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Autore: Eustass_Sara    05/04/2016    2 recensioni
Buuuuuuon salve! :D Yeah, bimbi, sono tornata!
Seguito di Quella strana cosa chiamata matrimonio: cinque anni dopo il matrimonio di Kidd e Law, i due sposini di ritrovano alle prese con un piccolo uragano che sconvolgerà la loro vita.
Questo piccolo uragano è sicuro di sé e composto, il riflesso di Law, ma è anche determinato e testardo, il riflesso di Kidd.
Un piccolo uragano che ha tanto da imparare, tanto da insegnare e tante sorprese in serbo.
Un piccolo uragano tutto al femminile.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto lo stesso tetto.'
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Capitolo 5.



-E poi abbiamo giocato a ce l'hai! Ho corso per tutta la palestra e credo di aver vinto!-

Law sorrideva soddisfatto. Alla fine era andato tutto a meraviglia, Karen non smetteva di raccontare la moltitudine di cose che aveva fatto quel giorno; aveva anche parlato di un'altra bambina, Camilla, con cui aveva stretto subito amicizia.
Le cose non potevano prendere piega migliore.
Kidd si era rilassato almeno su quel punto e Karen avrebbe vissuto come una bambina normale.

Ora dovevano solo firmare il dannato foglio delle adozioni; tanto Karen era indubbio che stesse molto meglio con loro che all'orfanotrofio da cui era fuggita.
Diretti verso casa, ognuno era perso nel proprio avvicendarsi: la bambina spiegava concitata il suo primo giorno di scuola, Kidd fingeva di ascoltarla distratto mentre il realtà era sull'attenti per ogni cosa che lei diceva; e Law sorrideva ancora perché un problema in meno era ciò che gli serviva.

L'adozione di Karen era il problema più grande che occupava la sua mente. Non tanto per l'adozione in sé, su quella non aveva un solo dubbio, quanto più sull'orfanotrofio: avrebbero accettato ad occhi chiusi che una coppia gay sposata adottasse una bambina? Oppure Law doveva scatenare un polverone fra tribunale, avvocati e giudici?
Ovviamente avrebbe avuto lui la vittoria, ma era un'esperienza che preferiva evitare, specie per Karen.

E Kidd. Quel maledetto orfanotrofio era stato il suo primo tetto e la sua prigione; gira e rigira quel posto era una condanna che gravava costantemente. Prima al matrimonio poiché Law ha avuto la sua famiglia accanto mentre il rosso nemmeno sapeva cos'era una famiglia; ora con Karen perché per adottarla dovevano tornare lì e il moro non avrebbe fatto un solo passo senza Kidd.
Anche se avrebbe preferito tenerlo lontano da quel posto per il resto della loro vita.

Non sapeva come avrebbe reagito, sapeva però che il tutto l'avrebbe frastornato, travolto come solo una marea sa fare e poi gli avrebbe incasinato il cervello con pensieri scomodi. Sarebbe stato meglio se fosse stato a casa, ma non poteva chiederglielo né era giusto pensarlo: Eustass doveva partecipare all'adozione ufficiale, non c'era ma che teneva.
E poi quello era un modo come un altro per il rosso di tagliare tutti i ponti rimasti con l'orfanotrofio.

Comunque sarebbe andata, Law era pronto a usare le sue carte e non aveva scrupoli. Aveva i soldi per i miglior avvocati di tutta Sabaody ed era il figlio del sindaco, avrebbe usato entrambi i mezzi se necessario.

°°°

Una volta giunti a casa, Karen corse raggiante al piano superiore, nella sua camera ancora spoglia. Non si è mai lamentata né ha mai chiesto un qualcosa per la sua stanza, ma qualcosa il moro gliela avrebbe regalata. Da quel poco che aveva appreso da Doflamingo e dal tipo di educazione ricevuta, sapeva che in quel caso una sorpresa Karen la meritava.

Non aveva avanzato mai pretese, era stata dolce e felice; aveva dato senz'altro da riflettere sia a lui che a Kidd. E forse quest'ultimo qualcosa di famiglia la stava imparando, chissà.
Inoltre, stavano per entrare in un campo ostile e minato da cui era meglio tenere fuori almeno la piccola.

Rimasti soli, Law si appoggiò allo stipite della cucina mentre Kidd aprì il frigo in cerca di una birra. Sapevano entrambi di dover parlare ora che avevano un'occasione perfetta.

