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Autore: kimsherd    17/04/2016    6 recensioni
Bokuto ha una cotta per Akaashi, una di quelle cotte che non ti fanno dormire di notte e ti rendono la vita un inferno, e per conquistarlo chiede consigli alle persone sbagliate.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Tetsurou Kuroo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 3 Consigli e batticuore
 
Akaashi spinse con forza sulla schiena di Bokuto  per farlo piegare del tutto e fargli raggiungere un punto ben oltre i suoi piedi con la punta delle dita. Bokuto rispose con un sonoro lamento, chiedendo ad Akaashi di andarci più piano.
«Mi dispiace Bokuto-san, ma ti sei irrigidito e bisogna rimediare»
Bokuto sospirò e protestò ancora, ma Akaashi lo ignorò. Dopo anni che lo conosceva aveva capito che il miglior modo per rispondere alle sue lamentele era semplicemente non rispondere, perché se no Bokuto avrebbe iniziato a parlare così tanto di quanto fosse ingiusta qualsiasi cosa stesse avvenendo che alla fine Akaashi si sarebbe semplicemente arreso, stordito da un mare di parole. Se invece se ne stava zitto, solitamente Bokuto si stufava prima e cambiava argomento.
Non che fosse meno loquace così, ma almeno smetteva di lamentarsi. E comunque ad Akaashi non dispiaceva la sua parlantina, gli risparmiava la fatica di dover contribuire al discorso.
Forse gli piaceva pure sentire Bokuto parlare...dei suoi progetti, di cosa faceva durante la giornata, di cosa gli piaceva, dei problemi che aveva, di quel bellissimo film che aveva visto la sera prima, di quel nuovo posto che aveva scoperto dietro casa sua. Akaashi metteva insieme i pezzi e costruiva pian piano la sua immagine di Bokuto Koutarou e quei pezzi erano diventati importanti per lui. Vedeva Bokuto spesso, in un bambino che rideva forte con un cono di gelato cioccolato e menta in mano, in una serie tv che sapeva gli sarebbe piaciuta particolarmente, persino mentre studiava letteratura, sapendo che Bokuto avrebbe avuto difficoltà al posto suo.
Certe volte Akaashi, soprattutto quando era nel letto da solo con i suoi pensieri, si chiedeva se la personalità esuberante di Bokuto non stesse prendendo il sopravvento sulla sua, come se lui si stesse annullando di fronte all’eccessività del suo capitano. Ma poi si ricordava di tutti i momenti in cui Bokuto l’aveva ascoltato attentamente, senza fare un singolo rumore o senza agitarsi come il suo solito, e non si scordava mai nulla di quello che Akaashi gli diceva, sorprendendolo ogni volta. Bokuto non era egoista nella sua vivacità, non lasciava mai indietro gli amici e non li inglobava nella sua energia. Akaashi sorrise tirando appena un angolo della bocca in sù, sentendo un certo affetto per quel capitano scemo e spesso problematico.
 
«Ieri ho visto un documentario sui gufi. Si, l’ennesimo. Hanno anche parlato del gufo delle nevi»
Bokuto cambiò posizione, allargando le gambe prima chiuse, e Akaashi si sedette vicino a lui per iniziare il suo stretching.
«Sono i miei preferiti»
Rispose semplicemente.
«Si, lo so! Infatti ti ho pensato»
Akaashi premette forse con un po’ troppa forza il suo gomito piegato dietro la schiena e la spalla scrocchiò, ma Bokuto sembrò non accorgersi di nulla.
«Non mi hai mai detto se ti piacciono altri animali»
«Mh. A parte i gufi...le volpi. E le foche»
Bokuto rise sommessamente.
«Non mi aspettavo le foche! Da piccole sono adorabili, ma poi da adulte hanno un’aria troppo scema. Pensavo ti sarebbe piaciuto qualcosa di più regale. Non che le foche non vadano bene! Non lo intendevo in quel senso! Cioè, sono belle»
«Non serve che ti agiti così»
Akaashi lo guardò con il suo sguardo da “Bokuto-san, calmati per favore”, con una punta di divertimento. Ultimamente Bokuto sembrava agitato, e non come al solito, ma più che altro turbato per qualcosa.
Akaashi era abbastanza bravo a leggere le persone, visto che passava più tempo ad osservare piuttosto che contribuire alle conversazioni, e sicuramente aveva passato tanto tempo ad osservare Bokuto, per cui sapeva che c’era qualcosa di strano, ma non capiva cosa.
Era iniziato dopo che avevano incontrato Kuroo dopo allenamento la settimana prima, e Akaashi si domandava spesso di cosa avessero parlato.
A proposito di Kuroo, dov’era finita la Nekoma? La loro era stata la prima squadra a trovarsi nel luogo dove si allenavano ogni estate e pian piano erano arrivati tutti, ora mancava solo la Nekoma e, per ovvie ragioni di distanza, la Karasuno.
Akaashi si girò per chiedere a Bokuto qualcosa a riguardo ma lo trovò a gambe divaricate, con una mano appesa alla punta del suo piede intendo a fare stretching mentre con la destra scriveva velocemente sul suo cellulare. Akaashi alzò gli occhi al cielo e decise di non chiedergli niente, probabilmente stava parlando proprio con Kuroo.
Doveva ammettere che un po’ lo infastidiva come Bokuto stesse attaccato al cellulare anche nelle pause durante gli allenamenti, ma forse esagerava, certe volte Komi lo prendeva in giro perché sembrava un vecchio irritato dalle mode giovanili. Che poi non è che Akaashi non usasse il telefono, solo che...non lo sapeva nemmeno lui, era infastidito e basta a volte.
 
