La differenza tra l'amore e il sesso, è che il sesso allevia le tensioni e l'amore le provoca.
Woody
Allen
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Salve
a tutti ascoltatori di Radio Konoha! E’ qui il
vostro DJ che vi da il buon giorno!
Oggi, prendetevela comodo! Rilassatevi! C’è il
sole!
Uscite con i vostri amici e magari prendetevi un gelato!
Il vostro DJ vi augura una giornata da non
dimenticare!
“Ma
vaffanculo...”
Pronunciò, completamente
coperta dal piumino invernale. Si, era primavera, ma lei era freddolosa.
Non esistevano stagioni particolarmente eccitanti o deprimenti per lei.
Le
stagioni perdevano importanza e tutto diventava un inverno grigio e
solido. Non
amava l’inverno grigio e solido che si era formato nel suo
carattere. Ma lo
sopportava e con gli anni aveva imparato a conviverci.
No, Karin non era la ragazza
triste e solitaria. Cancellate questo dalla vostra mente.
Karin era nata incazzata.
Niente di più, niente di meno.
Aveva una personalità particolare: il suo modo di portare i
capelli, di
indossare gli occhiali, di vestirsi... affascinava. I suoi compagni del
corso,
per un primo tempo pensarono pure di poter stringere amicizia, con la
ragazza
che adesso, stava uscendo lentamente dal suo
“rifugio”.
Poi, però bastava parlare con
lei pochi secondi che...
“Lasciami stare.”
Riusciva a smontarti così, in 2 secondi. Non voleva
offendere, no,
assolutamente.
Era solo un modo carino per dire di levarsi dalle palle.
Karin frequentava la National
School of Arts di Konoha. E
un
motivo c’era.
La sua passione segreta era
la regia.
I compagni di scuola erano
tutti sfigati senza speranze. Ma almeno non rompevano eccessivamente.
Poi ce n’era uno, uno carino veramente... Sasuke Uchiha. Era
uno strafigo
pazzesco. Peccato che praticamente metà delle ragazze della
scuola erano cotte
di lui. Nah, troppo
faticoso, non ne
valeva la pena.
Forse l’unico punto veramente
nero della scuola, quello che le dava più sui nervi era
Suigetsu.
Era un coglione sfigato.
Troppo cretino, per fare parte del gruppetto di Sasuke. Un poveraccio.
Karin lo
avrebbe carinamente preso a calci in mezzo alle gambe. Era... come dire
ridicolo. Aveva un sorriso orribile, che faceva accapponare la pelle. E
poi era
così stupido, le sue battute non facevano MAI ridere, era
sfacciato,
sfacciatissimo e molto maleducato. Poi, era un fottuto figlio di
papà, come
quelli che sono firmati dalla testa ai piedi... La ragazza avrebbe
potuto
continuare per ore e ore. Ma doveva concentrare i suoi pensieri su
qualcosa di
più importante: il suo film-documentario su il degradamento
generazionale, il
compito in classe che aveva chiesto il professor Orochimaru.
La ragazza uscì dalla doccia
e velocemente si asciugò i capelli, lanciando uno sguardo
distratto fuori dalla
finestra.
Oh, era una giornata
schifosamente soleggiata.
Si guardò allo specchio.
Pelle chiara, capelli rosso fuoco, occhi bellissimi.
Karin non era affatto brutta.
Con una smorfia finì di
vestirsi. I soliti jeans sbiaditi e un po’ rovinati
all’orlo e una felpa scura.
Con un ultimo sforzo inflilò le scarpe da ginnastica e
raccolse da terra lo
zaino con i libri prepato la sera prima.
Colazione? Non importa,
avrebbe mangiato durante il tragitto.
Alzando il cappuccio della felpa, con lo zaino in spalla, prese la sua
“piccola
cinepresa da viaggio” (ovvero un telecamera che usava nel
caso avesse avuto
bisogno di riprendere qualcosa), le chiavi di casa, il cellulare e
uscì,
velocemente, accennando un saluto alla sorella, che dormiva sul divano
letto.
Karin non aveva genitori. C’era solo sua sorella maggiore
Tayuya.
E per quanto Karin volesse
bene a Tay, come amava chiamarla, anche Karin avrebbe ammesso di essere
più
responsabile di lei: ogni settimana un ragazzo diverso, una storia
finita male,
un tradimento... era così ingenua. Ci cascava sempre.
Ma parleremo più tardi della sua famiglia. Karin adesso,
dopo una colazione
consumata ad una locanda vicino, si trovava davanti alla sua scuola.
La National School of
Arts di Konoha,
non era una scuola come tante.
Era la più prestigiosa scuola d’arte di tutta la
terra del fuoco. Le materie
erano tantissime e gli esami di ammissione erano molto difficili. Se riuscivi ad entrare in
questa scuola le
possibilità erano due: o eri uno che ha talento, senso di
sacrificio e del
lavoro o eri un fottuto figlio di papà.
