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Autore: Ace of Spades    03/05/2016    10 recensioni
"Ogni persona al mondo nasceva con quella sorta di orologio tatuato e su cui inevitabilmente scorrevano le ore. Non si sapeva quando era iniziato, si sapeva solo che non appena incontravi la persona a cui eri destinato il tempo si fermava e le ore si bloccavano.
Ora 0
Minuto 0
Secondo 0
L’ora x che tutti attendevano, nessuno conosceva il giorno o il momento esatto, ma sarebbe accaduto prima o poi.
Eustass Kidd non credeva in quelle cazzate sul fato o sull’essere predestinati.
Il suo ancora scorreva silenzioso, portandosi dietro secondi e minuti della sua esistenza senza che cambiasse qualcosa.
(...)
Un paio di occhi azzurri come il ghiaccio si piantarono nei suoi e il mondo si fermò, come se qualcuno avesse spinto il tasto pausa sul telecomando.
Il respiro si bloccò e un leggero prurito si diffuse sul polso.
Su quel polso.
Tre zeri si stagliavano sul suo contatore.
“Piacere, Trafalgar Law”
“Piacere un cazzo”
-
Soulmate AU con tante, troppe coppie (KiddLaw, DoflaCroc, MarAce, KillerPenguin, MihawkShanks, ZoSan)
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Franky/Nico Robin, Sanji/Zoro, Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- epilogo -




















 

Crocodile uscì dal palazzo ed entrò in auto; sospirò e si appoggiò allo schienale chiudendo gli occhi e riposandosi per la prima volta durante quella giornata.
Dopo una ventina di minuti si sgranchì le spalle e sbuffò nuovamente al pensiero di dover andare da un Doflamingo eccitato e felice.
Sperava solo che questa volta non avesse fatto qualcosa di improponibile come l’ultima. Come poteva dimenticarsi la cucina imbrattata e strani dolci - o presunti tali - sul tavolo che aspettavano solo lui?
Aveva capito che il biondo esprimeva sempre le proprie emozioni al massimo, come se fosse esplosa una bomba in uno spazio ristretto, il problema era che questo valeva sia per quelle positive, sia per quelle negative.
Lui mal sopportava tutto quell’entusiasmo, lo spiazzava; per qualcuno che non si esprime in modo plateale, ma con piccoli gesti, era sempre strano, a volte imbarazzante.

Uno psicopatico e uno sociopatico, fantastico.
 

Parcheggiò l’auto e vide un furgone davanti all’entrata; storse il naso leggendo la scritta sulla fiancata e si mosse verso la porta d'ingresso, sperando che un meteorite lo colpisse in testa e gli evitasse l’ennesima tortura.
Davanti alla porta semi aperta e a voci concitate, fece un passo indietro e si voltò per tornare alla macchina, ma una mano sulla spalla lo fermò.

“Croco-chan, era ora! Vieni dentro che ho bisogno di una mano”


Crocodile non era mai stato una persona religiosa, aveva sempre pensato che un Dio, di qualunque natura fosse, non potesse esistere e che, se magari ci fosse stato qualcosa che li controllasse, di certo non avrebbe perso tempo con creature come loro.
Al massimo si sarebbe divertito ad incasinare le esistenze di molte persone, come un bambino che trova un formicaio e passa il tempo prima del pranzo a giocare con un bastoncino.
Non aveva mai creduto che lassù si trovasse qualcuno che potesse risolvere i problemi se lo si prega ogni sera. Per quanto ne sapeva, chi parla da solo soffre di schizofrenia.

Ma in quel momento, trascinato in casa da Doflamingo, con un uomo che ovviamente rimpiangeva ogni scelta di vita presa che lo aveva portato a lavorare come fattorino per Zalando, davanti a montagne di vestiti imbarazzanti e scatole, in quel momento, pregò Dio di fargli perdere i sensi o che almeno fosse tutto un incubo.

“Ho comprato un sacco di cose!”
“Noto” commentò storcendo il naso mentre il fattorino si defilava.
“Ho preso anche per te ovviamente”
“Che culo”
“È esattamente quello che ho pensato io quando ti ho immaginato con questi boxer- ma dove sono?” sbottò lanciandosi dentro alla montagna di indumenti, mentre Vergo osservava tranquillo la scena appoggiato al muro.


Quelle sono brasiliane da uomo? Ma perché non sono rimasto al lavoro.


“Eccole!” esclamò trionfalmente tenendo un braccio alzato con i suddetti boxer con i cuoricini rossi e sfondo giallo.
“Ero indeciso, quindi ho preso anche questi” aggiunse sventolandogli davanti mutande con banane “e questi” pantaloni a righe verdi e rosa “anche se le mia preferite sono in assoluto queste” concluse sorridendo e alzando dei tanga rosa confetto col pizzo bianco. Da uomo.

Doflamingo guardò l’uomo davanti a sé fermo, sembrava si fosse trasformato in una statua di ghiaccio, poi improvvisamente capì.
“C'è un po’ di disordine in effetti”
Crocodile odiava lo sporco e in egual misura rifuggiva il disordine.

Il moro si mosse e il biondo sentì numerosi brividi di paura lungo la colonna vertebrale.
“Un po’?” chiese con voce gentile il moro rimarcando sull’ultima parola, mentre sul suo volto svettava un sorriso gioviale che fece indietreggiare l’altro; Vergo prese i suoi boxer con hamburger ed uscì dalla stanza.
“Ho una gran voglia di prendere la tua faccia e sbatterla contro il muro, più e più volte, poi dar fuoco a tutta questa schifezza, te compreso” disse con tono allegro.
“Ora mettiamo in ordine ma ti prego calmati e controlla il tuo OCD” sussurrò cominciando a raccogliere.

Da quando aveva capito che era affetto da un disturbo ossessivo-compulsivo dovuto alla pulizia, si era spiegato il perché di molti dei suoi comportamenti, come quando aveva rotto un braccio ad una persona che gli aveva tossito quasi in faccia e aveva sparato in una gamba ad un altro che aveva sporcato per terra dove lui doveva passare.

Crocodile chiuse gli occhi e cercò di controllare l’impellente bisogno di bruciare quel luogo; Doflamingo ringraziò le sedute che gli aveva convinto a fare con Monet per mettere sotto controllo i suoi impulsi omicidi.
Dopo qualche minuto aveva fatto sparire le scatole più piccole, tenendo solo quelle più grandi e riempiendole dei vestiti acquistati.
Fortuna volle che Dellinger passasse davanti alla stanza e che capisse al volo la situazione, aiutandolo a portare via il tutto in un altro posto.

Crocodile riaprì lentamente gli occhi e inspirò, notando la stanza vuota e il biondo col fiatone che gli porgeva uno swiffer per raccogliere la polvere, che lui accettò subito.
Doflamingo crollò per terra e guardò l’altro che puliva con un’espressione più rilassata sul volto.


Almeno così si calma un po’...


