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Autore: _Lady di inchiostro_    05/06/2016    1 recensioni
Dieci prompt, dieci storie.
I protagonisti sono sempre gli stessi. Un cinico chirurgo e un pirata tutto sorrisi.
Lasciate che vi racconti come la loro alleanza si sia trasformata presto in una relazione! ~ ♥
**
Day One: Meeting/First Impressions [Completa ]
Day Two: Freedom/Savior [Completa]
Day Three: Friendship/Family (Nakama) [Completa]
Day Four: Alliance/Trust/Honor [Completa]
Day Five: Memory [Completa]
Day Six: Loss/Change [Completa]
Day Seven: Will of D [Completa]
Day Eight: Alternate Universe [Completa]
Day Nine: A Promise Kept/A Battle Fought [Completa]
Day Ten: Thank You [Thanks to be here with me: “«Ci sono un sacco di cose per cui devo ringraziarti, Law. A cominciare dal fatto che ci sei...»” ]
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[Storia partecipante all’evento indetto su Tumblr: “Ten Days of LawLu”]
[Enjoy ♥]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Trafalgar Law
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ten Days of LawLu
~
I’m so sorry…



 

Day Nine: A Promise Kept/A Battle Fought
 





L'ultima cosa che si sarebbe mai aspettato nella sua vita, da quando aveva imparato a convivere con Rufy, con la sua instabilità emotiva, col suo essere sempre disponibile e allegro, era litigare proprio con lui. C'era una netta, nettissima differenza, tra l'arrabbiarsi con lui per le sue pazzie, per i suoi modi di fare al quanto stupidi, e il litigare con lui.
Poche erano le persone che avevano avuto il privilegio – si fa per dire – di litigare col quel capitano di gomma tutto sorrisi e scemenze.
Rufy si arrabbiava, eccome, ma erano rari i casi in cui si poteva vedere realmente la sua furia venire fuori, con gli occhi che brillavano e iniettavano sangue, solitamente si arrabbiava per cose sciocche, cose che gli davano fastidio; ecco, il termine adatto sarebbe proprio questo, si scocciava, e per questa ragione non riusciva a stare arrabbiato con qualcuno per parecchio tempo, perché si trattava di una cosa passeggera.
Erano rari i casi in cui Rufy si era arrabbiato realmente, in cui aveva cercato di mantenere la calma e la lucidità di un capitano pirata, in cui aveva cacciato fuori parole che non avrebbe mai voluto dire. Erano rari i casi in cui Rufy aveva litigato seriamente con qualcuno – si potevano contare sulle punte delle dita, perché anche i suoi litigi con Ace erano lievi in fondo, non duravano per più di ventiquattro ore –, in cui aveva fatto di tutto per sostenere la propria opinione, comportandosi da orgoglioso anche quando non voleva, anche quando gli era troppo difficile.
E quella volta, Law poté assistere realmente a quella furia che di solito rimaneva dormiente venire fuori, in una forma più lieve rispetto a quando avvenne a Dressrosa, e riversarsi tutta su di lui.
Non seppe cosa scattò nella mente di Rufy, sapeva soltanto che non stava facendo nulla di male, si stava semplicemente cambiando in bagno; e, per la cronaca, era stato proprio quel ragazzino a entrare senza permesso, avendo continuato a bussare rumorosamente alla porta per richiamare l'attenzione di Torao e invitarlo a uscire, trovandolo mentre armeggiava con i bottoni della camicia.
Rufy aveva indugiato davanti all'uscio, fissando proprio il suo tatuaggio sul petto. 
Law credeva che il suo comportamento fosse dovuto all'imbarazzo, ogni tanto gli capitava in sua presenza – quel ragazzino era così pieno di sorprese, credeva che fosse solo uno zoticone che non collegava il cervello alla bocca, e invece si ritrovava ad avere a che fare con una persona a volte sfacciata e a volte imbarazzata, incostante.
C'era qualcosa, però, uno scintillio che con un guizzo abbagliò le pupille color ossidiana di Rufy. 
Era arrabbiato. Seriamente, e al momento senza alcun motivo apparente.
Law ne ebbe la conferma quando lo vide serrare le labbra e sbattere la porta, costringendolo così a inseguirlo per quella nave piena di stramboidi.
Era in questi momenti che Law cercava davvero di comprendere la natura di Rufy, il perché dei suoi atteggiamenti. Era pur sempre un medico, del resto sarebbe stato anomalo se non si fosse posto delle domande, men che meno quando si trattava di studiare la gente, poco importa se dal punto di vista fisico o psicologico. Con Rufy non ne era capace, gli sembrava che fosse riuscito a interpretarlo, ma poi c'era sempre qualcosa di nuovo che confutava le sue tesi. Come quel suo andarsene in malo modo, con un nervosismo irrazionale: non era mai successo, sembrava che stesse andando tutto più che bene, era stato così contento di festeggiare con i suoi nuovi affiliati, era così entusiasta della nave di quel ragazzetto che lo idolatrava in tutto e per tutto.
