Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: Bakagheiyama    01/04/2016    4 recensioni
[Bar!AU] OikawaxIwaizumi
La vita di Hajime Iwaizumi poteva anche essere considerata noiosa, ma a lui non importava. Il ragazzo odiava i cambiamenti quasi come le persone popolari e spocchiose e-per quanto ne dicesse-amava la sua vita tranquilla e poco movimentata.
Fino a Tooru Oikawa e a quel maledettissimo bar.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve, fandom di Haikyu! Sono un po' in ritardo, stavolta, causa compiti e allenamenti. Ma sto solo perdendo tempo, quindi, ecco qui il nuovo capitolo, spero vi piaccia! L'ultimo capitolo non ha ricevuto molte recensioni, e mi sto preoccupando che qualcosa non vada nella storia. Se è così, non esitate a lasciare commenti e critiche perchè mi servono tantissimo per migliorare e i buoni consigli sono sempre ben accetti. Vi lascio alla lettura e alla note di fine pagina, e grazie per leggere la mia storia!

 
Per me
 
Cause I'm telling you, you're all I need
I promise you you're all I see
Cause I'm telling you, you're all I need
I'll never leave
So you can drag me through Hell
If it meant I could hold your hand
I will follow you cause I'm under your spell
And you can throw me to the flames
I will follow you, I will follow you
Follow you, Bring me the horizon
 
 
Era molto, molto, molto difficile stare al passo con Oikawa nella sua mirabolante sfida. Sfida che, traparentesi, Iwaizumi aveva accettato per curiosità e per testardaggine, quasi a voler mettere a tacere le voci nella sua testa che urlavano ‘Banale, banale, banale. Inutile, inutile, inutile’. Quando vacillava guardando gli occhi di Tooru, quando il suo cameriere nascondeva la sua rabbia sotto una maschera, quando la distanza tra lui ed Oikawa si accorciava inesorabilmente, Hajime si ripeteva che stava facendo tutto quello solo e soltanto per il suo ego, per la sua stabilità mentale e magari per una mera curiosità, non di certo per il bene di quel ragazzo così triste.
‘Triste’ era l’aggettivo con cui Hajime aveva definito Oikawa, nonostante chiunque con un po’ di sanità mentale avrebbe di certo scommesso che Tooru fosse tutto -allegro, fastidioso, antipatico, arrogante- tranne che triste. Ma Iwaizumi non si fermava alle apparenze, non l’aveva mai fatto: per lui che si riteneva assolutamente banale e comune, il carattere delle persone veniva prima di ogni altra cosa. E dopo tante riflessioni, aveva deciso che Oikawa era triste.
La maledetta sfida era proseguita per più di due mesi, tra frecciatine di Oikawa e scoppi d’ira di Hajime, tra risolini di persone esterne -davvero, Hajime non sapeva più che pesci prendere. Matsukawa e Hanamaki non potevano veramente pensare che si fosse fidanzato con Shittykawa!- i due avevano passato quattro settimane vivendo in simbiosi, tanto che le voci di un imminente fidanzamento si era sparsa in lungo e in largo nel locale.
Voci che furono involontariamente -o forse no- confermate dalla festa che Oikawa aveva dato un mese esatto dopo l’apertura del KaraCo, senza neanche avvisare i colleghi. Quando questi gli chiesero il perché di tutta quella segretezza, Oikawa rispose semplicemente: “Ma è una festa per Iwa-chan, non per il bar!”. Dopodiché aveva guardato Iwaizumi, che si era sentito morire, e aveva mimato con le labbra una frase, per poi sorridere sinceramente. Hajime si era sentito sconfitto per la seconda volta da quell’irritante essere umano, non riuscendo però a nascondere un leggero rossore sul viso. I sorrisi sinceri di Oikawa erano così rari e preziosi da far imbarazzare perfino un cuore di vetro.
Sperando che Oikawa non se ne fosse accorto, Iwaizumi aveva lentamente metabolizzato le parole del cameriere.
Uno a zero per me, Iwa-chan. Sto vincendo io! Aveva sussurrato.
 


 
Durante i due mesi trascorsi con Oikawa, Iwaizumi aveva cercato di utilizzare come scusa la sfida in corso per osservare Oikawa da vicino senza destare sospetti -o false speranze- nell’arrogante cameriere. Certe volte Tooru lo sorprendeva a guardarlo, e lì partivano battutine e insinuazioni, seguite naturalmente da i soliti pugni ‘affettuosi’ di Hajime. O almeno, Oikawa aveva preso a chiamarli così.
