Come
previsto, durante l’intera proiezione
del film il mio viso non
si è separato
neanche per un attimo dalla manica della maglia di Naoko, che ha
accettato di
sedersi accanto a me. Le mie mani non hanno allentato la presa sul suo
braccio neppure
per assaggiare gli invitanti pop-corn caramellati, che alla fine sono
stati
divorati senza pietà da Yoichi, seduto invece sulla poltrona
alla mia destra.
Non contento di avermi privata della mia unica golosa consolazione, si
è
divertito per la maggior parte del tempo a ridere della mia sfortuna,
stuzzicando la mia paura e provocando le mie disperate reazioni ad ogni
occasione. Se non mi fossi trovata in un luogo pubblico, affollato da
sconosciuti, non mi sarei certo impegnata per soffocare le grida di
terrore che
minacciavano di squarciare la mia gola ad ogni scena del film, o ad
ogni
scherzo di Yoichi. A parte la mia fobia per il cinema horror,
però, è stata una
serata piacevole. Era da un po’, infatti, che non passavamo
del tempo tutti
insieme.
Siamo
rincasati piuttosto tardi: sono già le
undici passate. Non c’è da stupirsi se siamo stati
rimproverati sia da mio
padre che da mia zia, ma abbiamo assicurato a entrambi che la tarda
uscita non
ci impedirà di alzarci in orario domani mattina e alla fine
ci hanno perdonati.
Tatsuo, Naoko, Seiichi e Mikio sono ormai studenti universitari e non
è
insolito per loro rimanere fuori casa fino a serata inoltrata. Yoichi,
Shizuka
e Haruka frequentano le scuole superiori mentre io ho appena iniziato
l’ultimo
anno delle medie. Anche se Haruka ha solo un anno più di me,
è piuttosto
indipendente e poco incline a rispettare i coprifuoco imposti da zia
Azumi.
Mi
lascio cadere all’indietro sul materasso
del letto. Ovviamente mi sono adoperata per accendere tutte le luci
della mia
camera. Nella mia testa continuano a ripetersi le scene più
spaventose del
film, come un disco rotto che riproduce sempre la stessa sequenza
musicale.
Provo a sfogliare la rivista dedicata agli amanti dei cani che ho
comprato
ieri. È piuttosto interessante, soprattutto la sezione che
spiega come evitare
gli errori più comuni che si compiono quando si adotta un
cucciolo.
L’unico
animale domestico in casa nostra fino
a poco fa era Miyu, la gattina di Mikio. L’ha notata una
mattina andando a
scuola (all’epoca frequentava le elementari), abbandonata in
uno scatolone sul
ciglio della strada. Era così piccola da entrare nel palmo
di una mano. Fin da bambino,
Mikio è stato un amante degli animali e se zia Azumi non
avesse posto un limite
agli sventurati trovatelli che mio cugino aveva il permesso di
adottare,
l’intera villa Wadsworth si sarebbe trasformata in una
fattoria.
Non
passa molto tempo prima di rendermi conto
che la lettura in cui mi sono cimentata non è abbastanza per
distrarre i miei
pensieri dal ripercorrere gli agghiaccianti eventi delle ultime due
ore. I miei
nervi sono ancora tesi come corde di violino e io temo che possano
spezzarsi da
un momento all’altro. Il silenzio che mi circonda in questo
momento, inoltre,
non contribuisce affatto ad alleggerire l’atmosfera. Se non
avessi quattordici
anni, non esiterei ad infilarmi in camera di Naoko per chiederle di
dormire
insieme, come succedeva spesso quando ero bambina.
Mi
siedo alla scrivania e accendo il
computer. Mi destreggio fra diversi siti di manga finché non
ne trovo uno la
cui trama cattura il mio interesse e mi immergo in una nuova lettura.
Rimango
concentrata sullo schermo per circa un’ora, quando un inizio
di sonnolenza si
fa strada attraverso il mio corpo. Per nulla intenzionata a opporre
resistenza,
spengo il PC e mi infilo sotto le coperte lasciando accese le luci, ma
non
appena socchiudo le palpebre un fruscio risveglia tutti i miei sensi
facendomi
scattare in posiziona seduta.
«È
solo un uccello notturno tra le fronde
degli alberi», mi ripeto nella speranza di riuscire a
convincermi. Ma una volta
attivato, il congegno della paranoia rimane in funzione anche senza
essere
alimentato.
