Oh povero Irwin - disse Beth con fare retorico arruffandogli i capelli già mossi.

- Mi hanno assalito, letteralmente! - esclamò cercando di difendersi.

- Si, si come no - rise Luke.

- Cosa dobbiamo farci allora? - domandò Cal alzando un sopracciglio.

- Potete anche incenerirlo per me - ridacchiò Ash.

- No, teniamolo dai, dopotutto è una parte di te, un tuo ricordo - sorrise Kayla; Ash la guardò per qualche istante, poi si aprì anche lui in un sorriso ed annuì.

Riponemmo il costume nello scatolone e lo chiudemmo nuovamente. I ragazzi erano tutti affamati dopo una faticaccia simile, così Joy e Beth passarono in pizzeria e Luke, Cal ed Ash al bar di Bryan per prendere le birre. Rimanemmo sole io e Kayla. Era seduta sul divanetto e si guardava attentamente le punte rovinate degli anfibi; sapevo che era persa in qualcuno dei suoi mille pensieri ma, a differenza delle altre volte, qualcosa mi diceva che non era nulla di buono. Sospirai e mi sedetti di peso vicino a lei, alzò la testa e mi guardò facendo un piccolo sorriso per poi tornare nella posizione di prima; mi avvicinai e le poggiai una mano sul ginocchio:

- Cos'hai tesoro? - le chiesi a voce bassa.

- Nulla - fece spallucce mentre si voltò nuovamente verso di me con quel sorrisino per nulla convincente.

- Kay, ti conosco troppo bene e so che mi stai dicendo una cazzata -

- Già - sospirò facendo una piccola smorfia e prendendo la mia mano per stringerla nella sua - Mi prometti che non ti arrabbierai? -

- Mi stai preoccupando seriamente -

- Credo di essermi innamorata -

Sbattei le palpebre un paio di volte e la osservai, sentii il peso sul petto diminuire ma, quasi automaticamente, ne comparve uno sul cuore che non mi spiegavo. Kayla si era innamorata e detta così poteva sembrare tutto fuorché una cattiva notizia, ma qualcosa in me mi spingeva ad aver paura di chi fosse questo ragazzo:

- Lui chi è? - domandai scrutandola e pregando che dalle sue labbra uscisse il nome di Ash.

- Promettimi che non mi farai una sfuriata, ti prego - disse nuovamente con più decisione rispetto a prima.

- Farò del mio meglio - sospirai.

- È Logan - disse in un sussurro.

Sgranai gli occhi a sentire quel nome. Di tutta Brooklyn, lei doveva innamorarsi proprio di uno della combriccola di teppisti di Alex. Scossi la testa e mi passai una mano tra i capelli, conoscevo fin troppo bene i ragazzi come lui e sapevo perfettamente a cosa ti avrebbero ridotta se non scappavi in tempo. Come potevo biasimarla dopotutto se anche io avevo fatto la stessa cosa lo scorso anno permettendo ad Alex di avvicinarsi a me? Non dovevo aprir bocca, anzi, non ne avevo affatto il diritto, ma ci tenevo davvero troppo a lei e la sua vita, detta in modo brutale, già faceva schifo di suo. Di certo uno come Logan non le serviva affatto:

- Kayla, ti prego, tiratene fuori finché sei in tempo - la supplicai.

- No Ross, so che sei preoccupata e lo apprezzo davvero molto, ma Logan non è come Alex - fece una pausa per poi riprendere - Lui mi tratta bene, mi ama -

- No Kay - scossi la testa - Anche Alex all'inizio era così! - mi alzai - Carino e tante parole dolci, tante promesse, tanti sogni - mi voltai e mi avvicinai a lei - E lo sai alla fine cosa è successo? Te lo ricordi? - annuì ed abbassò la testa.

