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Autore: Xokaylerie    11/04/2016    0 recensioni
Non mi accorsi di aver alzato cosí tanto il tono della voce fin quando qualcuno mi tocco una spalla. “Cosa succede qui?” fece la sua entrata il grande Harry Styles ridacchiando. “Pupa, vuoi forse una foto e il cattivo Willy non ti fa avvicinare?” chiese. Probabilmente era solo un modo per sdramatizzare, ma io la recepí come una forma di spalvaderia e mi arrabbiai ancora di piú.
“Senti, carissimo” calcai sull'ultima parola, cercando di far trasudare tutta l'ironia possibile. “Pupa sará una di quelle tue amichette laggiú. Piuttosto di pavoneggiarti, metti in azione il tuo cervellino da cantante e trova un modo per farmi uscire di qua!” dissi, gesticolando verso la porta.
Harry mi guardò shockato, poi si scambiò un'occhiata d'intesa con l'armadio vivente ed entrambi scoppiarono a ridere.
*****
Harry Styles non era solo un cantante, era anche il mio imprevisto.
Harry Styles non era soltanto una persona, era anche la 'mia' persona.
In tutto e per tutto, mi aveva irrimediabilmente e completamenre travolto. O stravolto.
In bene o in male?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lunedì 12 Giugno.

“Ho appena dovuto rincorrere come una pazza 24552 fotocopie cadute al Capo. Odio profondo” scrissi ad Harry in risposta al suo “Buongiorno Raggio di Luce!”.
Buongiorno un corno. BuongiorNO, sottolineamo. 
Non solo quella mattina la macchinetta del caffè dell’azienda era rotta e mi dovetti fare 2 km a piedi per andare a prendere un dannatissimo caffè a quel troglodita del mio superiore, non solo non ebbi nemmeno tempo di sbadigliare perché appena arrivata a lavoro la mia scrivania era stata invasa da moduli di qualunque tipo, non solo mi dovetti sorbire trenta minuti di conversazione futile con la mia odiosa collega Antonella, che mi doveva assolutamente raccontare del suo ragazzo, con naturale estensione di particolari inutili, non solo..eh, non solo! All’ora di pranzo dovetti accompagnare il mio datore di lavoro a consegnare delle pratiche urgentissime, a detta sua, all’azienda che stava dall’altro lato della strada. 
Potevo dire addio a metà della mia pausa! E con quello che successe dopo potei dire addio anche alla mia povera dignità. 
In quei giorni a Verona tirava un vento fortissimo e caldo ed a appena appena riuscivi a rimanere accorata al suolo. Quando vidi le mani del mio Capo cedere e i fogli svolazzare trasportati dall’aria tempestosa e sentii un tonante “Nastasi! Raccogli subito i fogli o ti licenzio!” capii che quella era proprio una giornata di merda. 
Il buongiorno di Harry portava sfiga.

Mercoledì 21 Giugno.

