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Autore: Momoka chan    05/04/2009    5 recensioni
Rochestre,1933: una diciottenne sparisce e, dopo il dolore, la famiglia prova a dimenticarla...ma esistono gli imprevisti e i segreti possono non rimanere tali se nasce qualcuno uguale e diverso a chi si è cercato di scordare.... E' la mia prima ff, siate buone!!
Genere: Romantico, Commedia, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rosalie Hale
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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More and more doubts

More and more doubts

 

I dubbi generano risposte e queste dubbi: il ciclo infinito può terminare solo quando si è a conoscenza di tutto.

 

Mi svegliai solo quando il sole riuscì a filtrare tra le imposte e a colpirmi sul viso.

In quel momento mi parve tutto così irreale: come potevano esistere creature malefiche e assassine in una giornata che iniziava con il sereno??

Mi alzai quando ormai ero sicura che fossero almeno le quattro del pomeriggio, dopo essere stata a poltrire nel letto; uscita dalle coperte, lo rifeci con calma e iniziai a radunare le cose indispensabili per il viaggio: vestiti caldi e impermeabili, beauty case e documenti.

Poi, mi riattaccai al PC: dovevo trovare una scusa plausibile per entrare in un pronto soccorso senza insospettire e perciò scorsi tutte le notizie mediche recenti di lieve importanza.

La cosa mi prese del tempo e uscii di corsa e andai dai nonni per la cena: avevo preparato una stupenda e rassicurante farsa anche per loro.

< Stupida ragazza-spuntino!! IO ODIO MENTIRE!! E per colpa tua tra un po’ i politici verranno da me per farsi dare lezioni su come eludere avversari e fregare gli elettori…mi faccio schifo da sola…>

Convincere i due fu meno difficile di quanto avessi temuto: in effetti una settimana di escursioni nei boschi della penisola olimpica non era propriamente un’idea pericolosa…

Mi ci volle lo stesso la  solita buona dose di “Tranquilli”, “Chiamo, non vi preoccupate”, “Tutto sistemato, i miei lo sanno” e “Sì, la carta d’identità l’ho presa” per riuscire a tornarmene a casa.

Prima di potermi dichiarare pronta mancava ancora una cosa: trovare un sistema rapido e sicuro per attutire la mia somiglianza con “ La Sbranata”: osservai a lungo le foto e poi decisi.

Entrai nella doccia e mi lavai velocemente: uscita, non asciugai la frangia e legai i capelli insieme per farli apparire più corti, ricci e creare una specie di barriera sugli occhi…truccandoli pesantemente e con parecchio fard la somiglianza si sarebbe attenuata…vestiti da escursionista avrebbero completato l’opera.

Annuii soddisfatta al pensiero e controllai la sveglia: era l’una e mezza e il volo sarebbe decollato alle quattro…meglio essere all’aeroporto per le due e mezza.

Ripescai dall’armadio il mio zainetto: era vecchio, malconcio e coperto dalle scritte accumulate in anni di scuola ma aveva il grandissimo vantaggio di essere completamente immune alle leggi della fisica…per quante cose tu ci pigiassi dentro c’era sempre dell’altro posto…una meraviglia.

Messo dentro tutto rimasi a guardarlo e mi chiesi se non fosse il caso di aggiungere martello, paletto di legno e crocifisso…forse avrebbero aiutato.

< Che stupida che sei, tu odi Buffy…andare a fare la cacciatrice di vampiri poi…quantomeno umiliante…allo sbaraglio pure…lascia perdere che è meglio…cerca di morire con dignità>

Scossi la testa per scacciare lo stupidissimo pensiero e uscii.

Appena arrivata mi dedicai alla trafila burocratica e alla fine mi sedetti nella saletta d’attesa con le cuffie nelle orecchie: avrebbero tenuto alla larga gli scocciatori e mi avrebbero impedito di riaddormentarmi seduta stante, vista la quantità di sonno arretrato.

 

 

- Signorina. Mi scusi, ma siamo atterrati a Port Angeles….Deve scendere…-

< Ma che Port Angeles e Port Angeles!! Io sto andando a Vampiralandia….Mi lasci stare!!....Ehi Lily…aspetta…Port Angeles….Cavoli!!>

Scattai in piedi e, dopo aver ringraziato la povera santa ragazza e preso lo zaino, corsi all’uscita.

