Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: hunter95    05/04/2016    3 recensioni
Quanti hanno sempre desiderato farsi un giretto dentro alla loro opera preferita? E se a me fosse capitato?
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Due giorni dopo Usopp, di guardia, lancia un grido.
-    Terra! – 
Finalmente, si attracca!
-    Che isola sarebbe? –  chiedo eccitata.
-    Non è indicata dal Log Pose. – risponde Nami osservando l’ago nella sfera. – Forse è pericoloso. Meglio non fermarci. – Rufy, ovviamente, alla parola “pericoloso” scatta sull’attenti e si mette a saltellare.
-    Ooo! Sì, andiamo su quell’isola. – 
-    Agli ordini, capitano. – ridacchia Robin, osservando Chopper, Nami e Usopp sconfortati.
Io sono entusiasta. Non mi interessa se è pericoloso, voglio andare su quell’isola. Voglio davvero vivere la mia prima vera avventura in questo mondo.
Sorrido raggiante, pensando già a che cosa potrebbe essere quest’isola. Non è mai stata scritta da Oda, quindi è un novità anche per me. 
-     Sento che sarà un’isola interessante. – Zoro mi si è avvicinato con uno strano luccichio negli occhi. 
-    Lo credo anche io. – 
-    Non lo sai già? –
-    No. Quest’isola non l’ho mai vista. Infatti non vedo l’ora di sbarcare. – sono troppo eccitata, e quest’eccitazione non accenna a scemare nemmeno quando sbarchiamo. 
“D’accordo, va tutto bene. Contieniti, per l’amor del cielo!” mi dico, ma non funziona. La spiaggia è di sabbia bianchissima. costeggiata da piccolo paguri e che si estende lungo l’isola fino a una scogliera, che pare dividere l’isola a metà. Il clima è caldo, ma non afoso, sembra quasi il tempo che c’è a casa a fine maggio. 
Alla fine della spiaggia si ergono alte e maestose palme carichi di cocchi, banane e frutta che non riesco a riconoscere, così come altri alberi che non riconosco a formare una foresta. La brezza mi fa ondeggiare i capelli attorno alla testa. È il luogo più bello che abbia mai visto. 
-    Sanjiiii!!!! – l’urlo di Rufy rovina tutta l’atmosfera. – Ho fameee! – 
Il cuoco, però, previdente come sempre, ha già preparato dei bentou da distribuire in giro a tutti co-loro che si appresteranno ad andare in esplorazione. Ossia Zoro, Rufy, Robin e lui stesso. 
-    Vorrei venire anche io con voi. – cerco di infilarmi nella comitiva. Sanji mi sorride radioso, sfoderando un altro di quei suoi bentou e porgendomelo con tutto lo smielo possibile e immaginabile. Lo infilo dentro uno zaino con altri oggetti di prima necessità e parto con loro.
-    Poche regole da seguire. Se Zoro o Rufy scelgono la strada… - 
-    Io vado dall’altra parte. – completo al posto di Sanji. – Sì, lo so. Conosco il proverbiale senso dell’orientamento di quei due. – non gli rivelo che il mio è paragonabile al loro e non in meglio. 
-    Bene. Allora stai vicino a meee!!! – cerca di abbracciarmi, ma lo schivo correndo in avanti. Mi infilo nella foresta, districandomi nell’immensità degli alberi e delle radici che escono dal terreno. 
Dopo circa dieci minuti mi fermo, incantata da un fiore. È grosso e viola, pieno di colori accesi e dall’aria velenosa. Ho abbastanza buon senso da non avvicinarmi troppo, ma c’è qualcosa che mi attrae. Senza nemmeno sapere perché, mi ritrovo a camminare verso di lui, come ipnotizzata. Il suo profumo è inebriante, eppure c’è una voce dentro di me che mi dice di allontanarmi, ma è lontana, mentre quel fiore è così vicino…
-    Presa! – 
Zoro mi agguanta per la collottola e mi trascina via esattamente mezzo secondo prima che il “fiore” apra la bocca piena di denti e cerchi di sbranarmi, mancandomi di circa un millimetro. 
-    Eh? – lontana dal profumo, mi risveglio e la nebbia che mi si era insinuata nel cervello si dissolve, lasciandomi perplessa.
