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Autore: keli    04/04/2009    4 recensioni
Introduzione modificata. E’ vietato usare puntini, simboli e simili che ricreino l’effetto del doppio tag br.Rinoa81, assistente amministratrice.
Un sorriso mi si dipinge sul volto, verdo la perplessità nel suo sguardo d'onice
Vedo qualcosa che non è apatia, nei suoi occhi neri, così simili a quelli del fratello minore, eppure così diversi. Si avvicina a me, chinandosi, con l'eleganza che lo contraddistingue, e sento il suo fiato caldo sul viso
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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oOoO Il Giardiniere e Il Pianista OoOo



”Credevo che tra odio e amore vi fosse un confine molto sottile. E lo credo tutt’ora. Ma ora che l’ho superato, non so più da che parte mi trovi. In quella della Ragione, o in quella del Caos”
[Sakura Haruno Docet]




Va bene,lo ammetto, ho mentito ad Hinata.
Il fatto e che se andassi nella mia camera, a piangere come una mocciosetta, farei solo il gioco dell’Uchiha minore, è questo è proprio quello che NON voglio.
Perché darla vinta a un piccolo principino viziato? Non può importarmene di meno, della sua condizione. Non può pretendere di comandare tutti per il semplice fatto che sta su una sedia a rotelle. Ci sono mali peggiori a questo mondo!
Potrebbe morire, cosa che avverrà se si permetterà ancora di parlarmi così. Altro che Miss a modo ed educata, sai che m’importa! Non ho nessuno a cui dare conto, quindi…
Ahhhhhh!!!! Che confusione bestiale. Io non dovrei essere qui, punto e basta. Quindi… quindi perché non tentare la fuga?
Mi guardo in torno, calcandomi il berretto sul capo, dirigendomi velocemente alla sala d’ingresso. Mi fermo davanti alle scale, sospirando.
Quasi ci speravo di vedermi spuntare davanti Itachi, come la prima volta…
Scrollo il capo, riprendendomi dai miei pensieri senza ne capo, ne coda. Ora l’unica cosa che devo fare è andarmene di qui.
Al più presto
Mi appoggio al portone, aprendolo quel tanto che basta a farmi passare, cercando di non fare rumore. Vi scivolo all’esterno, lasciando che questo si richiuda dietro di me con un morbido tonfo.
Sospiro, lasciando vagare il mio sguardo lungo la stradina impolverata, dove si possono ancora vedere le orme di alcuni cavalli e di una carrozza. Risalgo lungo l’immensa cancellata di ferro che luccica come oro, sotto i raggi del sole morente, battendo sugli intarsi che si innalzano, delicati, sinuosi, andando a formare lunghi corpi di serpenti immoti, e foglie di metallo. Quel cancello preclude l’entrata alle terre degli Uchiha, ma anche l’uscita verso la libertà.
Tremo leggermente, cercando di spingere la vista più in la della monotona vallata che c’è dopo il cancello.
Nient’altro che verde e azzurro.
Che terra e cielo. Non c’è assolutamente nulla oltre Villa Uchiha. Non ci sono villaggi, non ci sono piazze, ne mercati.
Solo vallate senza fine.
E mi sento rinchiusa in una prigione dorata, che quasi mi toglie l’aria, malgrado gli ampi spazi che mi circondano.
Perché per me non ci sarà più nient’altro che questo… e non posso far altro che accettare, in silenzio, e abbassare il capo davanti all’imponenza e all’inutilità delle mie azioni.
Rimango seduta sugli scalini di pregiato marmo, che scintillano come opali, ma che sono freddi e sterili quasi quanto l’intera villa, quasi quanto i loro proprietari.
Mi stringo nelle braccia, appoggiando il viso contro il muretto di calce, che ferisce un po’ la pelle della guancia contro cui è premuto, senza che però senta il dolore.
Non c’è davvero più nulla da fare. Non c’è via d’uscita, non c’è vita, non c’è niente di niente
Un soffio di vento sembra spingere le nuvole che viaggiano leggere, inconsistenti, sopra di me, agitando le chiome degli alberi secolari che attorniano la proprietà. Scorgo in lontananza il muoversi di onde d’erba, nei prati, che mimano un mare in tempesta, che sembrano essere vive sotto il peso del nulla che li circonda.
Non sento niente, oltre che il fischio del vento che mi accarezza il viso, soffiandomi le sue parole d’aria nelle orecchie, come un amante silenzioso.
<< E tu chi saresti?! >>
Il silenzio viene interrotto come dallo schiocco di un fulmine.
Apro gli occhi, cercando spaesata il proprietario della voce che sembra essere nata dall’unione del più rumoroso lampo e della più frizzante aria di montagna. Il figlio di questi due elementi mi osserva, sospettoso, sottoforma di un ragazzo accigliato, dagli scomposti capelli color oro, tenuti lontani dal viso abbronzato e segnato da graffi per mezzo di una fascia di cuoio legata alla fronte, e occhi azzurrissimi, vivaci, che ora riflettono il sospetto.
