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Autore: crazy lion    27/05/2016    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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CAPITOLO 28.

PERICOLO
 
Il giorno dopo Demi si svegliò un po' più tardi del solito. Hope dormiva ancora. Quella notte era stata molto tranquilla rispetto alle altre nelle quali si era svegliata qualche volta piangendo. La ragazza si alzò e si vestì cercando di fare il minimo rumore. La bambina aveva il sonno molto leggero, ormai l'aveva capito. Uscì piano dalla camera e andò a controllare Mackenzie, che riposava nel suo lettino. Sembrava serena. Scese in cucina e Batman le corse incontro.
"Ciao!" esclamò. "Hai fame, vero?"
Il cane le saltò addosso e Demi lo prese come un sì, rendendosi anche conto che nella ciotola non aveva nemmeno una crocchetta. Gli diede da mangiare e da bere e lui si precipitò subito a fare colazione, contento, iniziando a mangiare ai quattro palmenti.
"Batman, ti do da mangiare ogni giorno e sembra che tu sia denutrito da settimane" commentò Demi, sorridendo.
Il cane la guardò come se avesse capito, con una certa aria di sufficienza, come a dire:"
"Beh, io ho tanta fame e dato che sono il re di questa casa non mi prendere in giro con battute del genere, okay? Non si dicono ad un sovrano."
Demi gli si avvicinò e gli fece una carezza, poi si disse che avrebbe dovuto chiamare Selena, come il giorno prima si era ripromessa. Prese il cellulare dalla borsa e compose il suo numero. Dopo solo uno squillo sentì un allegro:
"Pronto?"
"Pronto? Sel, sono Demi."
"Ciao Demi, come stai?"
"Bene, tu piuttosto, ti senti meglio?"
"Oggi ho una giornata più positiva, mi sento meno debole. So qual è la tua prossima domanda: sì, mi sto riposando e sì, mia madre mi sta dando tanto da mangiare in modo che io mi riprenda al meglio. Contenta?"
"Molto!"
"Raccontami delle bambine!"
"Le ho portate a casa il 20 agosto."
"Oh, il giorno del tuo compleanno! Che coincidenza!"
"Sì, è stato bellissimo."
"Come sono?"
"Adorabili! Hope combina qualche guaio, ma tutto sommato sono brave. Ora stanno dormendo."
Le parlò di ciò che era successo in quegli ultimi giorni e Selena rise sentendo la storia del borotalco.
"Mandami una loro foto, okay?"
"Certo, lo giuro."
"Ora devo andare, Demi. Mia mamma mi chiama per fare colazione con lei."
"Va bene, noi ci sentiamo presto. Riguardati."
"Tranquilla, stammi bene anche tu. Ciao, ti voglio bene."
"Anch'io, ciao."
Demi chiuse la telefonata. Era sollevata nel sapere che la sua migliore amica stava meglio.
Si preparò due fette di pane tostato con la marmellata e una tazza di thè. Proprio quando stava per mettersi a mangiare sentì un pianto e pochi secondi dopo un tonfo.
 
 
 
Mackenzie aprì piano gli occhi.
Sentì un rumore di piatti in cucina. Probabilmente la mamma stava preparando la colazione. Rimase un po' sotto le coperte. Stava bene lì al calduccio e non aveva molta voglia di uscire, ma quando sentì piangere la sorellina si alzò di scatto.
Corse in camera della mamma e si avvicinò alla culla. Voleva prendere Hope in braccio. L'aveva fatto altre volte, non era difficile. Tirò via le coperte e la sollevò piano, , ma le sue mani tremarono per un attimo. Nonostante questo riuscì a sollevarla e si avvicinò alla porta, ma senza accorgersene andò troppo verso destra e Hope batté la testa sul legno. Le mani di Mackenzie tremarono e la sorellina cadde a terra scoppiando a piangere.
 
 
 