“Sei troppo impegnata!” si lamentò Harry, al telefono.
“Iooooo?” Si era sicuramente fatto di qualcosa prima di chiamarmi quel pomeriggio. Da giorni diceva un sacco di cavolate, mi mandava messaggi alle tre del mattino in cui delirava ubriaco e la mattina se la rideva quando lo chiamavo arrabbiatissima perché mi aveva svegliato in pieno sonno. Lo sapeva che il sonno era sacro per me! Ma che modi…
“Si, stai sempre a lavoro” continuò a brontolare. Lavoravo dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18… non mi sembravano orari assurdi. 
“E quando non lavori, dormi” sbuffava. 
“Come tutti gli esseri umani normali, Harry. Se tu ti attivi solo di notte come un vampiro cosa posso farci io?” chiesi distrattamente, mentre giravo una manciata di spaghetti sul cucchiaio. 
“E la pausa pranzo?” borbottò, masticando rumorosamente. Che fastidio! Non sapeva mangiare con la bocca chiusa. Che animale avevo conosciuto!
“Che stai mangiando?” cercai di cambiare discorso, visto che non mi conveniva.
“E tutte le foto che ti mando durante la giornata?” insisté, impertinente. 
Uffa, non era giusto giocare sporco però. “Io pasta con la salsa e un chilo di ricotta. Te l'ho già detto che amo la ricotta più della mia stessa vita?”
“E la mattina quando mi svegli alle sette e mi sopporto il tuo ringhiare canino e dobbiamo sempre parlare mentre ti cambi e io devo sempre stare dall’altra parte a pregarti di fare una video chiamata così almeno mi godo lo spettacolo?”
Ma era capitato sì e no, due o tre volte che io lo snobbassi perché impegnata con la cerniera del vestito o gli risvoltini o la maglietta rossa troppo stretta sulle tette o le calze sfilate o… Okay, forse più di due volte. “Piantala!” arrossì. 
“O tutti i messaggi che ti mando dopo ogni intervista, servizio fotografico o spot pubblicitario?”
Testardo come un mulo, come un grosso e insistente mulo! 
Sospirai, abbandonando la forchetta sul piatto e passandomi una mano tra i capelli. “Ok! Ok, forse sono leggermente impegnata in questi giorni..” ammisi. Mi costava farlo, visto che ciò che inizialmente mi fermava da approfondire con Harry era proprio il fatto che temessi che per i SUOI troppi impegni non avremmo potuto stringere un qualsiasi rapporto. Era assurdo che fossi io quella senza tempo, adesso. 
“Certo, lavori, segui il corso di pianoforte, quello di fotografia, quello di Arte dal Vero, vai a Zumba e tutto il resto del tempo leggi, ti fissi con qualche serie TV o dormi…grazie tante che non hai un minuto per me. Cioè, per ME. Harry Styles, in persona.” 
Risi. Effettivamente seguivo un po ’ troppi corsi ultimamente. 
“Zanzarina…Che ti ridi? È una cosa seria!”
Non riuscivo a trattenere comunque le risate. Il fatto che fosse seriamente scocciato era esilarante e mi faceva piacere. Mi emozionava. 
Prima di Harry avevo scelto di tenermi sempre indaffarata, così che se avessi avuto lacune, non ne avrei sentito il vuoto. Ma non avevo fatto i conti con un ricciolo inglese che avrebbe fatto i capricci per questo. 
“Sei uno scemo. Raccontami com'è finita ieri, sbrigati.”
Harry ci teneva sentirmi il più spesso possibile, era presente.


Sabato 31 Giugno.


Mandai una foto di un vestito bianco con una fantasia floreale. Aveva una fascia nera al centro e un coprispalla di pelle dello stesso colore. 
Sotto ci scrissi “Compramelo cantante da quattro soldi! Sennò dico a mia nipote che di presenza sei bruttissimo e hai i brufoli ovunque… Così ti odierà!” accompagnato da un paio di faccine che ridevano. 
Lui mi rispose dopo mezz’ora con un audio in cui mostrava le sue buone doti canore. 
E poi un messaggio “Sucamela, stronza!” con un bacio. 
Ridacchiai di fronte allo schermo del telefono. “Porco!” risposi. Poi ci aggiunsi le tre scimmiette e un “non vedo, non sento e non succh…parlo”
Quando mi arrivò la sua risposta e la mia risata si fece più forte una vecchietta che mi passava accanto mi guardò stralunata. 
Harry sapeva farmi ridere.


Martedì 3 Luglio.

“Salamalek, babe!” mi salutò.
“Mirupafshi, Styles.” 
“Bonjur” mi sfidò.
“Buenos dìas!” ribattei, allegra. 
“Buongiorno” disse in italiano, marcando tutte le lettere e allungando la O. 
“Good morning” sorrisi. Pronuncia perfetta. 
E lo sentii brontolare. 
Harry voleva vincere sempre.

Venerdì 20 Luglio.