Indossa degli abiti da giardiniere, con una salopette sopra una maglia nera, che gli ricade da un bottone rotto, coprendo i pantaloni. Stringe nella mano destra, anch’essa inguantata come del resto la sinistra che è stretta attorno a un sacco di tela che tiene pigramente gettato sulla spalla, un rastrello che gli arriva appena sopra il capo, cospargendoglielo di foglioline rinsecchite.
Mi rimetto seduta composta, schiacciando il berretto sopra i capelli rosa, in modo che non si vedano. Se solo Shizune sapesse che ho tentato la fuga, sarei nei guai.
<< Sak… Sakune, il nuovo garzone… e tu saresti…? >>
Mi affretto a correggere, arrossendo leggermente.
Il ragazzo mi osserva per qualche altro istante, tanto che mi fa temere di essere stata scoperta, ma poi allarga un sorriso sul viso scuro, socchiudendo gli occhi azzurri.
Mi ha creduta. Non pensavo potesse essere così facile…
<< Oh io sono Naruto, il giardiniere! Piacere di conoscerti, Sakune! Scusami ma non sapevo che il Teme e Itachisan avessero preso a servizio uno nuovo… Oh ma se è per questo il Teme non mi direbbe nemmeno se fosse in punto di morte. Lo scoprirei da solo trovando il suo nobile cadavere… puah! >>
Inarco le sopracciglia, confusa. Teme? Di chi sta parlando? Non sarà mica… ma è pur sempre il suo padrone, non può mica trattarlo come se fossero semplici amici… o forse lo sono?
Ahhhh!!! Non ci sto capendo più niente, e questo Naruto qua ha attaccato a parlare da solo. Però devo ammettere che è simpatico.
Un po’ credulone, certo, ma fondamentalmente simpatico. Chi sa potrebbe essere un buon amico…
Faccio per aprir bocca quando vedo dietro le spalle di Naruto la figura di Shizune avanzare sbuffando. Rabbrividisco rimettendomi in piedi e sforzando un sorriso sul viso, prendendo a correre lungo la scalinata, verso il portone.
Il biondo se ne accorge e alza il viso guardandomi sorpreso e confuso insieme
<< Ehi ma… >>
<< Scusa Naruto! Mi sono appena ricordato di un impegno… ci vediamo in giro! >>
Lo liquido, agitando la mano e scomparendo dietro il portone prima che Shizune possa vedermi e riconoscermi.
L’ultima cosa che vedo è il ragazzo biondo che guarda verso di me ancora un po’ confuso, ma con un bel sorriso sul volto e che ricambia il saluto agitando in aria la mancina, allegro.
Già, potrebbe davvero essere un buon amico…
Quando il portone si richiude dietro di me, prendo un respiro profondo, accasciandomi contro il muro, e levandomi il berretto in modo che i capelli scivolino lungo le spalle, sollevata.
C’è mancato davvero poco…
Il mio sguardo si sposta sulla scalinata ornata da vasi e statue bianche, da dove proviene una leggera musica.
L’ascolto rapita, rimettendomi diritta. E’ dolce, eppure immensamente triste. Mi riempie il cuore e nello stesso tempo mi fa venir voglia di piangere. Senza che me ne renda conto sto già salendo la scalinata, seguendo le orme di quelle note che aleggiano tranquille nell’aria come ombre inusuali di un qualche fantasma passato.
Volto diversi corridoi, e finalmente, trovo il posto da dove proviene questa musica. Mi avvicino alla porta semi aperta che c’è in fondo al corridoio, cercando di non far rumore.
Quando vi appoggio sopra la mano trattengo il respiro, avvicinandomi quel tanto che basta per vedere all’interno.
C’è un ampia vetrata da cui entra, leggera, indiscreta, una luce chiara, che sembra abbracciare la figura al centro della stanza. Posso vedere il leggero polverisco roteare, leggiadro, attorno al grande pianoforte a corda di mogano antico, che si snoda, prezioso, andando a intagliare al centro uno stemma che sembra essere un ventaglio. Il cuore batte più forte, mentre seguo delle belle mani, lunghe e femminee, veleggiare quasi senza toccare i tasti, creando musica perfetta.
Apro un po’ di più la porta, per vederne il proprietario, ma mi accorgo di un luccichio famigliare di un anello d’oro che proviene dalla mano destra del pianista, che ferma la sua musica, adagiando le mani sulle gambe.
No, non lo fare ti prego! Continua a suonare!
<< … oh, è lei, miss… >>



Angolino di Keli

Ed ecco in ritardassimo il terzo capitolo. ^^” sorry ma proprio non voleva uscire… chi sarà il così bravo pianista? Uh uh è facile dai XD Grazie a chi mi segue, un bacio grande!
  
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