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Autore: NeroNoctis    18/04/2016    2 recensioni
All'apparenza Daniel è un normale ragazzo di 20 anni, amante delle più svariate cose e con uno spiccato sarcasmo. Ma nasconde semplicemente la sua vera identità, quella di un soldato dell'organizzazione Sephiroth.
Organizzazione che caccia "Loro", creature assetate di sangue che vagano per il mondo, che a prima vista non sembrano avere un obbiettivo, ma che tramano qualcosa da dietro le quinte, perseguendo un oscuro obbiettivo. E proprio "Loro" hanno sterminato la famiglia di Dan anni prima.
In un mondo dove "Loro" si nutrono di umani, Dan dovrà viaggiare per trovare la sua sorellina scomparsa e vendicarsi delle creature che han cambiato per sempre la sua vita.
Sullo sfondo paranormale popolato dai Wendigo, prenderanno vita numerosi personaggi il cui destino di andrà ad incrociarsi con quello di Daniel e della sua partner Lexi, per svelare un segreto rimasto sepolto per anni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sephiroth'
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I Wendigo erano immobili, come se fossero in attesa della prima mossa del trio. Simon era a terra, dolorante. La caviglia slogata in quell'occasione non era per niente d'aiuto e voleva urlare a Tessa di andare via e lasciarlo lì, ma non poteva. Tutte le uscite erano bloccate da quegli esseri, con loro tre al centro. Il ragazzo aveva la schiena poggiata al tavolo metallico su cui erano poggiate le diverse ricerche, con la sua ragazza china accanto a lui. Sentiva le sue mani stringersi a lui, i nervi di lei erano tesi come una corda di violino. Tremava, ma il suo sguardo non mostrava il minimo accenno di paura. Era lì, a proteggerlo. Tessa era fatta così, quando Simon aveva qualche problema, lo metteva davanti a tutto e tutti, era una priorità. Certo, quella situazione era un pericolo per tutti, ma Tessa sembrava non curarsene. Per la prima volta Simon riflettè sul fatto che quello accanto a loro era il fratello di lei, un fratello del quale non aveva mai sentito parlare. Lo guardò: era in piedi, con il lungo cappotto nero che copriva interamente il suo corpo. Se prima aveva la pistola in mano, adesso le mani erano libere, mentre il suo sguardo studiava la situazione. Sguardo serio che era uguale a quello di Tessa, e quello fu abbastanza per confermare quella parentela segreta. Iniziò a chiedersi per quale motivo lei non gliene avesse mai parlato, facendo milioni di teorie, ma tutte finivano nel baratro non appena il piede faceva male o il suo sguardo incrociava quello dei mostri. 
Scosse la testa, certo che presto sarebbe tutto finito.

Daniel analizzava le diverse possibilità, stando comunque attento a non fare passi falsi. Guardò in basso a sinistra, per controllare sua sorella e Simon. Realizzò adesso che quello era il ragazzo di lei, con milioni di pensieri che gli invasero la mente, facendosi assalire dalla classica gelosia da fratello maggiore, ma era meglio non parlarne adesso, doveva risolvere prima quel piccolo inconveniente. Davanti a lui stavano inattesa quattro Wendigo, tutti molto simili tra loro, ad eccezioni per lunghezza di zanne e artigli. La loro pelle emaciata puzzava come di consueto, anche se questo odore era diverso dal solito, come di composto chimico bruciato misto a morte. Si disse che era per via del luogo in cui si trovavano, dando per logica quella spiegazione. Osservò alla sua destra, verso la porta dalla quale erano entrati e, adesso, rappresentava l'unica via di fuga. 
Due Wendigo. Uno di loro era in piedi, con le mani cadenti lungo i fianchi. Era pieno di escoriazioni e tagli. Le gambe erano ricoperte di una leggera peluria rossa, dovuto al sangue. Il volto aveva la pelle cadente, con due tagli che espandevano la bocca, bocca che era piena di affilati denti. Il ragazzo fu sicuro di averne contate almeno due arcate, ma potevano benissimo esserne di più. I loro sguardi si incrociarono, castano contro bianco, ma nessuno dei due fece nulla. L'altro Wendigo era invece chino su quattro zampe, era magro, colonna vertebrale visibile. Le mani avevano lasciato posto alle ossa, che presentavano artigli anch'essi ossei all'estremità. 