I
miei occhi corrono freneticamente da un
angolo all’altro della stanza in cerca
dell’invisibile presenza in agguato. La
parte più razionale del mio cervello continua a suggerirmi
che sono l’unica
persona nella camera da letto, ma il mio subconscio, ormai schiavo
devoto della
suggestione, mi impone di mantenere alta la guardia contro un
pericoloso nemico
inesistente. Per diversi minuti l’unico suono percepibile
è il mio respiro
pesante che, contro ogni previsione, ha l’effetto di
tranquillizzarmi,
inducendo nuovamente uno stato di sonnolenza. La mia testa scivola
lentamente
sul cuscino e la tensione che attanagliava i miei nervi inizia a
sciogliersi
fino a estinguersi del tutto. La percezione del piccolo mondo racchiuso
fra le
mura della mia camera si affievolisce progressivamente fino a
catapultarmi in
una dimensione sospesa tra il sogno e la realtà. Ogni cosa
intorno a me perde a
poco a poco la sua forma perfettamente delimitata entro confini fisici,
diventando un’immagine sfocata e confusa che si fonde con
quella più vicina.
Ancora una volta le palpebre stanche calano sulla mia vista solo per
riaprirsi
con uno scatto non appena il battito di una mano sulla porta richiama
la mia
coscienza nel mondo sensibile.
«Chi
è?», la mia voce esplode come il tappo
di una bottiglia di spumante, mentre il mio cuore ricomincia a battere
alla
stessa velocità di una galoppata.
«Sono
io. Posso entrare?».
Mi
basta un secondo per riconoscere il tono
gentile di Naoko attraverso la parete. Allungo la mano per afferrare la
sveglia
sul comodino: è quasi l’una e mezza, che cosa ci
fa ancora in piedi a
quest’ora? Non che possa dirmi dispiaciuta della sua visita.
«Certo,
vieni pure», rispondo emergendo dalle
coperte e mettendomi seduta.
L’anta
si dischiude e la splendida figura di
Naoko si manifesta, avvolta in una veste di raso semiaderente lunga
fino al
ginocchio. L’orlo inferiore impreziosito da un candido
merletto.
«Sapevo
che ti avrei trovata ancora sveglia»,
esordisce con un tenero sorriso sulle labbra di pesca.
Si
avvicina al mio letto con il passo leggero
di una ninfa e si adagia accanto a me.
«Non
riesci ad addormentarti, vero?».
Alla
sua domanda annuisco, portando una mano
sul petto per ascoltare il mio cuore che ancora non riesce a calmarsi.
«Continuo
a ripensare al film», confesso
quindi, lieta di avere finalmente una presenza confortevole al mio
fianco.
«Non
posso biasimarti. È stato abbastanza
spaventoso anche per me», le parole di Naoko raggiungono le
mie orecchie come
il canto melodioso di un pianoforte. So che è sincera e che
in questo momento è
l’unica persona in grado di comprendere il mio turbamento.
«Vuoi
che resti a farti compagnia finché non
ti addormenti?», propone infine, interpretando
l’espressione supplichevole sul
mio viso.
«Davvero
lo faresti?», ribatto io, un po’ in
colpa per la mia tacita ed egoistica richiesta.
Con
un cenno della mano, Naoko mi invita ad
infilarmi sotto le lenzuola e inizia ad accarezzare dolcemente i miei
capelli.
Il tocco delle sue dita è così delicato e
familiare che il mio corpo si abbandona
istintivamente ad esso. Ogni pensiero negativo si allontana dalla mia
mente per
essere sostituito dai ricordi più sereni della mia infanzia,
prima di mutare in
allegri e luminosi sogni. In lontananza percepisco la voce di mia
sorella
intonare una nostalgica ninna nanna, che guida il mio subconscio fino
alle
terre del greco Morfeo. Appena prima di perdere i sensi, le labbra di
Naoko si
posano sulla mia fronte sigillando il mio sonno fino al sorgere del
sole.
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Nota
d’Autrice:
Con questa
settima parte si conclude il primo capitolo e la nostra Eiko ha
incontrato
tutti i membri della Generazione dei Miracoli. Quale destino attende la
nostra
protagonista?
Se avete dedicato un po’ del vostro tempo a leggere la storia
fino a questo
punto, non esitate a condividere con me le vostre opinioni o le vostre
critiche. Ogni vostra recensione sarà per me un prezioso
aiuto a migliorare
come scrittrice per regalarvi una storia indimenticabile ^.^