Per prima cosa cercai il bagno: avevo bisogno di uno specchio per rifarmi il trucco e per fortuna ne trovai uno vuoto.

Anche il banco informazioni era praticamente deserto e poco dopo ero finalmente seduta sull’autobus per il parco degli orrori…che cominciarono per strada: curve e pioggia, pioggia e curve…insomma, mal d’auto.

Ma soprattutto, automobilisti al limite della malattia mentale: avevo appena appoggiato la testa contro il finestrino freddo per recuperare un minimo di lucidità, quando una Volkswagen Golf del 1986 ci tagliò la strada e inchiodò davanti a noi.

La frenata, oltre all’inevitabile colpo di clacson, mi catapultò giù dal sedile.

Quando mi rialzai, dominata dal desiderio di dirne quattro a quell’essere, mi occorsi che qualcuno ci stava già pensando per me: il ragazzo al volante, dalla carnagione ambrata e i capelli neri, si era appena preso due pugni sulla testa, dalla ragazza seduta in fianco a lui e da un amico dietro.

Unendomi al coro di protesta, mi avvicinai dal finestrino per curiosare: i miei due benefattori si assomigliavano davvero, quasi fossero fratelli.

La prima era minuta e aveva i capelli corti e lisci, mentre l’altro era alto e aveva un viso allegro: fantastico…due tipi carini in due giorni…bene.  

Sempre sul sedile posteriore erano seduti anche un terzo ragazzo uguale agli altri, ma con i capelli lunghi, e una ragazzina di circa 15 anni: aveva i capelli rosso bronzo ricciuti e lunghi fino alla vita e la pelle pallida…sembrava fuori posto e al contempo il pezzo mancante di un puzzle…lei e l’altro se la ridevano.

- Scusatemi! Davvero, mi dispiace…non mi aspettavo di prendere la curva a quella velocità…scusate…scusate!!-

< E per fortuna che ti scusi…potrebbe essere l’ultima volta che dormo…Dio, che pessimista…tutta colpa tua, ragazza merenda, come al solito!!...Nell’improbabile caso che la vampira fossi tu, tesoro, ho due paroline da dirti…Ly…piantala…hai il cervello fuori controllo…se non stai attenta ti ricoverano veramente…chissà se le cliniche psichiatriche hanno gli allarmi anti vampiro…esistono almeno??...>

Lasciai il mio subconscio, ormai l’unica parte della mia testa ancora attiva, e mi dedicai a un’interessante osservazione…come procedeva la lite??

- Embry Call!! Se fossi in te non me ne tornerei a casa stasera…devo passare al negozio di tua madre…sei propriamente un imbecille!!-

Una donna due file davanti se la stava prendendo davvero…quasi mi dispiaceva per il pirata…quasi.

Per fortuna eravamo già in ritardo e ripartimmo subito.

L’autobus si fermò davanti alla stazione di polizia e di fronte a un negozio di articoli per il trekking: come tutto nella cittadina, anche i due edifici sembravano orientati verso l’autostrada.

Mi guardai attorno lentamente e respirai una boccata d’aria fresca: era tutto verde e pieno di pozzanghere e si sentiva un odore strano e piacevole, muschio e salsedine… … In fondo Forks non sembrava male: calma e carina, un po’ deprimente, ma molto rilassante.

Aggiustai lo zaino sulla spalla e ripassai mentalmente la farsa per il pronto soccorso mentre mi ci incamminavo.

Non mi ci volle molto per arrivarci: come tutto, anche l’accettazione era piccola e piena di piante in vaso…persino sui ripianetti alle finestre.

Una giovane infermiera con i capelli rossi mi venne incontro

-Buongiorno. Le serve qualcosa?? Ha qualche problema??-

-Ero andata a trovare una vecchia amica a Jeuno, all’Alaska Southeast, e quando sono atterrata a Port Angeles per lo scalo hanno comunicato di una lieve malattia infettiva al campus.

Io penso di non avere niente ma, visto che questo era l’ospedale più vicino, sono venuta per farmi controllare…tutto qui-

Sorrisi e guardai la ragazza…era pensierosa.

