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Autore: FioreDArgentoWattpad    30/04/2016    1 recensioni
Forse io mi ero sempre sentita diversa perché io il mio nome, a differenza degli altri, lo conoscevo. Quando ero sola, alcune volte lo sussurravo alle pareti grigie della mia stanza; lo ripetevo quanto bastava a ricordarmi di non essere solo una lettera simile alle altre.- Prologo
Nessuna origine.
Nessun nome.
Nessun appiglio.
Queste sono le caratteristiche che accomunano gli studenti dell'Heddem Institute, una scuola costruita su un'isoletta dell'arcipelago delle Bahamas, lontana da tutto e da tutti. Queste e un marchio nero sull'avambraccio.
Amira però è diversa, lo è sempre stata. Ha ricordi confusi della sua vecchia vita, ma il solo averli vissuti la separa inevitabilmente dai suoi compagni.
Riuscirà a soffocare le proprie emozioni o ne rimarrà sommersa?
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Sarebbe stato difficile per chiunque descrivermi, forse perché nessuno si era mai impegnato a capire davvero cosa mi passasse per la testa. Nell'Heddem Institute non era usuale avere amici, io stessa conoscevo a stento le iniziali di ognuno. Una peculiarità del mio strano collegio infatti era che non ci si rivolgeva chiamandosi per cognome o nome, bensì utilizzando l'iniziale. Io ad esempio ero una delle molteplici A, la mia irritante compagna di stanza W. Ma si sa, un nome costituisce un'identità. E un'identità in quella prigione costituiva guai.

Forse mi ero sempre sentita diversa perché io il mio nome, a differenza degli altri, lo conoscevo. Quando ero sola, alcune volte lo sussurravo alle pareti grigie della mia stanza; lo ripetevo quanto bastava a ricordarmi di non essere solo una lettera simile alle altre. E allora i miei pensieri correvano velocemente verso la persona che me l'aveva affibbiato per poi privarmene, colei a cui dovevo tutto e al contempo niente. Kathleen. La donna dal viso sottile che di tanto in tanto si affacciava nella mia mente, colei che aveva scandito con la sua voce rassicurante i miei primi anni divita. Ricordavo confusamente il suo sorriso sempre rovinato dalla nota amara che rammentavo soltanto adesso, quasi che aggiungessi volutamente dettagli alla fievole immagine ogni volta in cui la richiamavo a me. Alcune volte mi domandavo quanto fosse vero e quanto falso, nel ritratto che baluginava nella mia memoria. Non l'avrei mai scoperto.

A lei non dovevo nulla, poiché aveva lasciato mi rinchiudessero in questo luogo d'inferno. Eppure se sapevo chi ero, se sapevo il mio nome, era solo grazie a lei.
"Amira." mormorai rigirandomi tra le lenzuola, mentre il suono delicato del mio nome si propagava sulle labbra e affondava le proprie radici nel mio spirito, legandomi a sé indissolubilmente.

   
 
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