«Kuroo è in ritardo»
Bokuto disse queste parole sospirando e accasciandosi a terra (come faceva a quasi toccare terra con il torso con le gambe così allargate?! Ma allora non aveva bisogno di Akaashi che spingesse sulla sua schiena!)
«L’avevo notato. Ma arriveranno»
«Si, ovviamente. E poi non vedo l’ora che arrivi la Karasuno»
Akaashi annuì. Era una squadra interessante. Non erano ancora al loro livello, ma era sicuro che incrementando la forza personale di ognuno e facendoli funzionare meglio come squadra, sarebbero arrivati lontano. Già il fatto che fossero riusciti a tenere testa ad una delle squadre più forti della loro prefettura la diceva lunga, crescevano di giorno in giorno.
«Onestamente anche io. Voglio vedere come sono migliorati»
Bokuto lo guardò per un secondo con uno sguardo perso nel vuoto e confuso, poi si risollevò subito.
«Ah, si! Si, anch’io voglio giocare»
Ecco, era questo che turbava Akaashi: Bokuto si stava comportando in modo strano. Di solito avrebbe urlato di gioia e avrebbe iniziato ad inondare Akaashi di parole su quanto non vedesse l’ora di giocare e fare schiacciate potenti per distruggere quel Tsukishima e così avanti, invece sembrava che nemmeno avesse la pallavolo per la mente, il che era decisamente fuori dalla norma.
 
I suoi pensieri furono interrotti dalla porta della palestra che si aprì violentemente, rivelando i capitani delle due squadre rimanenti. Bokuto si alzò immediatamente in piedi e urlò:
«BROOO!»
Il suo urlo venne ripetuto da Kuroo, che si lanciò verso Bokuto e lo prese in braccio al volo, stile sposini. Akaashi non poté fare a meno di guardarli con il suo sguardo severo che riservava solo a loro due. Gli piacevano i campi estivi perché poteva allenarsi al meglio confrontandosi con altri giocatori forti e anche perché, doveva ammetterlo, era divertente. Un po’ meno divertente era fare da babysitter a Bokuto e Kuroo, ma anche Kenma era nella stessa posizione, per cui Akaashi non si sentiva solo.
Yamamoto e Inouka cantarono la marcia nuziale facendo dei versi striduli da gabbiani, mentre Kuroo si esibiva in una sorta di marcia verso la Karasuno, ancora ferma sulla porta con alcuni di loro visibilmente confusi e sbigottiti.
«Daichi, sei il terzo capitano, sei obbligato a sposarci!»
«Neanche per sogno! Salvatemi da questo incubo, per favore»
Disse il povero Daichi, e Akaashi si sentì molto vicino a lui in quel momento.
«Daichi-san, posso saltare anch’io in braccio al capitano di Nekoma?!»
«Hinata, stupido idiota, cosa stai dicendo?!»
Ed ecco che la quiete si era subito rotta. Daichi si mise una mano sul viso mentre diceva ad Hinata (in modo decisamente più gentile di quanto non avesse fatto Kageyama) che no, non poteva, e il piccoletto mise il broncio.
Kenma spuntò da dietro la massa di persone più alte di lui e salutò Akaashi con un mano, che rispose con un cenno del capo. La loro amicizia era così, silenziosa e tranquilla.
Kuroo si decise a mettere giù il suo capitano e si abbracciarono stretti. Akaashi vide che Bokuto stava sussurrando qualcosa all’orecchio del suo “bro” passandogli un pezzo di carta che Kuroo mise subito via, e si ritrovò a desiderare di sapere cosa fosse. Purtroppo però non erano affari suoi, non poteva pretendere di mettersi in mezzo a loro due.
 