Dopo aver ripreso fiato, uscì dalla stanza ed incrociò Baby-5, intenta a mandare un messaggio al suo nuovo spasimante, un certo Don Sai, che l’aveva salvata da uno scippo. Non che lei non si sapesse difendere da sola, ma era sempre stato il suo sogno farsi soccorrere dal principe azzurro.
Aveva fatto qualche ricerca e quel tizio non era così male, anche perché si era rivelato pure l’anima gemella della cameriera.
“Baby-5, fammi un favore, prepara del caffè e porta dei dolci in salone”
“Certo Dofy!” disse lei cordiale.
“Grazie”

La mora guardò l’uomo allontanarsi e sorrise; di solito non era così gentile, ma quando c'era di mezzo Mister Zero il suo capo si trasformava in una ragazzina.
 

Crocodile appoggiò lo swiffer in un angolo e sospirò soddisfatto; la camera era tutta pulita e solo in quel momento si rese conto che era da solo.
Il biondo sbucò dalla porta.
“Vuoi il caffè?”
“Sai che non rifiuto mai”

Entrambi si sedettero davanti al tavolo e si godettero il momento di pace.
Due uomini che conducevano affari illegali e non ci pensavano due volte ad uccidere chi si ponesse sulla loro strada, trovavano rilassante e piacevole restarsene in silenzio a condividere qualche minuto della loro giornata.
Baby-5 era stata tentata più volte di dire al Signorino che era quello che facevano le coppie sposate, ma Monet era intervenuta per salvare la vita alla giovane.

A Crocodile piaceva particolarmente fumare nella terrazza personale del capo famiglia, quella collegata alla sua camera da letto, per quello dopo aver consumato la sua dose di caffeina quotidiana si diresse in quel luogo.
Entrò nella stanza e uscì, accendendosi subito dopo un sigaro e appoggiando i gomiti alla ringhiera.
Udì la porta chiudersi e sorrise quando sentì delle braccia circondargli la vita.
“Sto fumando”
“Fai pure” rispose Doflamingo cominciando  a mordicchiargli il collo.
Lo ignorò per un po’, poi si divincolò dall’abbraccio e si girò, unendo le loro labbra e lasciando che il fumo denso e acre si liberasse tra di esse.
Il biondo sembrò apprezzare il trattamento, staccandosi per leccarsi il labbro superiore.
Crocodile aspirò nuovamente dal sigaro e lo baciò, spingendoselo vicino con una leggera pressione sulla nuca.
Doflamingo posizionò le mani sulla ringhiera e lasciò che fosse il moro a condurre; nonostante avesse una personalità molto decisa, non poteva negare di trovare assai piacevole interpretare la parte passiva.
E sapeva bene che Mister Zero era un maniaco del controllo e non aspettava altro se non un’apertura per poterlo torturare.
Quei baci erano lenti, di quelli che ti consumano come una candela.
Del loro odio sembrava non essere rimasta alcuna traccia, per questo nessuno li aveva mai visti in atteggiamenti del genere; quei momenti erano rari e riservati.

Doflamingo lo prese per il polso e lo trascinò in camera, spingendolo sul letto e facendolo cadere sdraiato di schiena.
Una delle cose che più apprezzava del fenicottero era che sapesse trovare un utilizzo della propria bocca anche quando stava zitto.
Gli slacciò i pantaloni e li abbassò leggermente insieme all’intimo, senza però toglierli.
Crocodile continuò a fumare, espirando il fumo nell’aria e lasciando che si disperdesse in spirali, mentre il biondo si intratteneva poco più in basso.
Chiuse gli occhi mordendo leggermente la base del sigaro quando Doflamingo decise di impegnarsi di più, aumentando il ritmo, leccando e succhiando e alternando i movimenti che sapeva piacessero all’altro a momenti di pausa, per non far finire tutto troppo presto.
Quando sentì le anche alzarsi leggermente, seppe che mancava poco e ruotò la lingua in senso antiorario, succhiando ancora, cosa che fece perdere il controllo al moro, che venne nella sua bocca.
Espirò e regolarizzò il respiro prima di tornare a fumare; il biondo lo rivestì e si leccò le labbra, poi si posizionò sopra di lui e nascose il volto nell’incavo della spalla dell’altro.
Crocodile passò le dita tra i capelli biondi e finì di fumare lasciando cadere il sigaro sul pavimento ed avvolgendo la vita di Doflamingo con l’altra mano.


È fin troppo concessivo oggi


“Croco-chan” cominciò con un tono lamentoso che fece alzare gli occhi al cielo al diretto interessato.
“Cosa”
“Ho voglia di scopare”


Come non detto


“Ouch! Smettila di picchiarmi!”
“E tu piantala di dire cavolate”
“Ma è vero!”
“Fottiti”
“Esatto, proprio quello di cui stavo parlando” commentò morsicandogli la base del collo e infilando una mano sotto la camicia.

 

Non è forse amore quel labile confine tra il fottiti e il fottimi?



 

“Vuoi sapere una battuta sui fantasmi?”
“Doflamingo, taci.”
“Questo è lo spirito~”
“ … Preferivo quando stavi zitto”

 



-
 



Fino a quel momento non ci aveva pensato dato che, ovunque dovesse andare, era Marco a guidare l’auto concessa dalla sua scuola per rimpiazzare quella danneggiata.
Era gentile da parte sua, ma era ora che portasse dal meccanico anche la sua povera Yeti così da poter accompagnare suo fratello in giro a mettere a soqquadro il mondo.

“Marco” disse Ace appoggiando la tazza sul piattino e alzando lo sguardo sul barista. “Ho deciso che porterò l’auto a riparare, non posso sempre dipendere da te”
L’uomo sorrise comprensivo ed annuì.
“Va bene, ma non conosco officine valide, fino a questo momento non mi era mai capitato di fare un incidente”

“Ti consiglio di andare da Franky, è molto valida” commentò una voce calma dietro di loro.
Ace si girò incontrando un paio di occhi azzurri come il ghiaccio e soprattutto divertiti.
“Non volevo origliare, volevo solo ordinare la cosa più calorica presente sul menù”
“In effetti sei un po’ magro”
“I turni all’ospedale non mi permettono di mangiare in modo regolare” rispose sorridendo gentilmente ma facendo venire i brividi ad Ace.


Un medico con tatuaggi sulle braccia e sulle dita scritto DEATH. Ora sì che le ho viste tutte.


“Capisco, non deve essere facile”
“Oh, a me non cambia molto. Operare a stomaco pieno mi sarebbe d’intralcio”


Un chirurgo! Ancora meglio


“Ma devo guadagnare due chilogrammi il più presto possibile”
“Se vuoi ingrassare in fretta vai di cioccolato e dolci, e aggiungi anche carboidrati, ti faccio compagnia!” disse gioviale facendogli segno di sedersi di fianco a lui.
“Ah, non mi sono presentato. Portgas D. Ace, piacere!”
“Trafalgar Law”

Marco ricomparve in quel momento appoggiando davanti a loro una varietà di cibi noti per essere calorici e possibilmente da evitare durante la dieta.

Cominciarono a mangiare; il dottore sembrava non voler intavolare una conversazione, Ace invece fremeva per parlare; di natura amichevole, considerava un ragazzo col pizzetto pieno di tatuaggi e laureato in medicina una persona decisamente interessante.
Law, che non era stupido, lo vide agitarsi e aspettò.