Demi corse in camera trafelata e nell'angoscia più totale. Cos'era accaduto?
Quando entrò vide Mackenzie chinata sulla sorellina che, sdraiata per terra, strepitava e strepitava.
"Che è successo?" chiese, preoccupata.
Mackenzie la guardò con gli occhi pieni di lacrime. Demi ricordava bene quello che le aveva detto Holly Joyce:
"La bambina è molto legata alla sorellina più piccola, talmente tanto che vorrebbe prendersene cura da sola, ma ha cinque anni e, chiaramente, non ce la fa."
Fino ad allora Mackenzie aveva lasciato che Demi cambiasse Hope e che le desse da mangiare e non aveva preteso di occuparsene da sola. Nei giorni precedenti la ragazza aveva cercato di coinvolgerla in quelle attività, per esempio chiedendole di portarle il biberon o di prenderle un pannolino pulito, in modo che la bambina si sentisse considerata anche sotto quel punto di vista.
"Volevi prenderla in braccio e ti è caduta?" chiese Demi, che pensava di aver capito.
Mackenzie fece cenno di sì.
"Tesoro, avresti dovuto chiamarmi. Te l'avrei data io!"
La bambina scappò fuori dalla stanza.
"Amore, dove stai andando? Ferma!" gridò Demi, più spaventata che arrabbiata. Aveva paura che potesse scappare via o farsi male. Si avvicinò a Hope e la prese in braccio. "No, no piccolina, non piangere! Va tutto bene, sono qui. Sono qui" sussurrò cullandola. "Ora vediamo se ti sei fatta molto male, d'accordo?"
Si sedette sul suo letto e toccò la testina della piccola. Non c'era ancora nessun bernoccolo. "Adesso andiamo in cucina  e mettiamo un po' di ghiaccio così guarirai presto."
Demi cercava di parlare con dolcezza, facendo finta di essere tranquilla. In realtà era nel panico, non solo per Hope, ma anche per Mackenzie. Quando l'aveva vista scappare via durante la sua prima crisi si era spaventata molto, ma adesso aveva ancora più paura. Se durante quegli attacchi non si controllava, sarebbe potuto accaderle di tutto. Scese in cucina e mise del ghiaccio sulla testa di Hope, avvolgendolo in un grande fazzoletto. Non lo appoggiò direttamente sulla cute perché sapeva che era sbagliato farlo in quel caso. La bambina si lamentò per il freddo.
"Lo so, non è piacevole, ma ti aiuterà a stare meglio. Mackenzie, dove sei?"
Sentì dei rumori provenire dal piano superiore e corse per andare a controllare. Con il cuore in gola entrò nella camera di Mackenzie e la trovò sdraiata per terra. Continuava a battere con forza la testa sul pavimento.
"Tesoro, calmati! Non fare così!" esclamò la ragazza. "Ascoltami, possono capitare a tutti questi incidenti, okay? Hope avrebbe potuto cadere comunque, dal fasciatoio per esempio. Basta un attimo di distrazione da parte delle persone più grandi e i bambini a quest'età si fanno male. Su amore, vieni qui. Abbracciamoci!"
Demi avrebbe voluto dire a Mackenzie di stare più attenta in futuro, ma non voleva sgridarla o arrabbiarsi, soprattutto non in quel momento. La bambina era troppo agitata e un rimprovero non avrebbe fatto altro che accrescere la sua angoscia. Avrebbe parlato con lei in seguito. Mackenzie smise di battere la testa, ma cominciò a scalciare e a tirare pugni per terra, piangendo. Sudava, lo si vedeva chiaramente ed era rossa in viso.
"Mackenzie, calmati! La mamma non è arrabbiata, okay? Non sono arrabbiata!"
Mise Hope sul letto di Mackenzie e tenendola sott'occhio si avvicinò alla bambina sdraiata sul pavimento. La abbracciò.
"Sta' tranquilla. La mamma è qui e Hope starà bene" le disse mentre la stringeva forte a sé. "Fai dei respiri profondi, inspira con il naso ed espira con la bocca. Su, cerca di calmarti, vedrai che andrà tutto bene, Mackenzie!"
Poco dopo la piccola iniziò a tranquillizzarsi. Il suo respiro diventò via via più regolare e smise di piangere. Abbracciò la mamma e questa le diede un bacio.
"Metto un po' di ghiaccio anche a te, vieni" le disse.
Dopo averle detto di tenerlo lì per un po', si sedette sul divano con Mackenzie su una gamba e Hope sull'altra. Ora doveva solo aspettare ed assicurarsi che entrambe le bambine stessero bene. Mackenzie non piangeva più, ma era triste. Demi avrebbe voluto farla parlare e che le dicesse ciò che provava, ma la bambina non aveva voglia di scrivere, lo si vedeva chiaramente. Per questo, tutto ciò che la ragazza poté fare fu continuare ad accarezzarla con dolcezza. Qualche minuto dopo la bambina volle alzarsi. Andò in cucina, prese carta e penna e tornò dalla mamma.
Prima di cadere, Hope ha sbattuto la testa sulla porta. Volevo portarla qui da te mamma, ma non ce l'ho fatta. Mi dispiace, è colpa mia!
"Non importa, ora ciò che conta è che entrambe stiate meglio."
Dopo dieci minuti, purtroppo, Hope si sentì male. Demi notò che respirava affannosamente e prima che potesse dire o fare qualcosa la piccola vomitò, sporcando lei e Mackenzie.
Oh, no! Forse è qualcosa di più grave di quello che pensavo.
Prese alcuni fazzoletti dalla tasca per pulire la piccina alla bell'emeglio, poi fece lo stesso con Mackenzie e con lei stessa. Si alzò e disse a Mac di seguirla.
"Andiamo al pronto soccorso, così i dottori mi diranno se state bene e io sarò tranquilla."
