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Autore: la luna nera    29/04/2016    5 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INSIEME  CONTRO IL MALE
 
 
 
 
La porta si spalancò di colpo. “Che cos’è successo?!” Theon era accorso con forte preoccupazione per i rumori che aveva sentito provenire dalla camera da letto di Burian. Entrò nella stanza e trovò il ragazzo in piedi davanti alla finestra aperta con indosso solo un piccolo telo sulle parti intime, notò la vasca rovesciata e il pavimento completamente bagnato.
“Stai bene mio signore?”
“Sì..... ma  non so per quanto ancora.” Si voltò verso il Gran Sacerdote. “Aveva ragione, Ranja è sotto l’influsso di Galdramardur. Si è svegliata e mi ha raggiunto qui, ha tentato di sedurmi con baci e carezze…”
“E tu hai ceduto?”
Abbassò lo sguardo. “No e non le dico quanto è stato difficile per me respingerla.” Poi sollevò di nuovo la testa. “Ho iniziato a sospettare che potesse non essere lei dalla strana luce che ho visto nei suoi occhi e dai suoi gesti inconsueti.” Fece una breve pausa. “Ma non questo il punto, dobbiamo fare subito qualcosa: ha preso il Cuore di Ghiaccio ed è fuggita dalla finestra.”
“Cosa?! E tu non l’hai fermata?!”
“Non ci sono riuscito…. Ora non dobbiamo perdere altro tempo, il cielo si sta facendo di nuovo nero e non ho bisogno di troppa fantasia per comprendere chi c’è dietro questo fenomeno. Temo che lei gli stia portando l’amuleto.”
Con l’ausilio del bastone Theon fece comparire addosso a Burian l’uniforme dei NorksDrakon. “Prendi il Pugnale di Bloch e seguimi, dobbiamo fermarla prima che sia troppo tardi.”
Si precipitarono fuori portandosi a debita distanza dal villaggio, il Sacerdote si raccolse in meditazione stringendo fra le mani il suo bastone che rapidamente iniziò a pulsare di luce bianca. “All’altopiano di Slottbergen, presto!”
Burian prese a correre come un forsennato tenendo sempre gli occhi incollati verso la meta, temeva che da un momento all’altro potesse accadere qualcosa di irreparabile sia nei suoi confronti che in quelli di Ranja e del suo castello sepolto. L’aria era gelida ed il vento che soffiava impetuoso portava con sé piccoli fiocchi di neve  e minuscoli cristalli di ghiaccio; il sole che solitamente splendeva sulle terre artiche in quelle settimane era coperto da nubi minacciose che ne oscuravano totalmente la luce rendendo il giorno simile alla notte. I passi del ragazzo affondavano nel terreno semi gelato sul quale si iniziava a formare una sottile coltre bianca, il suo cuore batteva forte sospeso a metà fra la speranza di salvezza e la paura di fallire.  Correva senza mai voltarsi indietro, senza curarsi se Theon fosse con lui, correva con lo sguardo fisso in avanti su quel sentiero che lo avrebbe portato alla meta finale, cioè Galdramardur. Scorse finalmente la sagoma di Ranja il cui abito candido si confondeva con il bianco della neve, la vide correre con i capelli sciolti che ondeggiavano nel vento. Con un ulteriore sforzo la raggiunse afferrandola per un braccio e costringendola a fermarsi. Caddero a terra l’uno sopra l’altra, la ragazza tentava di divincolarsi, sembrava posseduta da un’entità demoniaca, tanto scalciava per liberarsi da quella stretta. Come se non bastasse a poca distanza Galdramardur fece la sua comparsa accompagnato dalla solita risata carica di odio e soddisfazione.
 