“Harry, non possiamo giocare a briscola!”
“Sì che possiamo!”
Sbuffai, giocherellando con le carte che avevo appoggiato sul tavolo. 
“Sei matto!” E io più matta di lui che gli davo corda. 
“Allora, dividiamoci i carri e le briscole e avremo 18 carte a testa, perché una è fuori e una a terra. E le mischiamo e ci prendiamo tre carte e quando ne buttiamo una a terra diciamo quale abbiamo deciso. Capito?”
Misi il vivavoce per far sentire alle mie amiche che avevo ragione io, Harry dovevamo portarlo agli alcolisti anonimi perché beveva troppo e spesso. 
Loro mi ignorarono bellamente, troppo impegnate a guardare Pretty Little Liars.
Ma io glielo avevo detto. Se un giorno gli avrebbero messo la camicia di forza e l'avrebbero portato di peso in un centro di riabilitazione, io non avrei voluto avere colpe.
Dopo un po’ che giocavamo, in modo assurdo, sia chiaro, Doriana mi guardò perplessa. 
“Lo so, lo so..Sto perdendo da un’ora! Che posso farci se sono una schiappa?”
Harry rise in modo esagerato dall’altro lato del cellulare. Sembrava quasi soffocare dalle troppe risate. 
“Sta barando, stupida!” si intromise Erika. 
Oh. Ah. COSA?
“Harry!!!!!!! Sei uno stronzo!!! E io che mi fidavo di te!!”
“Sei troppo ingenua, zanzarina” sghignazzò.
Zanzarina a chi?
Harry era un vero giocherellone.