Osservò alla sua sinistra, esattamente oltre Simon e Tessa, stessa cosa. Due Wendigo che bloccavano una stanza buia. 
Pensò di attaccare quelli che aveva di fronte, ma quelli ai lati avrebbero chiuso il gruppo, finendoli abbastanza velocemente. Idea scartata. 
Sparare a qualche flacone? No, idea stupida. Daniel sapeva che i Wendigo puzzavano di morte, ma di certo un bagno di detersivo non avrebbe fatto la differenza. 
«Tessa.» sussurrò, come per non farsi sentire dagli esseri che erano ancora in attesa. Non aveva mai chiamato la sua sorellina con il secondo nome, ma questo era il suo volere, cosa che lui rispettava. La ragazza si voltò verso di lui, con una ciocca biondo cenere che le finì di fronte al viso. Mosse la testa, per chiedere cosa avesse in mente. In quell'istante la ragazza si rese conto di avere la bocca talmente secca da non riuscire a parlare.
«Io posso affrontarne un paio, ma voi dovete correre velocemente.»
Simon si voltò con aria sofferente, osservando Daniel, che ricambiò il suo sguardo con decisione, sguardo che comunque mostrava una certa apprensione. «Lo so» si limitò a dire il ragazzo, indicando il piede di Simon, ma non c'era altro modo, non poteva rischiare che venissero presi. «Non posso lasciare che vi succeda qualcosa.»
«No.» fu Tessa a parlare, risposta che stupì Daniel, ma non Simon, che si limitò a sorridere. Sorriso che tuttavia venne smorzato da una smorfia di dolore. Daniel poteva essere anche suo fratello, ma era Simon che conosceva tutto di Tessa. Sapeva che non scappava, sapeva che non abbandonava le persone a cui teneva... «Non metteremo in pericolo la tua vita. Poi Simon non può muoversi, sarebbe comunque inutile.»
Dan roteò gli occhi, osservando nuovamente il gruppo di esseri di fronte a sè. Otto Wendigo che temporeggiavano... in quel momento poteva solo fare una cosa, sperare che i Wendigo non agissero. Non seppe bene perchè, ma si ritrovò a pensare al Wendigo del Foodhallen, ma ricacciò indietro quel pensiero, concentrandosi sul da farsi. Avvicinò la mano destra alla tasca, afferrando lentamente il cellulare. Compose un messaggio e lo inviò, stando sempre attento a non attirare l'attenzione dei mostri.
«Hai twittato la nostra situazione?» chiese Tessa, perplessa.
«Ho chiamato rinforzi. Tra un hashtag e l'altro, ovviamente.»
"Spero che Victor sia vicino come penso..." disse tra sè il ragazzo. Portò una mano sotto il cappotto, altezza spalla, ed estrasse la sua spada, recuperata da casa di Vincent prima di partire. In effetti non fu l'unica cosa a prendere prima di andar via, dato che recuperò al volo i regali anche per Lexi. 
Soppesò l'arma, tenendosi pronto ad un eventuale attacco. Una cosa era certa: lui non avrebbe mai fatto la prima mossa.


Passarono circa dieci minuti, minuti che parevano anni. La situazione era la stessa, con Daniel che stava iniziando a sentire lo stress di quella situazione. Durante quel lasso di tempo aveva provato a spostare il tavolo metallico, ma notò la reazione dei Wendigo, piccoli movimenti dei muscoli scoperti che suggerivano un attacco imminente. Scartata l'idea di allontanare quell'ostacolo, si avvicinò di qualche centimetro alla sorella. I tre adesso non parlavano, con Daniel che pensava a quanto potesse essere davvero sfortunato. 
«Perchè fa così freddo?» disse Tessa, tremante. Daniel non parve farci caso fino a quel momento, ma la ragazza aveva ragione. La temperatura era scesa di almeno dieci gradi, e si stupì anche lui quando si ritrovò a tremare leggermente per il freddo. Tentò di elaborare una risposta a quella domanda, ma non fece in tempo. La soluzione si era palesata di fronte a loro.
