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Autore: Abby_xx    24/04/2016    1 recensioni
Hebe Watson era una di quelle ragazze che preferiva restare nell'ombra piuttosto che essere notata.
Era diversa. In tutti i sensi in cui si può essere definiti tali.
Cos'era la sua vita? Un completo disastro. Un pò come lei, d'altronde.
Fu quando arrivò il misterioso ragazzo dagli occhi verdi in città, che
verità nascoste vennero alla luce, travolgendola in un mondo da cui avrebbe preferito restare alla larga.
[***]
Sbatté le palpebre un paio di volte, e notò un ragazzo guardarla accigliato con una sigaretta tra le labbra, seduto sulla scalinata che conduceva all'ingresso.
Lo riconobbe immediatamente.
[***]
Non riuscì a distogliere lo sguardo dal suo corpo, e per un momento il respiro le si bloccò nel fondo della gola costringendola a tossire. Era un angelo.
[***]
Scrutò aggrottando le sopracciglia il suo viso concentrato, i suoi occhi socchiusi, la bocca corrugata, i riccioli morbidi sparsi sulla fronte.
Lui sorrise, accorgendosi dello sguardo indagatore di Hebe sul suo corpo. Si girò di scatto, sentendo il calore affluire sulle guance.
-Dove stiamo andando, Harry?-
[***]
Hebe Watson. Harry Styles.
E un amore destinato alle tenebre.
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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                                                                           CAPITOLO XXIX


In un istante, quasi come se il cielo avesse associato quel tumulto generale ad un richiamo impellente, cadde una scrosciante tempesta. 
Hebe, dall'alto della collina su cui era nascosta assieme al padre, Jack ed altri due uomini armati -tutti rigidi dopo quell'assordante rimbombo-, sentì il cuore sprofondarle sino all'ombelico. 
Harry, a una sessantina di metri da lei, era ancora in piedi. 
Drake aveva la schiena rigida e la mano ferma che agguantava una pistola; era in grado di vedere la luccicante vernice nonostante la pioggia.
Più si inzuppava i vestiti, più sentiva il sangue pomparle alla tempie. 
Se non era caduto in ginocchio agonizzante, voleva dire che era ancora vivo: non aveva colpito lui.
Vide sfocatamente il busto di Harry girarsi verso gli alberi alle sue spalle, e muovere un passo indietro arrancando. 
Due uomini robusti trascinavano il corpo inerme di un uomo dai folti capelli chiari, bagnati fradici.
Non può essere.
Hebe voltò freneticamente la testa verso Jack, al suo fianco. 
Aveva anche lui gli occhi spalancati ed era bianco come un cencio. 
Non era un uomo quello che stavano trascinando nella terra zuppa. 
Era Tom. 
Si asciugò la faccia dalla pioggia, strofinandosi gli occhi con forza; magari era solo una visione e magari, una volta tolte le gocce d'acqua dalle ciglia, avrebbe scoperto che non era lui l'uomo steso al suolo. 
Ma tutte le speranze risultarono vane una volta visto Harry gettarsi sulle ginocchia. 
Non riusciva a sentire la voce di Drake, ma il suo braccio ancora steso e la posizione rigida erano indizi  necessari per capire che Tomàs non era ancora morto.
-Che faceva lì?- disse Jack, alzando il busto dall'erba su cui era steso, ed il fucile gli cadde di mano. -Cosa diamine faceva lì?- gridò.
-Sta zitto!- urlò di conseguenza John, cupo in volto. -Lo devono aver trovato nel bosco.- 
Hebe voltò nuovamente la testa, con così tanta lentezza che si chiese se sarebbe tutto finito una volta che si fosse messa di nuovo dritta. 
-No.- sussurrò, la voce spezzata non udibile sotto tutta quella pioggia. -Ti prego, no.- 
 
