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Autore: Pseudomonas    09/04/2009    23 recensioni
“Questa non è una favola, non è una barzelletta, non è neppure la trama a lieto fine di un romanzetto rosa.
Questa è la mia storia. E se volete ascoltarla, dovete essere pronti a scrollarvi da dosso ogni pregiudizio. Non dovete giudicarla, non dovete condannarla, non dovete idolatrarla.
Dovete soltanto viverla.”

In una realtà dai contorni sempre più cupi e insidiosi, Rose Weasley, strega tormentata e inquieta, affiancata da un maledetto e misterioso Scorpius Malfoy e da tutti i personaggi delle due più amate generazioni dell'Universo Potteriano, imparerà cosa significa lottare per salvare la propria vita. Scoprirà che l'amore è una belva crudele, che l'animo umano è colmo di bassezze e di bestialità che solo la bestialità stessa può riconoscere. Ma soprattutto, capirà che per trovare la soglia che separa il Bene dal Male, la luce dalle ombre, la ragione dalla follia, c'è solo un modo possibile: varcarla.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Era strano trovarsi lì, di nuovo. Tanti anni erano passati da quando camminava nervosamente in quelli stessi corridoi, affrettandosi per non arrivare in ritardo alla lezione successiva, la borsa stracolma di libri sempre sulla schiena e le dita nervose a torturare i capelli ricci e indomabili.
In quel momento, come succedeva abitualmente più di vent’anni prima, entrò nella sua stanza trafelata, solo che non si trovava più nella solita camera del suo dormitorio, ma nell’ala del castello riservata agli ospiti.
Gettò la borsa con i pochi indumenti sul letto matrimoniale, poi si portò nervosamente le mani alla testa, strappando via quel fastidioso chignon e lasciando i lunghi capelli castani liberi di ricaderle sulle spalle.
Si diresse senza indugi in bagno, massaggiandosi i ricci, e puntò lo sguardo nello specchio.
Non le piacque per nulla quello che vide.
Aveva l’aria distrutta, i capelli arruffati, profonde occhiaie sotto gli occhi gonfi celate malamente con un po’ di trucco. Le guance smunte, la pelle pallida, un terribile mal di testa.
Ma non era il suo aspetto trascurato, a preoccuparla.
Di quello non se ne era mai curata molto, fin da quando era a scuola, nonostante le critiche di tutti i suoi compagni. Certo negli anni dopo Hogwarts era migliorata da quel punto di vista, aveva imparato a truccarsi, a nascondere i piccoli difetti, aveva trovato il modo di rendere più presentabili i suoi capelli e a valorizzare la sua femminilità che, a detta di tutti, era sbocciata all’improvviso dopo la fine dell’adolescenza. Ora, lavorando al ministero, indossava sempre abiti eleganti, raffinati e professionali, il suo look era sempre impeccabile e non di rado scorgeva con la coda dell’occhio gli sguardi ammirati dei suoi colleghi percorrerle la curva delle gambe lasciate scoperte dalla gonna.
Eppure nonostante questo, non aveva mai dato troppa importanza a queste cose. A differenza della maggior parte delle donne della sua età, la vista di un capello bianco o la scoperta di una nuova, appena accennata ruga, non la mandava certo in crisi.
No, ciò che la spaventava davvero, di fronte a quello specchio, era il doversi guardare negli occhi.
Aveva paura di ciò che ci avrebbe visto dentro.
Si fissò a lungo, ipnotizzata, in preda ad un misto di emozioni travolgenti.
Erano passati mesi dall’ultima volta che l’aveva vista. Troppi.
Era cresciuta, accidenti. Se ne stupiva sempre di più ogni volta che la vedeva.
E non di altezza, questo no: il suo bel fisico da diciassettenne era già sbocciato e formato da un pezzo.
Era il suo sguardo, ad essere cambiato.
Fiero, orgoglioso, determinato. Invincibile, come lo era sempre stato.
Eppure, guardando quelle intense iridi verdi, oltre alla malinconia e alla solitudine, aveva scorto qualcosa di nuovo, che non aveva mai visto prima con tanta chiarezza: un disprezzo profondo, malcelato, ostentato. Talmente evidente da spaventarla.
Era rivolto a lei, lo sapeva, lo sentiva, e ne era terrorizzata.
Al pensiero di quel ricordo vacillò davanti allo specchio, dovette stringere con forza il lavandino per smettere di rabbrividire.
-    Hermione –
Quella voce bassa e inaspettata, unita al particolare stato d’animo in cui si trovava, la fece sobbalzare.
Guardò davanti a sé e vide, riflessa nello specchio, l’immagine di suo marito all’ingresso del bagno. Aveva già iniziato a spogliarsi, la camicia blu completamente aperta lungo il petto.
