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Autore: Mue    17/04/2016    2 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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XXIV.
Un calice e un ritratto

 

“Perché è andato?”
“E’ il primo giorno del processo, doveva testimoniare.”
Hai sentito di quello che è successo in infermeria?” 
“Sì! Sconvolgente! Deve essere proprio vero, allora!” 
“E se fosse coinvolto? E poi lui e Cook...” 
“Oh, scusa” borbottò uno studente mentre spintonava Drilla per farsi posto più avanti. 
Le due studentesse che stavano parlottando tra loro alzarono lo sguardo e solo allora videro Drilla, in piedi dietro di loro, la borsa dei libri stretta nelle mani tremanti. Arrossirono entrambe e si zittirono di colpo.
“Ehm... ciao, Cook” tentò una, con le gote infiammate. 
Drilla le squadrò per un lungo istante, poi, senza spiccicare parola, le oltrepassò e andò a sedersi nell’angolo in fondo al tavolo di Corvonero, sola. 
Il suo sguardo per un breve, fugace istante si posò sul tavolo dall’altra parte della sala, dove gli studenti di Grifondoro chiacchieravano allegramente. Nel posto accanto a Jamie Potter non c’era nessuno. Vuoto, un po’ come si sentiva lei da due giorni a quella parte. 
“Drilla?” fece una voce familiare alle sue spalle. 
Drilla sorrise a Emily, che si era avvicinata con prudenza insieme ad Al e Lorcan. 
“Ciao ragazzi” disse in tono metallico. 
Vide Emily e Al scambiarsi un’occhiata nervosa che le pizzicò i nervi già a fior di pelle. Lorcan, invece, si sedette accanto a lei tranquillo. 
“Se non vuoi sorridere non dovresti farlo” disse, puntandole un dito davanti alla faccia, ancora tesa in un sorriso forzato. 
“Devo tornare al mio tavolo” si affrettò a dire Al, impacciato, e con un saluto nervoso si lasciò alle spalle gli altri tre. 
Drilla non commentò e allungò una mano verso il bricco di succo di zucca. 
“Sembrate tutti nervosi. Non sarà di nuovo per David, vero?” disse Lorcan, dando prova di possedere il tatto di un Gigante di montagna. 
Drilla rovesciò il succo di zucca, e una malevola pozza arancione si allargò sul tavolo tra le posate. I loro vicini di posto, fino ad allora intenti a bisbigliare e lanciare loro occhiate curiose, tacquero, le orecchie tese. 
“Lorcan!” protestò Emily. 
“Lascialo dire” disse Drilla a denti stretti. “Tanto qui tutti non vedono l’ora di parlarne, ma nessuno ha abbastanza fegato per farlo.” 
Intorno a loro i ragazzi si scambiarono occhiate nervose, ma nessuno osò controbattere. Erano troppo curiosi. 
“Beh” continuò Lorcan, tranquillo. “Se è vero che è un Changeling, che c’è di male a dirlo ad alta voce?” 
“Già, che c’è di male?” brontolò Drilla. “Di che avete paura? Ditelo ad alta voce!” Aveva assunto un tono aggressivo. 
Emily, di fianco a lei, la trattenne per un braccio per impedirle di alzarsi in piedi. 
“Allora è vero?” trovò il coraggio di chiedere Lancelot, uno dei loro compagni di classe. “Lo hai visto?” 
Drilla si guardò intorno: c’erano solo facce curiose, ansiose di sapere, di conoscere la verità. Una verità che apparteneva a David Steeval, non a lei. “Se l’ho visto? Perché non lo chiedete a Yvonne, che c’è stata insieme per quattro mesi? Di sicuro l’avrà visto molto meglio di me!” ribatté indicando una ragazza del settimo anno in fondo al tavolo. “O alla Wyman di Tassorosso? O a Samantha Parrit? O...” 
“Lo chiediamo a te perché eri con lui nella grotta” s’intromise Noah Sanders, dall’altra parte del tavolo. “Tu sai di sicuro cos’è successo laggiù.” 
“Per quello vi basta leggere la Gazzetta del Profeta. C’è il processo oggi, ricordi, Sanders? Là diranno tutto, e forse anche di più.” 
“Se Steeval è un Changeling, i suoi genitori metteranno a tacere la cosa sui giornali” replicò Eva Leigh. “I soldi per farlo a loro non mancano.” 
“Mentre invece a te manca un cervello” ribatté Drilla alzandosi in piedi. 
“Che cos’è successo in quella grotta, Cook?” continuò Sanders, con un sorrisetto sardonico. “Steeval ti ha fatto un incantesimo da Folletto? Ti ha sedotta?” 
Drilla stava cominciando a tremare per la rabbia. “Ma come osi...” cominciò. 
“E allora com’è che se lo detestavi tanto, ora fai di tutto per coprirgli le spalle? Se non c’è nulla da nascondere perché non vuoi parlarne? Non è che invece hai il vizio di innamorarti dei ragazzi strani? Prima Stuart, poi David...” 