Tutti si sistemarono nell’enorme palestra, i coach si misero a discutere sui turni di giocata mentre qualcuno iniziava a portare i primi cesti pieni di palloni e altri correvano a cambiarsi negli spogliatoi. Ci volle un po’ di tempo, ma alla fine tutti furono pronti, ci si salutò e ci si inchinò, alcuni urlavano, altri ridevano. Sembrava di essere ad una fiera più che ad una serie di partite e Akaashi si ritrovò a prendere per il colletto Bokuto, che stava facendo finta di essere una ballerina con Kuroo, per riportarlo all’attenzione.
Si girò e vide che Daichi stava facendo la stessa cosa con il loro libero e quello con la pelata, praticamente il loro corrispettivo di Bokuto e Kuroo, e i due si scambiarono un sorriso già stanco che valeva più di mille parole.
Ben presto iniziarono le partite e il tempo delle risate e delle battute lasciò spazio alla concentrazione e all’assoluta voglia di vincere. Erano solo amichevoli, eppure nessuno di loro voleva essere quello a perdere. La loro prima partita fu con Nekoma, e Akaashi sospirò. Ecco che iniziavano.
«Bro…»
«Bro, non piangere»
Bokuto intrecciò le dita con quelle di Kuroo attraverso la rete da pallavolo.
«Anche se dobbiamo giocare contro, non mi tirerò indietro. Ti batterò in nome della nostra amicizia»
«Stessa cosa vale per me, bro»
Dopo quella commovente scenetta poterono finalmente iniziare e, di nuovo, Kenma guardò Akaashi alzando le spalle e dicendogli, abbastanza a bassa voce in modo che solo lui sentisse:
«Sarà una lunga settimana»
Akaashi gli sorrise e annuì. Almeno non era solo in quella gabbia di matti.
 
Il fischio diede il via alla loro prima gara e Akaashi smise di essere amichevole con quelli che erano comunque avversari. Lui non era esagerato come Bokuto, ma questo non significava che non ritenesse i ragazzi della Nekoma amici, ma amici o meno, sul campo non importava, ciò che importava era connettere la palla e farla cadere dall’altra parte.
Entrambe le squadre ci misero tutta la loro forza e strategia e Akaashi notò quanto Bokuto fosse di buonumore e la cosa gli fece tirare un sospiro di sollievo, era bello vederlo di nuovo sé stesso e non quella sorta di fascio di nervi ed imbarazzo che era stato per una settimana.
«Bokuto-san!»
Akaashi lanciò la palla verso di lui in un’alzata perfetta, una di quelle che Bokuto amava particolarmente prendere, e il capitano saltò in aria con tempismo preciso, il suo braccio già in procinto di estendersi sempre più finché non fu in linea con la palla. Il suo salto era potente e le sue gambe sembrava si allungassero invece che semplicemente staccarsi da terra da tanto che il movimento fu veloce. La sua mano si abbatté sulla palla con precisione e con una forza immane, mandandola nel campo avversario in modo fluido ed energico.
Prima che la gravità riportasse Bokuto con i piedi per terra, Akaashi riuscì a vedere una striscia di pelle fra i pantaloni da allenamento, alzati a causa del salto, e le sue lunghe ginocchiere. Era solo una coscia, niente di che, Akaashi aveva visto Bokuto nudo più di una volta negli spogliatoi, e allora perché si sentì arrossire così tanto? Si sentiva come un voyeur che aveva appena visto qualcosa di proibito, nonostante non fosse affatto così.
Sperò ardentemente che nessuno notasse il suo imbarazzo, ma la squadra era troppo felice per la vittoria che il punto di Bokuto gli aveva fornito e quindi tutti si riunirono attorno a lui e al capitano festeggiando, senza dare troppo peso alle sue guance rosse. In fondo, erano tutti rossi e sudati per lo sforzo.
Bokuto fu il primo ad abbracciarlo
«Akaashi! È stata un’alzata spaventosa!»
«Spero che sia un complimento»
«Certo che lo è!»
Bokuto lo strinse forte ma lo lasciò subito andare quando Akaashi appoggiò le mani sul suo petto, come a dire “ok, è abbastanza”.
Per un momento però, fu fin troppo consapevole del corpo di Bokuto, dei suoi muscoli sviluppati e forti, del suo cuore che batteva velocemente per la gioia e la fatica, del suo petto che si alzava e abbassava contro i suoi palmi. Akaashi sentì le guance scaldarsi ancora di più e osservò Bokuto per un attimo intontito, sorridendogli quasi istintivamente, cosa che raramente accadeva. Ma se lo meritava dopo la fantastica partita che aveva giocato. Bokuto era forse anche più rosso di lui, ma era normale, era il loro ace e come tale giocava di più e si stancava più in fretta.
«Bro, mi dispiace, ma ci riconfermiamo i migliori»
Disse infine Bokuto, rivolgendosi verso il moro che stava parlando con Kenma di chissà quale strategia. L’altro si limitò a tirare fuori a lingua e sorridere in quel suo modo criptico che ad Akaashi faceva venire in mente i serpenti più che i gatti.
«Bokuto-san, dobbiamo prepararci per la prossima partita»
Bokuto annuì e entrambi salutarono la Nekoma.
 