-    Ronald, mi hai spaventata – lo ammonì mentre chiudeva gli occhi e cercava di recuperare la sua compostezza.
-    Scusami, non volevo. Ho provato a chiamarti, quando sono entrato. Perché non hai risposto? –
Hermione abbassò gli occhi sul lavandino, schivando lo sguardo indagatore di suo marito.
-    Non ti ho sentito – mormorò.
Ron Weasley si avvicinò alla moglie, poggiandole una mano possessiva sul fianco snello.
-    Tutto bene? – domandò con tono preoccupato.
Hermione sorrise malinconica, tornando a incrociare allo specchio lo sguardo del marito.
-    No, Ron. Non la vedevo da cinque mesi. Mi è mancata – mormorò con voce febile.
Lo sguardo di Ronald si indurì.
-    Non devi dire così – la ammonì severo – sai che non dobbiamo cedere -
-    Certo che lo so – sbottò lei scostandosi – me lo ricordi tutti i santi giorni!- terminò uscendo dal bagno.
Ronald chiuse gli occhi, esasperato, raggiungendola in camera da letto.
Come sempre quando era arrabbiata, Hermione aveva preso ad ignorarlo, cominciando distrattamente a disfare i borsoni.
-    Hermione non possiamo mollare proprio adesso. Non quando il momento per cui ci prepariamo da anni è quasi arrivato. –
Lei continuò a non curarsi di lui, riponendo le giacche nell’armadio a muro e continuando ostinatamente a non incrociare i suoi occhi.
-    Hermione, guardami! – la rimproverò lui.
Lei finalmente si girò, gli occhi lucidi di lacrime.
Ronald si pentì immediatamente per aver alzato la voce.
Le corse incontro e la strinse tra le braccia, premendo il morbido seno di lei contro il suo petto rassicurante.
Lei si lasciò confortare, docile e sfinita, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
-    Ci odia, Ron. Lo so, lo sento. E non so come potrei darle torto – mormorò con la voce rotta dal pianto.
Ron prese ad accarezzarle la schiena, dolcemente.
-    Lei non ci odia, tesoro. Reagisce così solo perché…non sa, non capisce. Ed è per questo che lottiamo da tutti questi anni: perché lei rimanga all’oscuro di tutto…fin quando non arriverà il suo momento - .
-    Come puoi dire che non ci odia, Ron? Hai visto il suo sguardo, prima che scappasse via? Ci disprezza, per Merlino! Io stessa mi detesto per quello che le facciamo passare! Quale figlio al suo posto non lo farebbe? – piagnucolò Hermione contro il petto del marito – e quando tutto sarà finito, la situazione non cambierà Ron…quello non sarà il momento in cui ritroveremo nostra figlia. Sarà il momento in cui la perderemo per sempre. –
Ron la lasciò sfogare, cullandola dolcemente e accarezzandole i morbidi capelli castani.
-    È una ragazza forte…e intelligente, molto. Vedrai che quando le spiegheremo tutto, quando finalmente saprà il perché di tutto ciò…beh, lo capirà e lo accetterà.
Il tono dell’uomo era sicuro, non tradiva incertezze. Eppure, per quanto fosse doloroso ammetterlo, dentro di se nutriva le stesse, identiche, profonde paure e preoccupazioni di sua moglie.
Ma evitò di lasciarselo sfuggire, come sempre. Recitando la parte del forte e del duro, raddoppiando la sua severità quando quella di Hermione vacillava.
Perché era necessario, ne avevano bisogno. La loro stessa figlia, per quanto sembrasse assurdo, ne aveva bisogno.
-    Ho paura, Ron. Non so cosa devo fare… - sussurrò lei.
Ronald le prese il viso tra le mani, una stretta dolce ma decisa, costringendola a guardarlo negli occhi.
-    Quello che facciamo da tutti questi anni, Hermione. Quello per cui siamo stati preparati. Non siamo stati noi a sceglierlo, ma dobbiamo accettarlo, e non possiamo correre rischi. Troppe vite sarebbero in pericolo…comprese quelle della nostra famiglia. Ricordatelo –
Hermione annuì sommessamente, mentre un’ultima lacrima solitaria le rigava la guancia.
-    Ascolta – proseguì Ron con tono rassicurante – prima ho incontrato Hugo, di sotto, mentre faceva la ronda notturna con Lily. Era così sorpreso e felice di vedermi! Non vede l’ora di abbracciarti, ma gli ho detto che lo avresti visto domani. Sei contenta?-
La strega annuì, mentre un sorriso tirato le illuminava il volto stanco.
Ron la baciò con foga, felice per averla tirata un po’ su, e senza darle il tempo di pensare, di intristirsi di nuovo, la spinse sul letto slacciandole la camicia, sfilandosi la sua, cercando la sua lingua con urgenza e passione.
Fecero l’amore così, tutta la notte, lui cercando di colmare la tristezza di lei, e lei chiedendosi se l’affetto smisurato per un figlio avrebbe davvero potuto alleviare la sua colpevolezza per non aver mai amato abbastanza anche l’altra.



