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Autore: saffyj    21/05/2016    5 recensioni
Edward ama sua figlia, ma deve fare i conti con i sensi di colpa che porta con sé. Penny, la figlia di Edward ha portato con sè tutto il dramma che ci si aspetta da un Masen.
Sequel della FF "Fridays at Noon" di troublefollows
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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CAPITOLO 6

Settantadue secondi.
Tutto può accadere in settantadue secondi. Posso dire ti amo centocinquanta nove volte. Posso andare su e giù per tutte le scale nella mia casa per tre volte. Posso fare novantuno jumping jacks. Posso recitare l'alfabeto quattordici volte. Posso digitare the quick brown fox saltò sul cane pigro dieci volte. Settantadue secondi potrebbero non sembrare molto lunghi. Ma per me, settantadue secondi era una vita.
 
***
 
“Come mai non posso venire?" mi chiese Penny appena presi la mia giacca di pelle dal gancio.
"Papà ha bisogno di andare a vedere qualcuno, ma mi aspetto che aiuterai Lala a fare da babysitter a zio Emmett e zia Alice mentre non ci sono."
Storse la sua piccola bocca, poi sorrise. "Non posso fare la babysitter. Sono troppo grandi."
"Va bene, beh, allora forse puoi solo giocare con loro, in modo da tenerli lontano dai guai. Sai zio Emmett, diventa pazzo quando papà non è qui per assicurarsi che si comporti bene".
Penny ridacchiò. "Lui no!"
"Lo fa" dissi alzando le sopracciglia "Mangia tutti i miei snack di frutta quando non sono qui."
"Papà ..." la sua mano schiaffeggiò la mia spalla "... gli spuntini di frutta sono miei."
"I tuoi?” chiesi fingendomi sorpreso “No, naturalmente sei confusa, Pennylove. Gli spuntini di frutta sono miei."
"Sono miei."
"Sono abbastanza sicuro che Lala li compra per me."
"No!" Lei ridacchiò, il suo piccolo viso si illuminò di gioia pura. "Lala li compra per me."
"Per te?"
Lei annuì felice e mi si sporse in avanti per baciarla dolcemente sulla guancia.
"Bene. Sì, possono essere tuoi, ma devi condividerli con me. Ci vediamo tra un po’. Ti voglio bene."
"Ti voglio bene anch'io, papà." Mi abbracciò forte prima di iniziare a cercare uno dei tanti adulti in giro per casa.
Presi le chiavi dell’auto quando Alice appare dal nulla, facendomi trasalire. "Posso ancora venire con te."
Scossi la testa. "Resta qui. Io non ho un autobus, lo sai."
“Bene” rispose sconfitta con il sorriso traballante. "Uhm, io non voglio che ti arrabbi, così ho intenzione di dirti che-"
“Dov'è la mia piccola Faith?" disse cantilenante Esme con la dolcezza della sua voce mentre apriva la porta di casa seguita da Carlisle. Noto lo sguardo dispiaciuto di mia sorella.
Alice era un po’ in imbarazzo. "Ho detto a Esme che stavo venendo qui".
"Alice" gemetti. Sapevo che lo avrebbe fatto.
"Hey tu! Stai già uscendo?" Esme si avvicinò a me e mi avvolse in un grande abbraccio.
"Nonna!" Penny arrivò di corsa dal fondo del corridoio, seguita da un Cupcake scodinzolante.
"C'è la mia bella ragazza!" Esme mi lasciò andare e prese mia figlia.
Feci il giro intorno a loro per arrivare al cane, che era praticamente attaccato al mio povero zio. "Cupcake, smettila!" La colpii per convincerla a smettere di saltare sulla gamba di Carlisle.
Carlisle si chinò e diede al cane una pacca sulla testa, compiacendo a non finire lo stupido cane.
"Alice ha detto che andava bene se fossimo venuti. Va bene, non è vero?" Sapeva, per buone ragioni, di dover sospettare di mia sorella.
L’abbracciai salutandolo. Non c'era motivo di farne una tragedia "Va bene."
Notai le tantissime borse piene di regali in mano a mio zio. "Quelli meglio non siano per chi vive qui."
Si strinse nelle spalle. "E' il vantaggio di essere un nonno. Non riesce a trattenersi." Disse indicando la moglie.
“Oh, Edward! Andiamo. Tu, di tutte le persone, non puoi trovarmi da ridire".
Aveva pienamente ragione. L'animale fastidioso ai miei piedi era la prova della mia incapacità di controllare il mio bisogno di compiacere coloro che amavo. Sospirai.
"Sto uscendo. Torno in un'ora o giù di lì."
"Saremo pronti ed in attesa” replicò Esme. "Giusto, Faith?"
"Sì!"
Diedi un bacio sulla fronte della mia Pennylove e uscii di casa.
Cercai di rilassarmi gustandomi la quiete fuori dal manicomio che era casa mia, anche se andare al cimitero non era l'alternativa più piacevole.
 