-Hai fatto benissimo…aspetta…ecco il comunicato…vieni, ti accompagno in sala d’attesa…c’è pochissima gente oggi.-

La stanza era in tema con l’ambiente: piante, piante e ancora piante.

Mi sedetti sulla sedia e accavallai le gambe.

- Allora…vediamo…mi dai la tessera dell’assicurazione, per piacere? Bene…Lily Ivy Hale…residente a Rochester…anni 18…ci siamo…tieni questo modulo: se dopo la visita risulti a posto me lo devi rendere con la firma del medico…mi lasci un attimo la tessera che la devo inserire nel database?? Torno subito.-

Si allontanò e ne approfittai per guardarmi attorno: c’erano solo due altre persone.

Una ragazzina con la gamba ingessata rideva sotto i baffi: ora di togliere il gesso…felicità massima, mentre un signore anziano teneva in mano una grande busta…esami da controllare, probabilmente.

- Questa è tua. Aspetta…il tuo cognome è Hale, giusto?? Come la figlia adottiva del dottor Cullen…e hai anche i capelli biondi…tutto bene??-

A sentire le parole “ Figlia adottiva” avevo avuto un mezzo infarto e avevo mosso all’improvviso le gambe, colpendo la sedia.

- Ti senti male??-

-No, no…è solo…un crampo…ho camminato un po’…-

Acchiappò il foglio, lo rilesse e poi si rilassò.

-Per fortuna i crampi con questo non c’entrano niente…mi hai fatto spaventare…solleva la e premi la pianta del piede con la mano…io vado.-

Si aprì subito una delle due porte e una dottoressa con una coda lunga di capelli color miele si affacciò.

- Arrivederci e grazie, dottoressa.-

- Torni tra una settimana…a chi tocca…vieni Jennifer…va meglio?? Devi controllare se tra una settimana puoi togliere tutto, giusto??-

Chiuse la porta e mi appoggiai completamente alla sedia: figlia…adottiva…ma allora grande abbastanza…capelli biondi…O mio Dio!!!!

Stavo per andare a dire all’infermiera di un improvviso atroce mal di testa per farmi dare un antidolorifico per andare nel mondo delle nuvole, quando vidi arrivare di corsa la diretta interessata e bussare alla seconda porta.

-Dottor Cullen, mi spiace disturbarla ma c’è sua moglie nel suo studio che le deve parlare subito…mi ha detto che è abbastanza urgente.-

-Arrivo subito. La ringrazio Stacey.-

Il paziente precedente uscì dopo pochi minuti, seguito dal mio ricercato.

Sistemai di scatto il cappuccio e, nascosta dalla mezza penombra creata, rimasi pietrificata dalla meraviglia: avevo ragione….non era di certo umano….era troppo perfetto.

Il viso, sottile e gentile, era illuminato da due grandi occhi dorati, dolci e tranquilli, e dai capelli biondi chiaro, lisci ma non perfettamente ordinati.

Salutando, sorrise e sentii chiaramente l’ultima parte pensante della mia testa volare via galleggiando: le labbra, sottili e lievemente rosate, scoprirono per un attimo i denti candidi…

Non mi resi neanche conto che aveva svoltato l’angolo,veloce e aggraziato, e mi alzai per raggiungerlo.

Rimanendo sempre a distanza lo seguii fino al suo studio.

Seduta su una delle poltroncine c’era una giovane donna: anche se non riuscii a vederla bene, ero troppo distante, riconobbi il color caramello dei capelli.

-Esme, amore-

Lei lo abbracciò , accarezzandogli i capelli con la mano, mentre lui prendeva la sua per baciarla.

- Allora, per il weekend…Alaska o New York? Serve il tuo voto per lo spareggio, o quei pazzi scatenati mi distruggono la casa tentando di convincere “pacificamente” gli altri a cambiare meta…sembrano tori in un negozio di pittura rossa!!-

-Alice che dice?-

-Alice non è imparziale. Presente cosa vogliono dire lei più New York??-

-“Quando finiamo scarpinare che devo andare a fare shopping?” ? Meglio l’Alaska….Secondo te sarebbe rischioso andare via per un fine settimana da soli??- [

- L’idea è fantastica…potrei non preoccuparmi per la casa…basta dai, che mi dimentico cosa ti dovevo dire…tra uno sclero e l’altro la nostra Alice prevede cose diverse…meglio stare attenti.-

-Vero. Ci vediamo tra poco…un’ora e ho finito.

