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Autore: Trizia_B    28/04/2016    0 recensioni
Sono passati vent'anni da quando si sono promessi amore su quel pontile. Sono passati vent'anni da quando Harry gli ha promesso che sarebbe tornato per lui. Sono passati vent'anni e Louis lo aspetta ancora, seduto nello stesso punto. La cittadina che li ha visti amarsi è cambiata con gli anni così come il suo viso, ma il suo sentimento è rimasto sempre lo stesso.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.
 
 
Quella mattina si era alzato presto nonostante non avesse del lavoro da fare e il suo pappagallo Kim non necessitasse di particolari attenzioni. Il pennuto infatti, se ne stava appollaiato sulla sua asticella di legno all’interno della gabbietta senza emettere alcun suono. Louis gli ticchettò un paio di volte sulle sbarre per assicurarsi che fosse ancora vivo, ma questo semplicemente rispose dandogli le spalle ricominciando forse a dormire. Le temperature si erano notevolmente innalzate all’inizio della settimana appena trascorsa e anche uscire di mattina presto con addosso una canotta leggera e un paio di bermuda di jeans non era sufficiente per restare freschi. Per quel motivo quindi aveva deciso che era da troppo tempo che non si concedeva una meritata giornata in spiaggia ad oziare. Aveva lasciato la sua Ford parcheggiata in garage e si era incamminato come da ragazzo lungo la strada bianca che da casa sua, una delle ultime in fondo alla baia, conduceva alla spiaggia davanti al molo. Infradito ai piedi e asciugamano in spalla, si era quindi messo in marcia lasciandosi trasportare dai ricordi della sua gioventù. Ricordava ancora come tutte le mattine il suo migliore amico di allora, Liam Payne, il figlio del sindaco si facesse strada con la sua BMX fino a casa sua per farlo poi salire sulle pedaline sistemate sulla ruota di dietro, e insieme percorrevano quella stessa strada sulla quale adesso stava passeggiando da solo, fino a raggiungere la spiaggia, finendo spesso in acqua con l’intera bicicletta, cosa che destava non poco fastidio ai bagnanti già presenti. Liam si era trasferito subito dopo il liceo, aveva ottenuto una borsa di studio per il college dei suoi sogni e non si era più voltato in dietro. I primi tempi l’aveva pregato molte volte di raggiungerlo, ma Louis aveva sempre rifiutato dicendogli che se si fosse trasferito così lontano sarebbe stato impossibile per lui presentarsi all’orario prestabilito sul molo in attesa del compimento di quella promessa che in cuor suo sapeva avrebbe onorato a vita. Liam alla fine aveva smesso di telefonare, e Louis non poteva biasimarlo. La vita intorno a lui andava avanti, ma per lui, fermo in quella cittadina, sembrava che il tempo fosse ancora fermo a ventisei anni fa. Camminava distrattamente lanciando qualche volta uno sguardo alle due ragazzine che come lui si stavano dirigendo verso il mare. Una di loro aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta e un vestito rosso, mentre l’altra aveva un taglio più sbarazzino, quasi da ragazzo e indossava degli shorts che, Louis era certo, la sua defunta madre non avrebbe mai approvato addosso a Eleanor. Fu questione di un secondo, le ragazze camminavano parlottando tra di loro, quando da dietro le fronde di uno dei salici era sbucato un ragazzo che tutto preso dalla sua corsa, non si era reso conto in tempo della loro presenza. In un battito di ciglia, Louis aveva visto il ragazzino finire addosso alla giovane con il vestito rosso e l’attimo dopo erano entrambi a terra, uno di fronte all’altra. Negli occhi di lei era palese tutto il suo disappunto per essere finita con il sedere per terra, mentre sul viso di lui, erano spuntate oltre a un sorriso imbarazzato, due piccole fossette, che per un secondo fecero tremare il cuore di Louis.
 