Lake View Cemetery era ad ovest del Lago di Washington. Un enorme cimitero, molto più grande di quello nel quale i miei genitori sono stati sepolti a Chicago. Tenuto abbastanza bene, gli alberi e le piante sempre potati e tagliati ed un sacco di spazio aperto e statue interessanti da vedere mentre si camminava tra le lapidi. Ci sono alcune tombe molto vecchie dato che il cimitero risale al 1872. Vi è sepolto Bruce Lee, così come anche suo figlio.
Parcheggiai la macchina e saltai fuori. Non mi piaceva visitare il cimitero, ma non potevo farne a meno perché, dopo ogni visita, mi sentivo un po’ meglio. Andare a trovarlo al cimitero era come fargli sapere che non lo avevo mai dimenticato. Scossi la testa. Come potevo dimenticarlo. Non avrei mai potuto dimenticare. Alcuni eventi nella vostra vita sono indimenticabili, come anche alcune persone.
Camminai lungo il percorso che portava alla tomba che ero venuto a visitare. Mi sentii male quando vidi dei fiori su una lapide. Non avevo mai portato dei fiori. Sapevo che sarebbero appassiti in uno o due giorni e che qualche povero giardiniere avrebbe dovuto buttarli via. Sapevo anche che non ero l’unico a venire a fargli visita. Avevo trovato, in altre occasioni, dei fiori sulla sua tomba. Fiori che aveva lasciato qualcuno che era venuto a rendergli omaggio. Sapevo che una persona in particolare era venuta molto più spesso di me. Io venivo in visita solo due volte l'anno. Una volta per ogni data sulla lapide.
Raramente andavo a visitare le tombe dei miei genitori a Chicago. Soprattutto perché era lontano e non avevo molte occasioni di andare a Chicago. L'ultima volta che ci ero stato fu nella primavera del 2012. Avevo portato Isabella per "incontrare" mia madre. Lei mi insegnò quel giorno a parlare con i morti. Era così nervosa.
 