La prima giornata finì in fretta, con Fukurodani in testa, seguita poi da Nekoma e, alla fine, la Karasuno. Ormai tutti i loro giocatori avevano bruciature sulle cosce a causa delle punizioni che avevano dovuto sopportare ogni volta che perdevano. Avevano giocato in modo strano, a tratti imbarazzante, ma gli avversari più perspicaci avevano capito che stavano tutti provando nuove strategie e di far funzionare le loro nuove tecniche, e quando effettivamente riuscivano ad utilizzarle...beh, se tutti gli ingranaggi fossero finiti al loro giusto posto, di sicuro sarebbero riusciti a vincere molto di più.
La cena non fu calma come ci si aspetterebbe dopo aver passato la giornata ad affaticarsi, anzi, tutti sembravano decisi a fare casino.
«Noya, apri la bocca!»
Tanaka prese mira con un cucchiaio e lanciò una pallina di riso nella bocca di Nishinoya, che alzò i pollici e urlò:
«Ricezione perfetta!»
Bokuto guardò la scena e poi si risolve al suo migliore amico:
«Potremmo farlo anche noi! Chiediamogli se vogliono fare una gara a chi ne prende di più»
Prima che Kuroo potesse rispondere, Bokuto sentì la famigliare mano di Akaashi che si stringeva sul suo colletto, e Kenma fece lo stesso con il suo stupido capitano.
«Non se ne parla nemmeno»
Dissero quasi all’unisono, e Bokuto mise il broncio, tentando di far venire i sensi di colpa ad Akaashi con i suoi occhioni da cucciolo. Ovviamente non stava funzionando.
«Bokuto-san, non darmi problemi fin dal primo giorno, per favore»
Disse semplicemente Akaashi e, dopo averlo preso in giro per il suo modo di fare da mamma chioccia, Bokuto capì dal suo tono definitivo che se avesse tentato qualcosa di stupido se ne sarebbe pentito amaramente.
 
Era stato agitato tutto il giorno, incapace di contenere la sua energia (e infatti avevano vinto più di una partita), e tutto perché non vedeva l’ora di sentire che consigli gli avrebbero dato i ragazzi della Karasuno. Probabilmente stava proiettando troppe speranze in loro, ma finché non si deprimeva in mezzo ad una partita e riusciva a stare in compagnia di Akaashi senza comportarsi in modo troppo bizzarro, la speranza andava più che bene.
Si ritrovò a mangiare in fretta, e fece segno a Kuroo di alzarsi nonostante l’altro non avesse ancora finito. Kuroo fece una smorfia, ma seguì comunque il suo amico.
«Sono sorpreso, non è da voi mangiare come delle persone normali. Soprattutto Bokuto, di solito si ingozza»
Disse Konoha, prendendo in giro il capitano che era già in piedi e pronto a partire.
«Lo so, ma ho delle cose da fare con Kuroo, è importante»
Akaashi lo guardò con un’espressione pericolosa.
«Niente di stupido, spero»
«Questa volta sei salvo, Akaashi, non ho intenzione di fare scherzi a nessuno»
Il vice capitano tirò un sospiro di evidente sollievo, anche se il sospetto rimaneva nei suoi occhi. I due si allontanarono subito dalla tavola, salutando.
«Credi davvero che non stiano architettando nulla?»
Chiese Konoha. Akaashi scrollò le spalle.
«Mi sembrava onesto. La cosa comunque non mi piace»
«E io lo so perché non ti piace, Keiji caro»
Akaashi non esitò nel tirare un pugno sulla spalla di Konoha, che si limitò a ridere.
 