«Il Freddo purifica, mia dolce fanciulla.» Tessa alzò lo sguardo di colpo, osservando la figura che aveva pronunciato quelle parole. Era imponente, ferma tra i Wendigo che parvero inchinarsi a lui. Indossava una veste azzurra sporca di neve, e il suo viso era pallido e spigoloso. Era calvo, la testa presentava piccole deformazioni che sembravano schegge di ghiaccio. Ma la cosa più glaciale di quell'uomo erano gli occhi. Occhi di un azzurro così accesso che sembravano ardere, come fuochi fatui congelati. Fuoco ghiacciato, ecco cosa sembrava.
Daniel indieteggiò, dimenticandosi del tavolo e sbattendogli contro. Scuoteva la testa, sussurrando "no", parole che si condensavano davanti a lui.
«Umani... così piccoli e indifesi. E soprattutto... deboli!» l'uomo fulminò con lo sguardo Daniel, che deglutì, come se avesse ingoiato quella parola. Stavolta sarebbe stato diverso, avrebbe smesso di essere debole, aveva trovato sua sorella e doveva essere forte, forte per proteggerla. Strinse l'elsa della spada e avanzò di due passi.
«Oh...» l'uomo sorrise, mostrando una fila di denti acuminati. Carezzò un Wendigo, che emise un verso soffocato di sottomissione. Osservò Tessa e Simon, osservandoli come un senzatetto guarda un hamburger appena preparato, poi si voltò nuovamente verso Daniel.
«L'hai trovata. Questo ti renderà più forte?»
Daniel non rispose, così l'uomo di ghiaccio rise ad alta voce, sorriso che somigliava allo stridere di unghia su una lavagna. «Scopriamolo subito.»
L'uomo ordinò al Wendigo di attaccare, così l'essere si scagliò contro Daniel, emettendo un verso disumano. Il ragazzo volteggiò la spada, ma colpì il nemico con un calcio, facendo attenzione a spostarsi dalla coppia. Il resto dei Wendigo non attaccava, così come l'uomo di ghiaccio che fissava il duello compiaciuto. Daniel sentì montare l'adrenalina dentro di lui, sentendosi improvvisamente bruciare, nonostante le basse temperature. Il Wendigo si rialzò, saltando addosso al ragazzo che schivò, contrattaccando con un fendente che amputò un braccio artigliato dell'essere, che urlò di dolore. L'essere si voltò, occhi bianchi che sembravano comunicare vero e proprio odio. Saettò verso il ragazzo, che parò un attacco con la spada. Non si aspettava quella potenza, tanto che perse la presa e la spada volò vicino Tessa, che fece per prenderla, ma non appena ci provò, l'uomo di ghiaccio gli fece cenno negativo, mentre i Wendigo si avvicinavano. Tessa ritrasse la mano e i Wendigo si allontanarono.
Daniel armeggiò sulla cintura ed estrasse la pistola, sparando in piena volto del Wendigo, che si accasciò a terra senza muoversi.
«Niente male.» disse l'uomo, applaudendo. Si avvicinò a Tessa e Simon, carezzando la caviglia di quest'ultimo, successivamente afferrò la spada e la lanciò a Daniel, che la prese al volo.
«Proviamo ad aumentare la difficoltà.» schioccò le dita, e i Wendigo dietro Daniel partirono all'attacco. Il Wendigo eretto sembrava avere molta più forza del suo compagno a quattro zampe, così Daniel decise di sparare tre colpi al più debole, che li incassò tutti, morendo. 
«Che soggetti penosi.» commentò l'uomo.
Daniel adesso era in piedi di fronte al Wendigo, i due si studiavano, camminando in cerchio. Quel Wendigo aveva qualcosa di diverso dagli altri, sembrava più intelligente, ma forse era solo una sensazione. Smise di pensarci e partì all'attacco. Sparò un colpo per distrarre l'essere, concatenando subito dopo due fendenti ben piazzati, che staccarono la testa dell'essere.
L'uomo di ghiaccio sorrise. «Basta così.» 
Schioccò le dita e tutti i Wendigo si accasciarono sul pavimento, successivamente si avvicinò a Daniel. «Vediamo se sei in grado.»
«A far cosa?» rispose lui, con tono di sfida, ma l'uomo di ghiaccio non rispose, si limitò ad aprire il palmo della mano in direzione del ragazzo.