“Io sono un uomo di parola, principe di Badeneisten: ti avevo detto che il Cuore di Ghiaccio mi sarebbe stato offerto su un piatto d’argento e così è stato.”
Burian alzò gli occhi e lo vide con le mani tese in avanti verso Ranja che con un calcio si liberò della stretta scaraventando il ragazzo a qualche metro di distanza. “Fermati! Ranja non lo fare!”
Ma quella non rispondeva, pareva ipnotizzata da quel figuro dalle oscure vesti.
“Sì, vieni da me e consegnami ciò che mi spetta di diritto. Quell’infame di Odino mi ha sbattuto fuori dal mio trono celeste, mi ha messo in secondo piano ritenendomi inferiore. Gravissimo errore ha compiuto nei giorni della nascita di Badeneisten, ma ora finalmente i tempi del mio trionfo sono giunti e nessuno potrà ostacolare il mio cammino verso l’onnipotenza!”
Un fortissimo lampo di luce irruppe sulla scena e andò a colpire Galdramardur in pieno petto. Quello restò sorpreso dall’accaduto, non si aspettava una cosa del genere. Alzò i suoi occhi di fuoco alla ricerca della fonte di quella luce, Ranja era rimasta immobile ad eguale distanza fra Burian e lo stregone.
“Theon… Lo sapevo, sapevo che c’eri tu dietro tutto questo, vecchio maledetto!”
“Lascia stare i ragazzi!” Il Gran Sacerdote posò il piede sull’altopiano giusto in tempo per scongiurare il peggio.
“Chi non muore si rivede, anche se nel tuo caso non è così. Quante vite hai, vecchio?”
Piegò l’angolo destro della bocca. “Molte più di te, stanne certo.” Attese che Burian si fosse rimesso in piedi e che lo raggiungesse.
“Siete proprio una bella coppia, non c’è che dire: il maestro e l’allievo o meglio, il morto vivente e lo smidollato.” E di nuovo l’aria si riempì di quell’odiosa risata.
“Prendi il Pugnale, mio signore, ascolta le mie parole e dimostriamo a questo soggetto di cosa siamo capaci.”
Burian obbedì, prese l’arma portandosela all’altezza del petto e mosse un passo avvicinandosi leggermente a Ranja, esattamente come l’altra volta in cui era riuscito a salvarla.
“Cosa credi di fare con quel coltellino?”
“Coltellino? Quando ti ho ferito non lo hai definito tale, sbaglio?” A piccoli passi si avvicinò alla ragazza prendendola finalmente per mano, poi tentò di trascinarla verso Theon seguendo le indicazioni del Sacerdote. E qui avvenne ciò che nessuno sospettava: Ranja afferrò per il collo Burian tentando di strangolarlo e nel giro di un secondo i due giovani si trovarono imprigionati in un blocco di ghiaccio.
“Sì!” Galdramardur riempì l’aria della sua sinistra risata colma di soffisfazione. “Ecco che finalmente anche l’ultimo abitante di Badeneisten scompare nel ghiaccio! Ora la mia vendetta è completa e tu, vecchio trapassato, niente puoi oramai!”
Theon restò impietrito: davvero tutto era perduto? Davvero Ranja sarebbe stata capace di strangolare Burian? L’unica cosa che poteva fare in quel momento era raccogliersi in preghiera, invocare l’aiuto di Odino e dei numi celesti e recitare tutte le  formule utili affinché il suo signore tornasse assieme alla ragazza.
“Che fai, vecchio? Hai paura? Hai paura della sconfitta?” Un passo dopo l’altro prese ad avvicinarsi a quel sarcofago di ghiaccio con il solo intento di affondarvi la sua mano ed afferrare il Cuore di Ghiaccio.  “Sì, resta pure fermo lì, non muoverti, in questo modo puoi godere del mio trionfo da posizione privilegiata.” Sul suo volto comparve il sorriso tipico di chi sa di avere la vittoria in pugno, poggiò le dita sulla gelida superficie facendovi stridere le unghie. “E’ ora di lasciare tutto alle spalle e di assaporare il meraviglioso gusto della gloria.” Fece penetrare l’arto all’interno del ghiaccio come si trattasse di acqua allo stato liquido, ma qualcosa non andò come lui immaginava.
Quell’ammasso gelido esplose con un fragore che fece tremare la terra ed il mare per parecchi kilometri, il fragoroso boato con la conseguente onda d’urto sbalzarono Theon e Galdramardur a metri di distanza e al centro dell’altopiano di Slottbergen si aprì un cratere ampio quanto l’altopiano stesso. Theon fu il primo ad alzarsi, il suo corpo immateriale aveva assorbito e rilasciato il colpo senza conseguenze; Galdramardur era ancora a terra con il tetro mantello coperto dalla candida polvere di neve, le dita della mano destra, quelle con cui voleva appropriarsi del Cuore di Ghiaccio, erano sporche di sangue dal colore violaceo. Al vecchio Sacerdote si illuminarono gli occhi quando vide, in piedi al centro del cratere, Burian con il Cuore di Ghiaccio stretto nella mano sinistra ed il Pugnale di Bloch sporco di sangue nell’altra, mentre Ranja stava rannicchiata ai suoi piedi di nuovo priva di sensi.