Bokuto e Kuroo camminavano in silenzio uno accanto all’altro, Bokuto un po’ più lentamente.
«Che hai, bro? Fino a poco fa non vedevi l’ora di questa cosa»
Bokuto scrollò le spalle e non rispose subito. Girarono l’angolo e la stanza della Karasuno fu in vista.
«Non lo so, ho paura che sia inutile»
Kuroo gli mise un braccio intorno alle spalle e rise.
«Se si rivela inutile allora penseremo a qualcos’altro, non abbatterti così per nulla»
Dalla fine del corridoio proveniva un brusio sommesso, a tratti interrotto da qualche urla (e Bokuto pensava fossero il loro piccoletto e l’alzatore con la morte in faccia) e poi risate. Sembrava si stessero tutti divertendo e Bokuto ritrovò un po’ della sua fiducia, era bello sentire una tale vivacità.
«Oggi alla nostra prima partita è successo qualcosa di incredibile, sai? Akaashi mi ha sorriso. Un vero sorriso! E aveva le guance rosse e gli occhi come offuscati. È stato un momento magico. Sto iniziando a credere che tu abbia ragione, forse anche lui prova qualcosa»
Kuroo lo strinse ancora di più a sé, strofinando la mano libera sui suoi capelli.
«Ecco, bravo, pensa alle cose belle!»
Bokuto rise felice e Kuroo bussò alla porta di fronte a loro, chiedendo se era permesso entrare. Il moro rimase sulla soglia, sorridendo tranquillo. A differenza di Bokuto, Kuroo era capace di disattivare la sua stupidità ed essere una persona totalmente normale e decisamente affidabile, era solo con lui che dava sfoggio del peggio di sé.
Daichi sorrise con aria stanca, ma il suo sorriso scomparve quando Bokuto fece capolino da dietro il suo amico urlando il suo caratteristico “hey hey hey!”
«Ditemi che non siete qui per fare qualche danno, per favore»
Disse il capitano premendo la base del naso con l’indice e il pollice. Bokuto si sentì quasi in colpa di essere lì.
«No, a dire il vero siamo venuti per chiedervi dei consigli»
«Non ti diremo mai come funziona il nostro segretissimo nuovo attacco!»
Disse subito Hinata, che come sempre pensava solamente alla pallavolo. Kuroo pensò che non era il caso di rivelare al piccoletto che aveva già capito da un po’ cosa stavano tentando di fare, non era il momento di farlo arrabbiare.
Daichi fece cenno ad Hinata di stare calmo e chiese, con un’espressione a dir poco curiosa, di cosa si trattasse.
Questa volta fu Bokuto a parlare. Non aveva senso girare intorno alla cosa, per esempio facendo finta che chiedeva consigli “per un amico” o tentando di nascondere chi fosse il bersaglio delle sue attenzioni, anche perché non era bravo a mentire, per cui andò dritto al punto:
«Mi piace Akaashi. Mi piace davvero molto, ma sono totalmente incapace a flirtare con lui e non posso chiedere aiuto alle persone vicine a noi, quindi abbiamo pensato di chiedere a voi. Avete dei consigli da darmi?»
 
Il capitano della Karasuno li guardò in un modo strano, come se non credesse neanche un secondo alle sue parole. Probabilmente si aspettava una sorta di barzelletta o uno scherzo, ma quando Bokuto si sedette sulle ginocchia davanti ai loro futon ancora non ordinati e li pregò di ascoltarlo, Daichi cambiò espressione e sorrise.
«Ah, che bello l’amore adolescenziale, mi fa sentire ringiovanito»
«Ma se ho la tua stessa età»
«Non mentalmente»
Kuroo non riuscì a trattenere una risata mentre si sedeva accanto a Bokuto.
«No dai, seriamente. Sono venuto qui in ginocchio per avere la vostra saggezza e tu mi tratti così»
Bokuto si mise una mano sul cuore ferito e tentò di usare gli occhioni da cucciolo su Daichi. Su di lui non funzionò, ma il vice capitano invece sembrò commosso davvero.
«Daichi, guardalo, è innamorato e disperato. Dobbiamo aiutarlo!»
Sugawara aveva gli stessi occhioni di Bokuto, ma ebbero un effetto totalmente diverso sul capitano.
«Ok, ok, ho capito. Ragazzi, c’è qualcuno che vuole partecipare a questa sessione di consigli d’amore?»
Quasi tutti si precipitarono intorno a Daichi, forse più per divertirsi che per altro, ma alcuni (fra cui ovviamente Tsukishima) rimasero a farsi gli affari loro sui rispettivi futon.
Kuroo batté le mani, come se fossero ad una conferenza e dovesse attirare l’attenzione, poi tirò fuori dalla tasca il biglietto che Bokuto gli aveva passato quella mattina quando si erano salutati.
«Bokuto ha fatto una lista di cose che piacciono ad Akaashi, penso che possa essere utile. Vediamo…»
Lesse ad alta voce il contenuto, compresi i commenti di Bokuto:
 
  • Gelato alla fragola
  • Film thriller e drammatici
-Bokuto (magari)
  • Fare jogging di sera
  • L’inverno
  • Colori preferiti: bianco, blu e oro (wooooo, come i miei occhi!) (ah no, sono i colori della squadra…sigh)
  • Studiare la domenica sera (ma davvero???)
  • I mirtilli
  • I camini a legna e vorrebbe averne uno (CHE COSA ROMANTICA)
  • I dolci (non me lo aspettavo…dice che non li mangia quando c’è altra gente perché non vuole dare il cattivo esempio! CHE UOMO)
  • I gufi delle nevi (molto importante), le volpi, le foche
 