-    Quella è una pianta carnivora. – mi spiega Robin. – Nel senso che mangia qualsiasi cosa abbia un cuore. È molto rara, sei stata fortunata a trovarla. – 
Diciamo che “fortunata” non è esattamente l’aggettivo con cui mi descriverei. Comunque almeno adesso ho la scusa per stare attaccata a Zoro come una cozza. 
-    Sai – gli dico – io ho fatto qualche estate in tenda. Accendere e cucinare su un fuoco, lavarsi nel fiume e cose così, ma questo va oltre tutto ciò che ho mai sognato. – 
-    E ti piace? – 
-    Sì. – mai stata più sincera. Mi sento davvero fottutamente entusiasta. 
La giornata trascorre veloce, incontriamo parecchi animali strani, abbiamo altri incidenti di piccolo conto, come ad esempio perdere Rufy che dava la caccia a una farfalla, ma alla fine ci fermiamo all’ombra di un albero a pranzare. Era ora, stavo morendo di fame. 
-    Quindi è questo che fate di solito su un’isola deserta? – chiedo allo spadaccino intento a bere da una bottiglia di sakè.
-    Di solito. Oppure andiamo a caccia di dinosauri. – 
Sghignazzo, ripensando a Little Garden.
-    Hai deciso cosa fare? – 
Mi spiazza un po’ a quella domanda, ma sono sincera.
-    No. Vorrei restare, ma vorrei che la mia famiglia lo sapesse. – bel dilemma.
-    Dovrai scegliere fra te e la tua famiglia. – 
-    Lo so, ma adesso non ho voglia di pensarci. – spero che la dimensione temporale sia diversa a mio vantaggio, se no i miei saranno già andati in panico.
Improvvisamente, un boato scuote l’isola. La terra si crepa, rivelando una voragine al di sotto di essa. La scossa dura circa dieci secondi, sufficienti da aver aperto un varco per la parte sotterranea dell’isola abbastanza largo da permetterci di passare.
Osserviamo la voragine ci ha ammutoliti.
-    Che cosa ne dite? Entriamo? – suggerisco.
-    Che domande. – Rufy non mi da nemmeno il tempo di guardare che si tuffa dentro senza indugiare. Atterra dopo circa cinque secondi.
-    Ehi! È profondo! – la sua voce rimbomba dal basso oscuro della spaccatura. 
Accorgendosi che non saltiamo anche noi, allunga le braccia e ci arpiona.
Cadiamo con un urlo e rotoliamo sul fondo duro di quella che sembra una grotta. 
-    Che volo. -  Mi rendo conto di essere sdraiata su Zoro. Mi tiro su in fretta scusandomi.
-    Dove siamo? – si domanda tirandomi su. 
-    Non ne ho idea. – Sanji accende una torcia che si era portato dietro. 
-    A prima vista sembra una grotta. È piena di piscine naturali. Inoltre guardate i riflessi della torcia.- Robin ci indica le pareti. La luce illumina delle pietre incastonate alle pareti che creano riflessi colorati che brillano in tutta la grotta, muovendosi con la luce della torcia.
-    Incredibile. – è bellissimo e lo guardo estasiata.
-    Qui c’è un passaggio. – ci mostra Robin.
Lo seguiamo, anche perché non c’è modo per tornare su. Il problema è che le scosse non sono finite e man mano che camminiamo il suolo viene continuamente tormentato da terremoti. 
Il sentiero è in discesa e più scendiamo, più diventa caldo. 
-    Temo proprio che siamo vicino a un vulcano. – Sanji si slaccia la cravatta e si toglie la giacca.
-    Chissà se ci liquefaremo nella lava incandescente? – le elucubrazioni di Robin sono sempre molto consolanti. 
-    Ehi, questa è algamotilite? – Sanji stacca un pezzo di metallo greggio dalla parete e a giudicare dalla reazione di Rufy non appena lo tocca sembrerebbe che abbia ragione.
-    A quanto pare è una vena di algamatolite marina. Questo spiega perché mi senta così fiacca. – spiega Robin. Ora che ci faccio caso, anche io mi sento un po’ stanca, ma credevo fosse perché è tutto il giorno che camminiamo.