Karin era in gamba, ma con non pochì sforzi
riuscì ad entrare nella scuola.
Durante la domanda di ammissione aveva portato uno dei suoi video e la
commissione, dopo 2 giorni l’aveva chiamata per un altro
colloquio.
Dopo settimane di emozione, tensione e paura, non vi dico la gioia
della
ragazza quando scoprì la sua ammissione!
E mentre la ragazza
incappucciata si apprestava ad entrare, invisibile tra un gregge (come
Karin
amava chiamare) di individui firmati dalla testa ai piedi, acconciature
da
schianto e auto talmente costose da consumare il guadagno di una vita
di un
operaio normale, farò una descrizione della scuola.
Allora, la scuola era un vero capolavoro architettonico. Era enorme,
con stanze
di tutti i generi.
C’era una palestra, una piscina coperta e
all’aperto, un piccolo stadio, una
serra, delle dependance per i professori e il personale scolastico, 10
aule per
le 10 classi (usate per le materie standard/noiose come algebra,
inglese,
storia, letteratura etc.) 3 sale di registrazione, 2 sale di
pittura/scultura/quellochevuoitù, 2 sale per le prove
(munite di tutti gli
strumenti possibili immaginabili), una sala per le prove di ballo, una
sala per
le mostre, una sala concerti, un teatro, la mensa, la biblioteca, la
sala relax
per gli studenti, la zona informatica, i bagni, l’infermeri,
il parcheggio per
gli studenti e i professori... E le varie aule adibite a varie
discipline.
Tutto extra lusso. Mooolto
extra lusso. Ma la
National School of
Arts era una scuola privata. Karin lo sapeva bene, e andava avanti a
borse di
studio e a realizzazioni di patetici filmini per i matrimoni,
compleanni etc.
Tayuya cercava a suo modo di aiutarla lavorando al bar, ma i soldi
erano
veramente pochi. La scuola si “divorava” i
gioielli, i quadri e anche la casa.
Così la vendettero, e si trasferirono in un appartamento
squallido, con dei
vicini di casa antipatici e l’intonaco orrendo delle pareti.
Karin entrò nella scuola, correndo verso la classe e quindi
evitando le
risatine delle sue amatissime compagne
di scuola.
Con fare veloce arrivò davanti alla bacheca scolastica, dove
aveva affisso (con
la tassa di 5 dollari a settimana) il suo annuncio, sperando che un
bigliettino
con i suo numero di telefono fosse stato strappato dal foglio. Mancava
un
biglietto! Voleva dire che qualcuno era interessato. Se
l’affare andava bene, l’affitto
di questo mese era andato.
Mancavano solo le bollette, e l’iscrizione alla scuola. Oh,
questa non è
proprio una prospettiva così allettante...
La campanella di entrata suonò e subito....
Eccolo, con quel sorriso di merda, canzonatorio.
“Ciao strega!”
Suigetsu.
- Il maggior disprezzo è la
non curanza, Karin – diceva la rossa a se stessa. E come un
automa, facendo uno
sforzo incredibile per non ricoprirlo di insulti, si sedette al suo
posto,
lasciando il ragazzo a parlare con un ragazzo disturbato che si
chiamava Gaara
(si diceva appartenesse ad una setta satanica) e un cretino,
l’Uzumaki.
Si sedette davanti. Dove
nessuno l’avrebbe potuta disturbare. Era un bel posto.
Nessuno tendeva a
sedersi davanti, quindi le seccature erano poche. La sua compagna di
banco era
Hinata Hyuga, una ragazzina con seri problemi di tutto.
Tutto sommato era sempre gentile e Karin la sopportava.
Hinata la salutò sussurrando e Karin tirò fuori i
libri. Storia con il
professor Kabuto. Quella checca incredibile. Che palle.
Il professore entrò in
classe. E i ragazzi smisero di fare baccano. Solo delle ragazze dietro,
Sakura
e Ino continuavano a
spettegolare con le
loro vomitevoli risatine.
”Buongiorno ragazzi”
Il professor Kabuto non era
uno di quei professori matusalemme. Era piuttosto giovane, laureato a
pieni
voti.
Non era brutto, anche se si capiva perfettamente il suo orientamento
sessuale.
Vestiva sempre elegante. Oggi indossava un completo di Roberto Cavalli,
ieri un
Dolce e Gabbana.
Era un uomo (oddio...) pignolo e saccente, e le sue lezioni erano
piuttosto
pallose.
“Bene, vediamo chi è presente
oggi”
E con fare molto elegante
estrasse dalla sua valigetta di pelle il registro (classe III C) e la
sua amata
stilografica.