Kuroo ripiegò di nuovo il foglio e i primi a parlare furono, ovviamente, quelli più vivaci.
«Dovresti usare queste informazioni per conquistarlo inondandolo di cose che ama! Devi fare regali, fare complimenti, portarlo in posti romantici, stargli accanto il più possibile. Insomma, sii esplicito! Più diretto sei, più sarà facile conquistarlo»
Tanaka incrociò le braccia sul petto come se avesse appena detto la cosa più intelligente del mondo e Bokuto annuì seriamente, prendendo degli appunti mentali. Esplicito, regali, complimenti, stargli addosso.
«Non dimenticarti di proteggerlo!»
Aggiunse Nishinoya mettendo una mano sulla spalla di Tanaka come a dire che era totalmente con lui.
«Non vuoi mica che altri mettano le mani su di lui prima di te, giusto? Devi proteggerlo dai pericoli e dalle grinfie degli altri spasimanti»
«N-non credo ce ne siano»
Disse Bokuto, con una punta di apprensione. E se invece c’erano davvero ma lui era troppo ingenuo per accorgersene? Nishinoya sembrò capirlo e fugò ogni suo dubbio:
«Ci sono sempre degli spasimanti! Magari tu non li vedi, ma ci sono. E devi assicurarti che non lo tocchino»
Adesso fu il turno del libero di incrociare le braccia sul petto e lui e Tanaka si guardarono come un’occhiata complice. Erano soddisfatti del loro lavoro.
Altre note mentali per Bokuto: proteggerlo dagli spasimanti invisibili.
In tutto questo, Daichi e Suga sembravano disperati e in attesa. Forse volevano parlare per ultimi, sicuri che quello che avevano da dire era decisamente meglio di qualsiasi cosa sarebbe stata detta prima.
Hinata si schiarì la voce:
«Devi fare le migliori schiacciate del mondo! Quelle che fanno wooosh e bang e zooom, così Akaashi-san sarà felice perché sarai il migliore»
Bokuto sorrise e annuì, trovava la sua innocenza estremamente dolce e forse non aveva tutti i torti, migliorare nelle pallavolo (e magari entrare in top 3) non era un’idea così malvagia, Akaashi ne sarebbe stato contento per davvero.
Incredibilmente, fu Kageyama a parlare subito dopo, e nessuno si aspettava che proprio lui desse consigli d’amore, quindi l’alzatore si ritrovò tutti gli occhi puntati addosso:
«State sbagliando tutto. In questo modo lo farai scappare e basta perché penserà che sei troppo appiccicoso»
Daichi e Suga si guardarono stupefatti con una punta di speranza nei loro occhi.
«Per conquistarlo devi trattarlo male, ignorarlo e fare finta che non ti importi, perché così lui si renderà conto di ciò che si perde e verrà da te. Se lo tratti troppo bene si abituerà alla cosa e ti darà per scontato, quindi devi fare il contrario! È psicologia inversa, l’ho letto da qualche parte»
Daichi sembrava sul punto di svenire. Lui e Sugawara avevano sperato in Kageyama invano. Hinata però sembrava quello più scioccato di tutti e si ammutolì di colpo.
Dall’altra parte della stanza arrivò un sospiro profondo e Tuskishima si mise seduto, mantenendosi comunque a debita distanza, parlando mentre si sistemava gli occhiali. Sembrava un vero intellettuale.
«Lasciatemelo dire, certe volte mi vergogno di passare del tempo con voi. Questi consigli sono tremendi. Siete pazzi e Bokuto-san non conquisterà mai nessuno così»
Yamaguchi annuì, con un’espressione a metà fra il dispiaciuto e il divertito.
 