- Lo so - sussurrò - Lo so che è pericoloso, che è uno stronzo, ma non mi importa - si alzò anche lei - Ora è quello di cui ho bisogno -

- Non hai bisogno di una persona come lui -alzai un po' la voce - Hai me, hai noi, hai Ash! - mi passai le mani nei capelli per la frustrazione - Tu non sai quanto tiene a te quel ragazzo, pensi gli farà piacere vederti ridotta nel modo in cui farà Logan? -

- È questo il punto - disse lei con un filo di voce - Non credi che sappia che Ash prova qualcosa per me? - mi guardò di sfuggita per poi rivolgere lo sguardo verso il muro bianco. In quel piccolo attimo notai l'amarezza che c'era nei suoi occhi e la paura, tanta paura e rassegnazione - Credi che non mi sia accorta come mi guarda quando mi crede distratta? - sospirò socchiudendo gli occhi - Lui non deve perdere tempo con una come me -

- Kayla... - sussurrai.

- Tu mi capisci Ross, lo sai cosa intendo - mi guardò - Ragazze come me e te non sono fatte per la luce, la rovineremo soltanto - terminò in un sussurro.

Mi avvicinai e la abbracciai. Capivo perfettamente cosa intendeva, anche troppo bene. Persone come noi avevano sempre paura di intaccare con la propria oscurità le persone luminose come Ash; per questo cadevamo sempre tra le braccia di ragazzi come Alex, Logan o, nel caso si mia madre, James. A loro non potevi rubar nulla, non potevi cambiarli in peggio, perché erano già peggiori di quanto io e Kayla potremmo mai essere. Oscurità che cerca altra oscurità. Buio su buio. La luce, quando si trattava di amare, ma amare sul serio, ci faceva paura e così ne stavamo il più lontano possibile. Dovevamo odiarci davvero tanto per punirci così. Continuavo a stringerla e prima di lasciarla andare le diedi un bacio sulla fronte:

- Ti voglio bene - le sussurrai mentre le sistemavo una ciocca ribelle.

- Anche io bellezza - sorrise e mi lasciò un bacio sulla guancia.

Poco dopo arrivarono gli altri con la pizza e le birre ed iniziammo a mangiare. Io, Kayla, Cal e Joy ci sedemmo sul divano, Mike e Beth sui braccioli ed Ash e Luke sullo schienale malandato. La radio ricominciò a suonare e noi mentre mangiavamo ci divertivamo ad indovinare le canzoni che passavano su quella stazione. Eravamo tutti molto stanchi, quindi non ci comportammo completamente da idioti come qualche ora fa, semplicemente eravamo seduti lì ad ascoltare quelle melodie e rilassarci. Nonostante avessi saputo ciò che frullava per la testa di Kayla non mi sentivo affatto sollevata, anzi, dovevo assolutamente trovare un modo per proteggerla e prendermi cura di lei senza opprimerla. Avevo paura di vedere in lei la me stessa di un anno fa, di vedere in Kayla come Alex mi aveva ridotto e come Logan farà con lei semplicemente perché lo divertiva. E lei se lo lasciava fare perché credeva di meritarlo. Quando Ash finì di mangiare la sua fetta di pizza si alzò e si diresse verso il cumulo di scatoloni che avrebbe dovuto spostare in soffitta, ma quando mi accorsi che stava per prendere quello in cui c'erano le sue cose di quando era piccolo all'improvviso mi venne un'idea:

- Non portarlo in soffitta quello -

- Perché? - domandò incuriosito.

- Ho avuto un'idea su come arredare questo posto - risposi stringendomi nelle spalle.

- Cosa è uscito da quella testolina? - ridacchiò Kayla mentre si poggiava allo schienale del divano.

- Portiamo qui dentro le nostre anime, i pezzi di noi - iniziai - I nostri ricordi passati e le cose che hanno un significato particolare per noi. Rendiamo questo garage non solo un posto qualunque in cui far musica e sparare cazzate, ma un pezzo di noi -

Sentii gli sguardi di tutti addosso e notai i sorrisi che man mano apparvero sui loro volti e gli sguardi incuriositi; Luke, che era seduto dietro di me, mi scompigliò i capelli sussurrando:

- Bella idea piccola -

- Sicuri? -

- Si - annuì Ash - Mi piace davvero -

- Potremmo tappezzare uno dei muri con le nostre foto, ne abbiamo tantissime - suggerì Beth entusiasta.

