Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |       
Autore: Geani    30/04/2016    1 recensioni
"-Hey, come ti senti?- chiese Elisa sporgendo la testa bruna oltre la soglia, Amelia stava riposando nel letto ancora debilitata ma con un aspetto già più sano, o almeno più sereno.
-Come una non malata terminale.- le rispose sorridendomi di rimando, anche il suo sorriso si era fatto più luminoso."
Storia scritta per la Sfida a quattro mani del gruppo Facebook EFP Famiglia con l'aiuto di Blyth per il punto di vista di Elisa.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sorelle Ritrovate 

I


Guardo’ per l’ennesima volta le luci della citta’ sospirando per non poter essere la’ fuori. Settembre era sempre stato uno dei periodi che preferiva: faceva caldo, ma non troppo; la scuola ancora non era troppo pesante e con il Friuli Doc tutti si animavano, riempiendo le strade e le piazze di voci. Non era il primo settembre che passava in quella palazzina, ormai ci era abituata. Tre anni in ospedale, tre anni a sperare in un qualche miracolo che le permettesse di vivere. La speranza non muore mai, pero’ il suo corpo aveva bisogno di un fegato e questo non le dava ancora molto tempo. I suoi genitori avevano fatto i test, ma inevitabilmente erano usciti negativi, alla fine l’avevano adottata, cosa si aspettavano?
Nell’ultimo periodo le sue condizioni si erano aggravate cosi’ tanto che l’avevano ricoverata sul serio, con moduli, braccialetto e psicologo che le portava il te’ delle cinque. La cosa non l’aveva scioccata piu’ di tanto, si era decisamente abituata a quell’edificio rosa pallido e quel campus che si estendeva probabilmente per chilometri. Aveva man mano fatto amicizia con le infermiere e i dottori imparando la gerarchia e i doveri delle varie parti. Per sua fortuna non si era persa grandi cose al liceo, era riuscita a finire l’ultimo anno e a diplomarsi, si era persino iscritta al primo anno di universita’ prima che tutto diventasse cosi’ complicato. Non aveva mollato, pero’ avere sui vent’anni e un fegato che stava lentamente diventando pietra. Non avevano mai capito il perche’ dato che non era un’alcolizzata, certo, anche lei beveva ogni tanto, ma non quantita’ industriali. Non pote’ non pensare a tutti quelli che, quella sera, erano a qualche bancarella ad assaggiare vino.
Si torno’ a sedere sul suo letto, sospirando esasperata da quella situazione. Non poteva morire e basta? Era stufa di lottare cosi’, pillole e prelievi del sangue alle sei di mattina, ogni giorno. Certe volte rimpiangeva la scuola secondaria, almeno allora si svegliava alle sette e nessuno le bucava le vene di prima mattina. Non appena prese il libro che stava leggendo in mano la porta si apri’ facendo sbuffare di nuovo. Mai un attimo di pace, eppure quello doveva essere un ospedale!
-Dei prendermi altro sangue, Marco?
-No, volevo solo vedere come stavi.- Il ragazzo le sorrise appoggiandosi al muro della camera.
-Sto cosi’ come stavo ieri.- Forzo’ un sorriso cordiale, fra tutti gli specializzandi che le erano stati assegnati lui era, di certo, il piu’ carino: alto, occhi verdi e capelli bronzei.
-In verita’ i tuoi esami denotano un alto tasso di zucchero nel sangue.