Mi allontanai velocemente e rientrai nella saletta.

Pensiero stupido a cuccia!! Ma figuriamoci se la  mia testa bacata mi ascolta…c’è l’avranno qui il caffè macchiato?? Basta!!>

Per un benedettissimo colpo di fortuna venni visitata dalla dottoressa e, anche se in quel momento non ero sicura di esserlo mentalmente, venni dichiarata a posto.

In accettazione chiesi un elenco telefonico…l’idea da galera stava prendendo il sopravvento…mi scrissi l’indirizzo del bersaglio e poi uscii.

Avevo prenotato una camera per una notte vicino al negozio di trekking e, per mantenere la farsa, decisi di andare a curiosare.

Entrata, cominciai a girare tra i vari articoli e mi scontrai con quello che doveva sicuramente essere il commesso: aveva i capelli biondi e la pelle ancora leggermente abbronzata...non era di sicuro nato lì.

Per tutto il tempo in cui rimasi non riuscì a levarmi gli occhi di dosso…ma la cosa evidentemente non fu una buona idea…mentre uscivo una ragazza bruna sui 23 entrò e si buttò addosso al simpaticone…che, impegnato come era, non riuscì a ricambiare in tempo da impedirle di accorgersi di me. Stavo mettendo nei guai troppe persone da quando ero arrivata...

Non cercai neanche di trovare qualcosa da fare quella sera: me ne andai subito a dormire e, per qualche ragione, ci riuscii molto meglio del solito.

Mi alzai presto e, dopo aver fatto colazione, mi incamminai verso il bosco…comandata da due forze opposte: per ogni passo in avanti un’altra parte di me voleva farne un indietro…non a caso finii per terra almeno una ventina di volte.

A dire la verità anche concentrandosi non era difficile: rami, muschi o alberi secolari con le loro radici formavano un intrico vivente quasi mortale per una con  la testa a viole…

Quando arrivai davanti alla casa il mio umore oscillava tra il terrorizzato, l’indignato e l’esagitato… incomprensibile a chiunque, me compresa.

Mi avvicinai: dall’esterno si sarebbe detta l’abitazione di una qualunque famiglia…chissà se c’era un fosso con coccodrilli a scomparsa o un accesso rapido per la cripta o la sala torture…

Tirandomi sulle punte, sbirciai da una delle grandi finestre: peccato che le tende, tirate anche dall’interno, rendessero impossibile vedere qualcosa.

Stavo già per rinunciare e darmela a gambe dando ascolto alla vocina due, quando vidi che una delle porte su un terrazzetto a metà di una scala era rimasta aperta…l’omino nel cervello numero uno iniziò ballare…poveri i miei neuroni già allo stremo!!

La biforcazione di un albero abbastanza basso arrivava proprio a livello: supplicando che le scalate fatte da bambina fossero servite a qualcosa e raccomandandomi l’anima, cominciai a salire e arrivata miracolosamente ancora intera alla forcella, mi alzai in piedi.

Respirai a fondo e, dopo essermi dondolata avanti e indietro, saltai finendo faccia a terra sull’adorato piano di muratura…la mia caduta preferita, di sicuro.

-Permesso, vampiri miei pazzi..-

Entrai e salii le scale fino al piano superiore: non volevo scendere…meno vedevo di quella casa meglio mi sarei sentita.

Eppure era un bellissimo posto: luminoso, con grandi finestre e, ovviamente oramai, piante: accidenti, in quel posto doveva essere uno sport nazionale, il giardinaggio.

Fissai le porte inquieta e aprii quella davanti a me: uno studio.

Era ricoperto da pareti di legno, a cui erano addossate librerie piene di libri dall’aspetto antico; appesa alla parete vicino a una poltrona di cuoio nero, c’era una croce di legno.

Anche senza essere esperti si vedeva benissimo che era vecchia di secoli, probabilmente un pezzo rarissimo…ma che diamine ci faceva lì??