Domenica 29 Luglio

“Mia madre! Non la sopporto quando fa così. È assillante!”
“È solo preoccupata per te. Come tu a volte ti preoccupi per me, anzi, troppo spesso. Ti piacerebbe se io ti considerassi assillante?” mi chiese.
“Questa è un’altra storia” borbottai. “E poi..”
“Ferma le ruote di quella testolina e non partire a razzo. No, non sei assillante. Io ti adoro, soprattutto quando mi mandi i messaggi della buonanotte con mille raccomandazioni e mi intimi di usare il preservativo. O quando mi mandi il messaggio del buongiorno preoccupata che non mi ricordi il nome della ragazza con cui sono stata la notte prima.” 
Ridacchiai. “Soprattutto quando ti evito figure di merda colossali…Jane, si chiama Jane quella che stai guardando in questo momento.”
Sentii dei fruscii e poi una porta che sbatteva. “Non la stavo guardando. Tutta la mia attenzione era concentrata su di te, Zanzarina. Inevitabilmente mi scordo di tutte le altre quando parlo con te” Suonava estremamente serio e mi irritai a morte. Come poteva dirmi determinate cose se era appena uscito dal letto di una?
“Lo so che stai pensando” mi disse “Ma penso che prima o poi dovremmo ripetere quella cena di tanto tempo fa”
Sospirai, ripensando alla serata che avevamo passato quando lui era stato quei due giorni qui a Verona.
“Ma tu, piuttosto? Tua mamma sei riuscito a vederla poi?" chiesi, cambiando argomento. Non mi andava di parlare di cose impossibili. Avrei voluto vedere Harry subito, in quello stesso istante, ma la cosa era irrealizzabile, visto che lui era in Australia e io ero in Italia, visto che in quella settimana lui non aveva avuto un momento libero mentre io, a causa del fatto che la maggior parte dei corsi che seguivo erano andati in pausa estiva, avevo avuto sufficiente tempo per sentire la sua mancanza. E la cosa mi infastidiva, non poco. Mi sembrava quasi di tornare al punto di partenza, a quando senza un valido motivo trattavo Harry come un appestato, mostrandogli la parte più orgogliosa di me. A differenza di prima, però, cercavo di nasconderlo, perché non potevo prendermela con lui, che non c'entrava niente, con lui che di dubbi me ne aveva fatti cadere tanti, che non si scordava mai di mandare almeno un messaggio al giorno, che c'era anche quando le circostanze non glielo permettevano, come in quel momento. 
"No, purtroppo no" sbuffò, giù di morale. 
Capii che non era il momento di concentrarmi sui miei pensieri contrastanti. Anche Harry aveva bisogno di me, del mio sostegno. 
"Ehi! Oggi sarà un giorno lunghissimo e avrai un sacco di tempo per vederla prima del concerto! Vestiti bene dai! Lavati il faccino, i dentini, saluta la donzella, incappucciati bene bene e poi corri da tua madre in albergo!"
"Sì, padrona!" disse, prima di mettersi a ridere. "Ha altro da ordinare, sua signoria Zanzarina?"
Se non l'avesse finita con quei nomignoli infami....
"Sì, non mi chiamare mai più, scemo di uno scemo!" 
"Sogna, sogna..." ridacchiò, mentre io sbuffavo. Ero forse diventata una comica? Magari durante la notte, chi lo sa... "Ti mando un messaggio più tardi, piccola, a dopo!"
Ebbi il tempo di annuire e mormorare uno "ciao" prima che la conversazione fosse chiusa. Non era la prima volta che mi chiamava piccola, ma faceva sempre uno strano effetto. Solitamente mi chiamava così quando voleva ringraziarmi di qualcosa, ma non riusciva a farlo. Significa solo che ero la sua bambina, che mi voleva bene, sinonimo di protezione. E lo adoravo, più del lecito. 
Non ci eravamo mai detti che ci volevamo bene, ma l'affetto era lì, non si poteva nascondere, anche se io personalmente ce la mettevo tutta per farlo, con scarsi risultati. 
Harry in poco tempo si era preso i miei spazi, la mia fiducia e il mio bene. Quanto tutto questo valesse per lui non ne avevo idea, ma le cose stavano così, inutile negarlo. Mi ero affezionata a quel folle testardo, che si fingeva forte e spavaldo, ma era munito di un umiltà e una sensibilità ormai rare da trovare. Certo, erano nascoste sotto una grossa massa di presunzione fasulla, ma c'erano, eccome se c'erano. E lui si ostinava a nascondere le sue buone qualità al mondo! Poi arrivava una come me, una qualunque insignificante ragazzetta, e si apriva dopo due parole...Strano forte! 



