Io non posso affrontare la morte. Ho solo diciassette anni.
E la morte è un processo molto doloroso: solo gli adepti che hanno terminato il
loro apprendistato vi si possono sottoporre.
E' necessaria una profonda conoscenza dei limiti del proprio corpo, oltre che
la capacità di contenere la propria mente.
In pratica, attraverso la morte si conosce l'anima.
"Hiina, non scherzare! Sai benissimo che io non posso ancora farlo!"
Mia sorella corre attraverso le sorgenti d'acqua calda, di cui il nostro paese
è costellato.
Corre con una rapidità non umana.
"Hiina! I discepoli non possono morire! E' contro i precetti!"
Mia sorella corre tenendomi sulle spalle come fossi uno zaino. Non sente
nessuna fatica.
E' così veloce che a fatica distinguo ciò che mi sta intorno. Eppure, so
benissimo dov'è diretta.
"Hiina! Dobbiamo andare ad aiutare papà! Dobb..."
Mia sorella non corre più.
Sono arrivato al capolinea.
Ed è la vista del tempio a strozzarmi la gola, tanto da non riuscire più a dire
nulla.
Il tempio di Janshin, sede della nostra chiesa. Il luogo dove, attraverso il
rituale della morte, i neofiti donano il loro corpo e la loro mente al nostro
signore.
Anch'io un giorno sarei dovuto entrare dall'enorme portone, arricchito dai
preziosi bassorilievi dei nostri artigiani.
Anch'io, un giorno, sarei entrato nel cerchio, simbolo dell'infinita
unione tra corpo e mente.
Anch'io, un giorno, avrei tracciato con il mio sangue il triangolo, il
triangolo perfetto. L'anima.
Ma non oggi!
Hiina mi lascia finalmente scendere dalla sua schiena. Non mi ero accorto di
essermi agitato così furiosamente durante la corsa: ha la veste completamente
lacerata, e la schiena coperta di graffi.
"Hidan."
In piedi sulla scalinata, mi guarda con dolcezza e apprensione.
"Nostro padre mi aveva detto cosa fare, se mai il mostro fosse tornato a
minacciarti."
Tornato?
"Allora ero solo una bambina. Non comprendevo appieno ciò che mi diceva.
Ma ero così preoccupato che la sua spiegazione mi fosse entrata in testa, che
mi sforzai di capire. E quando lo feci lui fu radioso. E, per la prima volta,
mi disse che era orgoglioso di me."
"Hiina..."
"Ora ti spiegherò cosa fare, fratellino. Tu devi portare a termine il
rituale. Adesso."
"Ma io non..."
"Zitto! So benissimo che va contro tutti i precetti! Ma questo è il volere
del secondo profeta della chiesa di Janshin!"
L'eco del suo urlo rimbomba contro le pareti dell'immensa sala del tempio. Mi
ha zittito con tutta la sua forza.
Ma ora si inginocchia e mi parla dolcemente, gli occhi sommersi di lacrime di
commozione.
E solo a questo punto me ne accorgo. Sono dentro al cerchio!
"Hidan... ascoltami bene. Non abbiamo molto tempo. Quando comincerò il
rituale, tu dovrai cercare di rimanere cosciente.
Sentirai la tua vita che ti fluisce via dal corpo. Sentirei male, un dolore che
non avrai mai provato prima, e desidererai che tutto finisca presto. Ma non
avere paura, e resta integro. La sola cosa che devi fare, ascoltami bene, la
sola cosa che devi fare è disegnare un triangolo dentro al cerchio. Usa il tuo
sangue per farlo."
"E fallo in fretta, ti prego. Sei pronto?"
E finalmente capisco.
E' così decisa. Non vuole deludere suo padre. E capisco che lo fanno solo per
proteggermi. Non mi farò sopraffare dalla paura, nemmeno io deluderò nostro
padre. Supererò il rituale.
E mentre mi bagno la mano con il sangue che sgorga lentamente dal braccio, con
tutta la forza, la decisione e la fermezza che ho in corpo dò il via libera a
Hiina.
"Si."