L’orologio del suo dormitorio aveva appena suonato la mezzanotte, quando iniziò a pensare che forse non sarebbe stata una buona idea.
Si alzò nervosamente, guardandosi attorno cercando di non pensarci.
La sala comune del suo dormitorio era semivuota, a quell’ora. Pochi studenti erano ancora in piedi, intenti a studiare o a sonnecchiare con il libro sugli occhi, mentre la maggior parte di loro si era già ritirata nelle proprie camere per riposare o fare di meglio.
Sapeva che il ragazzo che aspettava sarebbe tornato da un momento all’altro, e infatti passarono solo pochi secondi prima che lo vide entrare nel dormitorio.
Gli andò incontro, cercando di essere il più discreto possibile.
-    Hugo – lo richiamò avvicinandosi – tutto bene? –
Il ragazzo gli regalò uno sguardo perplesso.
-    Si, certo. Perché non dovrebbe? –
Albus lo afferrò per un braccio, portandolo in un angolo nascosto, dove nessuno potesse vederli.
-    Dov’è Lily? – gli chiese prima di proseguire.
-    Appena abbiamo finito la ronda, mi ha detto di andare avanti e che mi avrebbe raggiunto più tardi. Credo sia con Ralph… - aggiunse Hugo sotto voce.
Al nome del suo potenziale cognato, Albus sollevò un sopracciglio, scettico.
Non aveva mai nutrito molta simpatia per il ragazzo di sua sorella. Anzi, diciamo che si detestavano cortesemente a vicenda da anni, dal momento in cui erano diventati rivali nelle squadre di Quidditch di Corvonero e Grifondoro. E poi aveva sempre quell’espressione snob da playboy superficiale che gli urtava costantemente i nervi.
Proprio non capiva come facesse a piacere a Lily.
-    Ehi Al, si può sapere che ti prende? – lo rimproverò Hugo.
Albus Severus Potter fissò il cugino, ricordandosi il motivo per cui era così ansioso di parlargli.
-    Niente, è solo che…hai visto tua sorella, di recente? –
-    Rose? – domandò Hugo ironico – beh per vederla l’ho vista, la incrocio tutti i giorni…se intendi chiedermi se ci ho parlato, beh dovresti sapere che succede piuttosto di rado! – terminò sarcastico.
Era la verità. Poche volte Hugo Weasley e sua sorella si parlavano, se non per litigare e prendersi in giro. Il loro rapporto, nei brevi periodi che trascorrevano entrambi a casa con i loro genitori, si limitava alla semplice convivenza o alla palese indifferenza.
Non erano sempre stati così scontrosi, l’uno nei confronti dell’altra, e Hugo sapeva quale era stato il momento in cui tutto era cambiato, ed anche il perché.
All’inizio anche lui, come sua sorella, ci aveva sofferto, sentendosi in colpa per non essere mai riuscito a difendere Rose dalle accuse ingiustificate che tutti le rivolgevano. Poi però lei ci aveva fatto l’abitudine, cucendosi addosso uno scudo protettivo e isolandosi da tutto, allontanandolo da lei e respingendolo ad ogni timido tentativo di riconciliazione.
Per cui, alla fine si era rassegnato, adeguando le sue reazioni a quelle ostili di Rose.
-    Perché ti interessa di Rose? – chiese a suo cugino, continuando a non capire il motivo di tante domande.
Albus sembrò imbarazzato, incerto per un momento.
-    Beh, ecco…penso che tu abbia saputo il pasticcio in cui si è cacciata e…mi chiedevo se tu sapessi come è andata a finire – terminò distogliendo lo sguardo.
Finalmente Hugo comprese il motivo di tanta preoccupazione.
-    Oh ti riferisci a quella faccenda…non credo che le sia andata troppo male. Sconterà qualche punizione nei prossimi giorni, niente di più. Nessuna ripercussione sul suo profitto né tantomeno sul punteggio della sua Casa – aggiunse con disappunto.
Il primogenito di Harry Potter tirò un impercettibile sospiro di sollievo.
-    Bene… - si lasciò sfuggire con un sospiro rilassato.
-    Bene? – replicò Hugo più incredulo che mai – io ti dico che a quegli infami dei Serpeverde non è stato tolto neanche un punto e tu rispondi così? – domandò sarcastico – tu hai qualcosa che non va, cugino! – terminò.
-      No è solo che…beh sono stato io a fare la soffiata alla Preside su Rose e Malfoy, e mi sarei sentito in colpa se avesse subito gravi conseguenze per causa mia – terminò nervosamente.
-    Già, Malfoy – borbottò Hugo con una smorfia – è solo perché era coinvolto lui se i Serpeverde hanno ancora tutti i loro bei punticini. Scommetto che suo padre ha già comprato ai Serpeverde la vittoria della Coppa delle Case –
-     Se è per questo, lo fa tutti gli anni – sorrise Albus, ora più rilassato.
Poi un dubbio gli balenò nella mente.
-    Ehi aspetta un momento Hugo…chi ti ha detto queste cose su Rose? –
Il ragazzo dai riccioli rossi gli rivolse una stretta di spalle.
-    Mio padre – rispose con tono ovvio –poco fa l’ho incontrato di sopra, fuori nel corridoio del palazzo degli ospiti.
-    E…come mai tuo padre si trova nel settore degli ospiti? – si informò cauto –
-    Ma come, non lo sai? – replicò Hugo sorpreso – mio padre, insieme agli altri Aurors del ministero, terranno un seminario di difesa contro le arti oscure per voi studenti dell’ultimo anno…domani arriveranno ad Hogwarts anche tuo padre e tua madre, insieme a tutti gli altri membri.
A queste parole, il dubbio di Albus si trasformò in un pericoloso sospetto.
-    Sei sicuro? – domandò incredulo.
-    Si certo…è per questo che mia madre e mio padre rimangono a dormire qui, stanotte - rispose il secondogenito dei Weasley stringendosi nuovamente nelle spalle – perché ti sorprende tanto? –
-    Mi chiedo il motivo di tutto ciò… - rispose Al con lo sguardo pensieroso – il ministero non ha mai mandato mio padre o zio Ron a tenere delle lezioni qui ad Hogwarts –
-    E con questo? I nostri genitori sono probabilmente gli Aurors più famosi del mondo magico, soprattutto tuo padre. E poi, c’è sempre una prima volta -
-    Già. Ma mi chiedo perché proprio ora… - continuò Albus con la mente completamente assorta.
-    Vuoi un consiglio, cugino? Fatti una dormita. Sei strano… -
-    Forse hai ragione. Probabilmente sono solo un po’ stanco – concordò Al con un debole sorriso.
-    Bene. Ora se non ti dispiace, io me ne vado di sopra. Domani sarà una lunga giornata. Buonanotte, Albus – concluse Hugo allontanandosi.
-    Buonanotte – replicò lui meccanicamente.
Ma non aveva ancora risolto i suoi dubbi.
Perché il ministero impiegava il suo intero corpo Aurors in quel seminario?
Perché era così importante?
Mentre guardava suo cugino allontanarsi, Albus si chiese se c’era sotto qualcosa..
Aveva tutte le intenzioni di scoprirlo.