-Pensavo di fare un regalo a Karen-ya.-

-Mh. Del tipo?-

Law alzò le spalle. Aveva iniziato con un argomento di circostanza, cercava di toccare le corde giuste poco alla volta; non era semplice, ma per lui era più che fattibile.

-Doflamingo-ya non ha mai imparato tutti i miei gusti. Siamo sempre stati tanti in casa, quindi quando voleva farmi un regalo mi portava in un negozio e poi sceglievo io.-

-...Non conosciamo i gusti di Karen.-

-Già.-

Osservò calmo il rosso che beveva una generosa sorsata di birra dalla bottiglia in vetro, seduto a tavola, lo sguardo perplesso fisso a guardare il nulla; quello era il segnale, Law sapeva che Kidd era perso nei suoi pensieri. Cercando una postura comoda rimanendo appoggiato allo stipite, il moro si preparò a toccare l'argomento scomodo.

-Non ho mai pensato di andare all'orfanotrofio da solo.-

-Lo so.-

Sapevano entrambi qual'era il problema di tutta quella storia ma dirlo a voce alta era escluso. I loro problemi li risolvevano a parole vaghe, circostanziali e silenzi; a loro bastavano gli occhi, si capivano al volo e il resto lo faceva quel legame forte che li univa ancora dopo tutti quegli anni, lo stesso che li aveva portati al matrimonio.

Law si sedette di fronte a Kidd, catturando le sue gemme ambrate con le sue grigie; e lì, non seppe più se era lui a essere stregato da quegli occhi o se il rosso fosse stregato dai suoi, fatto stava che gli sguardi erano divenuti incapaci di scollarsi.

Come ogni volta, quegli occhi parlavano e dicevano ciò che non avrebbe mai avuto voce. Non serviva e farlo avrebbe richiesto troppo per due uomini orgogliosi e fieri come loro.

Coi pugni chiusi, Law stirò le braccia in avanti e con le nocche bronzee sfiorò casualmente la mano bianca e libera che Kidd aveva abbandonato sul tavolo. L'altra sosteneva futilmente la bottiglia di birra appoggiata al legno.

-Credo che quelle suore si sentiranno a disagio nell'apprendere il loro fallimento.-

-Eh?-

L'improvviso sorrisetto maligno di Law era duro da interpretare per Kidd che si ritrovò curioso e confuso al tempo stesso.

-Sei un uomo, Eustass-ya, non ricco ma realizzato e con un lavoro che ti soddisfa. Neanche la suora più vecchia ha visto uno solo di quei mocciosi diventare altrettanto.-

-Scommettiamo?-

-C'è ben poco da scommettere, Eustass-ya, ma se hai voglia perdere...-

Un ghigno largo stirò la bocca dipinta di Kidd che afferrò il polso vicino del moro e lo strattonò, costringendo l'altro ad alzarsi dalla sedia e venirgli incontro.
Con i nasi che si sfioravano e le labbra a un soffio dal contatto, i due si mangiarono con gli occhi.

-Sempre il solito stronzo, sei.-

Senza lasciare il tempo a Law di replicare, Kidd si appropriò di quella bocca morbida e calda, assaltandola nel vero senso della parola; più che un bacio era un intreccio di lingua e denti, violento e passionale come solo loro potevano.
Si staccarono solo per necessità di ossigeno, rimanendo comunque vicini.

-Come se ti dispiacesse, Eustass-ya.-

-Sta zitto.-

Con il tono roco e colmo di desiderio, Kidd rispose a malapena per poi tornare su quella bocca infernale; bocca contro bocca, Law sorvolò su quell'ordine, accecato dal bacio e dal desiderio del rosso che aveva risvegliato il proprio.

Lottando per muoversi senza rompere il nuovo bacio, i due si alzarono e appena possibile si avvinghiarono con braccia e gambe; si trascinarono verso il bagno, consci del rischio di essere visti da Karen. Un rischio molto alto e pericoloso, la bambina era proprio al piano superiore e non le ci voleva nulla per scendere le scale.

Se solo li avesse visti chissà che avrebbe pensato; forse sarebbe rimasta shoccata o forse avrebbe reagito con imbarazzo, grida... un rischio così alto da essere però fonte di ulteriore eccitazione.

