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Autore: clepp    23/05/2016    1 recensioni
Si alzò da terra: guardò prima il profondo taglio sul braccio e in seguito i tre uomini che si stavano dirigendo verso l’uscita.
Bucky aveva gli occhi puntati su di lei. Non era in grado di capire se l’espressione sul suo viso fosse di dispiacere per averle fatto male o per non avergliene fatto di più.
[BUCKY/NUOVO PERSONAGGIO] [POST Captain America: Civil War]
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(2)


 
Kamila osservava con velato disinteresse l’allenamento fra Wanda e Sam che, con indosso la sua armatura non faceva altro che svolazzare per tutto il salone.
Steve le si avvicinò con passo deciso, avvolto da una maglia attillata e un paio di pantaloni larghi.
«Tanka è la bambina più carina che io conosca.» esordì, sorridendo affettuosamente verso la sorella maggiore, sedendole accanto senza chiederle il permesso.
Kamila roteò gli occhi verso di lui. «Steve, è minorenne.» scherzò lei, conoscendo perfettamente quale sarebbe stata la sua reazione.
Come aveva previsto nella sua testa, il Capitano si voltò di scatto verso di lei con un’espressione oltremodo oltraggiata e offesa. «Ma cosa stai... io non potrei mai pensare che... ma cosa diamine vai a pensare, Kamila Metanova?» replicò scioccato dalla sua stupida insinuazione.
Kamila trattenne una risatina. «Stavo scherzando, Cap. Respira.» mormorò divertita. «Lo so che mia sorella è la bambina più tenera di questo mondo. Dovevi vedere me alla sua età però, erano tutti follemente innamorati, soprattutto della mia capacità di poterli congelare sul posto.» aggiunse sarcasticamente, allungando le gambe dopo averle tenute incrociate per troppo tempo.
«Immagino che tesoro di ragazza che eri. Proprio come adesso, d’altronde.» Steve le colpì scherzosamente la spalla, facendole l’occhiolino.
«Per quanto dovremo stare in questo posto?» chiese poi Kamila, ritornando seria per un momento. Il capitano sospirò rumorosamente.
«Non so darti una risposta, Kam. Ma per quanto ne so, dovremo starci per parecchio tempo. O perlomeno, finchè non ci troveranno. Siamo dei criminali, ricordi?»
Kamila sbuffò. Era una dannata criminale perché aveva fatto la cosa giusta, per se stessa e per il mondo intero. Era costretta a rimanere confinata in quell’enorme blocco di città triste e desolata, lei che non riusciva a rimanere ferma in un posto per più di un giorno intero.
«Beh, se dobbiamo rimanere rinchiusi qua dentro a combattere tra di noi, vorrei almeno confrontarmi con qualcuno al mio livello.» ovviamente, era ironica.
Si era già scontrata con Wanda, così come con il Capitano, ed entrambi erano stati degni avversari. Ma non era mai stata buttata al tappeto dopo neanche un minuto di scontro.
L’incontro diretto con il Soldato d’Inverno l’aveva completamente scombussolata, costringendola persino a ripensare alle sue capacità nel combattimento. Per questo da quando l’aveva incontrato a New York, Kamila non aveva fatto altro che allenarsi tutti i giorni per migliorare sempre di più e per poter confrontarsi con nemici sempre più forti.
Ora che poteva considerare James un “alleato”, era davvero curiosa di scontrarsi con lui nella stanza di addestramento senza alcuna ripercussione. Voleva sapere se lui era ancora in grado di batterla dopo un minuto, oppure se dopo tutto il suo impegno lei era finalmente in grado di sbatterlo al tappeto.
«Intendi Bucky?» replicò Steve mentre osservava concentrato la sostanza rossa che avvolgeva le mani di Wanda. «Non credo che in questo momento sia propenso a battersi con uno di noi, anche solo per svago. La sua mente gli gioca ancora brutti scherzi. Non se la sente di rischiare.»
«Rischiare?» replicò lei, aggrottando le sopracciglia. «Crede davvero di essere così forte da battere tutti noi? Sappiamo difenderci.»
Cap si aprì in un sorrisetto. «Kamila ti conosco. Non farti prendere dalla foga. Sai cosa volevo dire. La mente di Bucky è ancora profondamente compromessa, e tu lo sai. Non ho intenzione di metterlo alla prova. Non ora.»
Kamila sbuffò rumorosamente e si alzò dalla sedia con uno scatto. «Che noia che sei Steve.» puntò l’indice contro il suo petto. «Posso garantirti che entro la fine della settimana riuscirò a convincere il tuo prezioso Bucky a farsi un giro qui dent-»
Kamila venne distratta dal rumore della porta che sbatteva contro la parete. Si voltò di scatto verso l’entrata e scorse James Barnes sull’uscio, incerto se entrare o meno.