1992
 

Il caldo di quella giornata era davvero asfissiante e il suo gelato non  ne voleva sapere di restare sul cono. Si era ritrovato a dover leccare la sua pallina al melone dalle dita che lo stringevano alternando smorfie schifate a sbuffi contrariati. Era tutta colpa di Liam. Decisamente. Se quella mattina non avesse bucato la ruota della sua bicicletta, a quell’ora Louis non si sarebbe trovato costretto a camminare sotto il sole con un gelato ormai da buttare, in direzione del molo. Avevano deciso il giorno prima che sarebbero usciti a largo con il gommone dello zio di Liam e avrebbero pescato un po’, il pesce poi l’avrebbero cotto alla griglia nel giardino di Louis e lo avrebbero mangiato seduti sulla veranda di casa sua mentre il sole sarebbe tramontato davanti ai loro occhi lasciando finalmente spazio a qualche ora di fresco. Ad ogni modo Liam lo aveva chiamato, dicendogli che non sarebbe passato a prenderlo e che si sarebbero visti direttamente al punto di incontro prestabilito. Sulla strada non c’era nessuno a parte lui, ma questo non gli dispiaceva, passeggiare circondato dal rumore della natura gli era sempre piaciuto. La strada sulla quale si trovava era quella che costeggiava sul retro tutte le case che si affacciavano alla baia, esattamente come la sua, e che venivano nascoste da fronde si vecchi salici che sembravano delle pesanti tende verdi che coprivano la visuale sul mare. Annusando l’aria comunque si poteva sentirne l’odore fresco e leggero, che ti solletica lo stomaco e ti fa venir voglia di sorridere. In quel momento, forse si trovava proprio con il naso all’insù, perché non si accorse in tempo del ragazzo che spuntato da dietro una delle piante gli era finito addosso facendolo cadere come un sacco di patate.

Louis aveva emesso uno sbuffo sorpreso e si era tastato la coscia lesa dal contatto con la terra battuta mettendo su una smorfia. Quando aveva alzato lo sguardo, si era ritrovato davanti un paio di gambe muscolose e abbronzate che salivano quasi fino al cielo. Fu costretto a schermarsi il viso con una mano per via del sole che gli impediva di vedere in faccia la causa del suo repentino scontro con il terreno, ma tutto ciò che vide, fu una mano grande e nodosa che gli si parò davanti al viso invitandolo ad usarla per aiutarsi ad alzarsi.

Louis l’accetto di malavoglia, ancora un po’ scocciato dal fatto appena avvenuto, sentendosi tirare su come se non pesasse nulla. una volta rimesso in piedi non poté fare a meno di sentire il cuore accelerare e la bocca seccarsi. Non era la prima volta che gli capitava una reazione del genere davanti a un ragazzo, ma questa, questa era tutta un’altra storia. il giovane infatti non era per niente simile a nessun ragazzo che avesse mai incontrato prima. Lui era semplicemente bellissimo. Il viso squadrato incorniciato da folti boccoli castani, la mascella definita e gli occhi, verdi come quei salici che oscillavano mossi dal venticello alle loro spalle, e infine quel sorriso, perfetto, caldo, dolce e affascinante. Quello che lo fece tremare però, furono quei due buchini sistemati ai lati delle sue guance, piccole fossette profonde fatte solo per essere baciate. Louis si riscosse poco dopo mettendo su la miglior faccia offesa che conoscesse.

“Stai più attento la prossima volta.” Gli diede le spalle riprendendo a camminare verso la spiaggia senza attendere nemmeno la sua risposta. Poco dopo come colto da uno strano presentimento si voltò notando il ragazzo camminargli esattamente a fianco con ancora sul viso lo stesso sorriso.
“Si può sapere che vuoi?” lo guardò di sbieco accelerando il passo nel tentativo di allontanarlo ma questi non si fece scrupoli nello stargli dietro senza difficoltà. Aveva due gambe lunghissime, nulla a che vedere con la statura minuta di Louis. “Sei inquietante lo sai? Si può sapere che vuoi?” si era fermato voltandosi completamente nella sua direzione osservandolo con le braccia incrociate davanti al petto sentendosi vagamente minaccioso. Il ragazzo lo imitò senza mai togliersi quel sorriso, che adesso sapeva un po’ di presa in giro, dalla faccia.