Giunti al bagno, Law chiuse malamente la porta dietro di sé per poi sentire la propria schiena cozzare contro la dura parete piastrellata; soffocò un mugolio in quella bocca dipinta, il rossetto che si mescolava assieme al sapore di birra e zucchero che i due avevano.

Le mani callose e bianche passarono fra le corte ciocche nere, per poi scivolare sui vestiti con l'intento di toglierli; il toccarsi e scoprirsi, divenne un abbraccio bisognoso che niente aveva a che fare con l'affetto o la dolcezza. Era la passione ad aggrovigliarli e scaldarli.
Passione a cui entrambi amavano cedere.

Con gli abiti che cominciavano ad ammucchiarsi per terra, i due risero fra i baci, si sfidarono con gli occhi mentre le mani si cercavano bramose e ansiose di avere più di qualche carezza focosa.
Con forza, Law strinse le ciocche rosse di Kidd ansioso di averlo mentre i denti di lui gli torturavano il collo con dovizia e lentezza strategiche.

Coperti dai pantaloni, i bacini sfregarono fra loro e i primi suoni si diffusero fra quelle quattro pareti; persi in un altro bacio più spinto e lascivo, fecero per denudarsi reciprocamente le gambe quando un suono fastidioso e acuto li costrinse a separare le loro bocche.

Il campanello. Chiunque lo avesse suonato, aveva scelto il momento peggiore.
Senza nemmeno parlarsi o guardarsi, i due tornarono a baciarsi; tanto l'indesiderato ospite avrà il buon senso di andarsene non ricevendo nessuna risposta, no?
Con le cinture che cominciavano ad allentare la presa, Law si abbandonò sempre più ai baci di Kidd che dimenticò all'istante la breve interruzione.
Lo stesso suono, però, li costrinse a fermarsi ancora e a guardarsi.

Sta volta era stato più insistente l'ospite che a quanto pareva no, non aveva il buon senso di andarsene. Seccato e a un passo dal perdere l'eccitazione, Law reclinò il capo contro il muro e sospirò mentre Kidd ringhiava qualche bestemmia contro la pelle della sua spalla.

-Ignoriamolo. Tanto prima o poi dovrà andarsene.-

Con ironica precisione, il campanello trillò di nuovo; ciliegina sulla torta, passi veloci e concitati scesero le scale, mentre una voce giovane e femminile gridava i loro nomi. Karen.

Prima che la bambina li trovasse chiusi in bagno e poco vestiti, i due si affrettarono a rivestirsi con disappunto e con la voglia di ammazzare l'ospite inatteso. Con l'eccitazione ormai sfumata, Law cercò di stirare con le mani la sua maglia spiegazzata mentre Kidd insultava un qualche Dio e al tempo stesso l'ospite mentre domava la chioma rossa scompigliata.

Uscendo dal bagno, il moro finse indifferenza e calma davanti alla bambina; era certo di essere credibile e insospettabile, prima di uscire aveva dato uno sguardo veloce allo specchio e comunque era fiducioso delle sue doti di attore. Quando gli erano servite avevano sempre funzionato, e volta dopo volta si affinavano sempre più quindi non c'era di che preoccuparsi.

-Ma... e Kidd?-

-In bagno.-

Fece appena in tempo a vedere gli occhi confusi di Karen illuminarsi che il campanello trillò per l'ennesima volta; battendo sul tempo Kidd appena uscito dal bagno, Law andò alla porta e l'aprì sfoderando il suo miglior sguardo assassino. Non che la cosa gli richiedesse sforzo, anzi.

Preparato il tono velenoso, Trafalgar rimase improvvisamente senza parole e con la confusione nello sguardo, una tempesta di terrore e sorpresa dentro di sé.
Tutto si aspettava di trovare aprendo la porta, meno che Doflamingo in persona.

-Visto Vergo? Te l'avevo detto che erano in casa.-

-Doflamingo.-

-Law.-

-Cosa ci fai qui?-

-E me lo chiedi pure? Non ti sei fatto sentire questo week end e sono stato buono, ho aspettato fino ad oggi.-

Se ne era dimenticato. Mascherando il suo terrore per essersi dimenticato di andare da suo padre come ogni week end, Law si appoggiò allo stipite cercando di coprire la visuale del biondo; impresa ardua visto che Doflamingo era più alto e lui esile seppur con muscoli, avrebbe potuto non coprire al meglio la figura di Karen agli occhi del Donxiquote.
Perché era quello il suo intento.