«Uhm...in effetti...»
La voce proveniva da Asahi e gli occhi di tutti si spostarono da Tsukishima al ragazzo del terzo anno, che si stava tormentando i capelli ormai sciolti con uno sguardo imbarazzato. Stava tentando di guardare ovunque tranne le persone intorno a lui.
«Tsukishima ha ragione, non bisognerebbe fare così»
Bokuto era pronto agli appunti mentali e Asahi si sentì un po’ più a suo agio vedendo che il diretto interessato lo stava ascoltando attentamente.
«Il contatto è molto importante, ma non devi esagerare. Per esempio, guardalo e fagli notare che lo stai guardando, ma non fissare come un maniaco. I sorrisi anche sono importanti, soprattutto quando si ha un contatto visivo. Bisogna fare tanta conversazione, trova i punti in comune e approfondisci quelli e non addentrarti in cose profonde e troppo personali all’inizio, parlane solo quando l’altro inizia a farlo spontaneamente. I complimenti vanno benissimo, ma non bisogna farne troppi o si rischia di diventare noiosi e in generale non devono essere complimenti strani, tieniti su cose come occhi, capelli, sorriso»
Tutti pendevano dalle labbra di Asahi, che per evitare di sentirsi troppo in imbarazzo aveva deciso di guardare a terra, gesticolando mentre spiegava il suo punto di vista.
«Non esagerare nemmeno con il contatto fisico! Tenta di renderlo casuale, come se fosse un errore, e valuta la reazioni: in base a quelle puoi decidere se ritirarti o andare avanti. Dopo un po’ puoi provare a chiedere direttamente un appuntamento, se ne hai il coraggio. Se no puoi chiedere di uscire e basta, come amici, e arrivare agli appuntamenti seri solo dopo. E…beh, penso che da lì le cose vadano da sole»
Asahi offrì un piccolo sorriso di incoraggiamento, finalmente guardando Bokuto e gli altri. Ci fu un momento di silenzio e Daichi fu il primo a chiedere ciò che stava passando per la testa di tutti:
«Ma dove le hai imparate queste cose? Soprattutto tu, che ti vergogni per tutto!»
Asahi arrossì, come a dar ragione a Daichi, e la sua voce fu più bassa del normale quando rispose:
«Wikihow…»
Bokuto rise, ma non lo intendeva in modo negativo.
«Questa sembra la cosa migliore e più completa da fare! Non pensavo sarebbe stato così utile venire qui»
Asahi gli sorrise riconoscente.
Tsukishima però non sembrava contento e fece schioccare la lingua in disapprovazione.
«Quello che dice Asahi-san è giusto, però tu sei particolarmente strano e inquietante. Dovresti smetterla con l’ossessione per i gufi, davvero»
Questa volta, pure Kuroo buttò i suoi consigli nella mischia. Annuì verso Tsukishima e lo indicò con due dita, ritornando ad essere l’amico fuori di testa che Bokuto conosceva.
«Tsukki ha centrato il punto, bro! Anch’io ho un’ossessione per i gatti, ma non vado in giro a dire a tutti che passo le mie giornate a giocare a Neko Atsume o che ho una cartella di parecchi gigabyte sul mio computer piena di foto di gattini carini»
Per un attimo ci fu un silenzio totale nella stanza, interrotto solo dallo sbuffo di Tsukishima, che come sempre doveva atteggiarsi a quello sano di mente del gruppo (e forse era l’unico davvero).
«Beh, credo che tu l’abbia appena fatto. E non chiamarmi Tsukki!»
 
Bokuto poté quasi vedere il sudore freddo scendere lungo la schiena di Kuroo che, in un momento di foga, aveva rivelato il suo più grande segreto. Bokuto gli mise una mano sulla spalla e lo guardò con uno sguardo da vero uomo, anche lui aveva appena svelato il suo più grande segreto a della gente che conosceva a malapena. Erano sulla stessa barca.
Bokuto cambiò posizione, stanco di stare seduto sulle sue ginocchia e si guardò intorno pensieroso.
«C’è qualcun altro che vuole dirmi qualcosa?»
Yamaguchi alzò la mano come se fosse a scuola e resosi conto del suo gesto la abbassò in fretta.
«Uhm. Io credo che non dovresti essere troppo aperto. Devi rimanere calmo e composto, magari avere un’aria di mistero attorno a te, di solito attira molto. E poi...beh, non è male se inizi ad insultare le persone in modo sagace e ironico, per mostrare che sei superiore. Sembreresti più carismatico, soprattutto se parli poco e guardi tutti dall’alto in basso»
Nishinoya iniziò subito a ridere.
«Yamaguchi, hai appena descritto Tsukishima! Andatevi a prendere una stanza per voi, per favore!»
Il ragazzo del primo anno arrossì così tanto che quasi non si potevano distinguere le sue lentiggini e dopo aver chiesto scusa, non si sa bene a chi, Yamaguchi uscì un po’ barcollando dalla stanza, seguito poco dopo da un Tsukishima tutto sbuffi e sospiri. Nessuno tentò di mettersi in mezzo.
 