Perché faceva così, quando non aveva fatto altro che bussare alla porta insistentemente, con i suoi soliti modi da rompiscatole, pochi minuti prima?
Law non si sapeva dare una spiegazione.
«Mugiwara-ya!» Lo trovò poco dopo, davanti a sé, che camminava a passo di marcia. «Rufy, ti vuoi fermare?»
Non obbedì, Rufy, semplicemente continuò a camminare per la sua strada, costringendo Law ad afferrarlo per il polso.
«Si può sapere che diavolo ti è preso?»
Law poteva benissimo fare finta di niente. Poteva benissimo continuare la sua ricerca di un posto tranquillo in quella nave di psicopatici. Invece, qualcosa gli disse che quello scintillio, che quel luccichio, non era nato per niente. Se Rufy era arrabbiato, se Rufy voleva sfogarsi, una ragione c'era. C'è sempre una ragione, un movente, quando si litiga, entrambe le parti ne hanno uno, più o meno valido che sia.
E Law era quasi certo che il motivo di tanta rabbia era proprio lui, e voleva sapere come mai. Perché, per quanto dicesse che non gli interessava cosa pensassero gli altri, l'opinione di Rufy contava tantissimo per lui – non poteva negarlo più oramai.
Rufy lo squadrò con odio mentre lui lo strattonava per il polso. «Lasciami!» Riuscì a liberare la presa, e spostò lo sguardo verso le assi di legno logore del pavimento. «Sono arrabbiato con te...»
«Questo l'ho capito... Non ho capito il perché.»
Rufy borbottò qualche parola a mezza voce. «Dovresti saperlo...»
«No, non lo so. Quello che so è che sei entrato mentre io mi stavo cambiando, quando ti avevo esplicitamente chiesto di aspettare. Poi, ti sei comportato così...»
Ancora silenzio, spezzato ogni tanto dai borbottii di Rufy.
Trafalgar si premette il ponte del naso. «Senti, non ho voglia di perdere tempo con te... Mi dici perché sembra che ce l'hai a morte con me?»
«Perché sei un bugiardo...»
Law s’irrigidì tutto a un tratto, le iridi grigie che si focalizzarono sul visino di Rufy contratto in una smorfia triste, delusa, amara.
«Sei un bugiardo...» ripeté.
«Si può sapere quale bugia ti avrei raccontato?»
«Mi avevi assicurato... Mi avevi assicurato che non avevi intenzione di morire!» Senza accorgersene, il corpo di Rufy stava cominciando a essere colto dai tremori, dal pianto, dalle urla. 
Trafalgar non replicò, gli occhi adesso assottigliati, la figura di Rufy che si sfocava appena. Sapeva benissimo a cosa si riferiva il ragazzo, alla loro discussione prima che comparisse quella ragazzina dai poteri strani, prima che andassero da Doflamingo, nel palazzo reale di Dressrosa. Lì, dove Law gli aveva assicurato che non sarebbe morto, che non avrebbe fatto niente di così avventato da portarlo a morire come un martire. Era a quel momento cui mirava Rufy, i ricordi della battaglia combattuta che si confondevano nella sua testa, come se fossero delle pellicole oramai vecchie. Quello che a lui interessava, era arrivare alla parte in cui aveva trovato il corpo di Law riverso in un lago di sangue, in cui l'aveva creduto morto per dei secondi che parevano eterni, in cui aveva sentito il gelo alle mani al solo toccarlo. Ed era vero che era stata tutta una bugia, una falsa per permettere che Mingo abbassasse la guardia, ma poteva benissimo succedere veramente. E Law questo lo sapeva, era il suo piano sin dall'inizio, come lo sapeva anche Rufy.
«Quelle ferite...» disse, anche se pareva più un urlo simile allo stridulo di un falco, indicando la parte scoperta del suo petto. «... Non dovrebbero esserci!»
Allora era questo il motivo che l'aveva spinto a tanto, che aveva svegliato la bestia che dormiva nel suo inconscio?
«Ti rendi conto delle assurdità che dici?» protestò alla fine Law, regolando il suo tono di voce per sovrastare Rufy. «Queste ferite me le sono procurare a causa di Joker. Me le ha inflitte lui. Se avessi voluto mettere fine alla mia vita, me le sarei fatte da solo. Anche tu ti sei ferito durante gli scontri, no? Dove sta la differenza?»
Rufy scosse la testa. «É diverso! Tu sapevi a cosa andavi incontro!»
«Anche tu lo sapevi...»