Aveva pianificato tutto, Law: primo giorno di scuola, qualche giorno, adozione, qualche altro giorno e poi presentazione di Karen a Doflamingo e al resto della famiglia. Era perfetto, dava il tempo a lui di prepararsi alla presentazione, a Karen di rilassarsi un po' e a Kidd di affrontare il suo passato ma avrebbe dovuto tenerne conto: con Doflamingo ogni piano è destinato a fallire, in un modo o nell'altro.

-Beh, mi fai entrare o devo sfondarti il campanello?-

-Sarei impegnato, Doflamingo.-

-A scopare, si, lo so ma ne hai di tempo per quello.-

-Chi è alla porta?-

Per un pelo il panico non prese il controllo su Law, ancora appoggiato allo stipite e congelato sul posto. Resistette alla tentazione di voltarsi verso Karen, pregando una qualche entità che la bambina non si sporgesse per vedere chi fosse arrivato.
Non che la cosa cambiasse la situazione, considerata l'espressione di Doflamingo.

L'uomo pareva bloccato sul tappetino di casa Eustass, la bocca piegata in una linea piatta; non poteva vedergli gli occhi a causa delle lenti viola, ma Law era pronto a scommettere che erano il ritratto della confusione.

-Law.-

-Si?-

-Era la voce di una bambina quella che ho sentito?-

-No, devi esserti sbagliato.-

Quella doveva essere la giornata no di Trafalgar, perché due mani piccole strinsero il jeans di una sua gamba senza alcun timore. Il volto della mora si affacciò curioso, gli occhioni ambrati ricchi di meraviglia squadravano la figura di Doflamingo.

Il biondo dal canto suo aveva inarcato al massimo le sopracciglia chiare, gli occhi vagano come impazzite sulla piccola figura accanto a Law. Una bambina di dieci anni, poco più o poco meno, capelli nerissimi dal taglio particolare e due grandi occhi color ambra; vestiva un semplice pantalone blu notte e un maglioncino viola.

Lo guardava con interesse senza la minima paura, esattamente come Law aveva fatto da bambino: lo stesso identico sguardo, ma gli occhi erano la copia sputata di quelli di Eustass.

Nemmeno Vergo fiatò, ma era palese che anche le sue attenzioni erano rivolte alla bambina. La testa di Doflamingo si era riempita in fretta di quesiti: chi era? Perché Law le permetteva di stare lì? Da quanto era lì? E forse l'ultimo era il dubbio più importante, senza forse.

-Law, tu li conosci?-

Sospirando, il moro riprese pieno controllo di sé e delle sue facoltà; poggiò una mano sulla spalla di Karen invitandola a spostarsi e seguendola, permettendo a Doflamingo di entrare. Un rapido sguardo a Kidd e lo vide con il capo per aria, mano sugli occhi e il labbro inferiore fra i denti: non aveva fatto in tempo a frenare la lingua di Karen.



Cinque minuti dopo erano tutti seduti attorno al tavolo in religioso silenzio. Law servì due tazze di caffè caldo e fumante a Kidd e Doflamingo. Il rosso faceva scattare i suoi occhi da Karen a Doflamingo, pronto a intervenire per qualunque cosa al minimo cenno falso.
Doflamingo fissava la bambina, non visto da lei grazie agli occhiali, e stava in un pericoloso silenzio senza nemmeno l'ombra di un sorriso. Vergo era intraducibile come sempre e Karen, che si sarebbe dovuta sentire a disagio per la situazione attuale, stava cercando di disegnare un cane e ci stava mettendo pure molto impegno a giudicare dalla bocca imbronciata e le sopracciglia aggrottate.

-Ok, qualcuno mi spieghi che succede o giuro che divento matto.-

E il pesante silenzio cadde nel nulla allo sbottare di Doflamingo. Doflamingo che sbotta, quello non era per niente un buon segno.
Karen alzò di colpo la testa dal foglio impiastricciato di colori e rivolse i suoi occhioni curiosi e attenti a tutti, a cominciare dal biondo e sembrò vederlo per la prima volta.