“Hai detto due chili?” chiese infatti il moro con le lentiggini poco dopo.
“Il mio ragazzo mi tiene in astinenza se non ingrasso” commentò semplicemente. Non aveva mai fatto segreto del suo orientamento sessuale, quindi non vedeva nessun motivo per cominciare in quel momento.
Ace sorrise ed annuì.
“Davvero un demonio! Però se mangi tutta questa roba per un paio di giorni di seguito, un chilo lo prendi sicuro” rispose senza fare una piega.
“Se vuoi posso scriverti un programma di cibi da mangiare ad ogni ora del giorno” commentò il barista mentre puliva un piatto.
“Marco, geniale! Se gli dai una mano impiega ancora meno”
Law guardò i due cominciare ad elencare prelibatezze di ogni genere, sorridendosi di tanto in tanto, e capì subito perché Ace non aveva fatto una piega al ‘ragazzo’.

“Vi sarei molto grato” disse appoggiando la forchetta dopo aver mangiato molti dei dolci davanti a lui.
“E di cosa? Tu mi hai detto dove portare l’auto”
“Probabilmente incontrerai un tizio enorme, con capelli rossi sparati e rossetto, un carattere del cazzo e uno sguardo deciso come il tuo”
“Sei un assiduo frequentatore?” chiese sorpreso il barista.
“No, è la persona che mi tiene in astinenza”

I due fecero un ‘oh’ interessato.

“Voi due mi sembrate molto una coppia di pettegole” 
“Di solito non ci comportiamo così, ma tu sei un soggetto abbastanza strano.” rispose Ace per poi cominciare ad ondeggiare e cadere in avanti sul bancone.
Law rimase di sasso e controllò il battito cardiaco, constatando che era ancora presente.
“Dorme?” chiese al biondo, che gli sorrise.
“Soffre di narcolessia”
Il moro annuì e si risedette, attendendo che il ragazzo tornasse in sé.
Marco gli spiegò che a volte si svegliava dopo qualche minuto, altre invece impiegava anche un’ora perché ne approfittava per schiacciare un pisolino.

Dopo qualche minuto Ace riaprì gli occhi.
“Che è successo?”
“Soffri di narcolessia, divertente. Potrei fare qualche esperimento sul tuo cervello?”
“Mi sai tanto di scienziato pazzo, sai?”

Law ghignò e fece per alzarsi
“Non sei il primo a dirmelo. Grazie per i dolci”
“Aspetta, ti scrivo la lista” disse Marco sparendo in cucina.
In quel momento la porta del bar si aprì e una risata cristallina ruppe la calma.

“Fratellone!”
“Rufy! Che ci fai qui?”
Il ragazzino si avvicinò e il moro notò che aveva dei graffi sulla guancia ed il fiatone.
“Sto facendo a botte con qualche tizio”
“Cosa” disse Ace alzandosi in piedi.
“Stavano cercando di fare del male ad una ragazza, così mi sono intromesso” commentò semplicemente.
In quell’istante entrarono nel locale una decina di uomini, alcuni armati di mazze e tubi di ferro.
“Fratellino, perché ti cacci sempre nei guai?”
“Eheh”
“Scusa se te lo chiedo Trafalgar, ma una mano farebbe comodo anche se siamo in minoranza e disarmati”
“Parla per te” sussurrò Law estraendo un bisturi dalla tasca e facendo ridere Ace.
“Rufy, lui è-”
“Trafalgar… Torao!”
“Trafalgar Law” provò a correggerlo, ben sapendo che quando suo fratello affibbiava un soprannome a qualcuno, raramente cambiava modo in cui chiamarlo.
“Trafalgar, lui è mio fratello minore Rufy”
“Piacere Torao! Ora divertiamoci!” esclamò buttandosi nella mischia senza aspettare una risposta.

Ace lo seguì quasi subito e Law camminò lentamente in mezzo al casino.
Aveva trovato un ottimo modo per smaltire il carico di frustrazione sessuale che Kidd gli aveva causato in quei giorni: fare del male fisico ad altre persone. 
Riuscirono a mettere al tappeto tutti gli uomini, Ace si spaventò per loro quando vide con la coda dell’occhio Trafalgar rompere il polso ad uno sorridendo maniacalmente. Ringraziò Dio che fosse dalla loro parte.

Dopo averli buttati fuori dal locale, si girarono verso Marco, che stava applaudendo da dietro il bancone.
“Niente male! Siete proprio tre pesti. Ecco la lista” concluse porgendo un foglio al moro.
“Grazie, è stato un piacere” detto questo uscì lasciando i due fratelli impressionati e con una miriade di domande da fare.
“Chirurgo? Serial killer forse” sussurrò Ace sorridendo.
“Torao è fantastico! Ora devo andare anche io altrimenti Nami mi uccide, ciao fratellone!” e sparì senza aspettare la risposta dell’altro, come al solito.
“Vanno tutti di fretta oggi”
“Già. Vado a fare un giro a vedere se trovo questa officina ‘Da Franky’, ci vediamo dopo. E dire che il nome non mi è nuovo...” 
“D'accordo, io pulisco il casino che avete fatto”

 


Ace camminò diretto all’incrocio canticchiando tra sé e sé.
“Making my way downtown, walking fast…”

Una voce arrabbiata e bassa gli fece alzare gli angoli della bocca, si girò e vide un uomo con corti capelli grigi, due sigari in bocca ed espressione scazzata osservarlo, riconoscendo subito il suo noto rivale.

“Sapevo che la rissa era opera tua, Portgas!”
“Walking faster…”
“Sei in arresto!” esclamò il commodoro Smoker dalla parte opposta della strada correndo verso di lui.
Fucking running! Devi prima prendermi, Smoky!” rispose ridendo e scappando inseguito dal marine per le strade della città.

Una donna con occhiali da vista osservò la scena; non che ci fosse qualcosa di nuovo nel suo superiore che perdeva la calma a causa di quel ragazzino, ma Tashiji sorrideva sempre ogni volta, perché sapeva che, in fondo, anche Smoker trovava divertente mettere agli arresti Ace, dato che gli dava sempre del filo da torcere.
 

Law si girò appena in tempo per vedere il commodoro della Marina detto ‘Il Cacciatore Bianco’ inseguire un Ace sorridente, prima che entrambi sparissero dalla sua visuale.
E pensare che era entrato in quel bar per puro caso, solo perché gli era venuta una leggera fame nervosa.
Era strano per lui incontrare persone che il suo cervello catalogasse nella sezione interessante, e quel giorno ne aveva incrociate addirittura tre.
Quando vide del fumo e un fuoco alzarsi qualche strada più in là, sorrise e ricominciò a camminare con la lista in tasca.
“Un piromane narcolettico, un ragazzino imprevedibile con un buffo cappello di paglia e il figlio maggiore del sindaco Barbabianca. La mia giornata ha preso una piega alquanto buffa” disse a se stesso mentre si dirigeva nuovamente verso casa per preparare il solito trolley del venerdì e partire verso villa Donquixote.