Drilla stava già portando la mano alla bacchetta. Ma prima che potesse anche solo fare una mossa, che potesse anche solo pensare a una formula da lanciare, qualcosa le schizzò davanti al naso. 
BUMP! 
Un calice d’oro aveva attraversato la traiettoria da una parte del tavolo all’altra e aveva colpito Noah Sanders in pieno naso. Il ragazzo si catapultò indietro e cadde sul corridoio di pietra tra i tavoli, le narici che zampillavano sangue. 
Drilla si pietrificò, stupefatta, così come buona parte del tavolo di Corvonero. 
Perché a lanciare il calice era stata la timida, remissiva, pacifica Emily Hale, ora in piedi accanto a Drilla con un’espressione tesa e determinata. 
“Lascia in pace la mia amica, capito?” balbettò a Sanders, corrucciata, la bacchetta che aveva usato per compiere il lancio levata in una mano. Si guardò intorno con decisione, e tutti si ritrassero: Emily era di fama una delle migliori del sesto anno, e nessuno era ansioso di scoprire se oltre che negli incantesimi delle lezioni, era brava anche in quelli offensivi. “Vale anche per voi. Lasciate stare Drilla.” Poi si volse verso quest’ultima, ancora totalmente sbigottita, e abbassò lo sguardo, rossa. “Non si scherza con i sentimenti” mormorò rossa in viso. 
Drilla sentì il cuore stringersi in una morsa. “Grazie” fu tutto quello che seppe dire. 
Emily annuì, poi lanciò uno sguardo al tavolo degli insegnanti, allarmata. “E’ meglio che tu vada. Quebec si è appena alzato e sta venendo da questa parte.” 
Drilla annuì, ancora sbigottita, e si volse dirigendosi verso l’uscita della sala. Sapevano entrambe che l’insegnante negli ultimi giorni aveva assunto la malsana tendenza a estendere su Drilla l’odio che solitamente riservava a Steeval. Forse gli mancava il ragazzo e doveva sfogarsi su qualcun altro. 
Mentre Drilla usciva dalla Sala Grande, un numero imprecisato di sguardi si posò su di lei, bramosi di sapere. 
Ormai è di dominio pubblico, si disse a denti stretti. In fondo a Hogwarts era sempre stato così: nessuno parlava, eppure tutti sapevano. 
Chi avesse sparso la voce della natura di David, Drilla non lo sapeva. Ma i ritratti, i fantasmi, tutto in quella scuola era vivo, e pronto a rivelare segreti e misteri nascosti dai suoi abitanti. Era inevitabile che si venisse a sapere, così come inevitabile era che in molti cominciassero a sospettare che ci fosse qualcosa tra lei e Steeval. 
Forse David aveva fatto bene ad andarsene il mattino subito dopo quella notte tremenda. Senza dare il tempo agli studenti di assediarlo con le loro mille domande. O con le loro occhiate sottili. 
E senza dare il tempo a Drilla di salutarlo. O anche solo di parargli. 
Quando lei si era svegliata, lui non c’era già più. Sua madre l’aveva portato via con sé a Londra, a testimoniare al processo ai folletti ribelli e a Van Duyne. 
E Drilla era rimasta sola, unica testimone nel castello di ciò che era avvenuto nella grotta prima dell’arrivo di Quebec, Lorcan e Stuart. Unica, stanca e quasi allo stremo delle forze, con i nervi perennemente tesi. 
Se non ci fosse stata Emily a intervenire probabilmente avrebbe distrutto i connotati a Sanders in modo permanente; invece il ragazzo ci aveva rimesso solo il naso, quella volta. Drilla fece un sorriso mesto tra sé, pensando alla timida Emily che lanciava un calice. 
“Non si scherza con i sentimenti”, aveva bofonchiato impacciata. 
I sentimenti... Drilla ancora non ci si raccapezzava. Non riusciva a capire che cosa le fosse successo, che cosa ancora le stava succedendo. Era confusa, stanca, irritabile... triste... e arrabbiata. Arrabbiata con David Steeval, che l’aveva lasciata sola, lì, ad affrontare la curiosità dell’intera scuola. Arrabbiata con lui perché si era volatilizzato come l’ultima volta, senza nemmeno una parola di saluto. Arrabbiata perché prima era scomparso dopo averla baciata, e, ora, dopo quello “scusa” mormorato in un orecchio, dopo averla sfiorata così, come se la stesse implorando, come se le stesse chiedendo qualcosa... 
E se Sanders avesse ragione? Se davvero io... Drilla sussultò e si bloccò in mezzo al corridoio del secondo piano in cui si stava trascinando senza una meta precisa, la mente in subbuglio. 
E se... 
No, non era possibile. Sarebbe stato... no, non sarebbe stato logico. Era semplicemente assurdo anche solo pensarlo. Ma se... 
Scattò e corse fino alle scale animate, i capelli che le frustavano la faccia, la divisa che la impacciava. Schizzò su per una rampa, poi per un’altra, e, alla fine della terza, si fermò, ansimante. 
“Ancora tu? Non hai proprio niente da fare oltre che disturbarmi?” 