***
"E' così ventoso qui. Non c'è da stupirsi che chiamano questo posto The Windy City".
"Non è poi così male, Isabella."
"I miei capelli sono un disastro totale" disse mentre cercava di lisciare i capelli e posizionarli dietro le orecchie per la centesima volta.
Afferrai la sua mano. "Baby, nessuno sta guardando i tuoi capelli. Non c'è nessuno qui, solo io e te."
Scosse la testa per la sua stupidaggine. "Hai ragione. Non so perché sono nervosa… tua mamma non può disapprovarmi, vero?”
"Se mia madre non avesse voluto che stessimo insieme, avrebbe inviato una gigantesca onda sulle isole Figi. Penso che la nostra unione le piaccia" Riuscii a farla ridere ed io risi con lei.
Camminammo fino al punto sotto l'albero di mela selvatica in fioritura. I miei genitori erano sepolti fianco a fianco. Condividevano una lapide. Cercai di non guardare la parte di mio padre.
La parte di mia madre era stata incisa con “Amata moglie, madre, sorella”. Nella parte di mio padre vi era semplicemente scritto il nome, la data di nascita e di morte. Era quasi pietoso, se avessi potuto provare pietà per l'uomo che aveva cercato di uccidermi.
Isabella non mi lasciò mai la mano mentre stavamo di fronte al lato dove era sepolta mia madre.
"Non so mai cosa fare quando vengo qui” ammisi.
"Non parli con lei?"
"Non so cosa dire.” Era vero. Che cosa si poteva dire alla madre morta che lei già non sapeva? Se c'è un paradiso o qualsiasi altra cosa, non stava già guardando giù verso di me?
"Basta parlare con lei. Senti se ti piace." Isabella lasciò andare la mia mano e si accucciò. "Ciao, Mrs. Masen. Il mio nome è Bella e sono innamorata di tuo figlio. E' un bel ragazzo, meraviglioso. E' un uomo buono. Ci tengo che tu lo sappia. Sono sicura che non si è mai vantato di se stesso in questo modo. Gli piace parlare del suo denaro e della sua intelligenza, ma è il cuore che conta davvero. E lui ha un bel cuore. "
Lei era il mio cuore. Se era bello, era perché apparteneva completamente a Isabella.
Mi chinai su un ginocchio e presi di nuovo la sua mano nella mia.
"Ciao mamma." Mi sentivo così stupido a parlare con l’erba. "Quindi, lei è Isabella. Mia moglie. Mi sono sposato. Anche Alice si è sposata. Ci stiamo comportando molto bene ... credo." Era così strano parlare con una persona morta. Guardai Isabella. Era sorridente e mi strinse la mano.
"E 'stato un bel matrimonio" ha aggiunto. "Entrambi lo sono stati. Beh, tutti e tre in realtà. Edward ed io abbiamo dovuto sposarci due volte perché il primo che abbiamo fatto eravamo da soli e sono sicura che tu sappia come Alice l’abbia presa".
Non potei fare a meno di ridere. Sì, avevamo celebrato due matrimoni. Uno per noi e uno per tutti gli altri. Il primo è il mio preferito, però. Nulla potrebbe superare quel giorno nella mia mente.
"Ho sposato una donna incredibile, mamma. Lei ti piacerebbe, perché ti assomiglia tantissimo" La mia gola si chiuse. Mia madre avrebbe amato Isabella. Esme si era affezionata subito a lei e mia madre ed Esme andavano d'accordo su molte cose. Vidi le guance di mia moglie arrossire. Non riusciva ancora a non arrossire ai complimenti.
Rimanemmo in silenzio per un po’ con il vento che soffiava nei capelli. Faceva abbastanza caldo per essere un giorno di primavera a Chicago. La brezza rendeva il clima tollerabile. Mi concentrai sulla sensazione delle dita di Isabella intrecciate alle mie e ascoltai gli uccelli sugli alberi.
"Volevo anche che sapessi che Edward mi rende felice e ti prometto che mi prenderò cura di lui."
Mia mamma sarebbe stata felice di saperlo. Aveva sempre voluto che diventassi una persona in grado di rendere felici gli altri. Sarebbe stata felice di sapere che stavo con qualcuno buono come la donna che ha promesso di passare la sua vita con me. Isabella era meglio di quanto meritassi. Volevo credere che mia madre fosse fiera di me. Alice e io eravamo la sua eredità.
"Mi manchi" sussurrai, sorpreso dall'emozione cucita in quelle parole.
Mi alzai e tirai a me Isabella. Mi incamminai, ma lei non si mosse.
“E lui?” Guardò la parte di mio padre e poi me, in attesa.
“E lui?”
"Non vuoi dire qualcosa a lui?"
Scossi la testa. Non c'era niente da dire. Non che non riuscissi a pensare a nulla, semplicemente non avevo nulla da condividere con lui. Lui non se lo meritava.
"Voglio solo dire un paio di cose. Non devi rimanere se non vuoi" disse, lasciando andare la mia mano e muovendosi verso l'altro lato. Non smetteva mai di sorprendermi. Io certamente non avevo intenzione di allontanarmi senza ascoltare quello che aveva da dire all'uomo che mi odiava.
"Ti aspetto qui."
Isabella annuì e poi si inchinò come aveva fatto quando parlò con mia madre.
"Ciao, sono Bella. Volevo solo dirle due cose. In primo luogo, mi dispiace. Qualcosa di veramente terribile deve esserle accaduto per farvi diventare così orribile. Si è perso la possibilità di amare due delle persone più incredibili che io abbia mai incontrato. I vostri figli sono persone che vale la pena conoscere e vale la pena di amare. Voglio anche dirvi grazie. Grazie per aver dato a tua moglie il dono dei figli anche se non li volevi. Godo il beneficio di tale decisione tutti i giorni. Beh… grazie. " Fece per alzarsi, ma poi si accucciò di nuovo “Uhm, e spero che tu sia all'inferno, anche se non penso serva a qualcosa, e pensando che mi hai dato Edward, spero anche che tu non sia all’inferno. Ok, questo è tutto."
Rimasi in stato di shock mentre si alzava e prendeva il suo posto accanto a me. La sua mano afferrò la mia. La fissai meravigliato.
"Sei davvero stramba, lo sai?"
"Sei davvero stramba. Lo sai che?" ribatté lei.
"Ti dispiace e grazie? Questo è quello che volevi dirgli?"
"E andare all'inferno…". Le sue sopracciglia si stropicciarono nel modo più adorabile.
Feci una risata e sospirai. "Sei troppo gentile, soprattutto con coloro che non lo meritano, tesoro." Le baciai la testa e la tirai verso la macchina. Non lo dissi, ma c'era una piccola parte di me che sperava che lui non fosse all’inferno. Certo, c'era una parte molto grande che sperava invece che lo fosse, siamo onesti, non sono gentile come la mia bella moglie.
 