 



-
 


Dopo essere riuscito a distrarre Smoker incendiando un cassonetto, sperava che il commodoro lo lasciasse in pace, invece quell’uomo si era rivelato un vero segugio, aveva ignorato il fuoco e lo aveva inseguito.
C'era voluta tutta la sua bravura nel nascondersi e un pizzico di fortuna per seminarlo.

Col fiatone aveva girato in una strada e aveva ricominciato a correre, ma una mano lo aveva tirato per un braccio in un vicoletto.
Guardò il proprietario di quella mano e sorrise vedendo Sanji fargli segno di stare zitto, per poi dargli una leggera spinta verso Zoro, che si trovava di fronte a lui, ed uscire appena in tempo per intercettare il marine.
Dopo qualche minuto ritornò.
“Gli ho dato indicazioni sbagliate” commentò alzando un pollice in segno di vittoria.
“Certo che ti diverti proprio a provocarlo” commentò Zoro mollandogli una pacca amichevole sulla spalla.
“A mia discolpa posso dire che questa volta non centro, è stato Rufy a portarci un’intera banda al bar, la mia è stata solo legittima difesa” rispose con una faccia fintamente innocente, tradita da un sorriso sbarazzino.
I tre ragazzi uscirono dal loro momentaneo nascondiglio e camminarono.
“Per caso sapete dove si trova l’officina ‘Da Franky’?”
Zoro scosse la testa.
“Sì, devi andare verso il dojo di questo cretino e poi girare a destra al primo incrocio, da lì sempre dritto, non puoi sbagliare. Poi salutacelo!
Zoro, nessuno contava sul fatto che tu potessi saperlo”
I due cominciarono a tirarsi calci e pugni ed Ace si fermò qualche secondo a guardarli, distogliendo lo sguardo quando notò che in realtà si divertivano.
“Grazie per l’aiuto, cercate di tenere d'occhio mio fratello, dà sempre un sacco di preoccupazioni” disse salutandoli con la mano e allontanandosi.

“Povero Ace, tra Rufy che si caccia nei guai e Sabo che è in un’altra città per un master in giornalismo deve essere un bel problema” sospirò il cuoco mentre lo spadaccino annuiva.
“A fine mese Sabo dovrebbe tornare”
“Cosa?”
“È una sorpresa. Non dire niente.”
“Che testa d’alga premurosa. Non dirò nulla, tranquillo.”
“Devo andare al dojo, muoviti”
“Sì, sì, calma Marimo”
I due camminarono nella direzione opposta a quella di Ace, ben sapendo che era la strada più lunga, ma ad entrambi piaceva girare per le strade uno affianco all’altro.


“Cosa fai qui, spadaccino?”
“Perona?”
La ragazza dai capelli rosa inclinò la testa da un lato e strinse il peluche a forma di fantasma al petto.
“Io dovevo andare in merceria, ho finito il filo blu. E poi a casa con quei due senza di te non ci sto, se voglio vomitare mi guardo Twilight”
Sanji guardò i due farsi un cenno comprensivo e chiese spiegazioni.
“Non te l’ho detto? Da quando si sono chiariti si comportano come una coppietta sposata, a volte non si accorgono neanche della nostra presenza”
“Perona, sei una ragazza splendida, i tuoi capelli sono come lo zucchero filato e i tuoi occhi mi ricordano-”
“Cuoco di merda, ascolta quando uno ti parla!”

Perona guardò sconsolata i due ricominciare a battibeccare per poi passare alla rissa e sospirò.
“Ero uscita per evitare una coppia e ne incontro un’altra. Oggi non è giornata” commentò sorridendo e allontanandosi, diretta in merceria.




 

Mihawk guardò Shanks fare una faccia strana e gli dedicò uno sguardo interrogativo.
“Mi fischiano le orecchie, qualcuno sta parlando di me” commentò brevemente, annuendo.
Il moro non gli diede peso e tornò a leggere il libro; l’uomo dai capelli rossi, che si era seduto di fianco a lui sul divano, continuò a fissarlo come se nulla fosse finché non riebbe gli occhi dorati su di sé.
“Ora cosa c'è”
“Niente, mi piace guardarti mentre leggi”
Mihawk fece una smorfia strana e riprovò a dedicarsi alla lettura, ma era alquanto difficile concentrarsi quando aveva quello sguardo puntato addosso.
Chiuse il libro con uno scatto e afferrò il colletto della camicia bianca del Rosso, lo tirò verso di sé e lo baciò.
“Ora lasciami finire il libro” commentò lasciandolo e riprovando a leggere, mentre l’altro sorrideva.
“e finiscila di gongolare”
Shanks gli fece una linguaccia e chiuse gli occhi, appoggiando la spalla a quella del moro, che fece lo stesso.


 


-
 


Ace seguì alla lettera le istruzioni di Sanji, a destra e poi sempre dritto. Erano un po’ generiche, ma capì perchè non avrebbe potuto sbagliarsi quando si trovò davanti all’insegna.
“In effetti è molto caratteristica” disse entrando nell’officina.
Vide un paio di scarponi sbucare da sotto un’automobile e si fermò.
“Scusi, a chi posso chiedere per far riparare la mia Yeti?”
Gli scarponi si mossero e un ragazzo sporco di olio con buffi capelli rossi gli si parò davanti.

“Puoi chiedere a me, il capo è andato in montagna con sua moglie”
Ace lo fissò per qualche secondo e Kidd cominciò ad innervosirsi; proprio quando stava per usare la chiave inglese in maniera inappropriata il ragazzo con le lentiggini gli sorrise.
“Tu sei il fidanzato di Trafalgar, quello che lo tiene in astinenza finché non prende due chilogrammi! Piacere, Portgas D. Ace” disse allungando una mano.

Il meccanico rimase a bocca aperta ma la strinse.
“Eustass Kidd. A quanto pare hai avuto la sfortuna di conoscere quella testa di cazzo”
Ace annuì “Se vuoi ti racconto tutto, ma ho un po’ fame, dopo la corsa inseguito da Smoky devo aver smaltito il pranzo”
Kidd sorrise; gli era capitato un tizio interessante in officina, di solito i suoi clienti erano tutti dei deficienti senza cervello, escluso Crocodile, invece quel ragazzo aveva l’aria di essere uno che si cacciava nei guai facilmente.
E ad Eustass piacevano le persone così simili a lui.

“Lasciami finire quest’auto e poi andiamo a mangiare. Sono proprio curioso di sapere che minchia ha combinato Trafalgar. Ah, e poi mi dici anche che problemi hai con l’auto”
Ace si trovò subito d'accordo con lui, si sedette su una panca e aspettò pazientemente.



Dopo una mezz'oretta, Kidd riemerse dal cofano e si pulì le mani smaltate su uno straccio già completamente macchiato.
“Di certo non posso andare a mangiare conciato così.” commentò guardandosi.
“Per me non c'è problema, posso anche accompagnarti a casa, tanto oggi non ho molto da fare”
Il rosso sembrò pensarci su qualche secondo e poi sorrise.
“Perfetto, dovrei avere gli ingredienti necessari per fare una carbonara in casa se per te va bene”
Occhi neri sgranati che brillavano di luce propria furono una risposta più che eloquente.