Drilla alzò lo sguardo. Il ritratto dell’entrata del dormitorio di Grifondoro la squadrava dall’alto della sua imponente statura –e corporatura- con un cipiglio di superiorità. 
“Devo parlare con te” disse Drilla tutto d’un fiato. 
La donna grassa parve sinceramente stupita. “Con me? Tu? Ti avviso che se vuoi chiedermi scusa...” 
“Non voglio chiederti scusa” la rassicurò Drilla. 
“Ma bene! Non chiediamo scusa! No, non ce n’è assolutamente bisogno!” esplose lei in tono petulante. “Voi giovani d’oggi non sapete più nemmeno chiedere perdono! E’ vergognoso! E...” 
“Devo parlare del Medaglione” disse Drilla senza stare ad ascoltarla. “Il Medaglione della bellezza” specificò. 
La donna sembrò innervosirsi di colpo. “Io non ho proprio niente a che vedere con l’oggetto di cui parli” affermò fieramente. 
“Sì, invece.” 
“Non ne so nulla!” ribatté l’altra. 
“E se ti parlassi di un ragazzo che fece Hogwarts con te, che ti amò, sebbene ti vedesse nel tuo vero aspetto?” tentò Drilla. 
“Lo conosci?” si lasciò sfuggire sbalordita la donna, prima di tapparsi la bocca con una mano. 
Drilla sorrise. “Lo sapevo.” 
“Mi hai ingannata!” strillò l’altra. “Mi hai strappato la verità con un subdolo tranello! Ma io...” 
“Ormai è fatta” disse Drilla indifferente, alzando le spalle. “Perché non mi racconti la tua storia?” 
“Perché dovrei farlo?” disse la donna, irritata.
“Perché altrimenti” disse Drilla, “andrò a raccontare a tutti la storia del Medaglione.” 
Vide il rossore dilagare sugli strati di pelle e grasso della donna e seppe di aver fatto centro. “Tu, piccola, sudicia ricattatrice...” 
“Allora?” disse Drilla, impaziente. 
La donna si accigliò, ma alla fine non poté fare altro che rassegnarsi al ricatto. “Voi Corvonero siete tutti delle volpi miserabili” disse, scontenta. 
“Grazie del complimento” replicò Drilla imperturbabile. Era troppo ansiosa di sapere la verità per ribattere alle offese. 
La donna del ritratto si aggiustò le pieghe della gonna e si schiarì la voce. “Persi il Medaglione l’ultimo anno di Hogwarts. L’unico uomo che mi vide mai con il mio vero aspetto prima di allora fu il pittore di questa tela. Fece questo ritratto per me al sesto anno, e lo presero tutti in giro perché non mi somigliava affatto.” 
“Ma in realtà non era altro che il tuo vero aspetto” proseguì Drilla con ovvietà. “Non sapevo che il Frate Grasso fosse bravo a dipingere” aggiunse poi, incuriosita suo malgrado. 
La donna grassa si rizzò con fierezza. “Era un artista. In seguito si fece monaco, e non lo rividi più per tutto il resto della mia vita perché mi trasferii in Francia.” 
Drilla annuì. “E poi?” 
“Poi si scoprì che questo quadro non era altro che il mio vero aspetto, così credettero che lui avesse la Vista. E’ per questo che sono stata collocata all’entrata di un dormitorio; dicono che un ritratto dipinto da un uomo con la Vista porti fortuna.” 
Drilla si mise a camminare a grandi passi, nervosa. “Ma non era così, vero? Lui non aveva la Vista, giusto?” chiese con urgenza. 
Doveva sapere. Doveva essere certa che non era come credeva. Perché se lo era... 
La donna grassa la guardò intensamente. “Già. La verità è che quel Medaglione porta bellezza agli occhi di tutti. Tutti, tranne la persona per cui già non potremmo essere più belle.” 
Drilla si bloccò a metà di un passo. No... 
“La persona che ci ama” concluse il ritratto. 
Drilla chiuse gli occhi, sopraffatta. 
La persona che ci ama. 
Era stata cieca. Fin dall’inizio. Cieca ai suoi sentimenti, ora così chiari. 
Cieca alla verità, adesso così lampante. Cieca. 
Perché amava David, e lo aveva amato fin dal principio. Cieca e stupida. 
“Ma... come poteva amarti fin dall’inizio? Non ti conosceva... non poteva essersi innamorato da subito...” 
La donna la guardò, seria. “Ci sono legami, tra le persone, che sono innati. Non si spiegano. Vuoi per alchimia, vuoi per Fato...”
“Non può essere solo questo!” esclamò Drilla, esasperata, senza accorgersi che ora parlava di David Steeval. “Non posso essermi innamorata di lui senza una ragione, senza...” 
“L’amore non ha ragioni. L’amore è la forma di follia più grave dell’uomo” sentenziò saggiamente la donna grassa.
Drilla non rispose. Era totalmente annientata, soverchiata dalla consapevolezza che si era fatta strada in lei. 
Amava David Steeval. 
Ma lui amava lei?
   
 
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