Ad un tratto ci fermiamo. Siamo arrivati in fondo.
-    Non si passa. La parete qui è spessa. Provo a tagliarla. – Zoro colpisce la parete, ma nemmeno riesce a scalfirla.
-    Resistente. – 
Passo una mano per vedere se magari c’è qualcosa, ma mi taglio con una roccia affilata macchiando di sangue il muro.
Improvvisamente appare qualcosa.
Zoro fa per ritentare, ma lo blocco.
-    Aspetta, qui c’è una scritta. –  mi sembra di vedere qualcosa sulla parete.
-    È vero. – Sanji la illumina, ma si ritira perplesso. – Non riesco a capire che cosa ci sia scritto. –
-    Provo io. – Robin sembra la più indicata, ma anche lei fallisce. – Non ho mai visto nulla di simile. I caratteri sono come i nostri, ma non conosco quella lingua. – 
Ora sono curiosa, per cui guardo io e per poco non mi viene un colpo. Questo è italiano. Fino ad ora non me n’ero resa conto, ma sto parlando la lingua di One Piece, ossia il giapponese, ma quello che vedo davanti a me è la mia lingua. 
-    Non posso crederci. – 
-    Ci hai capito qualcosa? – 
-    Questa è la mia lingua. – 
-    La tua lingua? – 
-    Sì, è italiano. Io vengo dall’Italia. – 
-    Non conosco quest’isola. – Robin mi guarda perplessa.
-    Non ne dubito, in questo mondo non esiste. – borbotto tra me e me.
-    Cosa? – 
-    Niente. – 
-    Che cosa c’è scritto? – vuole sapere Zoro.
-    “Il sangue dell’indeciso aprirà la via della scelta”. – recito. Il sangue dell’indeciso? 
-    Quindi… dovremmo fare cosa? – 
-    Trovare un indeciso e tagliarlo, semplice. –
-    Non credo sia così semplice, Rufy. – lo avvisa Sanji. Ma io non sono d’accordo. Il mio san-gue ha creato quella scritta e sento di essere io a doverla aprire. Così vi ripasso il palmo sopra (fa tanto Harry Potter). La parete si apre con un cigolio, spalancandosi verso una grande stanza scavata dall’acqua. Le pareti sono avvolte in cascate d’acqua che converge in una pozza al centro della stanza, da cui si erge un grande arco di pietra.
-    Quindi era questo il sangue dell’indeciso? Tu sei indecisa? – domanda Sanji accendendosi una sigaretta.
-    Sì, in effetti non pensavo fosse così semplice. – 
Ci avviciniamo all’arco, ma non appena arriviamo al limitare della pozza una forza ci blocca.
-    Scegli. – intima una voce baritonale, forte e tonante. Non capisco da dove provenga. Poi no-to l’aria all’interno dell’arco agitarsi.
-    Cosa? – 
-    La tua via. – 
La mia via? Se la via del pirata o quella di casa? Quindi è già arrivato il momento?
-    Non lo so. – ammetto.
-    Eri predestinata a giungere in questo luogo. Il tuo desiderio di fuggire dalla tua vita ha attivato il portale e sei giunta in questo mondo, ora devi scegliere se rimanervi. – 
Quindi è un portale, buono a sapersi. Così è anche spiegato il perché io sia qui. Una strana forza misteriosa assolutamente normale in questo mondo ha deciso di rapirmi da casa mia e scaraventarmi in mare senza un apparente motivo aspettando solo che arrivassi a quest’isola. Ottimo, davvero perfetto. Eppure ha ragione, ho sempre sognato scappare da ciò che stavo diventando e l’idea di fare parte della ciurma di Rufy mi aveva sempre solleticato la fantasia, ma da qui a farmi rapire da un cavolo di portale ce ne passa!