 

Uscirono dall’officina e camminarono fino a casa di Kidd.
Entrarono e il meccanico notò che mancava il trolley.
“Trafalgar non c'è, al momento è tornato dalla mamma chioccia” commentò cominciando a ridere pensando a Doflamingo che covava uova.
Ace alzò le spalle e si sedette in cucina mentre Kidd spariva in bagno per farsi una doccia.
Tornò dopo una decina di minuti con indosso una t-shirt dei KISS e dei pantaloni a righe bianche e nere.
“È stato Law a consigliarmi di venire da te per l’auto” cominciò Ace mentre Eustass si metteva ai fornelli.
“A dire il vero l’ho conosciuto qualche ora fa al bar di Marco”
“Oi, oi, parti dall’ inizio. Chi è Marco?”
Ace ghignò e cominciò a raccontare proprio dal principio.


Gli spiegò che aveva due fratelli, uno della sua età in un’altra città, e uno più piccolo che gli dava un sacco di preoccupazioni ma a cui voleva molto bene. Gli raccontò della rissa di Rufy, di lui che, preso dal panico, non aveva visto un’auto e l’aveva tamponata.
Gli disse che aveva incontrato la sua anima gemella, che si era rivelato proprio il proprietario della macchina che aveva tamponato e che rispondeva al nome di Marco.
Continuò descrivendo il biondo, il suo bar, la sua famiglia e l’incontro con Barbabianca, cosa che provocò a Kidd diverse risate mentre scolava gli spaghetti.
Arrivò finalmente a parlare di quel pomeriggio e di come Law gli aveva dato una mano a mettere al tappeto quei tizi.
“Sapevo che girava con un bisturi in tasca, quello è completamente pazzo”

Quando finì il suo racconto con lui e Smoker, Kidd gli appoggiò davanti un piatto enorme di spaghetti alla carbonara.
“In effetti conosco poco Law, ma dato il tipo, solo una persona strana quanto lui poteva essere il suo ragazzo” commentò Ace cominciando a mangiare.
Kidd seppe che quel ‘strano’ era stato usato come complimento soltanto guardandolo in faccia.
“Di solito non invito gente a cazzo a casa mia, ma se sei sopravvissuto ad un incontro con quella merda di dottore e ci hai pure intavolato una conversazione per più di un minuto, allora vuol dire che non sei tanto male” commentò Eustass mangiando.
“E tu e Law come vi siete incontrati?”

Kidd ghignò e cominciò il suo racconto, dalle sedute della dottoressa Kureha, al tentativo di omicidio di Doflamingo, poi Crocodile, Rocinante e i pony.
Ace non gli staccò mai gli occhi di dosso, troppo interessato alla storia singolare che quel meccanico gli stava raccontando. Finì per ingoiare tutta la carbonara e a prestare attenzione solo al rosso di fronte a sé.

“E io che pensavo di avere una vita interessante!” esclamò Ace incrociando le braccia al petto. “entrambi abbiamo incontrato le nostre anime gemelle per puro caso e in circostanze abbastanza buffe”
“Già, non me lo ricordare”
“Davvero hai paura dei pony?”
“Fanculo Ace, quei cosi sono orribili”
“Però Crocodile non mi è nuovo come nome. Credo che Robin lo avesse nominato tempo fa”
“Robin è la moglie del mio capo, Franky”

Ace aprì la bocca per dire qualcosa e poi la richiuse. Capì perché quel nome gli suonasse e perché Sanji gli aveva detto di salutarlo.

“Franky mi aveva detto di avere un’officina, ma non avevo collegato che potesse essere la tua officina! Devo essermelo dimenticato, certo che sono proprio un coglione. Da Franky… quante persone possono esserci con un nome simile?”
Kidd lo guardò interrogativamente e Ace gli spiegò che l’omone dal ciuffo azzurro faceva parte della cerchia di amici di Rufy.
“Purtroppo ho una memoria terribile, altrimenti mi sarei ricordato di questo particolare” commentò passandosi una mano tra i capelli neri.
“Non dirlo a me, a volte mi sembra di avere una memoria di uno scendi letto, mi scordo pure che giorno è!” sbottò il meccanico in un ringhio.
Entrambi sospirarono.

Proprio quando Kidd stava per parlare nuovamente, Ace cominciò ad ondeggiare e cadde di faccia sul piatto.
Il rosso lo guardò e provò a scuoterlo, senza risultati. Prese il cellulare e chiamò.


“Pronto Kidd?”
“Killer. È successo”


Un silenzio tombale si diffuse in chiamata.


“Chi hai ucciso? Come?”
“No, senti, io non ho fatto niente, ma devi venire a casa mia, poi ti spiego”
“Ok, cinque minuti e sono da te”


Entrambi sapevano che prima o poi il rosso avrebbe ucciso qualcuno, era solo questione di tempo.

Eustass chiuse la chiamata e aspettò; poco dopo Killer entrò dalla porta e si passò una mano tra i capelli biondi.
“Come hai fatto ad ammazzarlo?”
“L’ho ucciso con una carbonara”
“Se è uno scherzo non è divertente”
“Aveva appena finito di mangiare, quando si è accasciato da solo sul tavolo! Merda, non ho fatto nulla! Però si può dire che…” commentò pensandoci sopra.
“No, non farlo”
“...questa carbonara è buona da morire” concluse annuendo mentre Killer sbuffava.
“Kidd, ti sembra il momento adatto per fare battute di pessimo gusto? Dobbiamo liberarci del corpo”
“Ok, ok. Dove lo mettiamo?”

Killer sembrò pensarci su, e dopo qualche minuto di idee scartate gli comparve la proverbiale lampadina accesa sulla testa.
“Lo mettiamo in un cassonetto, una volta arrivato alla discarica non sarà più un nostro problema”
Kidd ghignò dandogli una pacca sulla schiena.
“Sei un fottuto genio amico mio”

Avvolsero il corpo di Ace in un vecchio tappeto e lo caricarono nell’auto del biondo, dirigendosi verso una strada poco frequentata.
Giunti a destinazione si guardarono attorno e scaricarono il tappeto e il suo contenuto dentro al cassonetto, appoggiandosi poi all’auto.
In quel momento il cellulare di Kidd cominciò a suonare, facendo spaventare i due.


“Kidd, hai intenzione di venire? Perchè Cora-san si è messo a piangere quando ha visto che non c'eri”


Il rosso fissò il muro davanti a sé e poi Killer che fece spallucce ed entrò in auto, seguito dall’altro.

“Trafalgar, ho appena ucciso un tizio”
commentò mentre la macchina si allontanava.

Law, seduto in salone, tacque per un tempo necessario ad attirare l’attenzione dei presenti.
“Doflamingo, Kidd ha appena ucciso un uomo” 
Il biondo sorrise e applaudì.
“Era ora!”
Crocodile gli mollò uno scappellotto sulla nuca.
“Non era la reazione che avresti dovuto avere.” disse alzandosi e mettendosi di fianco al ragazzo.
“Dov'è ora? Come lo ha ucciso? E il cadavere?”

Law annuì.
“Kidd dove sei?”


