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Autore: L1107    12/05/2016    4 recensioni
“In che cosa non sarei brava, Malfoy?” stavolta la voce le uscì ferma e adirata, il disprezzo per quel Serpeverde le aveva dato la forza necessaria.
“Non sei brava nel Quidditch, non sei brava nell’evocare un Patronus, e non sei brava…” e qui si avvicinò lentamente a lei, costringendola ad indietreggiare contro il muro, bloccandola con il proprio corpo.
“… a fingere” concluse.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 19: SACRIFICIO
 
Era da giorni che Hermione Granger non usciva da quella stanza, troppo sconvolta per parlare con qualcuno, troppo sconvolta per mangiare anche una minima cosa. Passava le sue giornate a letto, dormendo e piangendo, in preda a sogni così belli che avrebbe preferito stare lì, con lui, piuttosto che vivere in quella realtà. Harry e Ron erano preoccupati per lei, entrambi avevano notato il comportamento di Malfoy, entrambi avevano visto come durante quella battaglia aveva cercato di proteggerla, ed entrambi avevano capito cosa lei avesse trovato di così buono in lui. Harry era riconoscente a Draco, glielo avrebbe voluto dire, aveva salvato Ron e soprattutto Ginny. Quest’ultima aveva cercato in tutti i modi di stare vicino all’amica, le portava da mangiare, le raccontava barzellette ma non otteneva mai nessuna risposta, la Granger era diventata una vegetale, non mangiava, non parlava e non pensava. Era questa la cosa strana, il suo cervello si era completamente chiuso in sé stesso, rifiutandosi di ragionare alzando la bandierina bianca e sventolandola, ma alla fine a cosa doveva pensare? A come lui era morto? A come l’aveva ingannata, di nuovo, mentre combatteva con Lucius Malfoy? Al fatto che non sarebbe mai più stata felice?
Era inutile pensare a certe cose, ed era comprensibile che Hermione si fosse chiusa in sé stessa, rifiutando ogni sorta di compagnia, rintanandosi nel silenzio confortevole della sua solitudine. Non era in grado di superare tutto quel dolore, la forza da leonessa che l’aveva caratterizzata fin da piccola, la sua straordinaria capacità di apprensione l’aveva resa una persona intelligente e pronta a ogni situazione, ma non a quello. Hermione era sempre stata convinta che attraverso i libri, attraverso la conoscenza, si poteva apprendere tutto, si poteva essere pronti a tutto, si poteva essere forti ma non era così. I libri erano stati scritti da persone che avevano vissuto quelle cose, da persone che le avevano affrontate, per poi decidere di condividere quella loro esperienza con altri, raccontando la loro storia. Si scrive per sfogare il proprio dolore, per sfogare la propria rabbia o delusione di fronte a un mondo così crudele. Non ci si poteva preparare a certe cose, non si poteva reagire, non quando quella battaglia le aveva portato via così tante forze, forze che non aveva più la voglia di cercare, di seguire, pregandole di ritornare a lei. Aveva così tanti sentimenti dentro di lei, così tanta confusione, che era caduta in uno stato di shock, indecisa se essere ferita, arrabbiata, innamorata o sconfitta.

Era arrabbiata, con lui, perché non le aveva dato la possibilità di salvarlo.
Era arrabbiata con sé stessa, perché la sua intelligenza non era riuscita a capire cosa stesse succedendo.
Era ferita, perché lui non si era fidato di lei, decidendo al posto suo.
Era ferita, perché lui l’aveva ritenuta troppo debole per sapere la verità.
Era innamorata, perché pur odiandolo con tutto il cuore non si era mai sentita così viva.
Era innamorata, perché sapeva che Draco aveva fatto tutto ciò per proteggerla.
Ed era sconfitta, perché aveva perso tutte le sue forze, tutta la sua voglia di vivere.
Era sconfitta perché lui si era portato una parte della sua anima.
Era sconfitta, perché era debole, perché lo amava.