-    Io non lo so. Come potrei saperlo? –
-    Allora perché sei al mio cospetto? –
-    Curiosità. Ho visto una scritta nella mia lingua natale e sono venuta a vedere. – 
-    “Aprirà la via della scelta”. Ora devi farlo. –
-    Non sono pronta. – 
-    Non dovevi venire allora. Quella scritta è nella tua lingua natale perché è destinata a te, creata col tuo sangue, ma non devi ascoltarla fino a che non avrai ascoltato il tuo cuore. –
-    Indi per cui non dovrei essere qui. – 
-    No. In questa stanza sei l’unica che non ha fatto una scelta. Eppure proprio tu hai attivato il portale. –
-    Mi dispiace. – 
-    Allora vattene e torna solo quando sarai sicura. –
-    Allora cosa accadrà? –
-    Verrai condotta verso la meta della tua decisione. – 
-    Dovrò solo fare come prima? – 
-    Un sacrificio di sangue attiva il portale. –
-    E se uno di noi facesse altrettanto? – si intromette Robin, che sta prendendo appunti.
-    Verreste condotti verso la meta della vostra decisione. – ripete la voce del portale.
-    Cosa? E saltare tutto il viaggio? Non esiste! – sbraita Rufy.
-    Sono d’accordo. – annuiscono anche gli altri.
-    Molto bene. Allora andatevene da questo luogo. – 
Il portale si richiude, diventando di nuovo solo un arco in mezzo a una stanza. Non appena siamo fuori, sia la porta che la scritta scompaiono dietro di noi. 
-    Che cosa devi scegliere, Gio? – vogliono sapere i miei compagni.
-    Cosa fare della mia vita. – rispondo andando avanti. Non è una cosa di cui voglio parlare con loro.
Credo che capiscono, perché mi lasciano in pace.
Il resto dell’esplorazione prosegue senza troppi intoppi, tolti ovviamente quelli causati dal cercare di risalire in superficie. Quell’isola è magnifica, e anche se non è l’avventura che avevo sognato mi va bene lo stesso perché ora so come fare a scegliere per la mia vita, come fare per tornare a casa se mai sarà quella la mia scelta e anche se dubito che ciò possa accadere è consolante sapere che non sono bloccata qui.
Torniamo sulla nave e salpiamo, mentre il dubbio ancora mi assilla, non sono una che piange spesso, cerco di evitarlo, ma mi sento così desiderosa di farlo adesso, non so che fare ed è così frustrante.
Quel poco tempo che passa prima che sia il momento di incontrare Kamye se ne va in fretta, e in men che non si dica ecco che ci ritroviamo quella sirena un po’ svampita accompagnata da Pappagu, la stella marina stilista.
Guardando le loro smorfie, esagerate se viste attraverso uno schermo, mi accorgo che assumono un’espressione umana, normale. Ennesima prova che questo mondo è diverso viverlo rispetto a guardarlo. 
Oddio santo, ho un’ansia addosso che potrei vomitare.  
Devo scegliere. Devo assolutamente scegliere. E prima che si arrivi al punto di Kuma. Dopo sarà troppo tardi. In realtà potrebbe anche essere liberatorio, insomma, se Kuma mi scaraventasse chissà dove per due anni, di sicuro il problema di scegliere non si porrebbe più.
Tutto questo passa in secondo piano quando Kamye e Pappagu scoprono che Hachi è stato rapito. Io devo trattenermi dal ridere nel ripensare a Duvall, non so nemmeno se riuscirò a non scoppiare a ridere in faccia a Sanji quando lo si vedrà in faccia, ma farò del mio meglio.  
Salvare Hachi non è stato difficile, la cosa veramente straordinaria è vedere Nami perdonare l’uomo pesce-polpo. Al suo posto io non credo che ce l’avrei fatta e vederlo davvero, sentirla tremare leggermente mentre pensa e rilassarsi quando decide che Hachi non merita il suo odio è impressionante e commovente. 
Poi il combattimento contro i Tobiuo Riders comincia. Io cerco di proteggere Zoro senza che se ne accorga, so perfettamente che il combattimento contro Kuma l’ha destabilizzato più di quanto non sia disposto ad ammettere, nemmeno a se stesso e, anche se so che odierebbe sapere che io so e notare che intendo aiutarlo, lo faccio lo stesso. Sperando vivamente che non se ne accorga, ovviamente. 
Credevo che fossero passati solo pochi giorni da Thriller Bark ad adesso, almeno questo era quello che il manga dava ad intendere. A quanto pare è passato più tempo ma non è stato sufficiente. 