Uno, due, tre.
Passi rapidi, decisi.
Rabbiosi.
Affondo.
Movimenti bruschi, carichi d’ira.
Uno, due tre.
Sibili vibranti nell’aria.
Una spada stretta spasmodicamente nella mano.
Affondo.
Come se fosse l’appiglio giusto a cui aggrapparsi.
Salto basso, scatto laterale, salto alto.
La voglia di piantare questa maledetta arma in un posto in cui faccia male.
Dolore.
Infliggerlo senza pietà, senza rimorsi e a sangue freddo.
Far provare al mondo quello che provo io.
Istinto di spaccare tutto, di sentire il fracasso e le urla perforarmi i timpani.
Sono queste, le laceranti sensazioni che provo quando tiro di scherma.
Sento il sudore scivolarmi sulla pelle, lungo la fronte, le tempie, il collo.
L’impressione di liberarsi in questo modo di tutta la collera e la frustrazione.
Dio, adoro questo sport.
Sono grata alla professoressa McGranitt per averlo introdotto ad Hogwarts come vera e propria disciplina scolastica.
Fin dal primo anno, è la mia più grande passione.
In tutto il resto non sarò certamente una cima, ma di una cosa sono stramaledettamente certa.
Da quando ad Hogwarts si pratica questa disciplina, nessuno studente ha mai eguagliato il mio talento.
Non è arroganza, non è presunzione, e neanche narcisismo.
È semplicemente la verità.
Perché bisogna essere artisti, folli, con una spina di veleno ardente piantata nel fianco, con l’animo colmo di così tanta rabbia e voglia di riscatto che una spada stretta in queste mani frementi diviene come la scure fatale nelle mani del giustiziere, per poter sentire davvero le vibranti scosse di eccitazione correre lungo la spina dorsale al contatto della pelle nuda con una gelida lama tagliente.
-    Stai perdendo sangue –
Sorrido, senza voltarmi.
Aspetto che i passi alle mie spalle si avvicinino.
-    Scorpius – sussurro con un sorriso – cosa ci fai qui? –
Lui mi passa accanto e si gira, portandosi di fronte a me.
È ancora in divisa, la camicia bianca aperta sul petto, la cravatta verde e argento allentata, il maglioncino studiatamente gettato lungo le spalle.
Io invece non perdo occasione per levarmi di dosso, appena posso, quell’orribile divisa e mettermi in jeans e abiti comodi.
-    Non riuscivo a dormire – risponde lui con una semplice stretta di spalle.
Lo studio meglio, guardandolo in viso.
È tornato quello di sempre: ogni traccia di debolezza o di premura, quella mostrata in queste ultime 24 ore, sembra scomparsa, sostituita da quella maschera abituale di cinica strafottenza.
-    E da quando hai problemi di sonno? – gli chiedo stupita.
Lui sorride, sarcastico.
-    Cos’è, il diritto all’insonnia è una tua esclusiva?! – freccia.
Bentornato, Malfoy.
Finalmente ti riconosco.