Daniel sentì un dolore tremendo crescergli dentro, dolore che partiva dalla ferita apertasi dieci anni prima, ferita inferta dal Wendigo che sterminò la sua famiglia. Cadde a terra, portandosi le mani sul fianco, mentre un dolore sordo gli riempiva la testa. Sentiva Tessa urlare qualcosa, così anche Simon, ma lui non riusciva più a capirli. Quelle urla si tramutarono nelle urla dei suoi genitori la notte che persero la vita, urla che lo laceravano. Ripercorse il ricordo di quella notte in un loop infinito, sentì un calore allargarsi sul fianco, divenendo poi sangue. Sentì il Wendigo che lo lacerava, sentiva la vita di sua madre e suo padre svanire nel nulla, come una candela che lentamente si spegneva. Sentiva il sapore del sangue in bocca, sentiva il cuore che gli doleva, come se mille lame ghiacciate lo stavano trapassando. Sentì una terza voce, successivamente l'uomo di ghiaccio che farfugliava qualcosa e subito dopo, il silenzio.


Daniel si ritrovò disteso sul tavolo metallico, con una ragazza accanto a lui. «Lexi...» sussurrò. Aveva le labbra screpolate, il viso pallido, i capelli arruffati. Lei invece era bellissima: capelli castani che incorniciavano il suo viso, gli occhiali neri che risaltavano il castano degli occhi e un sorriso che lasciava senza fiato. Il tocco della sua mano era caldo, piacevole, morbido. Le mancava sentire quel tocco su di lui, stava bene. Battè le palpebre e Lexi di colpo scomparve, lasciando spazio a Tessa, che lo osservava visibilmente preoccupata. 
«Tessa?»
«Chi è Lexi?» chiese, come se fosse la domanda più naturale del mondo nel contesto più naturale del mondo. Dan si mise a sedere, toccandosi il fianco. Notò che aveva la maglia sporca di sangue, esattamente nel punto dov'era stato morso anni prima, ma tentò di dimenticare quel dolore, almeno per il momento. Si guardò intorno, notando i Wendigo senza vita e Simon che veniva medicato da qualcuno in abito elegante. Cercò l'uomo di ghiaccio, ma era svanito, come neve sciolta al sole.
«Cosa...» gli doleva la testa, dolore che si espandeva fin dietro gli occhi. A volte gli capitava quando era tremendamente stanco, ma stavolta era diverso. Improvvisamente si accorse che la domanda su Lexi lo fece arrossire, così preferì chiedere altro. «Cos'è successo?»
Tessa scosse la testa. «Non lo so. Mister Ghiacciolo ti ha fatto del male, poi è entrato Victor e tutto è finito. Hai perso conoscenza per un paio d'ore.»
«Un paio... Victor?»
«Cosa?» rispose l'uomo, che stava armeggiando con la caviglia di Simon.
«Sei in ritardo, brutto idiota.»
Victor finì il bendaggio, chiudendo un medikit con il simbolo dei Sephiroth sopra. Si avvicinò velocemente al ragazzo, tirandolo per un orecchio. «Ti ho detto miliardi di volte di non chiamarmi idiota di fronte alla gente. Ho una reputazione da mantenere.»
«Si, certo, certo. Dobbiamo fare il punto della situazione.»
«Non ora, non qui. Serve un posto sicuro.»
«Nessun posto è sicuro...» Daniel si voltò verso la sorella «Tessa, forse è meglio che resti dalla tua famiglia per un po'. Non voglio rischiare di metterti ancora in pericolo... Non lo acceterei...»
Victor sorrise, allontanandosi dalla porta, seguito da Simon e la ragazza.
«Ho già chiamato Matt, ha urlato per circa mezz'ora ma poi ha capito, sapeva che questo giorno sarebbe arrivato. Ho bisogno di sapere Dan, ho bisogno di venire con te. Simon non ha nessuno se non me, così si unisce a noi. Devo spiegargli un paio di cose. Victor ha detto di avere un auto qua fuori, ci sta aspettando.»
Tessa si allontanò, ma prima di uscire dalla stanza si voltò verso il fratello.
«Ehy... Grazie.»

   
 
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