Rimase immobile, con gli stinchi infangati e la vista ostacolata dai ricci bagnati, flosci sulla fronte. 
Più guardava il suo volto cinereo piegato su una spalla, le sue gambe scomposte, le braccia inerti, più si chiedeva quanto tempo sarebbe passato prima che il dolore uccidesse anche lui.
Poi successe tutto in un lampo: si alzò con uno slancio, gridando come una furia, si gettò sul corpo di Tom, liberandolo dalla presa degli uomini del padre, e lo coprì col suo stendendolo sul terreno.
-Alzati!- sentì Drake gridare, in lontananza. Un colpo partì dalla postola. -Alzati adesso!-
Harry pressò il volto sulla spalla dell'amico, sussurrando parole a vanvera nella speranza di ridestarlo.
Si sentì sollevare per la schiena e scalciò come un folle nel tentativo di liberarsi, non togliendo comunque gli occhi dal corpo di Tom.
-Sei patetico!- ruggì, strattonandosi con violenza. -Lurido bastardo!- 
La risata di Drake esplose come un latrato nella pioggia scrosciante. 
-Sono venuti a salvarti.- cantilenò con voce infantile, muovendo la testa con la bocca corrucciata. -I tuoi impavidi amichetti hanno deciso di morire per te.-
Harry ringhiò con tutta la voce che aveva in corpo e nello stesso istante in cui si liberò dalla stretta presa degli scagnozzi di Drake, una pioggia di proiettili si riversò su di loro mischiandosi a quella che vi era già. 
Si gettò sul padre senza preoccuparsi di ciò che accadeva attorno a sé, colpendogli il naso con la fronte e schizzandosi di sangue caldo.
Rotolarono sulla terra bagnata, gridando e muovendo i pugni alla rinfusa con la speranza di cogliere il viso dell'altro, impossibile da distinguere sotto tutta quell'acqua. 
Più volte rischiarono di essere colpiti da proiettili vaganti e, quando Harry venne colpito alla nuca ed alzò la testa con la vista annebbiata, il vedere la marea di gente che si era riversata sulla pianura lo lasciò sbigottito per un istante.
Se ne pentì subito dopo. 
Drake approfittò della sua momentanea confusione per schiacciarlo sotto il suo corpo, le mani serrate sulla sua gola. Harry mosse le gambe con spasmi violenti, provando a colpirlo in qualsiasi punto del busto, ma il padre era troppo concentrato a soffocarlo per permettersi di sentire dolore. 
La vista gli si annebbiò, e divenne così difficile e doloroso respirare che preferì non farlo. Vedeva i contorni sfocati del viso di suo padre, rabbioso e famelico, e per la prima volta notò la loro spaventosa somiglianza. 
E, sorprendendo persino sé stesso, capì di non provare rancore o dolore nel vedere l'unico suo familiare che cercava di ucciderlo. 
Voleva solo che finisse; che finisse tutto. Era stanco di sentirsi oppresso dalla tristezza, dalla paura di deludere la prima persona che aveva imparato ad amare, dalla paura di farla soffrire. 
Poi, mentre le gambe si facevano troppo pesanti per continuare a muoverle nel disperato tentativo di salvarsi, un ennesimo sparo risuonò più forte, vicino degli altri. 
Drake, il volto che si stirava in un'espressione di pura confusione, guardò suo figlio; un altro colpo, e il suo petto sussultò ancora; un ultimo, e un fiotto di sangue scuro gli bagnò il mento scivolandogli per la gola mentre lui scivolava nel fango. 
Harry tossì con forza, rannicchiandosi e riprendendo fiato. Si scostò dal corpo inerte del padre, strisciando nella terra, e dopo qualche tentativo si rialzò in piedi. 
Davanti a sé, immobile, c'era Hebe. 
Il pallido viso impassibile, l'espressione seria e gli occhi lucidi. 
Harry si alzò barcollando, sporco di fango e sangue, e le andò incontro. 
La distanza che li separava era così breve, ma sembrava infinita. Mosse lenti passi verso di lei, ed una volta giuntole dinanzi si guardarono a lungo.
Poi la strinse contro il suo petto con uno slancio, e la sentì tremare. 
-Va tutto bene, Hebe.- sussurrò, chiudendo gli occhi e non ascoltando altro che il suo respiro affannato.
-Era l'unica cosa che potevo fare.- disse lei, la voce paradossalmente ferma contro il tremore del suo corpo. 
-È tutto finito.- 
Alzò gli occhi verdi sulla prateria che lo circondava e rimase allibito come la prima volta che vi aveva posto lo sguardo, pochi minuti prima. 
Nessuno lottava più; non vi erano più fucili, proiettili, coltelli. Corpi senza vita giacevano sulla terra umida, e coloro a cui non era ancora stata strappata la vita erano tenuti fermi dalla marea di uomini di John.
Era quasi come se con la fine della pioggia -se ne rese conto solo allora- e quella di suo padre, tutto il male fosse cessato.
E allora guardò verso Tom, tenendo sempre stretta a sé Hebe, e lo vide che sorrideva a Jack. 
John stava chiudendo gli occhi agli uomini deceduti, e provava a non guardare verso Harry e sua figlia. 
Allora capì; capì che nulla era finito e tutto stava per iniziare.
 
 
 
 
 
 
 
Nota finale:
 
Non so se sia giusto iniziare -o, per meglio dire- finire in questo modo, ma lasciare la storia alla libera interpretazione, lasciare i miei amati personaggi a vagare nelle vostre menti in tutte le vesti che vorrete mi sembra il modo migliore per concludere quest'avventura.
Non voglio dire null'altro perché in tutti questi mesi, tra abbandoni e riprese, ho detto tutto ciò che volevo. 
Vi ho voluto bene -per quanto se ne possa volere a qualcuno di cui non si conosce l'identità e con cui non si ha mai avuto il piacere di prendere un gelato- perché mi avete accompagnato leggendo la mia storia dal primo giorno, dal secondo, o magari proprio da oggi, ma comunque facendolo.  
Se ripenso ai primi capitoli di questa stranissima storia d'amore, mi viene da ridere. 
Il mio modo da ragazzina di descrivere i fatti e gli atteggiamenti capitolo dopo capitolo, è andato piano piano diminuendo. Posso dunque concludere discendo che, grazie a voi che mi avete spronato a continuare a dilettarmi in ciò che più amo fare, sono cresciuta quel poco per avere la consapevolezza d'averlo fatto.
Mi scuso se questo non era il tipo di capitolo che sognavate come finale di questa storia; ma proprio come dicono le sue ultime righe, questa non è affatto la fine, bensì l'inizio.
Un bacio e buonanotte,
La vostra Abby_xx
 
   
 
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