Feci la strada, appena passato il grande salice, verso la tomba che stavo cercando. Sentivo l'odore di pioggia nell'aria. Speravo si tenesse a bada fin quando non avessi finito la visita. Non avevo preso un ombrello, anche se sembrava che dovesse piovere ogni volta che facevo quella visita. In piedi accanto alla grande lapide di granito presi un profondo respiro. Allontanai alcune foglie marroni e avvizzite dalla base. Avevo comprato un costoso monumento verticale. Non aveva nessun angelo raccapricciante o sculture eccessivamente ornate, ma era un memoriale adatto.
"Sono io" annunciai. Mi sentivo ancora così dannatamente stupido a parlare con una tomba.
"Buon compleanno. So che non ti è mai piaciuto veramente festeggiare il tuo compleanno. Non ti piaceva essere al centro dell'attenzione. Quindi, non c'è molto da dire, credo.” Aprii completamente la giacca e misi le mani fredde nelle tasche frontali. "Rimarresti stupito di quanto sia diventata grande Faith. Lei è così alta. E’ difficile credere che fosse una piccola piccola bambina, lo sai?" Iniziavo sempre parlando di Faith. Non so il perché. Probabilmente perché era più facile parlare.
"Lei è così intelligente ed in realtà a volte mi spaventa. Ama guardare Discovery Channel e mi pone domande su come le persone fanno a costruire i computer e le matite. E 'curiosa di tutto. Sto aspettando il giorno in cui mi farà imbarazzare perché so per certo che arriverà. Prima o poi mi chiederà qualcosa al quale non saprò rispondere e l'immagine che ho costruito di ragazzo più intelligente che conosce verrà distrutto." Mi misi a ridere, sapendo che era la verità.
"Essere un padre è così strano. Non credo che si possa mai immaginare quanto sia meraviglioso e difficile allo stesso tempo. Sarebbe stato bello se tu o qualcuno mi fosse stato vicino. Tutti mi dicono che sto facendo un buon lavoro, ed è bello sentirselo dire. Credo, però, che Faith sia una persona spettacolare di suo e non per la mia influenza."
Alzai gli occhi al cielo, assicurandomi che le nuvole di pioggia non volessero scatenarsi su di me. Il cielo si stava facendo sempre più scuro di minuto in minuto. Sapevo che non avevo più molto tempo.
"Sto divagando. Mi dispiace. Dovrei arrivare al punto, giusto? Beh, mi manchi. Non hai idea di quante persone hanno cercato di convincermi a riempire il posto che hai lasciato nella mia vita, ma sei semplicemente insostituibile. Ho pensato. Lo ammetto, ho anche pensato ad alcune persone. Alla fine, non credo che esista qualcuno che possa sostituirti. Eri così tanto per me, molto più che il mio braccio destro. Tu eri il mio amico. Il mio confidente. Persone come te non si trovano facilmente. "
Toccai il granito fresco, le mie dita sfiorarono la parte superiore della lapide. No, nessuno avrebbe potuto sostituire quello che avevo perso. Alcune persone erano troppo importanti. Troppo speciali da sostituire.
"Stavo pensando a mio padre oggi. Ho pensato a come non mi ha mai veramente insegnato qualcosa. Forse ho preso alcune cattive abitudini da lui, ma non è mai stato il mio mentore. Non mi ha mai offerto una guida o cercato di farmi mettere in discussione le cose in modo da non agire d'impulso. Lo hai fatto tu, Alec. Sì, eri più di un padre per me. Mio padre non lo è mai stato. Sono stato così fortunato ad averti avuto nella mia vita. Gli uomini come te e Carlisle mi fanno capire che la condivisione del DNA con qualcuno non fa di te un padre. Una figura paterna guadagna il suo titolo attraverso il suo amore e le sue azioni. Non avete idea di quanto tu sia stato importante per me".
 