-I miei mi hanno portato una torta.- Si giustifico’ scrollando le spalle.
-E un leggero tasso di alcol.- Aggiunse.
-Aveva la crema al Rum.- Borbotto’.
-E non l’hai condivisa?!- Le si avvicino’ con fare minaccioso, chinandosi su di lei. –Sai che non dovresti rischiare...- Lascio’ la frase a meta’ sentendo squillare il cellulare e imprecando. –Devo assistere ad un intervento, ci vediamo.- Il ragazzo’ corse via senza altre parole.
Lei scosse la testa, perche’ andavano avanti cosi’? Forse, se non fosse stata sana sarebbero anche usciti, ma cosi’ il massimo che avrebbero potuto concedersi era un caffe’ alla macchinette nei suoi dieci minuti di pausa. Riprese il libro in mano, sospirando. Forse, prima o poi, avrebbe finito di leggere anche le ultime venti pagine che si portava dietro da settimane. Appena apri’ il libro una fitta la pietrifico’. Strinse i denti cercando di non urlare, aveva imparato che farlo le portava solamente ancora piu’ farmaci da prendere. Dopo un paio di minuti il colore aveva cominciato a diminuire, in tempo per la visita di routine. Lascio’ che qualche nuova recluta spiegasse il caso per trarre le dovute conclusione: o un fegato al piu’ presto o la morte imminente. Sorrise a tutti come suo solito e poi torno’ al libro sgualcito dal continuo prendere e lasciare. Arrivata al penultimo capitolo la porta si apri’ di nuovo con un tonfo; Marco le si sistemo’ accanto con un sorriso da far invidia allo Stregatto.
-Cosa c’e’?- Sbuffo’ esasperata.
-Hanno. Un. Fegato.- Scandi’ quello senza perdere il sorriso.
-Mi stai prendendo per il culo? Hai venticinque anni, dimmi che non sei cosi’ infantile.
-Sono serio! Hanno un fegato per te! C’e’ una ragazza, ti assomiglia in maniera impressionante, ho sentito che e’ mossa dal desiderio di aiutare gli altri. Per la fine del mese potresti essere fuori di qui!
Boccheggio’ incredula, se era serio allora avrebbe compiuto i ventuno fuori da quella struttura che odorava di disinfettante.
-Voglio conoscerla.- Concluse.
-Sai che non possiamo, per il protocollo e poi io non sono competente in questo...- Un’occhiata di lei lo fece sospirare. –Chiedero’ al responsabile, teoricamente dovreste vedervi dopo il trapianto, ma forse si riesce anche prima.
-Grazie!- Gli avrebbe buttato le braccia al collo se non fosse stata ferma sul quel letto che aveva cominciato a prendere la forma del suo sedere. Ne approffitto’ comunque per afferrargli un braccio e tirarlo verso in se’ in modo da baciargli una guancia.
-Hey! Sei pur sempre una mia paziente!- Rise lui, ma la sua espressione era decisamente compiaciuta.
-Solo fino a quando non ti cambiano di sezione.- Gli ricordo’ divertita. –Ora vai, non vorrai che qualche vecchia infermiera si chieda cosa ci facevi qui, con me, con la porta chiusa.
-E se lo vedesse, cosa potrei dire in mia difesa?
-Che non hai una storia clandestina con una paziente.- Lo spinse via, ridendo.
-Provero’ a mentire, per te.- Le fece l’occhiolino, uscendo con un sorriso divertito.
Si lascio’ cadere sul letto piu’ leggera di quanto fosse mai stata, aveva appena saputo che avrebbe vissuto, cosa poteva esserci di piu’ bello? Strinse il libro al petto, imponendosi di finire quelle poche pagine in modo da non portarsi nulla di incompleto nella nuova vita che l’aspettava
♦♦♦