Ora che so come usare il mio potere, combattere si rivela anche divertente. Non faccio del male seriamente a nessuno, qualche colpo, parecchie mini trombe d’aria per far cadere i mafiosi in acqua. Nonostante tutto, vedo Zoro cadere. Un Tobiuo Rider sta per aggredirlo, io intervengo, sparandogli un proiettile d’aria che lo colpisce alla spalla con cui tiene l’arma, facendogliela cadere. 
Mi avvicino a Zoro e mi chino su di lui.
-    Stai bene? –
-    Benissimo. Non dovevi intervenire. –
-    E tu non devi dirmi bugie. Io so perfettamente come stai, dovresti saperlo che conosco molte cose. So del tuo sacrificio e so che stai di merda, quindi zitto e lascia che ti aiuti. -
Lui non ribatte e con discrezione cerco di evitare che subisca altri danni. Con la coda dell’occhio vedo Brook che mi fa un cenno di approvazione, so bene che anche lui è a conoscenza della condizione di Zoro.
E poi Sanji vede Duval e gli cambia i connotati e succede quello che deve succedere. 
Mentre arriviamo all’arcipelago, cerco di curare Zoro come posso. Lui non vuole andare da Chopper e meglio che faccia qualcosa io piuttosto che rimanga com’è. 
Nel frattempo gli rivelo anche chi sa di lui. Mi sembra giusto che sia a conoscenza di chi sa del suo segreto.
-    Quindi lo sanno oltre al cuoco, anche Robin e Brook.-
-    Sì. – avere la scusa per mettergli le mani addosso mi fa avvampare e mi rendo conto che il suo corpo è davvero caldo. Ma sono una persona professionale e mi concentro sulla fasciatura, che terrà giusto il paio d’ore che serviranno per arrivare a Sabaody. Meglio che niente. 
-    L’importante è che non lo scopra Rufy. Il resto va bene.-  
-    Credi davvero che per lui sia meglio l’ignoranza? –
-    Non deve saperlo. –
-    Perché? – capisco il suo punto di vista, ma è un segreto troppo grande. Prima o poi poterebbe venirlo a sapere e sarebbe peggio.
-    Non voglio che si senta in colpa. Non l’ho fatto perché mi dica grazie. –
-    Questo lo so, ma lo hai fatto per lui e per la sua ciurma, per i tuoi amici. Sarebbe giusto che lo sapessero. –
-    Ormai è finita. Non serve che lo sappiano. –
-    Sei ancora ferito. – fa una smorfia scocciata. – Lo so che ti urta, ma lo sei e rifiutarti di ammetterlo ti porterà solo guai. Quindi non è finita. Inoltre prima o poi Kuma potrebbe rivelare la cosa, potreste rincontralo e farlo sapere. A quel punto non pensi che sarebbe peggio per loro scoprirlo così? –
-    C’è qualcosa che sai e non vuoi dirmi? –
-    Che io sappia una cosa del genere ancora non è successa, ma potrebbe. –
-    Ci penserò quando accadrà . –
Sospiro. Non che mi aspettassi niente di diverso. Ho lo sguardo basso, fisso sulle mie mani che ancora stringono un benda arrotolata. Lui appoggia la sua sulle mie. Una sola sua mano è grande come entrambe le mie. E dire che ho le mani con dita lunghe da pianista.
La sento dura, levigata da anni di allenamenti con le spade. Eppure è anche delicata e molto calda. 
-    Hai le mani fredde. – nota.
-    Scusa. – mani di ghiaccio sul torace devono avergli dato fastidio. Le prende fra le sue, stringendole, scaldandole.
-    Si dice che chi ha le mani fredde ha il cuore caldo. -  
E questa da dove gli è uscita?
-    Sono considerata notoriamente stronza, anche tra i miei amici. –
-    Forse fuori potrai sembrarlo, ma ricordati che ti ho vista piangere per un dilemma che i veri stronzi non si sarebbero fatti. –
Non mi viene da ribattere. Guardo i suoi occhi. Non sono i soliti punti neri che si vedono nel manga, sono tondi e color nocciola scuro. Sono caldi e intensi. Mi tira piano le mani e io barcollo in avanti. Così già che c’è mi bacia e il mio cervello non solo va in tilt, si liquefa del tutto.