“Non so come dirtelo, ma mi sa che lo conoscevi”


Law si alzò.
“Spiegati”

Kidd gli spiegò brevemente del suo incontro in officina con Ace e della carbonara con collasso, e Law si spalmò una mano sul volto.
“Cretino, perché non hai controllato il battito cardiaco? Ace soffre di narcolessia, si è solo addormentato!”


Kidd e Killer, che erano tornati a casa del secondo, si fermarono chiudendo gli occhi e dandosi dei deficienti.

“Dimmi che è ancora lì”

“... potrebbe esserci un problema”
“In che senso?”
“Nel senso che lo abbiamo avvolto in un tappeto e messo in un cassonetto, in quel senso”
“Di che colore era il cassonetto?”
“Cosa te ne frega del colore?”
“Rispondimi”
“Era blu mi sembra”
“Allora abbiamo qualche speranza. Lo hai messo in quello per la carta, non passano a pulire così frequentemente”


“Lo sanno tutti che i corpi vanno nei cassonetti grigi per la raccolta indifferenziata” commentò Doflamingo continuando a ridere sulla poltrona, mentre Crocodile, che aveva capito più o meno come erano andati i fatti, fece un segno per attirare l’attenzione di Law.
“Cosa possiamo fare?”

Il ragazzo si ricordò del barista.

“Devi trovare il numero di Marco Newgate”
L’uomo sembrò pietrificarsi.
“Quello non è un problema, ne sono già in possesso”
Il moro sembrò non accorgersi della sua smorfia.
“Contattalo. Ace è il suo ragazzo, almeno possono andarlo a recuperare”

L’uomo sospirò estraendo il telefono, mentre il biondo, che aveva smesso di ridere, lo fissava interessato.

 

Marco aveva appena finito di pulire il bar e di preparare la pasta e la crema per fare le paste, quando il suo cellulare si mise a suonare.
Pensando fosse Ace sorrise, ma quando vide che il numero apparteneva ad una sua vecchia conoscenza, qualcosa dentro di sé lo mise in allarme.


“Crocodile, è raro che tu prenda l’iniziativa per chiamarmi, anzi, non lo hai mai fatto”
“Già, non lo avrei fatto se la situazione non lo richiedesse”
“Dimmi, ti ascolto. Sai che se hai bisogno di un aiuto io e Papà-”
“No, non è per me, è per Ace”


Marco sentì il sangue congelarsi nelle vene.


“Come conosci quel nome?”


Crocodile deglutì e spiegò la situazione alla Fenice, che non parlò per tutta la durata della chiamata.

Law, nel mentre, aveva detto a Kidd di ritornare al posto di prima, per recuperare il malcapitato.
Ma una volta arrivati avevano scoperto che il camion dei rifiuti era passato e del ragazzo non c'era traccia.

Il rosso si infilò in auto e lanciò il telefono a Killer.
“Bisogna rintraccialo” 
Detto questo cominciò a guidare come un forsennato e, finalmente, dopo aver pattugliato la zona, vide in lontananza un camion che corrispondeva alla descrizione.
Stava per avvicinarsi quando si imbatterono in un posto di blocco.
“Kidd, non fare cazzate”
“Killer, non abbiamo tempo per questa merda, non voglio avere un morto sulla coscienza soprattutto se mi sta simpatico”
Eustass forzò il blocco e accelerò, inseguito subito da una volante.
Killer, gettò un’occhiata al camion e memorizzò la targa prima che questo sparisse dalla loro visuale.
Il poliziotto alla guida della macchina li aveva fermati sparando alle gomme, e c'era solo un uomo tanto folle da fare una cosa del genere.

“Smoker, porca troia!”
L’uomo gli fece segno di abbassare il finestrino.
Killer passó la targa a Law e chiuse la chiamata.
“Ma guarda, due vecchie conoscenze, ora andiamo al commissariato e passate una notte in cella, così imparate a non rispettare il codice stradale.”
“Ma avevamo un buon motivo!”
“Scatenate risse ogni notte e ora pure pirati della strada. La prossima volta cosa volete aggiungere alla vostra fedina, l’omicidio?”
“Ci stiamo lavorando” sussurrò Kidd uscendo dall’auto e sperando che Law potesse fare qualcosa.



Il ragazzo, che era stato messo al corrente da Killer, si alzò e prese il telefono di Crocodile.


“Marco, sono Law”
“Law? Ma che-”
“Non ho tempo per spiegare, ma a quanto pare il mio ragazzo e il suo amico, che avevano localizzato il camion, sono stati fermati da Smoker”


Marco crollò su una sedia.


“Ma abbiamo la targa. Te la scrivo per messaggio, la zona dove erano poco fa la sai. Se hai bisogno chiama questo numero”
“Va bene, grazie”


Marco chiuse la chiamata e si tolse il grembiule, uscì e montò sulla sua automobile.
In quel momento il codice stradale era l’ultimo dei suoi pensieri.
Stava per arrivare nelle vicinanze della zona che gli avevano detto il dottore, quando una spia rossa si accese sul cruscotto.
“Ace, merda, quante volte ti ho detto di fare benzina!” sbottò accostando e scendendo. Era ancora lontano dal punto in cui doveva trovarsi e l’unica soluzione veloce che gli venne in mente fu fare l’autostop.

Stranamente una macchina si fermò una decina di minuti dopo.
Un uomo moro dagli occhi dorati lo fissò con interesse.
“Sei tu Marco?”
Lui annuì sorpreso.
“Sali, Crocodile mi ha spiegato la situazione”
Il biondo sorrise e ringraziò mentalmente che quell’uomo avesse contatti un po’ ovunque.

Mihawk lo portò sul posto indicato, esattamente dove prima c'era il blocco stradale, e si fermò.
“Non so i dettagli, ma buona fortuna” Detto questo ripartì.

Marco si guardò intorno e cominciò a camminare; il camion era abbastanza riconoscibile e soprattutto doveva fare altri cassonetti prima di andare alla discarica. Questo gli dava un po’ di tempo.
 





“Cosa vuol dire che mio fratello è nei guai?”
“Ascoltami bene Mugiwara-ya, se hai qualcuno che possa darti una mano chiamalo e digli di aiutarti a cercare un camion con questa targa”
“Pronto? Non so cosa tu abbia detto a Rufy ma ha cominciato a dare di matto, cos'è successo ad Ace?”


Trafalgar ripetè di nuovo alla voce maschile la stessa cosa che aveva detto al ragazzo; Marco aveva avuto l’accortezza di mandargli per messaggio il numero di Mugiwara-ya e lui ne aveva approfittato.