-    No – replico adeguandomi al suo tono – mi sembra strano che tu, Malfoy, non sia riuscito a trovare all’insonnia un rimedio più eccitante se non seguirmi e spiarmi mentre mi alleno con la spada…eppure tu non hai mai avuto problemi a trovare certi rimedi… o mi sbaglio?-
-    No, non sbagli, cara la mia piccola Rose…il fatto è che sono stato da Madama Chips, proprio ieri, che mi ha caldamente consigliato di astenermi per qualche giorno dal mio passatempo preferito…a quanto pare la troppa attività mi aveva fatto spuntare un po’ di irritazione… - terminò con un sorrisetto malizioso.
Rovescio gli occhi all’indietro, esasperata e leggermente disgustata.
Poi sorrido, rassegnata: non cambierà mai.
Lui ricambia il mio sguardo, mentre l’ennesimo silenzio carico di sensazioni torna ad avvolgerci.
-    Vieni qui – sussurra poi.
Mi prende il braccio, una stretta gentile ma ferma, avvicinandomi a lui.
Lo osservo stupita, mentre toglie dalla tasca un fazzoletto di stoffa e me lo preme sul polso lentamente, tamponandomi una piccolo taglio.
-    Sanguini – mi spiega.
-    Non mi ero neanche accorta di essermelo fatto – replico con un sorriso accennato.
-    Come mai? – si informa – troppi pensieri? –
Fisso rapita le sue dita esperte massaggiarmi il polso, mentre il candido fazzoletto bianco su cui è ricamato lo stemma dei Malfoy si impregna del mio sangue acceso.
-    Ehi – mi richiama lui poggiando la mano libera sulla mia spalla – tutto bene? –
Avverto improvvisamente il calore della sua mano su di me, mentre il contatto delle sue dita con la mia pelle diventa inspiegabilmente bruciante.
Mi riscuoto dal mio stato di trance, bruscamente, prendendo il fazzoletto dalle sue mani e continuando a reggerlo da sola.
-    Si. Stavo solo pensando…- spiego in un sussurro.
Lui si allontana di un passo, tornando ad affondare sensualmente le mani nelle tasche dei jeans scuri.
-    Come è andata con i tuoi? –
Arriccio il naso in una smorfia di disgusto.
-    Come sempre. Mio padre era anche più acido del solito. Ma non posso lamentarmi, credo che la McGranitt sia stata anche troppo indulgente con me. Tutto ciò che dovrò fare, è assecondare i desideri di quell’idiota di Smith per le prossime due settimane, e non potrò partecipare al ballo di Halloween – gli riferisco. – A te invece come è andata? –
-    Come al solito: i miei non si sono presentati. Hanno mandato un biglietto in cui mio padre si scusava per l’assenza ma aveva improvvisamente dovuto far fronte a degli impegni di lavoro improrogabili. – termina.
-    Sempre lo stesso film eh? – replico ironica.
-    Sempre – mi fa eco lui, lo sguardo vacuo ed improvvisamente triste.
-    E…la tua punizione? – continuo cercando di non premere quel tasto dolente.
Lui sembra apprezzare la mia intenzione.
-    Anche io non parteciperò al ballo di Halloween. E salterò la prossima partita del campionato di Quidditch – aggiunge contrariato.
-    Non è giusto! – esclamo sorpresa – perché io devo sorbirmi il professor Smith per due settimane e tu no?! –
-    Ti pare poco, dover saltare il Quiddithc?! E poi io sono più importante di te… - mi spiega sfacciato.
-    Raccomandato – lo insulto tirandogli un pugno sul petto.
Lui si scansa, e per tutta risposta afferra la bacchetta e con un incantesimo di appello fa lievitare nelle sue mani una delle tante spade appese alle pareti della sala da scherma.
Poi si mette in posa, rivolgendomi uno sguardo infuocato.
-    Ti sfido – dichiara puntando la lama contro il mio viso – accetti? –
Ennesima provocazione, ennesima sfida.
Sorrido soddisfatta, gettandogli addosso il suo fazzoletto sporco del mio sangue.
Gli rivolgo un inchino provocatorio, sentendo un brivido di adrenalina corrermi nelle vene.
Poi, incrocio la mia spada con la sua.
E senza bisogno di parlare, la mia risposta è ormai chiara.