Nonostante tutto, Iwaizumi guardava spesso il suo cameriere, più spesso di quanto gli sarebbe piaciuto ammettere. Aveva anche notato piccoli particolari invisibili ad occhio nudo, microscopici hobby nascosti di Tooru che aveva scoperto grazie alla sua perseveranza.
Oikawa amava i jeans larghi e le felpe comode per lavorare (visto che il KaraCo non aveva divise o grembiuli per il personale) mentre quando usciva dal locale amava mettere in mostra il suo fisico snello con camicie e pantaloni non troppo attillati. Era solito inserire, sopra ogni suo indumento, una piccola spilla raffigurante un alieno, mentre la sua suoneria del cellulare era la colonna sonora di Star Wars. I giorni che accompagnava a casa il cameriere, -solo perché era costretto dallo stesso, ovviamente- notava che sulla finestra di Oikawa erano attaccati alcuni poster su ritrovamenti alieni e sull’esistenza di extraterrestri.
Ma, cosa più importante di tutte, Tooru zoppicava leggermente sulla gamba destra.
Quello era stato il dettaglio più difficile da individuare, celato talmente bene da risultare praticamente inesistente agli occhi di tutti. Però, se Hajime aveva un pregio di cui andava fiero, era la sua testardaggine nel portare a termine ciò che si prefissava, una specie di orgoglio vinciticcio che gli impediva di mollare a metà l’opera. Così, dopo un bel po’ di giorni passati a seguire Oikawa con lo sguardo e altrettanto tempo sprecato a mettere insieme i tasselli del puzzle, Iwaizumi era giunto ad una miracolosa -quanto terribile- conclusione: il ginocchio destro di Oikawa aveva subito qualche intervento di recente -probabilmente al menisco- che gli aveva distrutto la carriera pallavolistica. Dopotutto, nella sua descrizione sul curriculum del bar affermava di non poter più giocare a pallavolo…
Iwaizumi sapeva che quelle erano solo congetture, ma era aveva comunque deciso di seguire quella ‘pista’, proprio come in un film giallo. Quello che non avrebbe mai potuto immaginare, però, era che a schiarirgli le idee sarebbe stato un tornado rosso che di intuito -e tatto- non ne aveva proprio.
 


 
Iwaizumi era così preso da Oikawa che aveva cominciato ad ignorare l’arrivo della primavera, e di conseguenza del torneo primaverile interscolastico. Si era reso conto dell’imminente -e ultimo- torneo solo due settimane prima dall’inizio dello stesso, ed era stato colpito da una brutta depressione: aveva ricominciato ad allenarsi come un matto e a trascinare nei suoi allenamenti forzati l’intera squadra, rinunciando così a raggiungere il KaraCo nel primo pomeriggio per ben quattordici giorni. Nonostante si vedesse lontano un miglio che Hajime stesse per scoppiare dallo stress, Oikawa non mollava la presa sul suo cliente prediletto e continuava ad asfissiarlo con le solite frasi a doppio senso ed i suoi discorsi logorroici.
“Iwa-chan, sei arrivato in ritardo anche oggi!” “Iwa-chan, stai prendendo le distanze da me?” “Iwa-chan, sei così burbero nell’ultimo periodo!”
Iwa-chan, Iwa-chan, Iwa-chan, Iwa-chan.
Se il povero Iwa-chan non era ancora uscito di senno era per la sua nota caparbietà, la quale lo aveva mantenuto sano di mente solo e soltanto perché la sua situazione gli tornava utile per scoprire qualcosa in più sul ginocchio di Oikawa. Quindi si sforzava di non mandarlo a quel paese troppo spesso e di non essere poi così intrattabile, ma il cameriere tirava fuori veramente il peggio di sé quando si trattava di far esaurire le persone.
Persone? No, no: a Oikawa piaceva semplicemente stuzzicare Hajime fino che il capitano non implodeva e scoppiava come un palloncino d’aria calda.