“Ho capito, nessun problema. Ehi Marimo, afferra Rufy e andiamo a prendere l’autobus, io chiamo Nami e Brook”

Sanji ringraziò quello che il ragazzo dal cappello di paglia aveva definito col nome di Torao e chiamò la ragazza.
Una volta calmati i bollenti spiriti, salirono sul bus ed incontrarono Nami.
“Ok, dividiamoci, mi è venuta un’idea. Io scendo qui, voi proseguite. Brook dovrebbe già essere in zona.”
“Sanji, sei sicuro?”
“Certo, mon cherie, li lascio in buone mani” commentò sorridendo per poi scendere.
“Ed ora diamo inizio al piano”

 



-



Law mise il cellulare nella tasca dei pantaloni e si diresse verso l’uscita.
“Wani-ya, mi serve l’auto”
Crocodile rise per qualche secondo, poi tornò immediatamente serio.
“Tu la mia Audi non la guidi” disse sorpassandolo e facendogli segno di seguirlo.
Doflamingo gli passò davanti.
“Se va lui, vengo anche io”
Rocinante gli poggiò una mano sulla testa.
“A questo punto ti accompagno anche io, poi ho proprio voglia di rivedere Kidd”

Law guardò sconsolato i tre uomini non invitati salire sull’Audi nera e sospirò chiudendo gli occhi.
 



-



Rufy cominciò a girare per le strade senza un controllo apparente e, come era facilmente intuibile, Zoro e Nami lo persero di vista.
Il ragazzino cominciò a guardare dentro tutti i cassonetti ed attirò l’attenzione di un uomo.

“Ehi, tu, che stai facendo?”
Il moro si girò, trovandosi davanti un tizio con una maglia con disegnato un cigno, truccato e dallo sguardo divertito.
“Non ho tempo, devo trovare mio fratello”
“E lo cerchi lì dentro?”
“Soffre di narcolessia e io devo aiutarlo, anche a costo di essere portato in prigione!” esclamò Rufy buttandosi in mezzo alla strada per fermare un camion.
L’uomo urlò e lo sottrasse appena in tempo, tirandolo per la maglia.
“Ragazzino” disse commosso “ti darò una mano. Come ti chiami?”
“Rufy!”
“Io sono Bon Clay, e ora siamo amici. Dato che un amico ha bisogno di una mano, darò tutto me stesso per essergli d'aiuto!”

Alla centrale di polizia arrivarono diverse segnalazioni di due tizi che cercavano di suicidarsi buttandosi in mezzo alla strada, solo quando passavano dei camion.

Non passò molto prima che l’agente in zona venisse chiamato dalla centrale per intervenire.
“Voi due, che diavolo avete intenzione di fare?” ringhiò una voce bassa che sembrava provenire direttamente dall’inferno.
“Oh no! Quello è Magellan! Mugi-chan, scappa, a lui ci penso io, non puoi farti arrestare prima di aver trovato tuo fratello!”
Rufy cercò di fargli cambiare idea, ma l’uomo era irremovibile.
“Non preoccuparti, lo terrò occupato per un po’, e poi per me non è difficile uscire di prigione”

Convinto dalle motivazioni dell’altro e dalla voglia di rivedere il fratello, Rufy annuì e cominciò a correre, mentre alle sue spalle Bon Clay si preparava a combattere uno dei più spaventosi agenti della Marina.
 

Il ragazzo corse per vicoli e strade, evitando le persone e correndo fino a quando non gli mancò il fiato.
“Sei difficile da localizzare, Mugiwara-ya”
Si girò e sorrise, trovandosi davanti Trafalgar.
“Torao!”
“Sei completamente senza controllo, non puoi muoverti a casaccio. Per fortuna che ti ho visto mentre ero in auto” disse indicando un Audi nera dalla parte opposta della strada.
“Ora ascoltami. Il camion che cerchiamo non è un camion comune, ma uno della nettezza urbana, devi guardare la targa”
“Ok, e se lo trovo?”
“Riavrai tuo fratello, ma lo devi bloccare”
Rufy annuì. “Non ricorderò mai i numeri che mi hai detto”
Law glieli scrisse sul braccio.
“ '3D2Y-X?' Va bene, grazie Torao!”
“Non buttarti sotto le macchine!” gli urlò dietro il dottore prima che il ragazzino sparisse nuovamente dalla sua visuale.
Tornò all’auto e chiuse la portiera.
Dietro di lui i fratelli Donquixote lo guardavano interessato.
“Un tuo amico?”
“Già”
Crocodile ripartì e ricominciarono a pattugliare la zona.

 



-

 

L’uomo alla guida del camion che tutti cercavano, fischiettava tranquillamente, quando ricevette una chiamata sul telefono del lavoro.

“Pronto? Qui è Mister Prince”
“Prego?”
“Conosce il ristorante di merda?”
“Come ha fatto ad avere questo numero?”
“Non è importante il come, ma il perché. Accosti nella via principale e scenda dal veicolo, altrimenti qualcuno potrebbe dire al suo capo che beve sul luogo di lavoro e farla licenziare”
“Ho capito, ho capito”



Sanji chiuse la chiamata e si accese una sigaretta.
“Sei stato di grande aiuto Shanks”
“Ah, figurati, ero in zona”
“Mi spieghi che lavoro fai? Per ottenere queste informazioni così in fretta non devi certo fare l’impiegato”
Il Rosso, seduto sulla panchina di fianco a lui sorrise.
“Chissà, da piccolo ho sempre sognato di fare il pirata”
“Non vuoi proprio dirmelo, eh? Fa nulla, l’importante è che abbiamo fermato quel camion, ora sta agli altri, spero solo che quel buzzurro di uno spadaccino riesca a trovare la strada di casa”

 


Zoro starnutì.
“Ti sei ammalato?”
“No Nami, io non mi ammalo mai. Piuttosto hai trovato Rufy?”
La ragazza scosse la testa mentre riprendeva fiato. 
“Hai sentito?”
“Cosa?”
Poco dopo si udì un urlo.
“Ora l’ho sentito”
“Andiamo”
“Di qua, Zoro!”
“Lo so! Non mi tirare!”


Rufy, che correva da una mezz'oretta, si ritrovò sulla strada principale e riconobbe una testa ad ananas.
“Marcooo!” urlò attirando l’attenzione dell’uomo, che si voltò nella sua direzione.
“Rufy, allora Law ti ha chiamato!”
“Certo, lo hai visto vero?”
“Ovvio, andiamo”
I due si diressero a passo spedito verso un camion fermo davanti ad una gelateria, a qualche metro da loro.
Il ragazzino si guardò il braccio.
“La targa corrisponde!”
Marco si avvicinò all’uomo.
“Apra il camion”
“Come? Ma tutti oggi?”
Rufy non aspettò la risposta e comiciò a prendere a pugni il metallo.
“Fermati cretino!” Zoro lo prese per le spalle e cercò di allontanarlo, mentre Nami riprendeva fiato dietro di loro.
“Ridammi mio fratello!”
“Suo fratello?” chiese l’uomo stranito.

Un Audi nera parcheggiò a poca distanza, e quattro persone scesero dall’auto.
Marco riconobbe subito Crocodile che si avvicinò al tizio.
“Lei è il signor…?”
“Scanelli”
“Bene signor Scanelli. O apre quest’affare senza fare storie o le giuro che renderò la sua vita un inferno.”

L’uomo deglutì. “Prima Mister Prince, ora questa gente, ma che cosa sta succedendo oggi?” commentò mentre girava la chiave e apriva il retro del camion.
Rufy si buttò dentro e Zoro lo lasciò fare, constatando che era pieno di carta e non c'erano oggetti con cui potesse ferirsi.
Marco si avvicinò e poco dopo una zazzara nera sbucò da un tappeto.
“Che bella dormita! Ehi, ma che succede?” chiese Ace stiracchiandosi.
Rufy gli si buttò addosso quasi in lacrime e tutti i presenti trassero un sospiro di sollievo.