Dovrebbe essere sbagliato, dovrei pensare che lui è solo un personaggio immaginario, che tutto questo nemmeno assomiglia all’opera che conosco, che potrebbe essere sbagliato di innamorarmi di un uomo che passa la sua vita a cercare di morire o vincere le sue guerre. Dovrei pensare tutto questo, ma quando mi lascia l’unica cosa che penso è un “oh, al diavolo” e per buona misura lo bacio io. Finalmente ho la scusa per toccargli i capelli e sono molto più morbidi di quanto potessi immaginare. 
Solo quando ci separiamo nuovamente mi rendo conto di cosa ho fatto.
E stavolta non ho solo il sospetto di essere avvampata, ho la matematica certezza di essere color pomodoro maturo, roba da rischiare un coagulo al cervello. 
Potrei scappare. Ah, probabilmente dovrei farlo. Eppure resto lì.
Al primo che mi darà della cretina darò ragione.
-    Tu lo sai che c’è la possibilità che io non resti? -
-    Questo è stato uno dei motivi per cui l’ho fatto. – risponde di rimando, con la faccia di chi è sicuro di aver fatto la cosa giusta. –
-    Confondermi? –
-    Approfittare del momento prima che sia troppo tardi. – 
-    Ah bene. No no, bene davvero. Così non solo ho da sgrovigliare il mio cervello in funzione di me stessa, ora devo farlo anche sapendo che non ti sono indifferente. – poi mi sorge un dubbio. – Perché non ti sono indifferente, vero? –
-    Certo che no. Perché mai ti avrei baciata altrimenti? –
Perché inspiegabilmente in questo mondo sono figa da paura e tu sei pur sempre un uomo. Ma evito di dare voce a questo pensiero, soprattutto perché ora che l’ho pensato pare una cosa ridicola. 
-    E’ solo un qualcosa che potrebbe aiutarti a decidere. – continua il marimo – Mi piacerebbe molto che tu restassi su questa nave con noi, con me. –
Guardandolo, penso di aver deciso cosa fare. 

L’arcipelago Sabaody visto dal vivo è incredibilmente meglio visto di persona che attraverso le tavole di Oda. Le mangrovie sono più altre dei grattacieli, le isole hanno un’erba morbida e leggermente unta e scivolosa a causa della resina e gli abitanti sono buffi davvero con i loro copricapi. 
So anche il marcio che si nasconde sotto questa luce e questo cielo. Marcio che in realtà non si nasconde nemmeno troppo.
Vorrei avvisare gli altri di stare attenti alla sirena, di stare attenti a tutto, di non andare alla casa d’aste e proteggere Kayme a tutti i costi, ma non lo faccio. Non lo posso fare, la storia dee andare come deve, sena mie intromissioni che potrebbero essere anche più disastrose, nonostante sappia che per questo soffriranno e che soffrirò anche io probabilmente. 
Io seguo Zoro, ovviamente. Svolazzo un po’ in giro allegramente, guardando il mondo dall’alto, per poi tornare umana quando vedo il Drago Celeste avvicinarsi. Disgustoso da guardare, ancora peggio è sapere cosa fa di solito. Lascio che Zoro si intrometta e che Jewelry Bonney lo salvi, anche se è stato difficile non fare niente. Lì imparo cose che già so e vedo che persino la pirata coi capelli rosa è terrorizzata a parlare di loro. 
Ridicolo e osceno quanto potere il governo mondiale conceda a questi mostri.
Sono abbastanza terrorizzata in realtà. So che tra poco arriverà la marina, so che arriverà Kizaru e Sentomaru, so che ci saranno i pacifisti e so che ci sarà Kuma. Tutto questo mi sta facendo salire la nausea. Cuor di leone vieni a me, proprio eh.
Stringo la mano di Zoro, che capisce il mio disagio ma lo associa a quanto abbiamo scoperto a proposito dei Draghi Celesti. Magari.                   
Ma so anche che tra poco incontrerò Rayleigh.
Oddio, sono eccitatissima! Deve essere una figata immane parlare col re oscuro. 
Così l’ansia scema, per diventare atomicamente forte quando arriviamo alla casa d’aste e vedo Kayme incatenata dentro alla bolla d’acqua. 