Il giorno prima del torneo Iwaizumi decise di raggiungere il KaraCo presto, come non accadeva da un bel po’: era stanco degli allenamenti extra che la sua coscienza -in preda al rimorso- imponeva al suo corpo ormai sfinito. Le intenzioni per superare finalmente il primo giorno del torneo c’erano tutte, ma dubitava che ce l’avrebbero fatta: la prefettura era piena di squadre talentuose e l’Aoba Johsai rientrava a malapena nelle ‘Best 10’. Entrò nel locale seguito dalla sua squadra, praticamente degli zombie in carne ed ossa. Iwaizumi aveva tutto l’intenzione di andare ad augurare buona fortuna al piccolo Shoyo, certo che la sua squadra avrebbe battuto la Shiratorizawa, quando Oikawa si parò davanti al capitano con un sorriso più tirato del solito. Hajime lo guardò forse con un poco di apprensione in più del dovuto, perché Tooru storse la bocca in una smorfia vittoriosa, non riuscendo però a nascondere l’incertezza nei suoi lineamenti.
Era stato così anche nell’ultimo periodo, come se fosse perseguitato da fantasmi del passato invisibili ad Hajime. Il capitano l’aveva osservato così tante volte da poter fare un ritratto di Tooru ad occhi chiusi, e si sentiva così inutile nel guardare il suo cameriere sforzarsi il doppio per apparire allegro.
Quel giorno era provato come non lo aveva mai visto, e la sua smorfia vittoriosa non lo fece irritare neanche un po’, arrivò perfino a non negare la preoccupazione che provava per Oikawa.
L’istinto di Iwaizumi gli suggeriva di lasciar perdere il malumore di Tooru, certo che avrebbe portato solo guai -ed i guai, per Hajime, significavano solo un ennesimo stravolgimento della sua esistenza- ma dopotutto era da due mesi che Oikawa gli aveva cambiato la vita, le emozioni e le sensazioni, quindi un guaio in più non gli avrebbe fatto perdere la testa.
O almeno così pensava.
“Oikawa, ma almeno sei andato da un dottore? Hai una cera pessima” iniziò Hajime, conservando ancora  abbastanza orgoglio da non ammettere di stare in ansia per il cameriere. Inutile dire che quest’ultimo –anche se visibilmente distrutto psicologicamente!- riuscì a far uscire di testa Iwaizumi.
“Iwa-chan, sei per caso la mia mamma?”
“C-certo che no, idiota! Sono stanco anche io e vorrei che il mio cameriere lavorasse efficientemente” rispose Hajime, girandosi di scatto verso i tavoli. Era talmente occupato a preparare il discorso da introdurre a Oikawa per il fantomatico ginocchio che non vide il piccolo sorriso di Tooru dopo le sue scuse poco credibili.
E, colpa della sua testa tra le nuvole, non vide neanche la piccola figura dietro di lui, finendo per travolgerla.
“OH MIO DIO! Scusami! Ti sei fatto male?!” esclamò il grande tsundere preoccupato. Quando vide che chi aveva travolto era proprio Shoyo, si calmò, anche se di poco.
“Oh, Iwaizumi-san! No, sto bene, sono io che sono un po’ sbadato. Vedi, domani abbiamo la prima partita e…”
“Ti capisco, Shoyo, anche noi giochiamo domani. Però a quanto pare non siamo nello stesso girone, avrei voluto giocare contro di voi” Hajime aiutò il piccolo corvo ad alzarsi da terra, dimenticandosi per un momento di Oikawa. Cominciò a parlare ininterrottamente con il rosso, non facendo caso né al ragazzo dietro di lui, né al corvino che si stava avvicinando a Shoyo. Quando quest’ultimo, però, quando notò la figura di Oikawa dietro Iwaizumi si bloccò di colpo, come se folgorato. Hajime si accorse immediatamente del cambiamento repentino del rosso, e quando si girò verso il suo cameriere per scoprire una volta per tutte i suoi segreti pallavolistici, Shoyo sorprese tutti. Perfino Tobio Kageyama, che si era andato silenziosamente a posizionare dietro il centrale rimase zitto per lo stupore.
“Grande Re, per il tuo ginocchio… ci dispiace. Avrei voluto giocare contro di te ancora, ancora, ancora. Ci dispiace.”
Detto questo, chinò la testa in direzione di un Oikawa completamente ammutolito e stupefatto, incapace di muoversi o parlare. Kageyama, ancora dietro Shoyo, imitò il compagno -erano lacrime, quelle che Iwaizumi intravedeva?- dando il colpo finale a Tooru, che diede le spalle ai tre ragazzi e, senza neanche proferire parola, corse verso le cucine lasciando l’intero staff del KaraCo -che nel frattempo aveva assistito alla scena- completamente ammutolito.