Capelli cortissimi e biondi, pelle abbronzata, occhiali viola dalla montatura bianca sul naso malgrado fossero in casa, stranissima pelliccia rosa sulle spalle, camicia gialla, pantalone rosso e cintura... rosa? In quel momento la bambina stava notando tutti i dettagli che prima alla porta non aveva visto, semplicemente perché non si era concessa di squadrare bene gli ospiti, lasciandoli a Law con una scrollata di spalle e il pensiero “sono cose da grandi”.
Ma santo cielo, il tipo vicino al biondo pareva pure peggio. Corti capelli neri, barba le cui basette avevano la forma di due piccoli tuoni (si, proprio due tuoni o fulmini che dir si voglia), cappotto lungo e bianco abbottonato fino al colletto come se in casa non ci fosse il riscaldamento, occhiali neri da sole anche lui fissi sul naso manco avesse il sole accecante puntato in faccia e stava fermo. Immobile come una statua, o un robot vista l'assenza totale di una minima espressione sulla sua faccia.
Quei due erano strani. E inquietanti. Per un attimo Karen fu colta dalla tentazione di andare di nuovo a nascondersi dietro le gambe di Kidd, più robuste e possenti di quelle di Law, esattamente come aveva fatto a scuola.

-Doflamingo, ti presento Karen. Karen, ti presento Doflamingo, mio padre.-

Eh? Padre? Ma sul serio?! A parte il fatto che Law e Doflamingo tutto sembravano meno che padre e figlio, ma Doflamingo era davvero il suo nome? Prima che Karen potesse rendersene conto, la sua bocca parlò quasi per conto proprio.

-Ti chiami fenicottero!-

Le lenti viola del biondo celarono i suoi occhi sgranati già da un po'. -Già.-

-Che nome buffo!-

-Da morir dal ridere. Law, mi dici che diamine succede?!-

Doflamingo sull'orlo di una crisi di nervi per poco non scatenò l'ilarità del moro. C'era ben poco da ridere: valla a spiegare l'intera faccenda. E vigliacco se Kidd apriva bocca in suo soccorso, maledetto stronzo. Non che Trafalgar Law aveva bisogno di essere salvato da determinati discorsi ma cazzo, era o non era Eustass il cognome che avevano messo senza nemmeno doverci pensare sul foglio di iscrizione della scuola? Ed erano sposati, le cose si fanno insieme, anche spiegare come e perché Karen era arrivata a casa loro.

-Ho trovato Karen una settimana fa, poco più poco meno, in un vicolo. Credo si trovi meglio a mangiare e dormire qui, piuttosto che fra i sacchi della spazzatura.- Con un'ironia saccente, Law si sbrogliò buona parte del complicato discorso. Lanciò un'occhiata eloquente a Kidd che però lui non colse, la testa presa da Dio solo sa quali pensieri.

-Hai trovato la bambina in un vicolo.-

-Si.-

-E l'hai portata a casa.-

-Devo rispiegarlo o posso dire anche che ho passato il fine settimana farla studiare e che oggi l'ho iscritta a scuola?-

Improvvisamente Vergo parve farsi di ghiaccio. Voltò il capo verso Doflamingo, in un gesto che sarebbe dovuto essere normale e quotidiano, ma invece era più il movimento di una testa robotica che necessitava di olio sugli ingranaggi. Mancava solo il cigolio tipico dei meccanismi arrugginiti.
E Doflamingo sembrava una vera statua, di ghiaccio o marmo non faceva differenza.

Dopo un paio di occhiate perplesse, Karen prese i suoi colori, il foglio e scese dalla sedia. Era una bambina, ma non per questo stupida: sapeva perfettamente che il discorso fra gli adulti era... beh, un discorso da adulti.

-Io vado su a finire il disegno! Non disturbatemi, eh!-

Law guardò la bambina sparire su per le scale e accennò a un sorrisetto, ringraziando mentalmente Karen. Ci aveva visto giusto, la piccola era molto sveglia.

-Non ci girerò attorno, Doflamingo: Karen ha una stanza tutta sua e voglio, anzi, vogliamo adottarla.-

Eccola lì, la bomba che sospettava Doflamingo. La bambina aveva una stanza sua. E volevano adottarla sia Law che Kidd. Oddio.
Respirò a fondo posando le mani sul tavolo e reclinando la schiena fino ad appoggiarla contro lo schienale.