Tutto avviene in fretta, tremendamente in fretta. Vedo il re oscuro che si avvicina, so che userà l’Haki sul collare di Kamye, so che sverrò, incapace di reggere alla pressione, so che poi si scatenerà un bel casino con Rufy che colpirà Don Carlos.
E vedo tutto questo.
Non svengo, non crollo sotto il peso dell’Haki del re conquistatore. Riesco a resistervi e posso vedere in diretta il pugno e la reazione di Law, Kid e compagnia bella. 
Non credevo di essere così forte. E quando siamo al bar di Shakky ancora non ci credo. Ascolto entusiasta il racconto di Rayleigh. Nonostante io sappia perfettamente di cosa sta parlando, so cosa è successo e so che questo è il motivo principale per cui Gol D. Roger ha abbandonato suo figlio e la sua compagna, non posso fare a meno di commuovermi.
Insomma, si sa davvero poco di quell’uomo, si sa quello che il governo vuole che si sappia e ha voluto che si sapesse che non era stato in grado di scappare alla “giustizia” che alla fine lo aveva ucciso. Era un uomo coraggioso, un uomo misterioso. 
Eppure a parer mio era anche un uomo egoista. Si è lasciato morire prima che potesse permetterselo, doveva mettere al sicuro sia Rogue che  Ace, così lei non sarebbe morto e lui non lo avrebbe odiato, non avrebbe probabilmente nemmeno sofferto così.   
Cio’ non toglie che era evidentemente un grande uomo e sapere che il cappello che ha in testa Rufy appartenesse a lui mi fa un po’ specie. Un bel po’, in realtà.
E in un buco morto che non credevo ci fosse, Zoro ancora una volta si rende conto che c’è un pensiero fisso che mi martella la testa.   
-    A cosa stai pensando? –
-    Aaahm… - non so bene cosa dirgli. – ecco, io so cosa è l’Haki. Cosa è ciò che ha usato prima Rayleigh per salvare Kamye e… -
-    E? – mi incalza lui.
-    Beh, io so che solo chi ha una forte volontà e una forte personalità può resistervi. Non credevo di farcela.
-    Perché? Ti reputi debole? –
-    Un po’. – mi guarda malissimo. 
-    E sentiamo, perché? –
-    Beh, non lo so. Non ho particolari obbiettivi, non ho mai affrontati particolari battaglie. Pensavo solo che non sarei stata in grado di reggere. –
-    Non voglio entrare nel merito, non abbiamo tempo, voglio solo dirti che forse potrebbe essere che non hai mai combattuto particolari battaglie, perché non hai mai avuto particolari occasioni per farlo? Quando mi hai aiutato lo hai fatto perché ce ne era bisogno. Quella era una battaglia a cui potevi dire sì o no.–
E mi lascia lì a rifletterci. Mi rendo conto che forse ha ragione. Che non sia la persona comune che ho sempre creduto? Quanto mi piacerebbe.
Ci avventuriamo alla ricerca della Sunny, ma so già che non la troveremo. Il primo pacifista ci viene incontro, Dio mio, è spaventoso. Resto imbambolata a fissarlo terrorizzata per qualche secondo, poi mi riprendo e comincio a combattere. Il mio potere sottosviluppato puo’ fare ben poco, ma riesce a rallentare il suo corpo abbastanza perché’ il monster trio lo abbatta, aiutato dagli altri. 
Ma le ferite di Zoro si sono fatte sentire lo stesso. Gli corro a fianco, lo vedo stare male.
-    Zoro! – non mi risponde, rantola. Lo sfioro, ritraggo la mano sporca di sangue. – Oddio. – non so se posso farcela a vederlo così.
Usopp lo solleva, lo trasporta. 
Cerchiamo di scappare, gli indico dove sono gli altri pacifisti. Non posso però evitare Kizaru. 
La sua comparsa conseguente a un esplosione impedisce ad Usopp di mantenere Zoro, il quale finisce sotto la minaccia dell’ammiraglio.
-    No! – urlo senza nemmeno accorgermene. 