Mentre il professore faceva i
nomi, Karin, si fece una “mappa mentale” ( Karin
adora fare le “mappe mentali”
) della sua classe.
Aburame Shino –
Insettomane, nerd. Figlio
di un professore.
Amane Shirashi
* - Ragazzo apparentemente normale e tranquillo. Ha una passione per le
scarpe.
Io lo trovo banale.
Akimichi Choji
– Ragazzo obeso con notevoli problemi di controllo della
rabbia. Si dice
pacifico ma è patetico.
Haruno Sakura
– Oca patetica. Stupida e senza personalità. Se
non veste chanel , esce fuori
di testa.
Higuchi Kasumi * - Sempre malaticcia. Ogni scusa e
buona per prendere la ferrari di
papà e andare a fare shopping.
Hyuga Hinata
– Ma come fa ad essere così tremendamente paurosa?
Inuzuka Kiba
– Vuole salvare il mondo. E’ socio del WWF, della
Lipu, di Greanpeace, di
Amnesty International... ahaha. Peccato non sappia mantenere una
sufficienza.
E’ figlio di un presentatore tv.
Hozuki Suigetsu - Sto
zitta che è meglio.
Izumi Karin
– Oh, sono io!!!
Misora Tsugumi * - Ma come?!? Ha cambiato di nuovo
colore di capelli? Non ho parole...
Namikaua Juugo
- E figlio di un
magnate della finanza.
Ma è praticamente un esaurito.
Nara Shikamaru
– Secchione. Nipote del fondatore della scuola. Lui di certo
non paga nulla...
che culo.
Rock Lee –
Lo sportivo della classe. Ha gia un contratto con la Nike. Almeno
così dice
lui.
Sabaku no Gaara
– L’indemoniato. Partecipa ad una setta, ha
organizzato un Sabba ed è ricoperto
di tatuaggi. Patetico.
Sanami Akira
* - La tipica idol kawaii che a 4 anni faceva gia televisone. Adesso
è una tipa
da rehab. Tipo la Lohan.
Shimura Suguru
* - Dongiovanni patetico. Fa il modello, ma non sa quanto fa 2x1. Ahaha.
Takahashi Ten Ten – Suo padre ha
un’azienda famosa di armi da fuoco. Spero non sappia
usar...
Uchiha Sasuke
– Però.... Non sembra da buttare.
Uzumaki Naruto
– ahaha... Coglione patetico. La Hyuga ha una cotta
incredibile per lui. Io
l’ho detto che quella non sta bene...
Yamanaka Ino
– Peggio dell’Haruno. Oca che più oca
non si può. E’ la tipica puttana della
classe.
(*=
personaggi di fantasia.
Sono personaggi che avranno poco impatto nella storia. N.D.R)
Tutti presenti. Tranne l’Uchica.
”Bene, direi che possiamo iniziare!” disse il
professore. Quel giorno sembrava
di buon umore.
La porta si aprì improvvisamente.
”Mi scusi.”
Sasuke entrò in classe con il permesso firmato. Le
ragazze della classe soffocarono con non pochi sforzi i gridolini.
Karin cercò
di fare finta di nulla.
Hinata era l’unica indifferente all’entrata. Ed
è uno dei motivi per i quali Karin
la sopportava.
Lui era parecchio carino. Aveva classe, era di buona famiglia...
peccato che
nel suo gruppo avesse dei coglioni, ma lui era veramente... Karin si
diede un
pizzicotto. Lei era diversa, non oca come l’Haruno.
Basta a queste cazzate che è meglio. Aveva cose
più importanti in testa.
Il suo documentario e il
biglietto dell’annuncio.
Chissa chi aveva pensato di richiedere
il suo servizio. Chissa chi avrebbe pensato di richiederlo.
E per il documentario? Il professor (nonché vicepreside)
Orochimaru ci teneva
un sacco. Anche se era un tipo che metteva i brividi, era stato fra i
primi che
l’avevano aiutata ad entrare nella scuola.
Tuttavia Karin, mostrava
diffidenza. Sebbene riconoscente era anche sospettosa nei confronti
della
“biscia”.
Doveva avere la testa fra le
nuvole perché quella checca del professor Kabuto
sbattè in libro di storia sul
suo banco, facendole prendere un colpo. Risatine generali.
La ragazza arrossì
violentemente per l’imbarazzo.
”Bene signorina Izumi, mi sa dire perché il 1941
fu un anno di svolta? L’ho
vista parecchio attenta.”
Che culo! La ragazza aveva studiato la sera prima.