Il cellulare le squillò all'improvviso mentre camminava sulla strada di ritorno dal laboratorio, lo tirò fuori dalla tasca, numero sconosciuto, rispose.
-Pronto?-
-Buonasera, sono Marco Degano lavoro nell'ospedale Santa Maria della Misericordia. Parlo con Elisa Ferrari?- disse la gioviale voce maschile dall'altro lato del telefono.
-Si mi dica, c'è qualche problema con gli esami?- chiese leggermente in ansia, era un orario un po' strano per essere chiamata da un medico.
-No nessun problema!- si affrettò a rispondere lui -La chiamo in via confidenziale.- spiegò.
- Mi dica.- gli disse Elisa un po' più tranquilla e incuriosita dal motivo di quella chiamata.
-La ragazza a cui dovrebbe fare la donazione di fegato ha chiesto di incontrarla.-
Elisa aggrottò le sopracciglia riprendendo a camminare verso casa-Quando sono venuta da voi mi hanno detto che teoricamente non era possibile incontrarsi prima del trapianto.-
- Si lo so...- rispose il ragazzo, sembrava leggermente imbarazzato -Però la paziente ci tiene davvero molto a vedere in faccia la persona che le sta salvando la vita. Ha detto che vuole ringraziarti di persona.- il tono non era molto convinto.
Era una situazione un po' strana, quando aveva deciso di iscriversi al gruppo di donatori di organi non aveva pensato ad uno scenario del genere ma dopotutto non c'era nulla di male nell'incontrarla prima, o no? Si sarebbero comunque viste dopo l'operazione, almeno così avrebbe saputo per che genere si persona stava per andare sotto i ferri.
Elisa sospirò -Va bene mi dia i dati.- decise.
Lui le passò tutto ciò di cui aveva bisogno dettandole dal telefono: orari per le visite, il piano e la camera dove trovarla. Si appuntò tutto sul braccio con la penna che portava sempre in borsa, forse avrebbe dovuto iniziare a portarsi dietro anche un taccuino invece che scribacchiarsi la roba addosso.
Chiusa la chiamata si rimise a camminare, era arrivata sulla via principale, notò che il numero di gente fuori a quell'ora stava notevolmente aumentando adesso oltre che a ragazzi pronti per sballarsi il Venerdì sera c'erano in giro anche persone un po' più in là con l'età, probabilmente dirette in una delle piazze riempite da bancarelle. Nel vedere tutte quelle persone in giro realizzò di non avere programmi per quel fine settimana, tra università e lavoro ne lei ne i suoi amici erano riusciti ad organizzare nulla, il buon umore le calò nel pensare che avrebbe dovuto passare tutto il fine settimana da sola, i suoi erano partiti quel pomeriggio per il loro anniversario di nozze. Se c'era una cosa che odiava era lo stare da solo per troppo tempo e peggio ancora senza nulla ad occuparle la mente, era in quei momenti che tutto ciò che ogni giorno si sforzava di ricacciare nei luoghi più bui della sua mente tornava a galla, tormentandola. Perchè diavolo aveva deciso di pulire tutta casa Giovedì?
Si guardò le scritte sul polso ancora scoperto dalla manica arrotolata della giacca, forse sarebbe potuta passare l'indomani dalla ragazza. Certo andare in ospedale non era un modo allegro per occupare la giornata ma almeno non sarebbe rimasta da sola.
 