«E’ stato più facile di quanto immaginassi.» mormorò sorpresa, girandosi verso Steve per mostrargli il suo sorriso da “te l’avevo detto”.
Il Capitano sembrava sconcertato. Si alzò dalla sedia e si diresse a passo deciso verso l’amico, ancora fermo davanti alla porta.
«Bucky» lo richiamò. «Cosa hai intenzione di fare?» gli chiese con un’espressione sorpresa e allo stesso tempo contrariata.
Il Soldato non rispose subito, bensì si guardò attorno e fece qualche passo in avanti. Kamila li raggiunse.
«Felice di vedere una faccia nuova qui dentro.» gli sorrise, più entusiasta di potersi scontrare con lui che vederlo veramente fare qualcosa.
«Bucky, non sei ancora in grado di controllare le tue azioni. L’hai detto tu proprio ieri.»
James spostò lo sguardo prima dal viso contratto di Steve e successivamente su quello di Kamila. I suoi occhi azzurri indugiarono un po’ troppo a lungo su di lei.
«Mi hanno detto che questo è l’unico modo per sfogarsi qui dentro.» disse semplicemente, come se quella spiegazione bastasse.
Kamila si raccolse i capelli in una coda stretta. Era contenta di aver indossato abiti comodi quella mattina e di aver messo i suoi guanti speciali.
«Sei sicuro di quello che stai per fare?» gli chiese Steve, quasi sussurrando in modo che solo lui potesse sentire.
«Andiamo Cap.» rispose Kamila al suo posto. «E’ una noia mortale qui dentro. Lascia che si diverta.»
Kamila gli fece segno di seguirla e insieme si diressero verso il tappeto circolare posto in mezzo alla stanza. Sam e Wanda si stavano allenando sul secondo punto di incontro, perciò non avevano alcun problema di spazio.
«D’accordo,» esordì lei mentre entrambi si posizionavano all’interno del cerchio. «Cerca di non limitarti. Dopotutto, HYDRA o no, tu rimani un soldato.» gli fece l’occhiolino prima di piegarsi in una posizione di attacco.
Bucky la osservò con intensità, assottigliando gli occhi per vederla meglio. Non si ricordava di aver mai conosciuto una ragazza così in contrasto con se stessa. L’aspetto esteriore, così angelico e delicato, era in netta contrapposizione con il suo animo combattente  e deciso.
«Non esagerate.» esclamò Steve che era tornato a sedersi sulle sedie poste lungo le pareti. «James, Kamila può essere davvero fastidiosa.»
Kamila sorrise.
Bucky non seppe come iniziare. Era abituato a combattere perché doveva farlo e perché glielo imponevano le circostanze, e non perché era lui a decidere di farlo.
Immerso per un momento nei suoi pensieri non si rese conto della lastra di ghiaccio puntata verso il suo volto. Riuscì a schivarla per un pelo, ma sentì la pelle lacerarsi sotto l’occhio. Si toccò la guancia e sentì il sangue colare e sporcargli le dita.
«E’ un graffietto.» mormorò Kamila dall’altra parte del cerchio.
Bucky si fece avanti. Fece per colpirla con il braccio di metallo ma lei riuscì a schizzare dietro di lui e a bloccargli i movimenti con uno spruzzo di ghiaccio. Le mani erano completamente congelate, ma in pochi secondi riuscì a spaccare la lastra e a liberarsi dalla pressa. Fu davanti a lei in due passi: la colpì con il braccio umano che lei riuscì a bloccare con un contraccolpo ben assestato. Cominciarono a combattere a mani nude e Bucky si sorprese di quanta forza avesse quella ragazza.
Kamila aveva avuto ragione: quell’uomo era decisamente l’avversario più forte con cui avesse mai avuto a che fare. Ma lei era più veloce, e decisamente più agile.
All’improvviso riuscì a schivare il pugno di ferro e a scivolare sotto le sue braccia, ritrovandosi dietro di lui. Lo spintonò in avanti facendogli perdere l’equilibrio.
James dovette abbandonare per qualche secondo la sua posizione di attacco per riprendere stabilità, perciò lei ne approfittò per colpirlo con un calcio sulle ginocchia che lo fece andare al tappeto. Bucky colpì la testa con forza contro il pavimento ma le sue doti di Soldato gli permisero di riprendersi in un batter d’occhio.
Ancora a terra, si allungò rapidamente verso le gambe della ragazza e prima che questa riuscisse a spostarsi, lui la tirò giù assieme a lui. Le saltò addosso e le bloccò qualsiasi movimento.
Le afferrò le mani e le tenne alzate sopra la sua testa mentre Kamila cercava disperatamente di liberarsi da quella morsa. La sua mano di metallo le stava stritolando le ossa.