”Bene, Il 22 giugno la
Germania attaccò l'Unione Sovietica, rompendo il patto di
non aggressione, con
l'Operazione Barbarossa. I russi furono colti ampiamente di sorpresa e
i
tedeschi conquistarono vaste aree di territorio, catturando centinaia
di
migliaia di soldati nemici. I sovietici si ritirarono, e riuscirono a
portarsi
dietro gran parte della loro industria pesante, togliendola dalla linea
del
fronte e riposizionandola in zone più remote. Una tenace e
disperata difesa
impedì alla Germania di conquistare Mosca prima dell'arrivo
dell'inverno. La
Germania, che si aspettava di finire la campagna in pochi mesi, non
aveva le
proprie armate equipaggiate per il combattimento nel rigido inverno
russo...”
E un espressione stupita si
dipinse sulla faccia di Kabuto.
“Basta così signorina. Stia
più attenta in futuro.”
Karin fece un sospiro di
sollievo. Hinata le diede timidamente una pacca sulla spalla.
Anche se questo la infastidiva, forse Hinata non era poi
così male.
La campanella suonò dopo pochi minuti e la rossa si
avviò verso l’armadietto.
Ripose i libri di storia e chiuse con una spinta.
“Ma tu guarda un po’. Adesso
è pure una secchiona”
- Suigetsu.... – ringhio
mentalmente Karin.
Lo sentiva parlare con gli amici. Con loro c’era anche Neji
Hyuga e una certa
Kin.
Ridevano tutti. Anche Sasuke.
Karin era furiosa, ma come sempre fece finta di nulla
E se ne andò veloce verso la
mensa.
Chiamare la mensa della
National School of Arts mensa è come dare a Hinata della
spavalda.
Insomma, era una specie di ristorante super chic. C’erano
menù di tutti tipi e
per gli studenti era gratis.
Karin usava prendere qualche dolcetto in più di solito e lo
portava a casa per
Tay. Con tutto quello che costava la scuola... Ed era vero, la scuola
costava
tantissimo. Ma chi usciva da lì otteneva subito un ingaggio.
Era praticamente un biglietto per il futuro. Frequentare quella scuola
era un
vero investimento. Per Karin era anche una rovina, ma lei ce la metteva
tutta.
Karin prese il suo vassoio e scelse il pranzo: insalata con salmone, i
mitici
dolcetti alla crema, uno yogurt alla fragola e una bottiglietta
d’acqua.
Velocemente si sedette al suo solito posto, appartato. Accanto a lei,
si sedeva
sempre Hinata.
E anche quel giorno la Hyuga
si sedette accanto a lei.
“Sai, sei stata brava oggi!”
disse
Karin sobbalzò. Hinata che
parla? Allora i porci volano.
”Grazie” rispose secca la rossa.
Hinata non si scompose
completamente.
“Ti va di ve..venire a casa
mia oggi? Ho bi..sogno di ai..aiuto con letteratura.”
Karin la osservò. Cosa doveva
fare? Pulire i piatti della settimana scorsa o accettare
l’invito della Hyuga?
”Ok.” rispose Karin
Il visino di Hinata si
illuminò.
“Che bello! Allora vieni
subito dopo scuola... ovvero appena puoi, sempre se puoi”
Poi estrasse dalla graziosa
borsetta un pezzo di carta e lo porse a Karin.
”Cos’è?” disse la rossa
“E’ la mappa... per arrivare
a casa mia”
Meglio non chiedere a Hinata
il motivo di una mappa per casa sua, pensò Karin.
Ed era vero. Lo sforzo che stava facendo la mora doveva essere gia
incredibile
di per sé.
”Ciao Kairy, com’è andata a
scuola?” disse una voce allegra dalla cucina.
Karin spalancò gli occhi.
Tayuya allegra? Cos’era successo? I porci volano veramente
allora.
”Sto preparando una torta... oggi festeggio” disse
la sorellina sporca di
farina, che stava cercando di rompere un uovo senza farlo cadere per
terra.
”E per cosa?” chiese Karin sospettosa.
”Segreto! Te lo dirò stasera!”
Karin la guardò torva. Poi prese di nuovo le chiavi e la
cinepresa e lo zaino.
”Dove vai?” chiese la sorella dalla cucina.
“Vado a fare visita ad
una...”
“Okay, torna entro le 21: 00,
o la torta la mangio tutta io!”
La ragazza chiuse la porta e scese dalle scale.
Il “piccolo spazio
felice” di Promise
Io
adoro la coppia Sui – Karin.
Lo so che in questo capitolo avete sentito parlare veramente poco dei
piccioncini.
Vi prometto che i prossimi saranno pieni di litigat... volevo dire di
adorabili
scene romantiche.
Il
pairing è scelto. Quindi non
vi preoccupate Karin non si metterà con Sasuke, ne con Kiba,
ne con Lupo Alberto.
Spero vi sia piaciuto il primo capitolo, frutto della mia conquista del
nuovo adsl!
*balla contenta*
Commenti sono graditi!