Spazio Autrice
Tranquilli, non avete sbagliato storia!
Forse non ve l’ho mai detto, ma purtroppo (o per fortuna) sono un’autrice molto istintiva…inizio a scrivere di getto, affidandomi all’ispirazione del momento, senza prefissarmi in testa un piano ben chiaro.
Il cambio di punto di vista non rientrava nei miei piani, così come l’introduzione del narratore esterno, ma penso sia meglio per introdurre nuovi personaggi e far comprendere alcune dinamiche dei loro comportamenti che altrimenti sarebbero poco chiare…
Spero che la scelta non vi sia dispiaciuta, e in ogni caso mi auguro che mi facciate sapere con le vostre recensioni il vostro parere e cosa pensate sia meglio…ho visto che il numero di recensioni diminuisce con l’avanzare della storia, e questo un po’ mi dispiace, perché mi fa pensare che forse ci sia qualcosa che non state apprezzando e che non sto sviluppando come dovrei…
Vi prego di farmi sapere tutte le vostre opinioni, anche le critiche, perché come vedete la storia di sviluppa anche e soprattutto in base ai vostri commenti, alle opinioni e alle idee che mi date…quindi ne ho davvero bisogno, perché oltre alle idee mi danno soprattutto la carica per continuare a scrivere che altrimenti non ci sarebbe!
Quindi mi raccomando, fatevi sentire!
Grazie a chi ha aggiunto la storia ai preferiti, e a chi ha recensito lo scorso capitolo: spero che questo vi sia piaciuto, e anche se non è così, fatemelo sapere!