Bucky tenne strette le gambe attorno alla vita della ragazza e cercò di immobilizzare le sue.
Kamila pensò in fretta ad una via d’uscita. Con un colpo di reni colpì con forza le parte intime di Bucky che, inaspettatamente, rimase lì dov’era.
«Sei insensibile al dolore, ora ne sono più che certa.» ironizzò, smettendo finalmente di dimenarsi.
James alzò un sopracciglio. «Non si parla durante un combattimento.» rimarcò accigliato, senza perdere tuttavia il controllo dei loro corpi.
«Sicuro?» domandò lei, sorridendo mestamente. «Peccato, il parlare potrebbe avvantaggiarti molto, se sai sfruttare questa capacità.» capì di avere la sua più totale attenzione, perciò andò avanti. «Il problema è che tu non sei un gran chiacchierone, giusto? A differenza tua, io so come distrarre qualcuno. Non ricordi le parole del Capitano? So essere molto fastidiosa a volte, e questo molto spesso mi aiuta a guadagnare tempo.»
«Tempo per cosa?» mormorò Bucky, ma ormai era troppo tardi. Si rese conto solo in quel momento del blocco di ghiaccio attorno alle sue mani, ora bloccate alle braccia di Kamila. Lei non perse altro tempo e approfittò di quel momento di confusione per colpire nuovamente le parti basse di Bucky. Questa volta sortì l’effetto desiderato, infatti lui mollò di poco la presa alle sue gambe ma questo le bastò per fare leva e invertire le posizioni.
Kamila troneggiava sul corpo possente di Bucky, miseramente buttato a terra da una ragazzina di 21 anni. Le loro braccia e mani erano ancora attaccate, per questo Kamila aveva il viso a due centimetri da quello del Soldato.
Era abituata a stare a contatto con uomini affascinanti, dal gran carisma e dal fisico ben delineato. Non ne era mai stata intimidita più di tanto, perché sapeva di essere al loro stesso livello sia per quanto riguardava il carattere che la prestazione fisica.
Ma in quel momento, premuta contro quel corpo caldo e sudato Kamila si sentì avvampare. Non perse tuttavia il suo autocontrollo.
Bucky sbuffò rumorosamente mentre di sottofondo sentiva le risate di Steve. Si sentiva colpito – annientato – nell’orgoglio. La rabbia cominciò a montargli dentro fino ad annebbiargli la vista.
«Sono il Soldato d’Inverno, ricordi?» mormorò debolmente, ma il suo tono di voce allarmò Kamila che, d’istinto, allontanò la sua faccia da quello dell’uomo, per quanto la loro posizione glielo potesse permettere.
«Bucky!» la voce di Steve arrivò in ritardo.
James aveva già invertito le posizioni e distrutto la lastra di ghiaccio con un colpo secco delle mani. Il vetro andò a infliggere un profondo taglio nel braccio di Kamila, la quale urlò dal dolore e dalla sorpresa. Era avvenuto tutto talmente in fretta che non si era neanche resa conto di essere di nuovo in piedi, il braccio sano a sostenere quello ferito. Prima che lui le venisse addosso come una furia cieca, Kamila vide i suoi occhi cambiare di tonalità. Se prima potevano ricordare le sfumature chiare della ragazza, adesso ricordavano soltanto un paio di pozzi neri.
James la colpì in faccia e il colpo le mozzò il respiro in gola. Cadde per la seconda volta a terra e automaticamente si portò le mani davanti al viso in una posizione di autodifesa.
Ma l’attacco non arrivò.
Kamila aprì gli occhi e vide che Steve e Sam stavano trattenendo il Soldato per le spalle. Lui si stava dimenando con forza, ma era chiaro che si stesse riprendendo, altrimenti si sarebbe liberato di loro in poco tempo.
Kamila era spaventata. Per fortuna, grazie ai suoi anni di esperienza, aveva imparato a controllare la paura durante i combattimenti. Sperava di non doverlo fare anche durante gli allenamenti, ma evidentemente il Capitano aveva ragione: la mente di Bucky era ancora decisamente compromessa.
Si alzò da terra: guardò prima il profondo taglio sul braccio e in seguito i tre uomini che si stavano dirigendo verso l’uscita.
Bucky aveva gli occhi puntati su di lei. Non era in grado di capire se l’espressione sul suo viso fosse di dispiacere per averle fatto male o per non avergliene fatto di più.
 
*
 
Wanda le stava medicando il taglio quando Steve Rogers aprì la porta dell’infermeria con espressione irata. Sam gli era subito dietro.
«Te l’avevo o non te l’avevo detto?» Steve Rogers non urlava mai, nemmeno quando era furioso, ma in quei casi il suo tono pacato esprimeva perfettamente ciò che stava provando.