1 Agosto.


Ufficialmente libera! 
Un mese. Un intero mese di ferie. Oh Dio...ero così felice. 
"Stella! Muoviti! O ci tieni così tanto a rimanere lì impalata nel tuo ufficio?" mi richiamò Doriana, già davanti all'ascensore. 
Non sia mai che volessi rimanere lì dentro un momento di più. Mi affrettai a raggiungerla. "Stavo solo respirando la mia libertà! Ti sembra il caso di rovinare i miei momenti di gioia solitaria in modo così rude?" le chiesi, infilando il pacchetto di fazzoletti in borsa.
"Scusa gioia, sai com'è, avrei fame!" Schiacciò il pulsante del piano terra e le porte si chiusero, facendomi scappare un nuovo sorriso. 
"E ti pare il caso di avere fame proprio ora?" la rimproverai, scherzosamente. 
Il suo sguardo stralunato mi fece scoppiare a ridere. "Se non all'una di pomeriggio, quando dovrei avere fame?" 
"Mai, in momenti del genere. Dovresti accontentarti di gustare le prossime ferie di un mese. E avere lo stomaco chiuso dalla gioia!" saltellai, proprio mentre le porte si aprivano sull'atrio e qualcuno mi guardava stranito. 
"Menomale che fuori ci aspetta Erika che è sicuramente più normale di te, visto che le sue ferie sono cominciate due giorni fa e ha avuto modo di riprendersi dal post-sensodilibertà!" 
Io risi nuovamente e non appena vidi la mora sul marciapiede le corsi incontro abbracciandola. "Stella una di noi, una di noooooiiiiiiii!" tifava Erika, battendo le mani. Essssssiiiiiiiii, anche io facevo parte di quelli in VACANZA! 
"Ci rinuncio" sbuffò Doriana sorridendo. 
Mi vibrò il telefono nella tasca mentre raggiungevamo una tavola calda vicina all'azienda. "Vacanzeeeeeeeeeeeeeee!" urlai, trapassando (molto probabilmente) un caro orecchio di Harry Styles.
"Ma sei matta? Il mio timpano sanguina!!" Ecco.. Come non detto. Troppo prevedibile quel ragazzo. 
Lo ignorai, continuando con i miei cori. E la scena non doveva essere delle migliori.. Ma che potevo farci se ci si metteva pure Erika a darmi corda? Era sempre più divertente in due e più mi gasavo, più i passanti mi guardavano! Gli Italiani si scandalizzano per poco. 
"Sembri una tredicenne che ha appena finito gli esami di terza media.." commentava intanto Harry, esasperato. Erano giorni che lo assillavo con la mia felicità pre-ferie. E ora si sarebbe dovuto sorbire quella durante-ferie. Per non parlare delle micidiali lamentele dopo-ferie. Povero piccolo, in cosa si era imbattuto! 
"Dici che ci vogliono anche i gavettoni?" chiesi, ridendo.
"Io ci sto! Io ci sto!" urlava la mia amica, mentre Doriana alzava gli occhi al cielo. 
"E se invece utilizzassi il tuo tempo in maniera più utile? Magari cercando un volo per Londra?" domandò il riccio, mettendo fine alla mia ilarità. 
Boccheggiai, stupita. "E perché mai?" farfugliai. 
"Perché tra circa due settimane abbiamo quattro giorni di pausa. Potresti raggiungermi a Londra" propose, con voce tranquilla. 
Rimasi immobile, frenando la mia camminata. "Non avevi detto che avresti smesso con l'uso di droghe Harry? Quantomeno quella pesante! Un po' di contegno sù! Lo sai che la tua memoria ne risente ogni volta che ti fai una canna?! A proposito non è che ti sei scordato come mi chiamo? Non è che sei stonato e volevi chiamare qualcun-"
"Ne sto guardando uno che non costa quasi nulla. Devo prenotarlo io?" mi ignorò. "Sarebbe il 13 Agosto, io dovrei arrivare il 14. Perfetto, no?"
Ma era impazzito? Mi stava davvero proponendo di passare quattro giorni con lui a Londra? Così, di punto in bianco! Senza il minimo preavviso, come sempre. Era una continua sorpresa quel tipo, un colpo al cuore. Chissà perché, riusciva sempre a lasciarmi a bocca aperta.
"Ehi Harry, Harry! Aspetta..Non so se posso! Ci sentiamo più tardi che sono arrivata. Ti chiamo io" non gli diedi nemmeno il tempo di protestare. Perché l'avrebbe fatto. Eccome se l'avrebbe fatto! 
"Che succede?" mi chiese Doriana, con espressione preoccupata. 
"Hai una faccia!" esclamò Erika, tornata seria anche lei. 