- Esatto - sorrise Mike - Potremmo fare anche una specie di murales, o inventarci un logo per la band e disegnarlo sul muro -

- Perché non usarlo come fabbrica di sogni? - suggerì Luke.

- Spiegati meglio amico - lo incitò Cal.

- Beh - iniziò lui arrossendo leggermente - È molto spazioso, potremmo adibirlo a più che quartier generale delle prove per la band - scese dallo schienale e mi fece cennò di alzarmi per poi mettermi in braccio a lui; poi continuò - Si può adibire a studio fotografico per Ross - mi guardò di sfuggita e mi sorrise - I muri possono diventare la tela di Kayla, il tavolo lo scrittoio di Beth e si, nuovamente di Ross perché è così testarda da averne due di sogni - mi strappò un sorriso - E per finire una tela bianca, una possibilità per Joy che ancora deve capire la sua strada - le sorrise e lei ricambiò - Allora, che ne dite? - disse infine ancor più rosso sentendo gli sguardi di tutti su di lui.

Mi scambiai un'occhiata fugace con gli altri e notai sui loro volti la mia stessa espressione:

- Diciamo che sei un fottuto genio Luke Robert Hemmings - dissi lasciandogli un bacio sulla fronte ed abbracciandolo.

Iniziarono a venirci idee su idee e mentre loro si elettrizzavano sempre di più all'idea, io sorrisi tra me e me e li ascoltai in silenzio. Da oggi iniziava ufficialmente una nuova pagina del nostro diario, oggi avevamo creato un punto di riferimento solo nostro diverso dal bar, gli attracchi o lo skate park. Oggi avevamo costruito qualcosa di ancor più profondo: una casa. Queste quattro mura sbiadite sarebbero diventate il rifugio dei nostri cuori solitari, le barriere che avrebbero difeso le nostre anime, che avrebbero racchiuso i nostri ricordi, che avrebbero racchiuso noi. Questo garage era diventato l'inizio ufficiale dei nostri sogni. Era il nostro riscatto contro il mondo, contro Brooklyn, contro le nostre vite schifose, ma soprattutto contro noi stessi. All'una del mattino Ash chiuse a chiave il garage e ci salutammo tornando ognuno a casa propria. Io e Kayla andammo assieme, ma non parlammo, non ce n'era bisogno. Solo una volta giunte davanti la porta di casa mia lei mi fermò con una semplice domanda:

- Mi resterai accanto vero? -

- Sempre tesoro - feci un piccolo sorriso che lei ricambiò.

- Grazie -

- Non devi ringraziarmi - scossi la testa e facendole una carezza sulla guancia.

- So che mi sto cacciando in un guaio, ma - la interruppi.

- Ti proteggerò io, tranquilla -

- Come? - aggrottò le sopracciglia perplessa.

- Lascia fare a me -

Annuì semplicemente con ancora quell'espressione sul volto e dopo averle rivolto un altro piccolo sorriso entrai in casa e mi chiusi la porta alle spalle. Avrei sempre protetto i miei amici ed ora toccava a Kayla. Sapevo quale sarebbe stato il prezzo da pagare e soprattutto sapevo a cosa stavo andando incontro; salii in camera chiudendomi a chiave nella stanza poggiandomi poi allo stipite della porta. Scivolai giù fino a terra passandomi una mano nei capelli. Era vero, con il passato non si chiudeva mai ed ora stavo per riaprire una porta che, un anno fa, pensavo di aver chiuso definitivamente.

 

 

SPAZIO AUTRICE

Chiedo umilmente perdono per la lunga assenza, ma purtroppo ho avuto per un bel pò un blocco ed ogni cosa che scrivevo mi sembrava insensata. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi farete sapere cosa ne pensate e se avete già idee su cosa succederà in seguito. Ringrazio chiunque legga e recensisca la storia, prometto che ci vedremo presto con un nuovo capitolo.
un bacio

GiuliaStark

  
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