Hypnotic: ciano wow che bello sei sempre la prima a recensire! Grazie anche a te per la costanza e per i complimenti! Mi dispiace per non aver aggiornato prima, mi sto mettendo di impegno per essere più costante! Alla prossima, un bacio!!

Cecilia88: grazie mille, sono contenta che la storia ti piaccia! Hermione è una donna particolare…fragile e dura allo stesso tempo…si capirà qualcosa in più nei prossimi capitoli! Fammi sapere cosa ne pensi di questo, e grazie ancora! Un bacio.

lorelei_88 : oddio, davvero hai pianto? Che bella notizia, non sai quanto mi rende felice sapere di averti emozionata! Le parti che fanno piangere sono quelle che più piacciono anche a me, il che mi rende doppiamente soddisfatta! Grazie davvero e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto,  fammelo sapere! Un bacio.

Rosie_lu: ciao tesoro! Puntuale, come sempre…! Grazie per le condoglianze e per i complimenti..eheh sono contenta che ti piaccia Scorpius, piace anche a me…per ora! Riguardo Ron ed Herm, beh…forse qual cosina in più sul perché del loro comportamento si capisce da questo capitolo…ma devi seguirmi fino alla fine per comprendere davvero tutto! Spero di averti incuriosita e che il capitolo non ti abbia delusa! A prestissimo e grazie per l’ennesima volta per la tua costanza! Un abbraccio!

Cobain: ho aggiornato, hai visto?! XD te lo dico su msn o su Facebook stavolta, appena ti becco! Anche tu adori Scorpius?!eheh abbiamo un’altra passione in comune! E forza Chuck! XDXD a prestoooo bacioniii e ancora grazie!

lasaralin: ecco qui anche te, puntuale come al solito! Che dire sono contenta che tu abbia parlato alla tua amica delle mia storia…spero in senso positivo! XD anche se mi sento un po’ imbarazzata! Se l’ha letta, spero sia piaciuta anche a lei! Riguardo Ron, spero di aver reso la situazione un po’ più chiara con questo capitolo..anche se ci sono ancora tanti misteri..e il vero motivo del suo comportamento si capirà alla fine! Spero ti sia piaciuto il capitolo, anche se non accade nulla di particolarmente significativo..fammi sapere, mi raccomando! Un bacione!

_eleanor_: wow, sono contenta che la storia, ti piaccia grazie mille! E sono doppiamente contenta che la reputi “originale”, visto che la banalità è una cosa che detesto! Spero che il capitolo ti sia piaciuto, fammelo sapere! Un bacio!
   
 
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