In verità, non potrei mai ringraziare abbastanza Alec per essere stato l'uomo che era e per avermi fatto far parte della sua famiglia. Lui era sempre lì per me anche quando ero un dolore enorme nel suo culo. Non era facile lavorare con me, in particolar modo prima di incontrare Isabella. Alec mi rispettava e si curava di me quando non ero rispettabile. Ho fatto uno sforzo per capire che la vita non è una cosa scontata e imparare a viverla. Avrei dovuto essere io in quella macchina quella notte. Lo dovevo a lui di vivere la mia vita. Mi sentivo come ho fatto la maggior parte del tempo.
"Oggi è un grande giorno" iniziai mentre un fulmine attraversava il cielo. Merda. Stava per cominciare a piovere. Il vento cominciò a salire. Mi maledissi per non aver portato un ombrello. "Sono sicuro che lo sai. Penso che tu e mia mamma mi guardate. Spero che vegli su di lui, anche." La pioggia cominciò a cadere, e sapevo che dovevo tornare alla macchina in fretta prima di inzupparmi.
Corsi attraverso il cimitero e saltai in macchina prima che le nuvole scaricassero la pioggia. Accesi i fari ed i tergicristalli. Tuoni e fulmini crescevano e lampeggiavano insieme. Era un gran giorno. La mia vita stava per cambiare… di nuovo. Appoggiai la testa contro il poggiatesta. Alec e Carlisle mi avevano preparato per questo giorno più di quanto avessero mai pensato. Non c’era il buio ad avvolgere questo giorno. Non era come il giorno in cui nacque la mia Pennylove.
 
***
 
"Signor Masen, perché non seguite vostra figlia?" Un infermiere alto e snello stava cercando di prendere il mio posto accanto a Isabella.
"Non lascio mia moglie! Che cosa sta succedendo?"
Medici e infermieri erano in movimento e parlavano. Erano agitati e gridavano cose su pressione sanguigna ed edema polmonare. Isabella smise di tossire, ma aveva ancora tutto il sangue sulle labbra. Mi girava la testa. Stava morendo. Dovevano salvarla. Doveva salvarsi.
Le avevo promesso che non avrei ceduto i miei diritti su nostra figlia. Avevo promesso a mia sorella, mia zia, mio zio che avrebbero fatto parte della vita del bambino indipendentemente da ciò che fosse accaduto. Avevo giurato a tutti loro. Avevo fatto l'accordo, ma lei aveva anche fatto delle promesse. Isabella aveva promesso di non morire. Aveva promesso.
"Spingere il Nitropress», disse qualcuno. Le iniettarono il farmaco. Le macchine continuavano a far rumore. I medici parlavano ad alta voce, non litigavano ma sicuramente cercavano di decidere chi potesse essere il responsabile della situazione.
"Isabella" gridai, spingendo via l'infermiere che si trovava tra noi. Doveva guardarmi. “Non mi lasci, cazzo. Mi hai sentito? Isabella!"
"Signor Masen si sposti, per favore." Sentii uno dei medici. Io non volevo andarmene. Non potevano farmi allontanare da lei. Due persone, un uomo e una donna, in piedi su entrambi i miei lati mi misero una mano sulla spalla.
"Isabella!"
Lei però non mi guardava. I suoi occhi stavano ruotando all'indietro. La macchina per il monitoraggio del suo cuore iniziò a far rumore. Fu un segnale acustico prolungato. Guardai verso il monitor e vidi la linea piatta.
"Asistolia!"
"Iniziate con le compressioni e prendete il defibrillatore!"
Il battito cominciò a muoversi al rallentatore, anche il mio cuore aveva smesso di battere. I miei occhi si muovevano avanti e indietro tra la donna sul letto e la linea piatta sullo schermo. Era morta. La mia più grande paura si era realizzata. Morta. In qualche modo un milione di pensieri attraversarono la mia testa come un tornado infuria attraverso un campo aperto, un vortice di confusione e dolore.
 
