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Autore: _Lady di inchiostro_    29/05/2016    3 recensioni
Dieci prompt, dieci storie.
I protagonisti sono sempre gli stessi. Un cinico chirurgo e un pirata tutto sorrisi.
Lasciate che vi racconti come la loro alleanza si sia trasformata presto in una relazione! ~ ♥
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Day One: Meeting/First Impressions [Completa ]
Day Two: Freedom/Savior [Completa]
Day Three: Friendship/Family (Nakama) [Completa]
Day Four: Alliance/Trust/Honor [Completa]
Day Five: Memory [Completa]
Day Six: Loss/Change [Completa]
Day Seven: Will of D [Completa]
Day Eight: Alternate Universe [Completa]
Day Nine: A Promise Kept/A Battle Fought [Completa]
Day Ten: Thank You [Thanks to be here with me: “«Ci sono un sacco di cose per cui devo ringraziarti, Law. A cominciare dal fatto che ci sei...»” ]
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[Storia partecipante all’evento indetto su Tumblr: “Ten Days of LawLu”]
[Enjoy ♥]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Trafalgar Law
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ten Days of LawLu
~
Smell of Saltiness



Day Two: Freedom/Savior





Il fischio sordo di uno sparo, il tonfo di un corpo che cade sul legno duro; le nocche che si scorticano, che battono forte, le urla impotenti e non sentite di un bambino, chiuso dentro una cassa. 
Era questo il sogno che faceva, spesso, il Chirurgo della Morte. Un sogno fin troppo veritiero, fin troppo fedele a quei ricordi maledetti, eppure sembrava tutto così etereo, così sfuggente, che si poteva quasi avere la speranza di risvegliarsi in una realtà diversa.
Tuttavia, Trafalgar puntualmente ripiombava nella vita di tutti i giorni, una vita che era stata donata in cambio di un'altra, una vita che, da quel giorno che continuava a rivivere in sogno, non riusciva ad avere pace. Così, Law sognava l'isola di Mignon, la Gabbia, l'attacco di Vergo a Corazon, il suo sorriso prima di chiudere la cassa, gli ultimi bisbigli prima di morire, le sue scuse prima di lasciarlo; ogni notte, ogni volta che chiudeva gli occhi faceva quel sogno, e puntualmente tornavano i colpi d'arma da fuoco, le sue mani che tentavano di aprirsi una via per uscire, il sangue di Cora mischiato alle sue lacrime di disperazione. 
Law credeva, sperava, che il sogno avesse – chissà – la facoltà di svanire, così come la cenere col vento, e che quindi avrebbe smesso di perseguitarlo non appena si sarebbe vendicato di Doflamingo. Anche quando aveva parlato con Sengoku – mentre cacciava giù lungo le viscere il grumo amaro che gli bloccava la gola, e lo sentiva scendere come se fosse acido – aveva creduto che sì, adesso poteva dirsi davvero libero, poteva davvero comprendere cosa significasse avere una vita libera, perché Cora aveva deciso di arrivare a tanto purché lui potesse viverla.
Ma le cose non cambiarono affatto, quel sogno continuava ad apparirgli davanti gli occhi, così che lui li spalancasse, non riuscendo più a chiuderli. Era così, sempre, ogni notte. E se non c'era il suo volto sorridente che gli diceva che sarebbe andato tutto bene, c'era quello di sua sorella che si sfrigolava tra le fiamme, gli occhi vitrei e la pelle fredda dei suoi genitori.
Per questo, Law preferiva passare le ore notturne in altra maniera, portandosi avanti con lo studio di nuove malattie, di nuove diagnosi.
Stando nella nave del nuovo sottoposto di Cappello di Paglia, quel tipo con la cresta a mo' di pollo, tutto questo però non fu possibile.
Avevano lasciato Dressrosa da un paio di ore, quando la bianca luce della luna cominciò a brillare sulle acque scure – sembrava come se un manto bianco si fosse posato su uno specchio di ghiaccio blu –, e Law era stato costretto a dividere la stanza come tutti gli altri.
Ovviamente, non poteva mettersi di certo a leggere a lume di candela come un eremita, e andare nella piccola stanza adibita a biblioteca non era possibile, non di certo con quell'individuo a capo della nave che provava una certa avversione per lui. 
L'unica alternativa, si disse Law, era provare a riposare almeno per un paio di ore.
Ma quando sembrava che stesse finalmente riuscendo a dormire veramente, ecco che quel sogno tornava ad aggredirlo, simile all'artigliata di una mano d'ombra. E Law si agitava, cominciava a tremare, a sudare freddo; solo che, questa volta, i suoi muscoli in costante tensione, i nervi sempre tesissimi, si rilassarono non appena un dolce profumo arrivò a riscuoterlo, in un brivido che, se si poteva definire, sarebbe stato dolce e delicato. 
C'era un odore cui Law era particolarmente affezionato, e non era quello dei suoi medicinali, o del tè alla menta che prendeva sempre – anche se ne aveva i vestiti impregnati, di questi due odori: no, era un odore che lui associava alla libertà, un odore capace di combattere la cappa asettica e insapore che creava la neve, sua nemica di sempre, dei cristalli che si posavano sulla lingua e sulla punta del naso senza lasciarti addosso nulla, solo gelo.