-Law... sto per diventare ufficialmente nonno e me lo vieni a dire solo ora?! Oh Cristo, io nonno. Sto per avere un infarto.-

Trafalgar dovette usare violenza su sé stesso per evitare di scoppiare a ridere. Sapeva fin dall'inizio che Doflamingo non l'avrebbe presa male, il suo cruccio era solo la reazione di Karen; il biondo aveva sempre avuto un occhio di riguardo per i bambini e più erano disastrati, ribelli o piccole carogne come lo era lui da piccolo, più a Doflamingo piacevano e li adottava.
D'altronde quelli buoni, tranquilli e ubbidienti li volevano tutti. Ma nessuno si preoccupava di crescere quelli più problematici o testardi: se eri un bimbo che menava goffamente le mani, con tendenze a scappare o disobbedire nessuno già ti voleva più e finivi a marcire nell'orfanotrofio. Uno spreco, per Doflamingo. Lui vedeva un immenso potenziale proprio in quei bambini così ribelli perché avevano carattere.
Law era stato adottato subito dopo che Doflamingo lo aveva guardato negli occhi e visto fra le sue mani l'ennesima lucertola morta.

-Come, quando, cosa, perché?! Come diavolo siete arrivati a volerla adottare?-

-E' scappata dall'orfanotrofio, non vuole tornarci e io ho ancora un conto in sospeso con quella merda di posto.-

La voce roca di Kidd con tanto di sguardo infuocato, attirò l'attenzione di Law. Il moro per primo sosteneva Karen con la sua convinzione di non voler tornare più fra quelle mura, e guardando il biondo Trafalgar sapeva che era così anche per suo padre.
Solo, l'argomento “orfanotrofio” era estremamente delicato per Eustass. Sentiva davvero di avere un conto in sospeso e si riferiva a quelle carogne che gli dicevano “non verrai mai adottato!” o alle suore che lo guardavano con quello che tutt'oggi a Kidd sembrava disgusto. Sapeva che per lui l'adozione era un'illusione, ma quelle carogne dovevano tacere. Sapeva di non essere il massimo con abiti impolverati sempre di terra, olio e fango, sudato fin sopra i capelli e le ciocche fulve tutte scompigliate, ma le suore non erano comunque nessuno per giudicarlo.
Nessuno giudicava Eustass Kidd.
Le parole del rosso erano un invito a non parlare più dell'orfanotrofio. Andava bene spiegare e parlare di Karen, ma la parola orfanotrofio voleva smettere di sentirla per almeno 24 fottutissime ore.

-Modera il linguaggio, tulipano! Mia nipote è di sopra, potrebbe sentirti! Manca solo che impara certe parole alla sua età!-

-Tulipano ci sarai te, stronzo!-

-Non sono io quello coi capelli rossi sparati all'insù e modera il linguaggio!-

A guardarli non sembravano nemmeno suocero e nuoro, ma vedere le spalle di Kidd prima rigide e ora rilassate e Doflamingo non più in procinto di avere seriamente un infarto, era un toccasana per Law. Quindi si, poteva dirsi felice di come erano andate le cose, malgrado fossero del tutto estranee al piano che si era fissato in mente.
Ma con Doflamingo ci aveva fatto il callo.

Osservò suo padre e suo marito alternare battibecchi assurdi sui daltonici e sui tulipani con il discorso “Karen”.
La cosa stava degenerando in fretta e stava pericolosamente sfociando in qualcosa di... ridicolo? Avventato? Non sapeva come definire il tutto, specie ora che il biondo si era alzato di scatto dalla sedia, mani sul tavolo e Kidd che faceva altrettanto.

-Ma non mi interessa cosa dici! Mia nipote stasera mangerà a casa Donxiquote e conoscerà tutti i suoi zii!-

Eh? Come accidenti erano arrivati a quello?! -Scusami?- Quello di Law fu un sussurro incerto, nella speranza di aver sentito male.