Dopo che Tsukishima fu uscito, fu il turno di Kuroo di sbuffare.
«Non ci siamo proprio, perché pensavo che questa visita sarebbe risultata utile? Bokuto, fai una cosa: mandagli dei nudes così vedrà quanto ce l’hai lungo e vorrà stare per sempre con te»
Bokuto scoppiò a ridere, e Kuroo sembrò offeso.
«Cavolo, ero serio! A questo punto potrebbe pure funzionare. E comunque purtroppo Tsukki ha ragione, la tua ossessione per i gufi è troppo evidente. Devi nascondere tutto, come me!»
«Voi mi fate sinceramente paura. Spero che il tuo piano non ci coinvolga più»
Daichi scosse la testa mentre parlava e Bokuto notò che il suo sguardo esasperato somigliava veramente tanto a quello di Akaashi.
Suga si schiarì la voce e un certa calma tornò sui ragazzi che avevano iniziato ad agitarsi.
«Bokuto-san, devi semplicemente essere te stesso. Non puoi usare tecniche di conquista che persone semi sconosciute ti hanno consigliato. Tu sei quello che conosce Akaashi meglio di chiunque altro, devi guardare dentro di te e decidere da solo cosa fare. Se siete amici è perché a lui piaci come sei, non serve inventarsi cose strampalate. Continua ad essere te stesso e sii sincero con lui, è questa la cosa giusta da fare»
Asahi e Daichi (gli unici componenti della squadra con un minimo di buon senso) guardarono Suga come se fosse un angelo sceso dal cielo e annuirono con forza, ma Kuroo non sembrò per niente impressionato, così come tutti gli altri.
«Nah, troppa fatica»
Disse Bokuto, seguito poi da un coro di voci sovrapposte che tentavano di far valere la propria opinione sopra quelle degli altri. I ragazzi del terzo anno sospirarono distrutti, almeno ci avevano provato!
«Ragazzi, grazie a tutti ma direi che è ora di andare. Dai, Bokuto, andiamo in bagno così puoi farti le foto sexy da mandare ad Akaashi»
Bokuto balbettò qualcosa mentre Kuroo lo trascinava via, salutando la Karasuno che ora era entrata nel caos. Sembrava che avessero preso fin troppo a cuore la questione su come conquistare qualcuno e il capitano era, come sempre, quello che doveva calmare i suoi compagni. L’ultima cosa che Bokuto vide fu lo sguardo di puro odio che Daichi gli lanciò e lui sorrise imbarazzato.
Avrebbero dovuto scusarsi in qualche modo.
 
I due si fermarono di fronte alla stanza della Fukurodani.
«Bene, hai memorizzato tutto ciò che ti hanno consigliato? Tranne le cose troppo stupide, ovviamente»
Bokuto si chiese quali erano le cose troppo stupide e quali quelle serie, ma non importava: avrebbe provato tutto.
«Si, non preoccuparti. Domani inizia l’operazione Conquista!»
Bokuto si mise in una posa eroica, come se fosse un paladino che si accingeva a partire per una missione pericolosa. Kuroo rise di gusto e diede la buonanotte al suo amico, continuando lungo il corridoio diretto alla sua stanza.
 
Akaashi era sdraiato sul suo futon. Intorno a lui c’era già il silenzio, alcuni aveva iniziato a dormire, altri leggevano o guardavano il proprio cellulare, mentre lui semplicemente fissava il soffitto.
Non riusciva a rimanere tranquillo sapendo che Bokuto era in giro a fare chissà che cosa con Kuroo. Quei due insieme non promettevano mai nulla di buono, però forse si sentiva un po’ troppo in apprensione rispetto al solito.
Non riuscì a prendere sonno finché non sentì Bokuto che tornava e si sdraiava nel futon accanto al suo.
«Bokuto-san»
Sussurrò, per non svegliare chi dormiva. Bokuto non fu così attento e si lasciò sfuggire un gridolino acuto che fece venire voglia ad Akaashi di ridere.
«Akaashi! Non mi aspettavo di trovarti ancora sveglio»
La voce di Bokuto iniziò rumorosa, ma si abbassò ad un bisbiglio appena qualcuno gli tirò un cuscino in testa.
«Ero preoccupato per te. Non ti sei cacciato nei guai, vero?»
Il capitano rimase in silenzio e Akaashi non poteva vedere il suo viso, per cui la sua preoccupazione si fece più insistente. Non stava rispondendo perché aveva combinato un casino? Era successo qualcosa di brutto? Cosa gli prendeva?
«No, va tutto bene. Non preoccuparti, andiamo a dormire»
Akaashi sorrise, anche se Bokuto non poteva vederlo, e gli augurò la buonanotte. Anche se Bokuto russava e si muoveva troppo, spesso svegliandolo con un calcio o una manata, Akaashi aveva notato che riusciva a dormire meglio quando erano insieme.
 
Oddio, questo finora è il capitolo più lungo e mi ci è voluto veramente troppo per scriverlo. Finalmente si vede un po' anche il punto di vista di Akaashi e ci sono UNA MAREA di dialoghi, anche per questo ci ho messo molto. Spero che li troviate divertenti come lo è stato per me scriverli XD alla fine non so quanto i consigli della Karasuno saranno utili a Bokuto...
In più, ho cambiato il titolo della fic! Avevo detto all'inizio che non mi ispirava particolarmente ed era provvisorio, ora mi sono decisa. E già che ci sono, vi linko una playlist che ho fatto su 8tracks per questa fanfiction: http://8tracks.com/kimsherd/how-to-be-a-heartbreaker spero vi piaccia!
   
 
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