Corro verso di lui e vedo l’ammiraglio Borsalino alzare un dito verso di me e sferrarmi uno dei suoi raggi laser. Lo sento colpirmi la pancia, nella zona circa dove dovrebbe essere il polmone destro. Aspetto il dolore, ma non arriva. Mi guardo e vedo che c’è effettivamente un buco, ma etereo e vaporoso che mi attraversa al posto di quello nero e sanguinolento che ci sarebbe dovuto essere. I miei poteri mi hanno salvata.
-    Ooooh! Un Rogia, moooolto interessante. – commenta Kizary col suo solito tono strascicato. 
Decido di distrarlo, mentre Robin cerca di portare via Zoro da sotto le sue grinfie. So che non posso fargli effettivamente del male con le mie bombe d’aria e poco altro, ma vedo che Robin ha quasi compiuto la sua missione. Kizaru pero’ se ne accorge e si materializza sulla sua schiena. Inizia a preparare il suo colpo mortale.
Oddio, Rayleigh, dove diavolo sei!?
Quando finalmente arriva, tiro un sospiro di sollievo che viene bruscamente interrotto dal boato dell’enorme esplosione che distrugge la mangrovia. Tremo al pensiero che quel colpo era destinato a Zoro. 
Non c’è tempo di tremare, perché so perfettamente che mentre il re oscuro è impegnato con l’ammiraglio, a noi tocca affrontare Kuma Bartolomew. Ma di lui non ho paura. Non ha intenzione di farci del male, so che andrà tutto bene. 
Quando arriva, sento distintamente le grida degli altri, gli ordini, i tentativi di organizzarsi e di fuggire. E vedo Zoro che fa l’atto di alzarsi. Mi metto tra lui e Kuma. Mi guarda, non sa chi sono ma capisce che faccio parte della ciurma.
-    Se potessi fare un viaggio, dove ti piacerebbe andare? – mi domanda con la sua voce grossa. E io rispondo in modo abbastanza chiaro perché Zoro possa sentirmi. Mi guarda e annuisce con approvazione. Ha capito perfettamente il perché’ della mia scelta. 
-    A casa. –
Svanisco in una nuvola di polvere.

Mi sveglio sulla spiaggia dell’Isola della Scelta, almeno io la chiamo così.
Speravo che Kuma la conoscesse, o che almeno mi mandasse dove avrei potuto ritrovarla e così è stato .
Ripercorrere la strada fino al cratere e poi alla grotta si rivela più facile del previsto. Corro come mai, corro scivolando sulla terra con le mie povere Converse martoriate.
Arrivo alla grotta, è aperta. Anche perché oramai non sono più indecisa.
-    Hai scelto? – mi chiede la voce.
-    Sì. – il fatto che non mi chiede cosa mi fa intendere che la domanda era retorica.
Non ho capito cosa abbia fatto scattare il meccanismo che mi ha portata fino a questo mondo. Non sapevo nemmeno esistesse questa isola. Posso solo immaginare che nel profondo a casa speravo accadesse qualcosa di più nella mia vita, qualcosa di meglio. Questo posto mi ha sentita e mi ha trascinata verso la Sunny, verso il mio desiderio.
Ora ho vissuto, ho scelto. Me ne pentirò? No. 
La mia vita è degna di essere vissuta. E’ una vita banale e semplice, ma è la mia. Realizza la tua leggenda personale, vivi come devi e come puoi, sogna, realizza i sogni, cerca la felicità e renditi conto che non serve essere speciale per essere unico.
Questo è quello che mi dico prima che la voce mi faccia evaporare.
Sbatto le palpebre. Mi sono addormentata. Il pc è ancora acceso e sullo schermo c’è ancora l’episodio che stavo guardando fermato a metà. 
Tutto un sogno? E’ stato tutto un sogno.
Eppure guardando la mia mano mi sembra di notare che sia leggermente più trasparente. 
Sorrido. 
FINE
 
Grazie a tutti per avermi seguita fin qua, grazie a chi ha recensito questo progetto iniziato tre anni fa e concluso recentemente, e' stato molto divertente leggere cosa avevate da dire.. Grazie anche a chi solo ha letto senza esprimersi .
Spero di leggere ancora vostri commenti ad altre mie opere (non necessariamente su One Piece).
Grazie e arrivederci
Hunter
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: hunter95