-Scordatelo, fenicottero! È già un miracolo che Karen non si è spaventata solo guardandoti, me la vuoi traumatizzare facendogli già conoscere gli altri?!-

-Ma taci che coi tuoi jeans strappati e le maglie dalle stampe indecenti me l'avrai già sconvolta!-

-Ma proprio tu mi parli di indecenza che giri con quel fottuto ammasso di piume rosa?!-

-Linguaggio, santo Iddio!-

-Finitela! La cena a casa Donxiquote non si farà, fine della storia!-

-Si farà e no, taci Law, sennò ti ficco una pagnotta in gola. Confessa, quanto tempo volevi far passare prima di farmi conoscere mia nipote?-

-...Qualche giorno.-

-Balle! Se non venivo io, e per puro caso ci terrei a precisare, non avrei saputo di mia nipote prima di qualche settimana! Ma roba da matti. E pensare che ti ho educato meglio di così, Law.-

Oh si, infinitamente meglio. Con orride pagnotte sul comodino che guardava come prima cosa al mattino quando si svegliava visto che dormiva sul fianco, o forse si riferiva ai nomignoli indecenti che gli affibbiava con tanto di leggeri ma fastidiosissimi pizzicotti continui? Ah si, molto educativo.
Osservò con odio Doflamingo che si dirigeva a testa alta alla porta, pronto per uscire subito seguito da un Vergo chiusosi in un saggio mutismo.

-Forza Vergo, sbrighiamoci. Abbiamo una cena da preparare! Quella povera creatura è troppo magra, hai visto le braccia?-

-Ho detto niente cena!-

-E io ho detto che si farà, così ho deciso. Alle otto vi voglio tutti e tre a casa mia e non provare a lamentarti Law perché una pagnotta ce l'ho davvero.-

Il moro si limitò ad assottigliare lo sguardo, velenoso e assassino. Se solo avesse avuto il potere di uccidere con gli occhi a quest'ora era a posto. Non era tanto per la minaccia e l'ordine di Doflamingo, quanto più per il suo ghigno schifosamente soddisfatto e tronfio con cui si stava allontanando da casa sua, elencando a Vergo tutti i piatti da preparare.
Law non dubitava minimamente delle parole del fenicottero: sapeva che suo padre era pazzo quanto bastava per girare con una pagnotta in tasca, pronta nel caso dovesse minacciarlo di ficcargliela in gola e una volta ci aveva pure provato perché Law non voleva mettersi la maglia che il biondo gli aveva comprato. Beh, quella volta era valso il rischio: non avrebbe mai indossato una fottuta maglia rosa, nemmeno se fosse stata gratis.

Chiuse la porta, Doflamingo ormai lontano, e poi tornò in cucina a guardare dritto negli occhi Kidd. Entrambi afflitti e sconfitti, arresi all'inevitabile: la cena a casa Donxiquote si farà.



Angolino Eustassiano_

Yeeeeee, finalmente ce l'ho fatta! Il sudatissimo quinto capitolo finalmente è arrivato! Scusate l'attesa esagerata ma fra l'intervento che ho dovuto fare, un paio di punti scucitisi dopo nemmeno un mese dall'intervento e qualche problema di stomaco (fottuta cucina cinese), non ho avuto esattamente il tempo che volevo per dedicarmi interamente alla ff. Ma prima di tutto la salute, no? E ora eccomi qua! :D
Io boh, amo Doflamingo quando manda in frantumi i piani di Law xD Volevo che questo incontro del tutto inatteso fra Karen e Doffy fosse un po' folle ma tutto sommato leggero con qualche traccia di serietà. Giusto qualche traccia eh, sia mai che il fenicottero mi rimanga serio per più di due minuti.
E si, Doflamingo deve sempre arrivare nei momenti più inopportuni, sennò non è Doflamingo u.u Ve lo dico subito: non intendo evolvere la ff a rating rosso. Intendo incentrarmi più su Karen e sulla famiglia che lei e quei due bisbetici di Kidd e Law creeranno assieme.
Quindi tanta gioia e amore che nel prossimo capitolo ci sarà la meravigliosa (o forse disastrosa, chissà) cena a casa Donxiquote!
Non trovate adorabile Karen che camuffa la sua inquietudine dovuta a Doflamingo? Perché dai, un colosso di oltre tre metri vestito come un daltonico con tanto di occhiali viola in casa e pelliccia rosa sulle spalle, fa spavento. E la barba di Vergo, anche quella è raccapricciante. Gli horror in confronto sono film per neonati, va là.
Prima di salutarvi, volevo ringraziare chi ha inserito la ff tra preferite, seguite e ricordate. Angioletti miei! <3
Grazie mille anche a chi recensisce, non avete idea di quanto mi fate felice! <3 <3
Va bene, scappo, ci sentiamo nell'angolo recensioni. Alla prossima!
Kiss and Bye

Eustass_Sara

   
 
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