Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Neverland98    07/06/2016    0 recensioni
Una versione riscritta de L'attacco dei Giganti, in cui tutti i personaggi principali sono del sesso opposto. Ai coraggiosi che avranno il coraggio di leggere questa storia, buona lettura! ;)
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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IV


 
La parte più bella, era il salto iniziale. Quando ti sollevavi da terra e ti sentivi trascinare verso l'alto, come una molla.
I piedi a mezz'aria, il vento contro. A volte, potevi persino credere di volare.
Potevi persino sentirti libero. Quando gli arpioni si conficcavano in una parete più fragile, quando le corde robuste avvinghiate intorno al tuo corpo come serpenti, ti portavano in alto, verso quella corte plumbea che i più stupidi osavano chiamare cielo.
Non era il cielo quello, ovviamente. Il cielo, se eri fortunato, lo intravedevi a sprazzi dove quel crudele soffitto di terra lasciava filtrare i flebili raggi del sole.
Per il resto, se alzavi lo sguardo, intravedevi le radici bitorzolute degli alberi, oppura, attraverso le grate dei tombini, capitava che la piuma di qualche uccello scivolasse fino negli abissi.
Questi erano i Sotterranei. Puzza di urina, oscurità e rassegnazione.
La morte era una presenza costante nei Sotterranei.
La vedevi camminarti accanto. Ti fissava dagli angoli della strada, incarnata dai numerosi corpi agonizzanti. La mancanza di luce solare implicava una serie di malattie, il più delle volte mortali.
Levy era vissuta lì da sempre. Dopo la morte di sua madre, era stata cresciuta dallo zio. Aveva imparato ad utilizzare un pugnale prima ancora di saper scrivere.
Senz'altro sapersi difendere, nei Sotterranei, aveva la priorità su tutto. La disperazione intrinseca di quell'abisso, induceva gli esseri umani che ci vivevano a camminarsi l'uno sull'altro, a divorarsi a vicenda pur di accaparrarsi qualche minuto in più di quella che molto gentilmente si poteva definire vita.
Fin da subito, Levy aveva dimostrato un'intelligenza vivissima e una grande capacità di apprendimento. Quando suo zio l'aveva abbandonata a se stessa, era riuscita a cavarsela alla grande.
In un primo momento da sola.
Poi aveva incontrato Faelyn e le cose erano cambiate. Nonostante tutto, nonostante gli insegnamenti di suo zio e gli ammonimenti riguardo il farsi degli amici e nonostante Levy ci avesse provato davvero a stare da sola e ad allontanarsi da chiunque, finiva sempre per legarsi troppo a qualcuno. Nel corso della sua vita, questo suo modo di essere le sarebbe costato più di quanto potesse immaginare.
Faelyn Church era una ladruncola dai capelli biondi e due profondi occhi azzurri. Azzurri come quel cielo che Levy, nel suo cuore, moriva dalla voglia di vedere.
Si erano incontrate, anzi scontrate, durante una rapina ad una carrozza merci.
Il veicolo era fermo in un angolo della strada, mentre il suo conducente si era allontanato per concludere uno scambio con un altro tizio. Levy teneva d'occhio la carrozza già da un po'. L'aveva seguita fin da quando l'aveva vista entrare nei Sotterranei.
Essendo di corporatura minuta, Levy riusciva agilmente a sgattaiolare tra i passanti e a nascondersi senza dare nell'occhio.
Era un vantaggio non da poco, per una ladra.
Appena aveva visto il conducente della carrozza scendere, non aveva esitato. Era la sua occasione.
Sfoderato il pugnale che nascondeva in una manica della camicia, con l'agilità di un felino era scattata sulla carrozza, atterrando silenziosamente al posto del cocchiere. Era stata talmente attenta che persino i cavalli erano sembrati accorgersi appena della sua presenza, intenti com'erano a sgranocchiare una carota che il loro padrone aveva allungato prima di appartarsi.
Levy non aveva perso tempo.
Stava per aprire il vagone merci quando qualcosa l'aveva colta di sorpresa. Come un'apparizione, una sagoma incappucciata, avvolta in un pesante mantello scuro, si era calata dall'alto silenziosa come uno spettro. Levy era rimasta a bocca aperta, e lei non era tipo da stupirsi tanto facilmente.
La freccia umana che era calata davanti ai suoi occhi ora la scrutava all'ombra del cappuccio. Con un movimento impercettibile della mano, aveva richiamato a se due pesanti corde culminanti in arpioni affilati. Passata la sorpresa iniziale, aveva capito immediatamente di cosa si trattasse. Il dispositivo per il movimento tridimensionale. Nei Sotterranei, era un bene prezioso. Più di quanto si potesse immaginare.