I brusii delle persone incominciarono a rimbombare nel locale, ma Iwaizumi non capiva. Non capiva assolutamente niente di quello che stava succedendo.
Si riprese dalla sua trance solo quando Tobio Kageyama lo scosse tremendamente forte, piantando gli occhi blu cobalto nei suoi.
“Iwaizumi Hajime-san, la prego, segua Oikawa-san. Per favore.” La richiesta del cameriere giunse chiara e limpida alle orecchie di Hajime, che semplicemente acconsentì senza opporsi. Senza se e senza ma. Non pensando a nient’altro che a Tooru, si diresse a passo spedito verso le cucine -che avevano tanto di cartello ‘può entrare solo il personale autorizzato’- girandosi un’ultima volta verso Shoyo e Kageyama.
“Perché voi no?” mimò con le labbra. Shoyo abbassò la testa verso il pavimento.
“Perché non ne abbiamo il diritto” rispose silenziosamente Tobio.
 


 
Iwaizumi non aveva mai pensato di essere un individuo appartenente alla categoria ‘secchione’, più semplicemente amava definirsi rispettoso delle regole. Il suo motto era, ‘Se ci sono delle leggi che vietano un’azione o un comportamento, devono servire per forza a qualcosa! I legislatori non sono mica stupidi!’ e non si stancava mai di ripeterlo ai suoi kohai ribelli. In particolare, Hajime riservava per Yahaba e per il nuovo arrivato del club di pallavolo Kyotani -uno strano ragazzo che assomigliava vagamente ad un cane con la rabbia- le sue migliori perle di saggezza sull’importanza dell’ordine e della buona disciplina. Così, giorno dopo giorno, intorno ad Iwaizumi si era formata l’etichetta di ‘noioso’, ‘banale’, quasi a voler riconfermare i peggiori incubi del capitano.
Quando oltrepassò la porta delle cucine, ignorando bellamente il cartello dove si vietava l’accesso a chiunque se non al personale, Iwaizumi capì quanto Oikawa Tooru avesse avuto un effetto devastante su di lui. ‘Devastante’ era la parola giusta: nessuno prima di allora era stato in grado di entrare nel cuore di Hajime tanto da farlo preoccupare per qualcuno che non fosse lui stesso o un parente stretto, figurarsi spazzare via tutte le convinzioni che il ragazzo aveva avuto fino a quel momento! Ancora una volta, Iwaizumi ebbe paura del mistero vivente che era Oikawa, un mistero velato da inganni, falsità, arroganza e tristezza. In quello stesso istante Hajime realizzò anche un’altra cosa, forse perfino più spaventosa della prima: il capitano avrebbe avuto tutte le ragioni per lasciare stare ‘il caso Tooru’, perché nonostante la sua testardaggine, Iwaizumi stava soffrendo per il suo rapporto con il cameriere. Le sue frecciatine, le sue verità, la sua recita e i suoi finiti sorrisi lo colpivano come non avrebbe mai voluto ammettere, come non avrebbe mai ammesso ad anima viva.
E qui Hajime ebbe un’illuminazione spaventosamente grande e terribile, causa di brividi e tremori: Iwaizumi non voleva  lasciare da solo il cameriere, non poteva e non doveva.
“Fin dove ha affondato Oikawa le sue radici, dentro di me?” pensò Hajime, mentre si guardava intorno confuso. Quelle erano le cucine del KaraCo, se lo avesse visto qualcuno avrebbe passato veri e propri guai!
Il luogo dove si trovava era praticamente immenso, con pareti dipinte di bianco e macchinari metallici che riempivano la stanza, e che producevano un calore insopportabile ma alla stesso tempo un profumo delizioso. Il ragazzo oltrepassò il primo bancone, facendosi scudo con le enormi macchine. Era entrato nelle cucine per inseguire Oikawa, e poi? Non sapeva assolutamente né dove andare, né dove si fosse nascosto Shittykawa! In più, il personale non lo avrebbe dovuto scoprire, altrimenti…
“Iwaizumi-san? Che ci fai qui?” una voce pacata sorprese il capitano del Seijou alle spalle, facendolo sobbalzare. Inesorabilmente scoperto, Hajime si girò verso il suo interlocutore, che si dimostrò essere Daichi Sawamura, il responsabile dello staff nonché capo cameriere.