Rufy parlò ancora, agitato, senza riuscire più a mettere due parole coerenti in fila, un vulcano pronto a eruttare la verità da un momento all'altro. «Io lo sapevo... Lo sapevo che volevi morire... Sei un bugiardo. Mi avevi detto che mi ami, mi avevi promesso che staresti tornato...»
«Sono qui davanti a te, ho detto la verità e ho mantenuto la promessa. Dove sta il tuo problema?»
«Il problema è che sono stanco delle promesse impossibili, Law!» Lo confessò, alla fine. Lo confessò con un urlo, un urlo probabilmente sentito da tutti quanti su quella nave, intenti a fare altro per prestare attenzione al loro litigio. La reale motivazione di quella rabbia insensata, stava proprio in queste parole. «Sono stanco che mi siano state fatte promesse che non si possono mantenere! Sono stanco di vedere le persone a me più care strappatemi via! Tu l'hai mai vista la morte in faccia, Law? L'hai mai vista per dirla di volerla affrontare?» 
Certo che Law l'aveva vista: l'aveva vista nei corpi della gente di Flevance, dei suoi genitori, nel corpo di Cora sommerso dal biancore della neve. E questo, Rufy lo sapeva, ma era troppo arrabbiato per ricordarlo.
«Io l'ho vista negli occhi di Ace, nel sangue che ha rigettato davanti ai miei occhi, e lui era come te, è stato capace di affrontare la morte per salvare me. Era un bugiardo...»
Le mani di Rufy cominciarono a tremare con forza, come se avesse un principio di nevrosi, mentre la sua fronte si riempiva di goccioline di sudore freddo e la sua pelle diventava cerulea come la carta.
«Rufy...»
Il suo sguardo sconvolto si spostò su Torao, che adesso lo fissava dall'alto in basso con tono grave e apprensivo. Non credeva di essere riuscito a dire tutte quelle cose, a inveire contro Torao, e non era neanche sicuro che volesse davvero farle tutte queste cose. Se ne avesse avuto la possibilità, forse sarebbe tornato indietro nel tempo – oh, ancora più indietro, così avrebbero permesso a Sabo di non allontanarsi da loro, così avrebbe evitato che Ace morisse.
Rufy non era mai stato colto da un conato di vomito. Una volta, forse, quando aveva avuto la febbre alta, e in quel caso c'erano i suoi due fratelli a sorreggerlo. 
Quella volta, invece, mentre si sporgeva verso il mare e cacciava fuori quella sorta di acido corrosivo che gli infiammava lo stomaco e la gola, mentre cadeva sulle ginocchia, a sostenerlo c'era Torao.
La testa cominciò a vorticare e a pulsare, e gli ci volle un po' prima di riuscire a mettere a fuoco la figura scura di Law che gli puliva un rivolo di saliva con il dorso della mano.
Gli prese il viso tra le mani, piano, cercando di capire se stesse meglio.
«Come ti senti?»
Mugugnò, facendo dei gesti con la testa che facessero intuire che era tutto nella norma.
«Mugiwara-ya, guardami!» Era talmente frastornato, che quest'ultimo obbedì, lasciando che il capo seguisse la traiettoria che gli indicavano le mani di Law. «Lo vedi che sono qui davanti a te?»
Rufy s’irrigidì, ma annuì.
«E non credi che anche Pugno di Fuoco avrebbe voluto essere qui? Pensi davvero che volesse lasciare te?»
Rufy strinse le palpebre prima di rispondere. «Lui non ha rimpianto la sua vita...»
«Lui non ha rimpianto ciò che ha fatto» proseguì Law. «Per quanto sapeva di non stare mantenendo una promessa. É tuo fratello. Non credi che avresti detto anche tu una bugia se fossi stato al suo posto?»
Rufy tirò su col naso, e le prime lacrime cominciarono a formarsi, come dei piccoli cristalli, intanto che annuiva.
Law, inconsapevolmente, sorrise. «Tutto quello che ti ha detto è vero, Rufy.»
Le mani, finora posate a reggere quella testa traballante, si spostarono ad attirare quel corpicino verso di sé, e Rufy poté stringere le dita sul colletto della camicia, sul suo tessuto, e sfioravano quelle cicatrici che, un giorno, forse Law gli avrebbe fatto esplorare meglio. Scoppiò in un pianto dirotto, Rufy, un pianto carico di paure, finzioni, di tutte quello che aveva tenuto nascosto nella sua parte inconscia, chiusa con un cancello ferrato, intanto che Law posava la fronte contro il suo capo.
«Scusa...!» Fu tutto quello che riuscì a scandire tra i singhiozzi.


Per il resto del tempo, anche quando fuori era pomeriggio inoltrato, Law e Rufy rimasero nella stanza adibita al riposo, al buio. 