Cazzo, se lo amava. Lo amava più di ogni cosa al mondo, più del suo stesso respiro, più dei libri, più della sua stessa vita. Avrebbe davvero sacrificato la vita per lui, senza indugiare oltre, perché non sarebbe mai riuscita a vivere senza di lui, ma lui… lui era stato egoista.
Si era sacrificato per lei, senza dirle niente, sapendo che anche lui non sarebbe sopravvissuto al pensiero di perderla. Era egoista, perché era fuggito dalla paura del dolore ed era altruista, terribilmente altruista, perché aveva sacrificato la propria vita per lei, perché si era schierato contro lo stesso padre per lei, perché aveva rinunciato a tutto, per lei, e solo per lei.
E la amava, Dio solo sa quanto, e avrebbe fatto di tutto per ritornare da lei. Sebbene il posto in cui stava ora fosse pieno di pace e serenità, per lui era solo terribilmente cupo e piatto, tutto risultava cupo e piatto senza di lei.
“Hermione”
“Draco”
Si lasciarono sfuggire entrambi, in un lamento straziante, mentre stringevano i pugni e i loro occhi si colmavano di lacrime.
“Mi manchi, Draco” disse la ragazza, prendendo in braccio il proprio gatto e stringendolo forte al petto, bagnando il pelo di Grattastinchi con le proprie lacrime salate. Il gatto protestò per la stretta troppo forte e, dato che la padrona non gli dava ascolto, la graffiò ma non ottenne il risultato sperato. Hermione non sentì il sangue affiorare da quel graffio profondo, non sentì il dolore, perché il dolore, ben più forte e presente, era nel suo cuore e soffocava qualunque altra cosa.
“Torna da me Draco, ti prego… “ sussurrò la ragazza lasciando cadere le braccia, per poi abbracciare un cuscino stretto.
La terrorizzava, in particolar modo, il fatto di poter dimenticare l’odore del ragazzo, le sfumature del grigio dei suoi occhi, il ghigno derisorio sempre presente, la sua voce così presuntuosa e così dolce. Si ricordava il calore delle sue mani mentre la accarezzava dolcemente, mentre la possedeva gentilmente, con tutto l’amore possibile, quella notte in cui l’avrebbe lasciata. L’aveva amata come non mai, circondando di attenzione le sue natiche, il suo seno, la sua pancia, le sue labbra, il suo ventre piatto… l’aveva amata come solo lui era capace.
“Herm…”
Ginny si avvicinò piano al letto della sua migliore amica, non l’aveva disturbata per quei due giorni ma alla fine, stanca e preoccupata, aveva deciso di controllare come stesse. La Granger voltò il viso pallido verso di lei. Le labbra erano secche e stavano sanguinando, a causa dei continui morsi che la Granger si era inflitta per trattenere i gemiti di dolore. I capelli erano spenti e flosci, mancavano della loro solita vitalità. La pelle era bianca e tirata, enfatizzando le lunghe notti insonni della Granger, svegliata da quei sogni bellissimi, convinta di trovarsi nel letto con Draco, per poi ricadere stremata e delusa sul proprio letto. Le occhiaie erano evidenti, il sale delle lacrime le aveva arrossato la pelle e gli occhi, gonfi e privi di vita.


“Come ti senti?” Ginny le accarezzò dolcemente i capelli, non sapendo cos’altro fare.
“Bene…”

Mentiva ovviamente, un piccolo lato del carattere era rimasto nascosto sotto tutto quel dolore, non voleva far preoccupare Ginny, lei adesso era felice con Harry, non doveva preoccuparsi per lei.
“Hermione, non mentire…”
“Ginny, per favore, torna da Harry e goditi ogni momento con lui, ora che puoi” la voce della Grifondoro era amara e acuta, non l’aveva detto con cattiveria né con invidia, era un vero consiglio che le stava dando.
In quel momento Harry Potter entrò nella sua stanza, probabilmente era riuscito a immobilizzare le scale.
“Hermione, che ne dici di scendere per mangiare?” le chiese andandosi a sedere accanto a lei e a Ginny.
“Non ho fame”
“E’ due giorni che non mangi Hermione, magari dopo ti sentirai meglio” tentò ancora di convincerla.
Harry non era conosciuto per il suo grande tatto, essendo uomo, lo comprese dall’occhiataccia che la sua ragazza gli lanciò immediatamente. Il ragazzo scosse la testa, passandosi una mano fra i capelli corvini.
“Hermione, devi trovare la tua forza, devi riuscire a superare tutto questo, sarai di nuovo felice”
“No Harry, non sarò più felice, lui era la mia forza e la mia felicità” rispose subito la ragazza.
“E allora cosa vuoi fare? Lasciarti morire? Hermione, sei una leonessa cazzo, devi reagire! Devi combattere!”
“Non ha senso combattere se non si ha nulla per cui farlo” rispose ancora atona e fredda, senza alcun sentimento nella sua voce.
Il suo migliore amico la guardò, possibile che fosse giunta fino a quel punto per quel Malfoy? Il suo sguardo poi cadde su Ginny, per un attimo s’immaginò la sua morte, ma una fitta dolorosa lo colpì prontalemente al petto, obbligandolo a scacciare quel pensiero. Capiva come si sentiva Hermione.
“Hermione, vuoi morire?” le chiese allora.
Ginny spalancò gli occhi portando il suo sguardo su quel ragazzo, accertandosi che avesse detto davvero quella cosa. Ma lo sguardo di Hermione s’illuminò d’un tratto, lei voleva morire, voleva andare da lui.
“Lo faresti, Harry?” gli chiese allora ritrovando un po’ della sua forza e guardandolo con occhi imploranti, mentre si avvicinava a lui, supplicandolo.
“Harry, ma che diamine…?” la voce di Ginny si spense quando il ragazzo la guardò in faccia, forse per Hermione sarebbe stata la cosa migliore, l’unica cosa che potesse salvarla e potesse permetterle di vivere con Draco, di ritrovare la sua felicità.
“Solo se ne sei sicura, solo se è quello che desideri” rispose fissandola negli occhi.
Verde e marrone si osservarono attentamente, Harry colse la determinazione di Hermione per cui sospirò, prendendo la bacchetta in mano.
“Non è facile per me” disse cominciando a puntargliela contro e Hermione sorrise, senza prendere la sua, felice.
“Lo so Harry, ma è quello che voglio, solo tu puoi farlo, fammi tornare da lui”
Allora Harry osservò la speranza di Hermione, notando la felicità che solo quel piccolo pensiero le aveva suscitato, accendendo di nuovo la tipica luce nei suoi occhi.
“Avada….”
“Prova a completare l’incantesimo Potter, e giuro che ti strangolo con le mie stesse mani”
 
   
 
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