“Te lo avevo detto che non era una balla, marine di merda!”
“Modera i termini, Eustass. Avete avuto fortuna ad incontrare me, nessun altro poliziotto vi avrebbe dato credito”

Law si girò e trovò Smoker che battibeccava con un Kidd parecchio incazzato, mentre Killer abbracciava Penguin.
“L’hai mandata tu questa piattola” ringhiò il rosso accorgendosi della presenza del dottore.
“Ho reputato fosse una buona scelta mandare Penguin a salvarti il culo”
“Nessuno te lo ha chiesto”
“Portgas, lo sapevo che era colpa tua”
“Dai Smoky, non fare il guastafeste”
“Sei comunque in arresto per la rissa dell’altro giorno”
“Lascia stare mio fratello!”
“Mister Prince? Deve essere quel coglione di un cuoco”
“Silenzio!” sbottò Nami facendo tacere tutti i presenti.
“Abbiamo recuperato Ace e qui c'è una gelateria, ora ci sediamo e mangiamo un gelato, così ci togliamo dalla strada”

Nessuno obiettò.




Crocodile ricevette una chiamata da Mr 1 e sbuffò.
“Vallo a tirare fuori” disse chiudendo il cellulare.
“Di chi parlavi?” chiese curioso Marco mentre dietro di lui Rufy, Nami e Ace ordinavano coni con gusti strampalati.
“Un mio subordinato. A quanto pare é finito sotto arresto per colpa di Magellan”
Smoker, che se ne stava in un angolo a controllare che nessuno facesse altri danni insieme a Tashiji, drizzò le orecchie.
“Magellan? Quell’uomo è un demonio”
“Non sottovalutare i miei uomini, commodoro. Bon Clay se la sa cavare benissimo”
Rufy sbucò di fronte a Crocodile.
“Bon-chan? Lo conosci? Gli devo un favore!”
L’uomo, che si era seduto davanti ad un tavolo, alla vista del ragazzino con la bocca sporca di gelato, arricciò il naso e prese dei fazzoletti.

Ace pagò il suo cono.
“Rufy sei uno sconsiderato, non dovresti mettere in pericolo così la tua vita, non se mica di gomma! E poi-” si girò per vedere dove fosse il fratello e si paralizzò davanti alla scena.

Nami stava importunando Brook per farsi pagare il gelato; Rocinante stava abbracciando Kidd, il quale sembrava stare per saltare alla gola di Law, che sorrideva come se nulla fosse; Doflamingo parlava con Marco mentre mangiava un gelato alla amarena; Zoro era al telefono e stava litigando con qualcuno, ma, dato il sorriso, era probabilmente Sanji; Crocodile fumava un sigaro con Rufy seduto sulle sue gambe.

“Portgas, per stavolta chiudo un occhio” gli disse Smoker affiancandosi e pagando la sua coppa al pistacchio e crema.
“Molto gentile da parte sua, commodoro” lo prese in giro il ragazzo.
“È qui la festa?” chiese Shanks entrando nella gelateria e trascinandosi dietro un Mihawk parecchio imbronciato e un Sanji sorridente.
“Niente male, Mister Prince” commentò Zoro mentre il cuoco gli rivolgeva una linguaccia.
“Dove andresti senza di me?”

Crocodile salutò con un cenno della testa Mihawk, che ricambiò, per poi focalizzarsi sulla miriade di gusti disponibili.
“Shanks!”
“Ciao Marco, come stai?”
“Bene adesso” rispose lanciando un’occhiata ad Ace, che stava palesemente provocando Smoker.
Il Rosso sorrise e chiese come stava Barbabianca.


“Siete tutti in arresto!”
Tutti gli sguardi si girarono verso l’entrata della gelateria e Garp sogghignò alla vista dei suoi nipoti terrorizzati.
“Ah, scherzo. Magari un’altra volta. Oggi non sono in servizio. Ehi, Newgate, a quanto pare qui danno una festa”

I due uomini entrarono e ricominciarono tutti a parlare tra loro.

La ragazza, che se ne stava dietro al bancone, si mise dietro l’orecchio una ciocca di capelli biondi e sorrise, porgendo un cono ad un ragazzo con strane sopracciglia, che lesse il suo nome sul cartellino.
“Grazie Nana-chan, sei davvero-”
“Cuoco” lo richiamò Zoro tirandolo via.

Lei sorrise scuotendo la testa.
Quel giorno gli erano capitati dei clienti davvero fuori dal comune.

“Trafalgar, ti uccido!”
“Certo, Eustass-ya”
“Roci, vai a prendere i pony”
“Doflamingo, piantala”
“Portgas, smettila di provocare”
“Oh, che palle commodoro, lei è troppo buono”
“Nipote, arruolati!”
“Lascia in pace Ace, nonno!”
“Marimo, ti sei perso vero?”
“Cuoco di merda, dopo ti rompo le ossa”
“Rosso, Papà, scusate il casino”
“Ah, la gioventù”
“Mihawk, smettila di mangiare”
“Shanks, taci”
“Croco-chan, mangia il gelato”
“Mi sta venendo mal di testa”
“Brook, paga tu che mi devi un favore”

Clienti interessanti, certo, sperava solo che non le distruggessero il locale.
“Più che persone questi sembrano un branco di pirati”



 

Certe coincidenze ce la mettono tutta per farci credere nel destino.

 

The end


?








 


 


Angolo dell'autrice:

Siamo arrivati all'ultimo capitolo della storia; il punto interrogativo finale è una premessa al capitolo extra che voglio scrivere prima o poi, non vi svelo nulla ma qualcuno dei protagonisti farà il grande passo e... sarà il delirio.
Sono particolarmente affezionata a questa fanfiction, ci ho messo dentro un sacco di riferimenti ad amici che spero un giorno la leggeranno; ho speso molto tempo nella sua stesura ma mi sono divertita.
Molte delle scene le avrete sicuramente riconosciute: 
-Mister Prince-Sanji ad Alabasta
-Bon Clay e Magellan ad Impel Down
-3D2Y = 3 days 2 years prima del salto dei due anni e la X sempre omaggio ad Alabasta

La citazione finale è una delle mie preferite e l'ho riusata per ovvi motivi ;-)
La gelataia della fine sono io, ebbene sì, mi mancava un personaggio da inserire e... niente.

Ace nel cassonetto. Non ho spiegazioni a riguardo, ma volevo che la scena finale fosse esilarante e facesse incontrare tutti i pg comparsi, quindi è una sorta di Marineford2 la vendetta ma con un lieto fine. La canzone che canticchia Ace quando esce dal bar di Marco (e di cui cambia le parole a causa della situazione) è A Thousand Miles, ecco il link per chi non la conoscesse  http://www.youtube.com/watch?v=cwkej79U3ek 

Non so che altro aggiungere se non grazie a tutti, spero che vi siate divertiti a leggere, attendete il capitolo extra che prima o poi arriverà!
A presto,

Ace of Spades
 

  
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