In genere lo si vedeva utilizzare (in maniera anche un po' imbranata) esclusivamente dal Corpo di Gendarmeria, eppure la figura davanti a Levy sembrava tutto tranne che una guardia.
Un pensiero interessante si fece strada nella sua mente.
Considerata la propria eccellente abilità in combattimento, avrebbe potuto mettere fuori gioco l'avversario e rubargli il dispositivo per poi rivenderlo al miglior offerente. Se avesse giocato bene le sue carte, sarebbe anche riuscita a guadagnare abbastanza da comprare il permesso per lasciare quella fogna in cui viveva. L'idea era così allettante che si sentì pervadere da adrenalina come mai prima in vita sua. In una frazione di secondo, il pugnale sguainato, si lanciò addosso alla misteriosa figura. Questa parve sorpresa.
Non tanto di essere stata attaccata, in quella situazione era la cosa più probabile che potesse accadere. No. Era stata sorpresa dalla forza contenuta nel corpicino sottile di Levy.
Erano in molti a fare questo errore.
La sagoma incappucciata cadde a terra con un tud sordo, che risvegliò l'attenzione del proprietario della carrozza.
L'uomo grasso e di mezz'età lanciò un urlo minaccioso e si precipitò verso la carrozza, abbandonando il suo collega.
Pazienza. Ormai a Levy non importava nulla della carrozza. La sua mente era totalmente catturata da quel dispositivo luccicante.
Nella caduta, il cappuccio pesante che oscurava il volto della sagoma cadde, rivelando un volto femminile e dai tratti che richiamavano, in qualche modo, quelli di una volpe. L'avversaria sorrise sorniona, dopo essersi ripresa dalla caduta, e volse in fuga. In un primo momento Levy le fu dietro all'istante. Poi, però, la biondina lanciò l'arpione verso l'alto, che si conficcò prontamente nel cemento crepato dell'edificio vicino. Fu una questione di secondi. Stava per sollevarsi, e Levy sapeva che in quel caso non sarebbe più riuscita a riprenderla. Sarebbe sparita insieme alla sua via di fuga. Non poteva permetterlo.
Con uno scatto quasi sovrumano, la raggiunse al mezzo metro di distanza dal suolo in cui era già arrivata e le afferrò saldamente le gambe. Quella fece per divincolarsi, scalciò, ma la presa di Levy era d'acciaio.
Gli occhi azzurri dell'altra si posarono pieni di astio sul viso di Levy, ma era inutile. I cordoni legati alla vita della biondina gemettero un po', ma Levy era incredibilmente leggera, e riuscirono comunque a portarle entrambe sul tetto dell'edificio.
Quando ci furono arrivate, Levy sfoderò il pugnale e si preparò ad attaccare.
- Sei proprio interessata a questo, non è vero? - le chiese quella.
Levy non rispose.
- Beh, ti capisco.- sorrise sorniona, e di nuovo i lineamenti affilati del viso ricordarono l'espressione astuta di una volpe. Si passò una mano tra i capelli dorati.-Sicuramente stai pensando che se riuscissi ad ottenere questa bellezza, potresti rivenderla e andartene da questo inferno. Ti capisco, davvero.-
Camminava sul tetto in maniera tranquilla. Levy la squadrò. Era molto alta. Almeno venti centimetri più di lei. Slanciata, il fisico atletico. I capelli biondi ricadevano sulle spalle in una treccia sottile, dalla quale sfuggivano ciuffi arricciati che andavano ad incorniciarle il volto.
-Però, se fosse così facile, non credi che l'avrei fatto anch'io?-
Levy strinse il pugnale. Aveva proprio una gran voglia di piantarglielo nella schiena e fregarle il dispositivo. Chi lo sa per quale accidenti di ragione non se l'era squagliata.
- Il fatto è, vedi, che non è così semplice. Se anche lo vendessi, riusciresti a ricavare abbastanza per uscire una volta da questo posto.- accentuò "una volta" con il tono di voce, enfatizzando il tutto alzando il dito indice. - Ma poi dovresti tornare. Se vuoi rimanere lì sopra, ti serve la cittadinanza.-
Pazienza, pensò Levy. Comprerò anche quella. Si può comprare tutto.
Come se le avesse letto nel pensiero, la spilungona la guardò condiscendente.-E, credimi, ci vuole molto di più di un vecchio dispositivo rubato per ottenerla.-
Levy non si mosse.
- Che c'è? Non mi credi? E allora perchè pensi che non me ne sia andata, rispondi! A proposito, come ti chiami?-
Levy, lentamente, abbassò l'arma. Inutile illudersi. Quella ragazza aveva ragione. Era stato tutto inutile. Aveva rinunciato al carico della carrozza per niente.
- Levy.- rispose. Il grande autocontrollo che suo zio le aveva insegnato, le tornò utile. Le impedì di mostrare tutta la delusione che provava.
La ragazza, improvvisamente sembrò cambiare volto. Il sorriso astuto e tagliente si trasformò in uno affabile e amichevole. - Beh, tanto piacere! Io sono Faelyn Church!-