La bambina più grande la guardò preoccupata.
"Mac, nessuno ti farà del male. I dottori sono molto bravi, fidati della mamma. Io starò con voi quando vi visiteranno, te lo prometto."
Lei annuì, più rilassata.
Demi avrebbe voluto cambiare le bambine e mettersi qualcosa di pulito, ma era troppo preoccupata e comunque non erano ridotte così male.
Uscì di casa, fece salire le bimbe in macchina, si mise al posto di guida e partì.
Qualche minuto dopo era davanti all'ospedale dove aveva fatto i controlli molto tempo prima. Quel posto le riportava alla mente tanti ricordi, speranze e delusioni. Ora, però, non doveva più pensarci. Era vero, non avrebbe mai potuto avere un bambino biologicamente suo, ma ne aveva due adesso, che erano sue figlie e lo sarebbero state per sempre.
Quando entrarono, una dottoressa venne loro incontro e chiese a Demi che cos'era successo. Lei le raccontò tutta la verità e le disse anche che aveva appena adottato le bambine. La donna le guardò.
"Mackenzie sembra stare bene, così a prima vista" disse, "mentre non sono sicura che per Hope valga lo stesso."
Lanciò uno sguardo a Demi per farle capire che la situazione non era delle migliori e le disse di seguirla. La ragazza sapeva che, normalmente, i pazienti dovevano andare in accettazione a spiegare il problema e poi aspettare in sala d'attesa, e si preoccupava perché era altrettanto consapevole del fatto che i casi più gravi venivano sempre fatti passare per primi. Se quella dottoressa non l'aveva mandata in accettazione e poi in sala d'aspetto con gli altri, era perché probabilmente si era accorta che qualcosa non andava. Hope si era addormentata durante il viaggio ed era anche questa una delle cose che allarmava il medico.
Le fece entrare in una stanza, poi sottopose Mackenzie ad alcuni esami per capire se stava bene e un'altra dottoressa si occupò di farli a Hope. Demi restò sempre con loro, tranne quando dovettero fare una tac. Mackenzie si spaventò quando sentì quel termine e capì che la mamma non sarebbe andata con lei, ma la ragazza le spiegò che una tac era una specie di fotografia alla testa e che lei avrebbe dovuto solo stare ferma come se fosse stata a casa sua e qualcuno la stesse fotografando. A quelle parole la bambina si tranquillizzò e si lasciò accompagnare dalla dottoressa a fare l'esame.
Mentre Demi attendeva in sala d'aspetto, chiamò la madre per raccontarle quello che era successo e avvertì anche Andrew.
Dianna, Eddie ed Andrew arrivarono dopo poco, ansiosi e preoccupati.
"Non so ancora niente" disse Demi appena li vide, con le lacrime agli occhi. "Ho tanta paura, mamma! Sono una cattiva madre!" esclamò scoppiando a piangere.
"No! No, non dire queste cose, non è vero" sussurrò la donna per consolarla. La abbracciò.
"Sì invece, lo è. Avrei dovuto stare più attenta ad entrambe, così Hope non si sarebbe fatta male e Mackenzie non avrebbe avuto quella crisi. Vederle stare così è stato orribile. Mac batteva la testa per terra, scalciava e tirava pugni come impazzita e Hope ha vomitato!"
"Sarebbe potuto succedere comunque, Demi, magari in un'altra situazione o in un momento diverso. Tu eri andata a preparare la colazione e loro stavano dormendo. Non potevi sapere che Mackenzie si sarebbe alzata" la rassicurò Andrew.
"Non sei una cattiva madre" disse Eddie. "Devi solo fare un po' di pratica."
Demi fu grata a tutti per quelle parole di consolazione, ma tutto ciò non servì a tranquillizzarla. Era vero, però, che se fosse stata sola avrebbe sofferto molto di più. Essere circondata dalle persone che le volevano più bene al mondo la faceva sentire capita. Avrebbe voluto dire che era tranquilla, ma non era affatto così. Sudava ma al contempo tremava. Prima aveva caldo e poi freddo, anche se era quest'ultimo a predominare. Lo sentiva fuori, ma soprattutto dentro. Era un freddo che le gelava l'anima e le riempiva il cuore. Sentiva la paura crescere in lei. Partiva dallo stomaco e si diffondeva in ogni fibra del suo essere. L'attesa la stava massacrando. Più il tempo passava, più lei si sentiva consumare dentro. Se i medici ci avessero messo ancora tanto l'ansia l'avrebbe uccisa, Demi ne era sicura. Voleva sapere che stava succedendo, se c'erano complicazioni, qualsiasi cosa!
"Io vado a chiedere a qualcuno" disse, dopo venti minuti, scattando in piedi.
"No, Demi, ferma; non ti direbbero niente adesso, è ancora troppo presto. I medici staranno facendo loro molti controlli, ci vorrà tempo" sussurrò Andrew, mettendole una mano sulla spalla.
Lei si scostò bruscamente, ma subito dopo si rese conto di aver sbagliato. In fondo, il suo amico voleva solo cercare di aiutarla.
"Scusa" sussurrò sentendosi in colpa.
"Figurati!"
Demi si risedette, trasse un profondo respiro fece la stessa cosa che l'aveva aiutata in passato: iniziò a pregare per darsi forza e a lei si unirono i genitori ed Andrew. Forse Dio li avrebbe ascoltati e tutto sarebbe andato bene. Nessuno poteva saperlo, ma dovevano crederci.
   
 
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