Versailles fine 1787
Un quadro di regale maternità, insieme ai miei quattro bambini, i miei gioielli più preziosi, i Figli di Francia che ho portato in grembo e ho partorito.
Via le candide mussoline, rose, nastri e cappelli di paglia, indosso un abito di rosso velluto bordato di scura pelliccia, con bianche piume sul pouf di velluto in tinta, non a caso bianco, rosso e neor sono i tradizionali colori della regalità.
Porto orecchini, ma nessuna collana, dopo il tremendo scandalo, il raggiro in cui mi hanno invischiato,
il cardinale di Rohan e Jeanne Valois, la collana di diamanti ..
Signore, non riesco a non pensarci, mi viene da piangere ..
Immonde calunnie, libelli oltraggiosi circolano contro di me..
Sono innocente e nessuno mi crede..
I miei figli sono i miei gioielli,
come amava ripetere la matrona Cornelia, la madre dei Gracchi,
avendo loro non ho più necessità di diamanti, se avessi denaro da spendere lo avrei destinato a Saint-Cloud.
Maria Teresa si protende verso di me, il mio diletto e fragile delfino indica la culla con dentro la sua piccola sorellina, Sophie, nata nel luglio 1786, in grembo il mio amato chou d’amour, il duca di Normandia, Luigi Carlo, il mio secondo maschietto, giunto al mondo il 27 marzo 1785, con una candida veste su cui spicca l’ordine Saint Esprit, concesso ai figli di un re nel momento in cui nascono.
Ho compiuto trent’anni il 2 novembre 1785, un compleanno che ho preso sul serio, è svanita la giovinezza leggera, è rimasta la preoccupazione, l’infelicità ..
E il mio Fersen, che sempre mi reca conforto e sostegno, oltre che macarons.. una dolcezza effimera contro gli affanni..
Lo sdegno per l’oltraggio al mio onore mi devasta, mi rode, è un incubo a occhi aperti ..
Il mio erede, il mio adorato Luigi Giuseppe, è malato, fragile, infermo,non può correre e saltare come gli altri bambini, è preda del dolore.. le febbri lo divorano.
Sophie, il mio piccolo angelo, è morta il 19 giugno 1787, le mie lacrime si sono mescolate, un nuovo dolore che si aggiungeva ai vecchi, agli oltraggi ..
Mi riferiscono che il ritratto che ho commissionato a Elisabeth Vigée Le Brun doveva essere esposto nel salone dell’Académie Royale alla fine del mese di agosto,
ma che hanno dovuto ritiralo, a causa della mia impopolarità, temendo reazioni.
Il capo della polizia mi ha consigliato di non mostrami a Parigi.
È rimasta la vuota cornice e qualcuno, alludendo al mio nuovo epiteto, vi ha messo un biglietto ove si legge “Guardate il Deficit!”
Solo il mio Fersen è rimasto,mio conforto, mia roccia, tutto il mondo mi sta abbandonando ..
Immorale, dissoluta, pervertita, capace di ogni nefandezza, peggiore di Cleopatra, più crudele di Caterina dei Medici, lussuriosa come Messalina..
Vado avanti a testa alta, tutto deve passarmi sopra, come l’acqua che scorre sui sassi, verso il mare..
Fersen, aiutatemi voi..
Mi aggrappo alle vostre mani e alle vostre carezze, riempite il mio grande vuoto con i vostri baci..
Un quadro di regale maternità, insieme ai miei quattro bambini, i miei gioielli più preziosi, i Figli di Francia che ho portato in grembo e ho partorito.
Via le candide mussoline, rose, nastri e cappelli di paglia, indosso un abito di rosso velluto bordato di scura pelliccia, con bianche piume sul pouf di velluto in tinta, non a caso bianco, rosso e neor sono i tradizionali colori della regalità.
Porto orecchini, ma nessuna collana, dopo il tremendo scandalo, il raggiro in cui mi hanno invischiato,
il cardinale di Rohan e Jeanne Valois, la collana di diamanti ..
Signore, non riesco a non pensarci, mi viene da piangere ..
Immonde calunnie, libelli oltraggiosi circolano contro di me..
Sono innocente e nessuno mi crede..
I miei figli sono i miei gioielli,
come amava ripetere la matrona Cornelia, la madre dei Gracchi,
avendo loro non ho più necessità di diamanti, se avessi denaro da spendere lo avrei destinato a Saint-Cloud.
Maria Teresa si protende verso di me, il mio diletto e fragile delfino indica la culla con dentro la sua piccola sorellina, Sophie, nata nel luglio 1786, in grembo il mio amato chou d’amour, il duca di Normandia, Luigi Carlo, il mio secondo maschietto, giunto al mondo il 27 marzo 1785, con una candida veste su cui spicca l’ordine Saint Esprit, concesso ai figli di un re nel momento in cui nascono.
Ho compiuto trent’anni il 2 novembre 1785, un compleanno che ho preso sul serio, è svanita la giovinezza leggera, è rimasta la preoccupazione, l’infelicità ..
E il mio Fersen, che sempre mi reca conforto e sostegno, oltre che macarons.. una dolcezza effimera contro gli affanni..
Lo sdegno per l’oltraggio al mio onore mi devasta, mi rode, è un incubo a occhi aperti ..
Il mio erede, il mio adorato Luigi Giuseppe, è malato, fragile, infermo,non può correre e saltare come gli altri bambini, è preda del dolore.. le febbri lo divorano.
Sophie, il mio piccolo angelo, è morta il 19 giugno 1787, le mie lacrime si sono mescolate, un nuovo dolore che si aggiungeva ai vecchi, agli oltraggi ..
Mi riferiscono che il ritratto che ho commissionato a Elisabeth Vigée Le Brun doveva essere esposto nel salone dell’Académie Royale alla fine del mese di agosto,
ma che hanno dovuto ritiralo, a causa della mia impopolarità, temendo reazioni.
Il capo della polizia mi ha consigliato di non mostrami a Parigi.
È rimasta la vuota cornice e qualcuno, alludendo al mio nuovo epiteto, vi ha messo un biglietto ove si legge “Guardate il Deficit!”
Solo il mio Fersen è rimasto,mio conforto, mia roccia, tutto il mondo mi sta abbandonando ..
Immorale, dissoluta, pervertita, capace di ogni nefandezza, peggiore di Cleopatra, più crudele di Caterina dei Medici, lussuriosa come Messalina..
Vado avanti a testa alta, tutto deve passarmi sopra, come l’acqua che scorre sui sassi, verso il mare..
Fersen, aiutatemi voi..
Mi aggrappo alle vostre mani e alle vostre carezze, riempite il mio grande vuoto con i vostri baci..