Presi un grosso respiro. "Harry vuole che vada a Londra da lui.. Tra due settimane" dissi, agitatissima. Sudavo freddo solo all'idea. 
"Uh" fu l'unico commento di Eri, mentre aprivamo la porta del locale. Doriana attese in religioso silenzio che ci accomodassimo e ordinassimo prima di parlare. "E tu? Tu ci vuoi andare?"
Io volevo andare? Bella domanda. 
"Io... Credo che.. Dannazione, sono in difficoltà!" 
Harry mi aveva sicuramente colto alla sprovvista e quindi non sapevo bene cosa pensare. Però credo che a quel punto mi fosse già chiaro che si erano delineati, dentro di me, due pareri contrastanti. Da un lato volevo andare, dall'altro no. 
"Sogni di andare a Londra da quando avevamo dodici anni!" mi ricordò Erika. Ed era vero. Londra era sempre stato il mio sogno. Da piccole fantasticavamo sul fatto che prima o poi ci saremmo andate a vivere insieme. Alla fine, io e Erika, avevamo scelto una città dell'Italia dove raggiungerci. 
"Beh.. É vero" risposi, sospirando. 
"Ma è una cosa bellissima, Stella!" continuò la mora, battendo le mani sorridente. Io tenevo gli occhi fissi sul tovagliolo, incapace di esprimere la sua stessa eccitazione. Mi sentivo confusa. Se chiunque mi avrebbe proposto di partire per Londra, anche un barbone, io avrei accettato immediatamente, ma così...con Harry...quattro giorni...Oh Dio..
"Non lo vuoi vedere?" mi chiese Doriana. 
Ma sì, certo che volevo vederlo. Anzi, l'idea di rivederlo mi emozionava. Ma allo stesso tempo mi stupiva e straniava, perché inizialmente ero convinta che non l'avrei rivisto mai più. 
"Okay, le cose si stanno facendo serie e tu te la fai sotto, ho capito" affermò Doriana.
"Non si sta facendo niente serio! È normale volersi vedere quando si stringe un amicizia.."
"O quando ci si sente 300 volte al giorno.." 
"O quando c'è un interesse reciproco..."
Belle amiche, che infilavano il dito nella piaga! 
"Anche io e te volevamo vederci quando eravamo distanti" ribattei, riferendomi a Erika. Preferì ignorare le ultime due affermazioni. Se mi fossi agitata o infastidita si sarebbero potute convincere che ciò che avevano appena detto era vero. 1. Io e Harry non ci sentivamo 300 volte al giorno. 2. Io e Harry non avevamo un interesse reciproco. Infatti, lui continuava a vedere chiunque. E per quanto mi riguarda, avevo messo in stand-by la frequentazione con Lorenzo. Farsi desiderare un po' non guastava mai. Guarda caso, la sua corte si era fatta serrata. Se inizialmente ero stata io a cercare di affascinarlo, mai spudoratamente, facendomi conoscere, ora era lui che stava cercando di conquistarmi. E mi piaceva. Volevo solo assicurarmi che la sua non fosse una cosa passeggera. 
"Vuoi forse paragonarmi ad Harry Styles?" chiese offesa la mia amica. "È ovvio che lui è 350 mila volte meglio di me! E poi è un uomo!!"
"Ah.. Su questo non posso darti torto.." cercai di sdrammatizzare. 
"E che uomo.."
"Mah... Più che altro un bambinone"
"Magari ti farà scoprire il vero uomo che c'è in lui, in questi quattro giorni che passerete insieme.." blaterò quella pazza, assumendo una espressione maliziosissima. Il cameriere arrivò con le nostre ordinazioni giusto in tempo per sentire l'ultima perla della mia amica e non mancò di lanciarmi uno sguardo allusivo. Anche il cameriere ci si metteva!
Doriana che osservava la scena scoppiò a ridere. Io feci una faccia schifata e diedi uno schiaffo sulla spalla a Erika. "Tu sei malata!"
Finimmo per ridere tutte e tre e inevitabilmente il discorso si perse in battute e scherzi, fino a che i piatti non furono vuoti e le guance bagnate dalle troppo risate. 
Prima di alzarci dal tavolo però ci tennero a dirmi la loro. 
"Devi andare, Stella. Assolutamente!" disse Doriana. 
"Che fai ancora qua? Corri a fare shopping! Devi essere la perfezione in persona per quattro giorni!" disse Erika. 
Non ebbi il tempo di ribattere perché lo schermo del mio telefono lampeggiò sul tavolo, segnando l'arrivo di un messaggio. 
Il mittente era Harry. Il messaggio diceva, semplicemente "Ho prenotato". 
  
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