Nessuno sembrava voler giudicare la scelta del capitano di gomma, ridotto completamente a uno straccio. Non era possibile che non avessero sentito le urla di entrambi, in maniera particolare quelle del minore, e Law si ritrovò ancora una volta ad ammirare il rapporto saldo di quella ciurma, che non sembrava giudicare le debolezze del proprio capitano: Rufy c'era stato sempre per loro, per una volta era anche giusto che fosse lui a sfogarsi. E se preferiva passare il tempo disteso a letto con Torao, poco male, l'avrebbero accolto a braccia aperte e con un caloroso sorriso non appena si sarebbe ripreso. Ci sarebbero stati per lui, sempre. L'esperienza di quei due anni aveva insegnato loro molto.
Furono i veri proprietari di quella nave, la ciurma del Crestone, a fare un po' i capricci, ma ci pensarono la parte di Mugi che viaggiava con loro a metterli in riga.
La stanza non era totalmente buia, un lieve raggio di luce arancione filtrava da un piccolo oblò in alto, e si posava sulle dita di Rufy che stringevano la mano di Law.
Le fissava quasi ipnotizzato, serio, prima di allentare la presa per andarla a stringere con più forza. «L'avrei fatto anche per te...»
«Cosa?» disse l'altro, fingendo una voce assopita.
«Ti avrei mentito, se questo significava tenerti al sicuro» ammise. «Avrei sacrificato la mia vita per salvare la tua.»
«Non lo mettevo in dubbio.»
Rufy si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo, mentre Law si avvicinava ancora un po' a lui.
«Era questo che volevi fare? Tenermi al sicuro?»
«Anche, ma in fondo non avevi tutti i torti. Il mio intento principale era quello di morire pur di raggiungere il mio scopo.» S'interruppe, dedicandosi a riempire di baci la spalla parzialmente scoperta di Rufy. Sorrise. «Sai, mentre Doflamingo m’infliggeva un colpo dietro l'altro, mi sono ritrovato a pensare che la mia vita forse non doveva andare sprecata in quel modo, che c'era qualcos'altro che mi infondeva la voglia di continuare a vivere.»
«Cos'era?»
Law si avvicinò all'orecchio di Rufy con un soffio leggerlo. «Era la promessa.» disse. «Eri tu.»





Delucidazioni: 
Come vi avevo già anticipato, questa storia si rifà, in parte, a quanto accaduto durante il Day Four
Non avevo un'idea ben precisa su questo prompt, pensavo che l'ispirazione sarebbe venuta da sé, fino a quando Eneri non mi ha fatto vedere l'immagine qua sopra. 
"E se Law e Rufy litigassero?"
Lo so, il mio cuoricino soffre a vederli così, ma l'idea mi piaceva. In effetti, non è una cosa che si vede spesso con loro due, persino io mi do troppo al fluff o all'angst (ah ah, si vede che mi piacciono poco, ah ah)
Forse il motivo del litigio sarà insensato, o troppo povero, ma ho ricollegato subito le due storie. Rufy è arrabbiato, non ce la fa più a sostenere il peso di queste promesse che non vengono mantenute. E lo sa benissimo che Law è lì davanti a lui, ma anche solo l'idea di perderlo come è successo con Ace lo fa star male. 
Ace gliela aveva promesso, non sarebbe morto, e Rufy a quella promesse ci credeva. 
Dopo quella volta, Rufy vorrebbe credere a una promessa del genere, e ha fatto così con Law, ma allo stesso tempo ha paura, perché sa che è troppo grande da mantenere.
(ed è una cosa su cui mi faccio il fegato marcio, ci ragiono spesso sopra...)
Vi dirò, penso che anche Rufy possa avere i suoi momenti di debolezza. Li ha avuti, lo sappiamo tutti, e a mio avviso potrebbe averne ancora. Non vorrei aver esagerato con Law che trabocca miele (?), ma in ogni caso esiste l'OOC per questo :')
Sulla scena finale... Non ho nulla da dire, mi piace l'idea di loro due a letto, anche così, sono bellini e basta <3 
Curiosa di sapere le vostre opinioni :')
Intanto, un grazie speciale va a Eneri_Mess, a cui la storia è dedicata: spero che abbia apprezzato, oh tu che mi pensi sempre quando vedi roba LawLu :'3 (?)
*abbraccio* <3
La prossima sarà l'ultima storia della raccolta. Devo dire che mi sono divertita tantissimo a fare una cosa del genere, devo riprovarci c':
(veramente, avrei in cantiere una long, ma shhh, nessuno deve saperlo...)
Ringrazio sempre e comunque tutti, anche tu che hai aperto per sbaglio! (??)
*abbraccio di gruppo* <3
Oh prodi, allora ci si vede con l'ultima giornata! ;)
_Lady di inchiostro_
  
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