Kamila, dal canto suo, non aveva nessuna voglia di litigare con lui.
«Non starai insinuando che la colpa sia mia.» ringhiò, fulminandolo con un’occhiata. Si era persino fatta male, e la colpa adesso doveva essere sua?
Steve incrociò le braccia e cominciò a fare avanti e indietro per la stanza, sospirando rumorosamente ad intervalli regolari.
«Ti avevo avvertito che la sua mente è ancora compromessa, e tu hai comunque cercato di convincerlo!» la puntò con un dito. Kamila conosceva perfettamente il profondo affetto che lo legava a James Barnes. L’aveva letto nei suoi occhi quando lui le aveva raccontato le storie di quando erano dei giovani soldati negli anni ’40. Sapeva che Bucky era stato un amico fedele per il Capitano, ma in quel momento non aveva alcuna intenzione di farsi trattare in quel modo.
Inarcò le sopracciglia e quel gesto le causò una fitta al volto: proprio sotto l’occhio destro un livido bluastro stava cominciando a prendere forma.
«La colpa non è mia, Steve. E tu lo sai benissimo! La mente di James può giocargli ancora brutti scherzi, ma quando è entrato in quella stanza era perfettamente cosciente di ciò che stava per fare. Nessuno l’ha costretto con una pistola puntata alla testa, men che meno io.»
Si sfidarono per un momento in un gioco di sguardi. Kamila non aveva intenzione di cedere, soprattutto perché sapeva di non essere nel torto. Certo, sapeva perfettamente di essere stata lei ad aver innescato una scintilla di desiderio nella mente di Bucky la sera prima, ma non era stata lei ad obbligarlo ad entrare in quella stanza.
«Sta di fatto,» riprese il Capitano, questa volta con un tono meno accusatorio. «Che Bucky si sente in colpa per ciò che ha fatto.»
Kamila roteò gli occhi: «Si certo.»
«Tu non lo conosci, Kamila. Non lo conoscevi prima e non lo conosci adesso. Delle persone hanno ucciso il mio migliore amico sostituendolo con un vero e proprio omicida. Insieme stiamo cercando di uscirne fuori, e lui ora conosce il peso delle sue azioni.»
Kamila spostò lo sguardo dal viso del Capitano alla parete alla loro destra. Quell’uomo aveva la capacità di farla sentire piccola come un insetto con una sola frase. 
Era vero, lei conosceva la storia di Bucky, ma non sapeva cosa significava viverci davvero dentro, essere torturati e costretti a compiere delle azioni malvagie senza avere la possibilità di potersi opporre. Sbuffò rumorosamente. Wanda finì di fissare gli ultimi punti di sutura.
«Ecco fatto, nuova di pacca. Nessuno lo noterà più tra qualche settimana.» stava mentendo e lo sapevano tutti. Kamila aveva subito ferite meno serie di quella che erano ancora fisse sul suo corpo, ma non le importava. In quel momento voleva soltanto rimanere sola a pensare.
«Ti chiedo...» cominciò Steve con più calma, cercando il suo sguardo, come se la compassione avesse preso il posto della rabbia. «Ti chiedo di andare a parlargli, e fargli capire che lui non ha colpe e che non hai nulla contro di lui. Lui non farà mai il primo passo e il senso di colpa finirà per logorarlo.» Steve la stava pregando di fare qualcosa che lei non era propensa a fare con così tanta facilità. Il suo senso dell’orgoglio era troppo forte.
«Le stai chiedendo l’impossibile.» scherzò Sam che conosceva benissimo il carattere della bionda.
«Ci penserò.» replicò lei, rimettendosi la felpa facendo attenzione a non prendere dentro i punti.
Steve la pregò con lo sguardo.
«Pensaci.»
E uscì dalla stanza.





Buongiorno a tutti! 
Allora, prima di tutto vorrei subito ringraziare tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le seguite / preferite / ricordate e anche la persona che ha recensito il mio primissimo capitolo. Siete stati davvero molto gentili, e soprattutto, mi avete reso felicissima! Sinceramente non pensavo che la storia potesse suscitare molto interesse e sono stata felice di essermi sbagliata!
Comunque, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento ahaha io mi sono divertita molto a scriverlo, forse perchè è la prima interazione importante fra Bucky e Kamila. Lascio a voi i commenti!
Io ripeto che non sono una che sta molto attenta ai dettagli e alle tempistiche, perciò se ci sono alcune differenze con i film non odiatemi ahahah
Detto questo, vi lascio andare :))
Nel prossimo capitolo, che ho quasi già finito di scrivere, ci sarà un passo importante. 
Una buona giornata a tutti!
un bacio,
clepp



 
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