“Senti amico, ho delle cose da fare e tu mi stai facendo fare tardi, quindi o mi dici cosa vuoi oppure addio.” Il ragazzo si morse una guancia tentando di trattenere una risata. Louis era livido di rabbia. Chi diavolo si credeva di essere? Prima lo buttava a terrà come un birillo e poi si metteva a fare strani giochetti facendogli perdere tempo!

Ormai al limite della sopportazione, grugnì infastidito rimettendosi a camminare quasi a passo di marcia. Non fece nemmeno dieci metri che la sua mano venne afferrata e fu costretto a voltarsi nuovamente. Il ragazzo la lasciò andare riportando la sua lungo il fianco. “Sai ricordi un po’ mia zia Terry.” E nel dirlo si lasciò sfuggire una risatina che fece alterare ancora di più Louis.

“Che diavolo significa?” sbraitò infatti, guardandolo con gli occhi assottigliati per la rabbia. Il ragazzo si morse il labbro rispondendo subito dopo. “Sembri anche tu una vecchia zitella inasprita.” Louis lo guardò a bocca aperta per lo stupore, ma non fece nemmeno in tempo a ribattere che il ragazzo si era già rimesso in marcia lasciandoselo alle spalle.

Louis non perse tempo mettendosi a camminare in fretta per raggiungerlo. “Hei! Hei tu, chi ti credi di essere? Prima mi vieni addosso facendomi cadere, non domandi nemmeno scusa e poi da gran maleducato mi dai della zitella inasprita senza nemmeno presentarti!” aveva il fiatone ma almeno aveva detto tutto quello che doveva. Il ragazzo lo osservò in silenzio sempre con un mezzo sorriso sulle labbra, poi lo accontentò. “Hai ragione, mi dispiace, non era mia intenzione farti cadere ma sei sbucato davanti a me all’improvviso mentre correvo e poi dopo, quando ho visto il tuo disappunto è stato divertente farti arrabbiare, ti si avvicinano le sopracciglia e si forma una rughetta proprio qui vedi?” con un dito era andato a sfiorargli il solco tra le due sopracciglia facendo indietreggiare Louis che gli aveva urlato di tenere giù le mani ottenendo in cambio solo una risata a crepapelle. Quel ragazzo era decisamente strano e lui iniziava a non sopportarlo più. “Ad ogni modo non mi hai ancora detto il tuo nome, e poi perché diavolo stavi correndo in mezzo ai salici mh?”
Per la prima volta Louis riuscì a scorgere un velo di imbarazzo sul viso del giovane che si morse nuovamente il labbro prima di rispondere. “Mi chiamo Harry, e..stavo correndo perché ho visto un ape” l’ultima parte della frase l’aveva praticamente sussurrata rosso di vergogna, ma Louis era riuscito comunque a sentirla e era scoppiato a ridere piegandosi in due su se stesso.

“Potresti finirla per favore? Sai non è affatto carino! Quell’ape era enorme! E voleva uccidermi dovevi vedere i suoi occhi!” Louis non riusciva a smettere di ridere nonostante le suppliche da parte di Harry che aveva iniziato quasi a piagnucolare dalla vergogna.

“Ok, Ok, certo che sei strano, grande e grosso e poi hai paura di un ape.”

“Non sono grosso, sono ben proporzionato!”

Louis fece un cenno con la mano lasciando cadere l’argomento, allungandola poi nella sua direzione. “Io sono Louis, non ti ho mai visto in città Harry, quindi presumo tu sia venuto qui per trascorrere l’estate, se ti piace pescare seguimi sono in tremendo ritardo per l’appuntamento con il mio amico e tu saresti la prova vivente del fatto che non è colpa mia.” Harry gli strinse la mano iniziando a camminare a fianco a lui sotto il sole, in direzione del molo e di Liam.
 

Presente
 

Louis sospirò osservando le guance della ragazzina tingersi dello stesso colore del suo vestito quando il ragazzo le offrì la sua mano per aiutarla a rimettersi in piedi. Sorrise sentendo il cuore battere un po’ più forte mentre li guardava allontanarsi tutti e tre verso la spiaggia.










Ciao a tutti, spero che la storia vi stia piacendo, magari fatemelo sapere con una recensione. a presto -Pat 
   
 
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