Io ti amo.
Non posso fare questo.
Io non posso sopravvivere. Hai promesso. Ti odio.
Hai detto che hai amato anche me tanto da morire. Uccidimi.
Io ti amo.
Non posso perderti. Portami con te. Non andare.
Te l'avevo detto che sarebbe successo. Non ti dimenticherò mai.
Io ti amo.
Come hai potuto?
Questo non doveva succedere.
Ti Vorrò sempre.
Nemmeno per sempre basterebbe. Ciò che abbiamo avuto non è sufficiente.
Io ti amo. Io ti amo. Io ti amo.
 
Molto può accadere in settantadue secondi. In settantadue secondi, mi veniva in mente un milione di pensieri. Potrei morire mille morti. Potrei perdere l'amore della mia vita. Settantadue due secondi poteva sentire come una vita.
Isabella era morta. Il suo cuore aveva smesso di battere. Aveva smesso di respirare. Aveva rotto la sua promessa.
Guardai quando misero le piastre sul petto e scioccarono il suo cuore malato, facendole sollevare dal letto dell'ospedale la parte superiore del corpo. Guardai con orrore come gli allarmi continuavano a squillare. Le infermiere cercarono di togliermi dalla stanza, di allontanarmi dalla mia unica ragione di vita.
"Andiamo a vedere sua figlia, signor Masen. Sua figlia ha bisogno di lei adesso."
Mia figlia? Mia figlia aveva bisogno di me? Aveva ucciso Isabella. L'abbiamo uccisa. Io e la bambina. Abbiamo ucciso la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Diedero ancora una scossa al cuore. Il suono mi fece rabbrividire tutto il corpo.
"Ritmo sinusale normale” disse qualcuno, e vidi che sulla linea piatta cominciavano a formarsi piccoli picchi. La macchina iniziò di nuovo a emettere il segnale acustico Bip per ogni battito del suo cuore.
"Portiamola in sala operatoria” ordinò il cardiologo.
 
Settantadue pochi secondi. Mia moglie era morta per settantadue secondi. Poi è tornata a vivere.
 
L'orologio in macchina mi disse che erano già passate le quattro. Dovevo percorrere meno di dieci miglia per arrivare alla mia prossima destinazione. Mi ci volle un po’ più di quindici minuti. Ero giusto in tempo. Anzi arrivai in anticipo.
Tirai fuori il telefono e digitai un messaggio di testo.
Mi sei mancata più di quello che avrei immaginato.
Sorrisi, conoscendo la reazione che avrebbe ottenuto. Digitai un ulteriore messaggio.
Ed entrambi sappiamo come possa essere fuori controllo la mia immaginazione di solito ...
Con così tante distrazioni, non ero sicuro che avrebbe acceso il suo telefono cellulare prima di arrivare. Nel caso in cui lei lo facesse, doveva saperlo. Mi sentivo perso senza di lei. Anche se era solo per poche settimane.
Inferno. Settantadue due secondi erano troppo lunghi per me.


 
Ho letto tutte le vostre recensioni e sono contenta di avervi reso felici!
Ma un grazie va anche a DenisM che mi ha convinto a condividere con voi questa traduzione!!!!
GRAZIE a tutte... ancora due capitoli e le domande che ci hanno assillato per anni avranno le risposte!!!
   
 
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