Le due persone che conversavano all'interno si girarono per guardarla nel sentirla entrare ma il saluto le morì sulle labbra nel vedere il volto della ragazza seduta sul letto. Aveva dei lunghi capelli accuratamente boccolati dal colore castano intenso, le si arricciavano dolcemente sulle spalle piccole. Il volto era ovale, dalla pelle rosea anche se la sua condizione le aveva dato una sfumatura un po' malaticcia, il naso era piccolo come le labbra che si erano schiuse a formare una "o" di sorpresa. Elisa incrocio' lo sguardo castano screziato di verde della sconosciuta ritrovandovi la medesima confusione che percepiva dentro di sè, se non fosse stata più che certa di avere tagliato la settimana prima i capelli a caschetto avrebbe giurato di essere davanti ad uno specchio. -Oh diavolo...- sentì mormorare il ragazzo doveva essere lo specializzando con cui aveva parlato al telefono la sera prima. -Non è possibile.- disse Elisa, era vero aveva un volto comune ma mai avrebbe pensato di ritrovarsi a donare un pezzo di organo alla sua copia sputata.

 
♦♦♦
 
Amelia sbuffo’ per l’ennesima volta. Perche’ nessuno la ascoltava mai? Non le piacevano i formaggi, era tanto difficile fare in modo che la sua dieta non ne contenesse? Non poteva lamentarsi con altri che non fossero Marco, quel povero ragazzo probabilmente era stufo di sentire sempre la storia di come una mucca l’aveva inseguita da piccola, in un fattoria, durante una gita. Durante l’ennesima storia su come era scappata correndo a perdi fiato la porta si apri’. L’aveva avvertita, la sua salvezza aveva chiamato e molto probabilmente si sarebbe presentata a breve, cio’ che pero’ non si stava aspettando era osservare se stessa. Sgrano’ gli occhi incredula quanto la ragazza che aveva davanti, era decisamente la sua fotocopia solo che decisamente sana con un viso e un corpo che non avevano risentito di medicinali, collassi e flebo.
-Questo e’ molto strano.- La voce di Marco le arrivo’ all’orecchio come un suono ovattato.
Non diede peso alle sue parole e nemmeno alla sorpresa della ragazza che aveva di fronte. Si alzo’ e, avvicinandosi piano, studio’ il suo viso: stessi lineamenti, stessi occhi nocciola irradiati di verde. Come era possibile? Okay, erano tratti comuni i suoi, ma cosi’ era davvero troppo. Scosto’ gli occhi da lei ricordandosi le buone maniere, in fondo era una sconosciuta pero’ alla fine la curiosita’ vinse di nuovo, obbligandola a incatenare lo sguardo nel suo. Quello, i suoi genitori, l’avrebbero dovuto spiegare. Se non loro l’avrebbero fatto i medici. Se non i medici l’avrebbe fatto Marco. Il pensiero volo’ a quel ragazzo che le stava osservando pietrificato e a bocca aperta.
-Direi che e’ giunta ora che tolga il disturbo.- Mormoro’ lui notando lo sguardo di Amelia.
Lei annui’ appena, andando a sedersi sul bordo del letto, era debole. Dovevano prepararla per l’intervento e i farmaci erano sempre piu’ potenti, le gambe le potevano cedere da un momento all’altro. Dopo essersi accomodata con un sospiro di sollievo torno’ a guardare la ragazza, non si era mossa di un centimetro, forse aveva parlato ma non l’aveva sentita.
-Io sono Amelia, la domanda e’: chi sei tu?
-Mi chiamo Elisa e potrei farti la stessa domanda.- Rispose l’altra, la sua copia sana.
-Amelia, la malata di turno.- Le porse una mano. -Tu mi somigli molto.- Aggiunse poi.
- Somigliare? Mi sembra di guardarmi alla specchio... e’ un tantino inquietante.- Ammise avanzando di un passo verso di lei.
Piu’ Amelia guardava il suo viso piu’ si sentiva inquieta, come se qualcosa fosse estremamente e terribilmente sbagliato. Che fosse solo un caso era troppo difficile, erano due gocce d’acqua e quella non poteva certo essere una coincidenza. Si morse appena l’interno guancia senza scostare per un attimo gli occhi da quella ragazza che pochi attimi prima era entrata nella stanza. Era ovvio che, con quella mossa, le loro vite sarebbero cambiate radicalmente. Se prima si trattava solo di vivere meglio, ora si trattava di capire chi fosse. Aveva letto troppi libri per credere a una sola coincidenza e aveva visto troppi film per credere che l’altra ne sapesse qualcosa di piu’.
-Quanti anni hai?- Indago’ curiosa; piu’ tardi avrebbe chiesto a Marco di fare alcuni test, magari poteva scoprire qualcosa in piu’. In fondo, la sua parte melodrammatica, la incitava a credere di aver ritrovato una sorella perduta, e non una qualsiasi sorella: una sorella gemella.
-Ventidue, li ho compiuti da poco. Ti prego non dirmi che abbiamo anche la stessa eta!- Le cose si faceva interessanti dato che, invece, aveva compiuto gli stessi anni pochi giorni prima. Per tale occasione si era anche sorbita lo sclero dell’infermiera di turno che le ricordava di non esagerare con i dolci, gli aromi e le bevande. Ovviamente aveva replicato che peggio di cosi’ non poteva andare ma spesso e volentieri parlare con il personale medico o sanitario era inutile.
-Allora non ti diro’ che abbiamo la stessa eta’.- Le sorrise tranquilla, sperando che l’altra capisse. In fondo, era sempre piu’ scontato. –Io sono stata adottata.- Aggiunse poco dopo, tentando di insinuare in lei lo stesso dubbio. Dondolo’ le gambe a penzoloni dal letto, quella situazione un po’ le piaceva, almeno pensava ad altro. Era quasi divertente. 
 
-------------------------------------------------

Ciao a tutti! Come specificato questa e' una storia nata da un lavoro in coppia con un'altra scrittrice che potete trovare con il nome di Blyth. Lei ha scritto la parte di storia dal punto di vista di Elisa(la parte in corsivo).  
Ci abbiamo lavorato tanto, speriamo che possa piacere dato che come storia e' anche stata un attimo complicata. 
Chiedo scusa per la mia parte, per le lettere senza accento, come al solito. 
Come sempre potete trovarmi anche sul mio gruppo Facebook "Over the hills and far away" o su Twitter con "AndraGeani". 
A presto! 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Geani