A piccoli passi Theon gli si avvicinò. “Mio signore, stai bene?”
Il suo corpo era coperto da un sottile strato di ghiaccio, era immobile come una statua e per un istante il Gran Sacerdote temette il peggio. Poi finalmente alzò la testa con fierezza e parlò.
“Il mio nome è Burian di Badeneisten, porto in me il Vento del Nord che soffia impietoso su queste terre desolate. Ho sopportato il gelo per dieci lunghi anni, ho custodito l’antico amuleto che mi ha insegnato a diventare insensibile ad ogni cosa, compreso il dolore.” Si voltò verso di lui. “Galdramardur ha commesso un grave errore: rinchiudendo me, Ranja, il Cuore di Ghiaccio e il Pugnale di Bloch in uno spazio ridottissimo ha concentrato queste potenti forze tutte assieme sprigionando un incantesimo contrario alla sua natura demoniaca. Non appena le sue dita hanno sfiorato il mio corpo, contemporaneamente a contatto con Ranja e con gli oggetti magici, si è sprigionato quel potentissimo colpo respingente che ci ha liberati.”
“Che Odino sia lodato!” Theon si sentì totalmente sollevato ed alzò gli occhi al cielo in segno di ringraziamento.
“Ho letto nel Libro che noi quattro combinati ed in perfetta unione possiamo sconfiggerlo davvero, tuttavia Ranja non è nelle condizioni ideali perché tutto possa compiersi. Galdramardur è solo stordito, non battuto.”
Era così: il nemico era ancora presente seppur svenuto.
Il Gran Sacerdote si chinò sul corpo esanime della ragazza e prese a studiarla a fondo con l’ausilio del suo bastone per scoprire qualcosa in più sull’incantesimo di cui era vittima e trovarne la giusta soluzione.
“Ecco mio signore, ho trovato il segno del maleficio.”
Burian distolse per un attimo l’attenzione da Galdramardur portandola su Ranja, in particolare alla base del collo come Theon gli stava indicando.
“Guarda, mio principe, questo marchio è stato impresso in lei da quel maledetto e tramite esso la tiene sotto il suo stretto controllo rendendola come una schiava.”
“Lei può toglierlo, non è vero?”
Scosse mestamente la testa. “No, io non posso fare niente, Puoi farlo tu, anzi, tu sei l’unico che possa liberarla.”
“Allora mi dica subito cosa devo fare.”
Si allontanarono dall’altopiano cercando e trovando rifugio in un anfratto poco distante. Burian distese dolcemente la ragazza facendole da cuscino con il suo corpo e fissò Theon in attesa di sapere cosa avrebbe dovuto fare per salvare la sua amata dall’incantesimo.
“Si tratta di un maleficio piuttosto potente che viene definito ad impressione. Galdramardur ha infuso in lei il suo potere attraverso questo marchio che vedi nel collo. Tu solo hai la facoltà di liberarla con il Pugnale di Bloch: devi incidere la sua pelle e provocare una ferita da cui uscirà tutta la negatività che sta scorrendo nel suo corpo. Non dovrai assolutamente farti impressionare dalle sue grida e non potrai farti impietosire poiché più tempo lasceremo trascorrere, peggio sarà.”
Burian ascoltava in completo silenzio quelle parole: poco fa si era autodefinito insensibile come il Vento del Nord di cui portava il nome, ma davanti al dolore che avrebbe inferto alla sua Ranja iniziò a vacillare sentendosi inadatto a quanto Theon gli stava chiedendo.
“Devi agire adesso, mio signore, coraggio, prendi il Pugnale, incidi la sua pelle provocandole una ferita, lasciala aperta a lungo perché ogni traccia di male scompaia da lei.” Le sue parole erano ferme. “Fallo subito prima che sia troppo tardi!”
Burian afferrò il Pugnale e lo fissò a lungo, mentre un nodo strettissimo gli si stava formando in gola. Sentiva tremare la sua mano ed il cuore pareva volergli saltare fuori dal petto. Stava realizzando quanto gli veniva chiesto di fare: ferire Ranja, ferire la ragazza che lo aveva colpito prima ancora di scoprire chi fosse in realtà, la ragazza della quale si era perdutamente innamorato e grazie alla quale aveva trovato la forza di riprendere in mano la sua vita ed affrontare colui che gli aveva tolto tutto.
La mano di Theon si posò sulla spalla del giovane principe. “Coraggio mio signore, io credo in te.”
 
 






Ciao a tutti!
Anche questa volta ce l’ho fatta e sappiate che questo tour de force ha il solo scopo di non deludere VOI meravigliosi lettori, inclusi quelli silenziosi. A tal proposito, se qualcuno volesse uscire dal silenzio gliene sarei immensamente grata.
Che ne pensate di quanto accaduto in questo capitolo? Non esitate a commentare, vi prego! Per me è quasi fondamentale per andare avanti e scrivere i capitoli conclusivi!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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