Levy non riusciva a crederci. Quel sorriso sembrava emanare un autentico calore. Un calore che non sentiva da quando sua madre... Beh, da tanto tempo. Ad ogni modo, si scosse. Ricordò le parole di suo zio: volere bene a qualcuno è una maledizione, e il dolore per la perdita di sua madre e il rancore per l'abbandono di quello stesso zio erano ferite abbastanza vivide da farle voltare le spalle al pericolo incombente.-Bene. Addio.-
- Come, te ne vai?- la voce di Faelyn era sinceramente delusa.
- Mi sembra evidente.-
- Ma... Aspetta un attimo. Come intendi scendere da qui?-
Maledizione.
Faelyn sembrò divertita e al contempo felice che Levy avesse bisogno di lei per andarsene.
- Troverò un modo.- mentì. - Potrei sempre ucciderti e fregarti quel bel giocattolino solo per scendere da qui.- in realtà non ne aveva la minima intenzione, ma un altro degli insegnamenti di suo zio era questo. Se ti senti debole, fa in modo che sia l'altro a sentirsi così.
- Non credo, sai.- replicò Faelyn.- Se l'avessi voluto, l'avresti già fatto. Ho notato l'agilità con cui mi sei saltata addosso, e come, ancora prima, eri piombata sulla carrozza. Ho sentito parlare di una ladruncola particolarmente dotata. Beh, a parte me, ovviamente. Comunque, credo di aver trovato un modo per raddoppiare i reciproci guadagni.-
Levy la guardò scettica.- Sarebbe?-
- Uniamoci. Lavoriamo in società, per così dire. Io ho il movimento tridimensionale. Posso insegnarti ad usarlo. Tu hai le tue abilità da ladra professionista... Riesci a pensarci? Se poco fa avessimo unito le forze anzichè suonarcele, quella carrozza e il suo carico sarebbero in mano nostra.- le strizzò l'occhio.
Levy ci riflettè un attimo. Quella Faelyn era proprio una tipa bizzarra, ma non aveva tutti i torti.
- E cosa ti fa credere che abbia bisogno di te per migliorare i miei guadagni? Me la cavo benissimo da sola. Dammi una sola buona ragione per cui dovrei accettare la tua proposta.-
Faelyn sorrise soddisfatta, come se non aspettasse altro che quella domanda e fremesse dalla voglia di rispondere.- Perchè stare da soli non è mai una scelta. Non del tutto. E poi, sai, in questo schifo di posto sarebbe bello avere un'amica.Sai qualcuno che possa ricordarsi della tua faccia da schiaffi dopo che sarai morta, e che ti possa anche salvare il culo se necessario.-
Levy valutò la risposta. Era sempre più convinta, ma il retaggio del caro zio Kenny era difficile da accantonare.
- Andiamo.- insistette Faelyn.-Dove vivi adesso?-
Levy distolse istintivamente lo sguardo.-Dove capita.-
-E che ne diresti di una casa vera? Con mobili veri e un letto vero? Magari in una delle zone più belle ... O meglio, meno schifose di questo postaccio? Perchè io ce l'ho, sai.-
Levy la scrutò attentamente. Sembrava sincera, e le sue erano valide argomentazioni. E una casa vera e propria non avrebbe guastato. Dopo tutto, lei aveva vissuto per strada da quando era bambina, da quando suo zio le aveva voltato le spalle fumando una sigaretta.
Me ne pentirò, si disse.
E i fatti avrebbero, purtroppo, dimostrato la veridicità di questa affermazione. Ma in quel momento, ovviamente, Levy non ne aveva idea.
Gli esseri umani sono animali sociali. E' nella loro natura creare legami, nonostante questo spesso sia la principale causa delle loro sofferenze.
- Affare fatto.-
Gli occhi di Faelyn si illuminarono.
- Ma sarà meglio che questo posto di cui parli sia pulito come si deve.-


 
 
Angolo autrice:
Ssalvee! E' da un po' che non mi faccio viva, scusate! Ma quest'ultimo periodo scolastico ha consumato ogni mia energia. Adesso, per fortuna, è finita e posso finalmente dedicarmi a scrivere scrivere e scrivere. Sono molto felice.
Ad ogni modo, l'incontro tra Farlan (qui Faelyn) e Levi (qui Levy) lo potete trovare nello spin-off del manga "A choice with no regrets", oppure su youtube, sottotitolato in inglese, l'omonimo OVA. Tuttavia, quanto ho scritto è una mia invenzione, perchè nel manga e nell'anime, Farlan e Levi vengono presentati già come "partners in crime", diciamo così, ma mi è piaciuto immaginare in che modo si fossero realmente conosciuti. Che ne pensate? Voi avete altre idee? Dai dai che fangirliamo!
Un'ultima cosa: il nome genderbent di Farlan. Anche se da come è scritto (Faelyn, appunto) non sembra, la pronuncia è molto più simile di quanto sembri. E poi è stupendo, ammettetelo.
E niente, vi saluto. Grazie mille per essere arrivati fin qui! Alla prossima!
 
 
 

 
   
 
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