Stavo per uscire rassicurata dall’atmosfera accogliente e serena che quella stanza sembrava emanare, quando vidi una cosa che attirò completamente la mia attenzione: lei…o meglio una sua foto…a colori.

Bella come non mai, l’immagine ritraeva il mio clone in versione ottimizzata seduta su quella che sembrava proprio la poltrona alle mie spalle con in mano un numero di Vogue…infarto definitivo…maledetta  terribile terrificante certezza.

Rosalie Hale era viva….come essere sovrannaturale…come vampira.

Uscii di corsa dalla stanza e mi ritrovai nel corridoio.

Avrei voluto scappare…ma la maledetta vocina nella mia testa diceva

Per una volta, il mio subconscio pazzo aveva ragione: avevo una promessa e poi ero…curiosa, malsanamente e mortalmente curiosa.

Spalancai la porta davanti a me, ma un particolare me la fece escludere subito: una foto in bianco e nero del dottore mano nella mano con la moglie…o qualunque cosa  fosse Esme…se si chiamava così…..in quel momento avevo le certezze sotto i tacchi.

Dieci passi più in giù.

L’ambiente era completamente diverso: colori e una porta bianca con scritto guardaroba: l’aprii e rimasi letteralmente a bocca aperta…milioni di abiti, appesi a grucce, ricreavano l’effetto di un backstage

Presi il primo che mi capitò tra le mani e me lo appoggiai sul corpo: di sicuro non era suo…avevamo la stessa taglia e quel meraviglioso e cortissimo vestito era più sottile sulla vita di almeno dieci centimetri…niente da fare, buco nell’acqua.

La stanza successiva era leggermente aperta e per prima cosa sbirciai… e poi mi intrufolai dentro…mi sembrava di invadere la privacy di una persona conosciuta.

Era una mise di antico e moderno: uno splendido letto di ferro battuto, posto vicino a un cassettone di noce lucidissimo,era coperto da della seta azzurro cupo.

Su un angolo un tavolino di vetro era appoggiato un vaso di ceramica pieno di fiori bianchi…calle e rose.

Anche lì c’era un grande armadio a muro e lo aprii velocemente.

Ne estrassi un complesso vestito di seta color oro, ricamato e con la schiena scoperta: sembrava l’opera di uno stilista ma non aveva alcuna etichetta come se fosse stato realizzato apposta.
Non osai indossarlo: temevo di distruggerlo tanto sembrava infinitamente fragile e perfetto.

Davanti a un grande specchio con una complicata cornice argentea mi decisi  ad appoggiarmelo addosso…corrispondeva….era la sua stanza senza alcun dubbio.

Lo distesi sul letto per non riempirlo di pieghe e lentamente aprii il cassettone per cercare della carta e una penna per dirle anche solo chi erano le persone nelle foto…punto e basta.

Sollevati alcuni strati di tessuto, tra cui un completo di biancheria un po’…, trovai dei fogli…e un altro diario.

D’istinto presi in mano tutto e slegai il nastro che univa quelli che sembravano almeno quattro fogli protocollo, stropicciati e lisciati diversi volte…sofferti…

Mi sedetti sul letto accanto all’abito e gli occhi mi caddero sulla prima riga del pacco di fogli.

Non erano affari miei, era pericoloso e lo sapevo benissimo…ma rovinata per rovinata…tanto conveniva terminare quello che si era iniziato…

 

Non riesco a capire perché stia facendo questo…spero solo che serva…non capisco cosa sia questa nuova leggerezza e forse per saperlo devo prima dire alle tenebre…

 

 

Messaggio dall’Autrice pazza

Scusatemi!!! Ritardo mostruoso, orrendo…potete anche strangolarmi…sono stata una settimana in Sicilia con la scuola…meraviglioso!!

Ed eccoci a casa Cullen!!!

Sono contentissima che continuiate a seguirmi…e grazie per tutto, complimenti e critiche.

·        Clitemnestra: grazie davvero per il supporto per la scuola…qualcuno che mi capisce..

·        francefo80:grazie per il suggerimento…non mi ero davvero accorta dell’inconveniente

·        sarapastu

·        wawa chan

·        thsere

Cosa saranno questi misteriosi fogli…a voi capire e immaginare!!

Prometto che cercherò di aggiornare il più presto possibile.

Un bacio

    

 

  
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