La neve non ha odore, né sapore. La neve ricopre tutto, non lascia nulla, fa spavento, perché non ti permette di sentire, di vivere ciò che ti circonda.
Quando Law stava a Punk Hazard, l'idea che il laboratorio fosse circondato dalla neve non lo entusiasmava molto, aveva fatto di tutto per rimanere il più possibile all'interno.
Con l'arrivo di Smoker-ya, divenne una necessità uscire.
Durante lo scontro con Vergo, buffo il destino, si chiese se potesse davvero riprendersi una rivincita contro di lui e contro quei fiocchi che, se stavano per essere soppressi dal gas letale, quella volta a Minion si erano macchiati del sangue di Cora-san. 
Eppure, sì, c'era qualcosa di diverso. Sconfitti Smoker e Tashigi, quell'odore persistente tornò a farsi sentire, ad accoglierlo come in un abbraccio protettivo; era il primo odore che Law aveva sentito non appena era uscito dalla cassa, seguito da quello pungente della polvere da sparo, e che lui aveva associato subito alla libertà, la libertà che Corazon sosteneva che nessuno potesse togliergli. 
Era l'odore di salsedine, del mare che circondava l'isola. Quello era l'odore della libertà, men che meno per un pirata. 
E quella volta, a Punk Hazard, quell'odore non era tornato per via delle acque circostanti: era proprio una persona a emanarlo, la stessa persona che quella sera si era intrufolata sotto le coperte di Torao, mentre quello aveva aperto un occhio per guardarla.
Rufy dormiva nella branda al di sopra e, nonostante il sonno pesante che si ritrovava, il cigolio del letto di Law era riuscito a svegliarlo. E Law pareva quasi che non riuscisse a stare fermo, come se stesse cercando di sottrarsi a una tortura sempre più crescente. Rufy capì subito, del resto era capitato anche a lui di avere degli incubi così orrendi da sembrare reali. 
Era sceso dalla sua branda, e aveva messo tutta l'accortezza di cui era capace per infilarsi sotto le coperte senza svegliarlo.
Rimase immobile a fissarlo, le labbra piegate all'ingiù, mentre il viso di Torao diventata piano piano più sereno e lui apriva gli occhi.
«Che ci fai qui?» disse, scontroso.
Rufy aspettò un po' prima di rispondere. «Stai sudando.»
«Sto bene.»
«E ti muovevi, poco fa...»
«Non sono abituato a dormire. Cercavo una posizione comoda.»
«Perché, esiste una posizione comoda con cui dormire? Non vanno bene tutte?» Rufy sorrise, prima di tornare serio. 
Law alzò gli occhi al cielo. «Non prendo sonno facilmente, tutto qua.»
«Incubi?»
«Cosa?»
«Dico, io quando non prendo sonno è perché faccio dei brutti sogni...»
Law non seppe in che modo replicare, rimanendo a bocca chiusa. 
Le braccia chiare di Rufy avvolsero il braccio scuro di Torao, e il ragazzino appoggiò la guancia sulla pelle calda. «Torao... Tremi ancora...»
Nessuna risposta, solo un altro brivido piacevole lungo la schiena, un soffio caldo che asciugava quelle gocce di sudore freddo.
«Non devi vergognarti di chiedere il mio aiuto, se ne hai bisogno. Forse non lo sai, ma un po' me la cavo con queste cose» rise, forzatamente, perché Rufy non avrebbe mai voluto saperne di incubi in tutta la sua vita, avrebbe voluto sognare per sempre i boschi verdi del monte Corbo e le corse coi suoi fratelli. «Se pensi che possa fare qualcosa, io...»
«Mugiwara-ya» Rufy alzò la testa verso di lui, verso quella voce solenne e bassa, perché non voleva che altri lo sentissero. «Posso chiederti un favore?»
Prese il silenzio immobile come un consenso. «Puoi rimetterti nella stessa posizione di prima?»
Rufy obbedì, e si ritrovarono faccia a faccia, a neanche dieci centimetri di distanza. Si fissarono senza che nessuno dicesse niente, finché Rufy con titubanza non alzò una mano a spostare una ciocca di capelli che copriva un occhio di Trafalgar; e percorse i lineamenti del suo viso, fino a raggiungere il mento ispido, con la punta del polpastrello. I suoi occhi sembravano quelli di un bambino che stava varcando un confine fino ad allora inesplorato, e ne era rapito.
Balzò nel momento in cui i palmi di Torao si posarono sul suo viso, con un'insolita tenerezza, avvicinando poi la fronte alla sua. 
Rufy abbassò le palpebre delicatamente, mentre quelle dell'altro erano già chiuse. 
«Ti va di dormire con me?»
«Aspettavo che tu me lo chiedessi...»
Law prese un profondo respiro, inalando quel profumo che riusciva a tranquillizzarlo, il profumo di salsedine. E sebbene Rufy puzzasse – eccome, lo diceva persino la renna – di carne, c'era una sola parte del suo corpo che aveva un odore diverso.
Il suo viso, il suo viso che era sempre rivolto contro vento, che si lasciava bagnare dall'acqua che sollevavano i gabbiani quando afferravano il pesce, il viso di un bambino che stava seduto sulla polena della sua nave.
E l'odore era proprio quello della salsedine, l'odore della libertà. 
La libertà per cui Rufy combatteva.
La libertà per cui Corazon aveva combattuto.
E la libertà che adesso Law sentiva realmente sua.