“Fantastico” pensò Iwaizumi, maledicendo la sua fortuna inesistente e desiderando ardentemente di dare un pugno a quell’idiota di Bakakawa. Subito dopo però, ripensò alle parole di Shoyo e di Kageyama e dell’espressione assente sul viso di Oikawa, e si sentì maledettamente in colpa per aver pensato di picchiare Tooru anche in un momento del genere.
Oh, ma anche no! Oikawa si meritava tutti quei pugni e anche altro!
“Sawamura-san, ehm, ecco, vedi… io… Oikawa…” Hajime riuscì a balbettare poche frasi sconnesse, ma Daichi sembrò capire immediatamente la strana situazione, e con un sorriso indicò la seconda porta a destra delle cucine.
“Oh, questo locale è immenso, abbiamo anche parecchi sgabuzzini. Se cerchi Oikawa-san, l’ho visto correre qualche secondo fa verso il ripostiglio da cui stavo uscendo, lo puoi raggiungere passando per quella porta”
Dopo diversi secondi di sbigottimento, Hajime gridò un “Grazie, grazie mille!” al capo cameriere, dirigendosi velocemente verso l’entrata indicata da Sawamura e ringraziando l’universo per la gentilezza e la comprensione dello stesso.
Nel correre per lo stretto corridoio che portava al ripostiglio, Iwaizumi ebbe un improvviso dejà-vù.
Si sentiva ancora una volta come il protagonista di uno scadente manga shojo.
*

Arrivò davanti alla porta dello sgabuzzino in tempo record, considerando il lunghissimo -e angusto- corridoio che univa quella stanzetta isolata al locale vero e proprio. Indeciso sul da farsi, Iwaizumi pensò che, forse, sarebbe stato meglio bussare prima di irrompere nel ripostiglio, perché Oibakawa era fuggito via da una conversazione per la prima volta da quando lo conosceva e questo non era per niente un buon segno. Poi però Hajime realizzò che bussando avrebbe solo dato il tempo al cameriere di ricostruire la sua espressione facciale ed i suoi sentimenti, e a quel punto il povero capitano non avrebbe cavato un ragno dal buco.
E Iwaizumi avrebbe perso di nuovo.
“Shittykawa! Sei qui, vero?” l’egoismo di Hajime ebbe la meglio sulla sua discrezione per la prima volta in diciassette anni di vita. Spinto anche da una dose massiccia di curiosità, Iwaizumi fece irruzione nello sgabuzzino aprendo la porta di scatto, trovando solo una stanzetta minuscola senza finestre e priva di luce. Avvolto dal buio, Iwaizumi ci mise cinque secondi buoni per riconoscere, accasciata alla parete centrale, una figura che si teneva le gambe al petto, scossa da tremendi singhiozzi. Quando Hajime provò ad avvicinarsi, Oikawa alzò immediatamente la testa verso l’intruso, cercando di mascherare ancora una volta le sue emozioni.
Quella volta però Tooru era senza difese, senza barriere e senza maschere, e stava piangendo.
“Iwa-chan…” mormorò, e Hajime pensò che nonostante tutto Oikawa si stava ancora aggrappando a quel ridicolo soprannome. 
“Oikawa” rispose semplicemente il capitano, sillabando il nome di Tooru allo stesso modo in cui avrebbe detto “Sono qui”, “Non me ne andrò”.
Tooru Oikawa sorrise e cominciò a parlare.
 



Rieccoci di nuovo! Scusate, questo capitolo mi è uscito particolarmente breve e l'ho anche lasciato in sospeso...(non uccidetemi, io vi amo!). Il prossimo sarà un lungo flashback di Oikawa, quindi vi abituerete anche al punto di vista del nostro capitano preferito, ehehe *inserire qui risata malvagia*
Comunque, volevo un parere da voi lettori: sto pensando di intervallare i capitoli con spin off delle coppie che più vi piacciono, come per esempio la KuroKen, la Daisuga e la BokuAka, (si, includiamoci anche la Tsukkiyama e la AsaNoya). Insomma, non ho molto tempo e sono indecisa su quale coppia lavorare, voi quale leggereste con più voglia? Mi affido a voi!
Halloo<3
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Bakagheiyama