 




Delucidazioni:
Allora, per questo secondo giorno, il prompt ruotava intorno alle parole “Libertà” e “Salvatore”.
Io ho pensato bene di svilupparla in questo modo, trattando ancora una volta il tema dei sogni. Mi piace immagine che i personaggi di One Piece non dormano dei sonni proprio tranquilli, che tutti gli orrori che hanno dovuto passare li rivivano proprio quando dormono, quando il loro inconscio si manifesta. 
In fondo, Freud diceva proprio questo, che le nostre paure possono manifestarsi anche in questi aspetti. 
Da qui, ho sviluppato l’idea che Rufy sia l’unico che riesca a rilassare Law, al punto da farlo addormentare. 
Ritengo Rufy un personaggio piuttosto complesso, che in realtà nasconde una mente parecchio intricata, e prima o poi ci scriverò un’analisi psicologica sopra (??)
Forse è facile da descrivere (a proposito, non vi sembra che Law sia leggermente OOC?), ma sostengo che Rufy nasconde una psiche piena di sorprese. O almeno, questa è la mia idea, perché in fondo è solo un personaggio inventato, sono io che ci infilo la psicologia in ogni cosa che faccio! uu
Comunque, un mio headcanon riguarda proprio gli incubi, dei nemici con cui Rufy deve sempre avere a che fare. E sa benissimo come Law si sente, per questo decide di intrufolarsi nel suo letto, perché vuole aiutarlo.
(e perché gli piace dormire con Torao… *la picchiano*)
Non so, magari ho trattato il tema in maniera un po’ strana, ma a mio avviso Rufy è l’icona perfetta della libertà. La libertà per cui Corazon, salvatore di Law appunto, aveva lottato, per cui il nostro Chirurgo ha lottato per tutta Dressrosa.
L’immagine è tratta da una doujinshi della mitica Secco, che io amo tantissimo: Strings0
Andate a cercarla, perché è davvero stupenda! *w* 
Che dire, fatemi sapere che cosa ne pensate, accetto le vostre opinioni! :33
Ci si vede alla prossima con il Day Three: Friendship/Family
Grazie a tutti di essere arrivati fin qui. Per oggi, l’antro chiude! <3 
_Lady di inchiostro_ 
  
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