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Autore: amimy    14/04/2009    9 recensioni
Il mio nome è Isabella. Solo Isabella. Non ho un cognome, o se l’avevo l’ho scordato da tempo; una come me non ha bisogno di un cognome. Sono una nomade senza casa ne famiglia, una predatrice. Vivo da sola, viaggiando di nascosto d città in città ormai da più di mille anni. Lo so, io non dovrei esistere, nessuno di noi dovrebbe esistere. Ma esistiamo, esistiamo fin dall’inizio di tutto, siamo parte di questo pianeta da sempre. È semplicemente sbagliato che io viva, se la mia si può chiamare vita, ma forse quest’esistenza è la giusta punizione ad una vita fatta di scelte sbagliate come quella che ho vissuto prima di tutto ciò.Quando scoprirete cosa sono penserete che sono un mostro. E avrete ragione. Perché se voi umani pensavate di essere la specie più evoluta e più pericolosa del pianeta, vi sbagliavate. So cosa vi state chiedendo: cosa sei? Semplice: sono un vampiro.
Isabella Marie Swan nacque il 13 Settembre 1009. Adesso vive ancora, ma è come se non fosse mai esistita . Di lei nessuno ha ricordi, solo un nome risalente a mille anni fa. Ha iniziato la sua vita da sola, l’ha continuata con l’uomo sbagliato e l’ha terminata quando ha incontrato un ragazzo misterioso che l’ha cambiata. Ora Isabella è un vampiro. Vive uccidendo gli umani, senza aver mai conosciuto davvero il significato della parola Amore e senza aver un motivo valido per continuare a esistere. Eppure non ha altra scelta: vivrà per sempre. Ma forse c’è una speranza anche per lei: durante i suoi viaggi, riuscirà a trovare qualcuno che darà un senso alla sua vita?
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Continuerò questa storia. Questa è la prima e più importante comunicazione che vi vorrei dare. Chiedo perdono a tutti se mi sono comportata in modo tanto spregevole nello scorso capitolo, pensando di sospendere questa storia … scusate. Ho visto che a voi questa storia interessa, e sinceramente ne sentivo troppo la mancanza per sospenderla davvero … perciò, non abbandonerò più né voi, né la storia … scusate se ci ho messo tanto a postare questo capitolo, ma mi mancava il tempo e l’ispirazione e inoltre ero ammalata!… spero vivamente che vi piaccia! E spero anche che commenterete in tanti come nello scorso capitolo, perché mi fa davvero piacere e questa storia va avanti solo per voi, tutti voi che leggete! Per chi solo legge, per le persone che recensiscono, e per le 97 persone che hanno messo questa storia fra le preferite! (siamo quasi alle 3 cifre!) Wow, scrivere questo capitolo è stato impegnativo! Prima di tutto perché non riuscivo a scrivere il nome “Cathy”, ogni volta che ci provavo mi usciva un altro nome tipo “Beth” o “Cassie”… secondo, perché avevo troppe idee e non sapevo quali mettere e dove. Alla fine ho tentato di trovare un compromesso. E per ultima cosa, dato che ultimamente sto traducendo un po’ di cose(sì, io che sono una totale schiappa in inglese sto iniziando a tradurre, perfino storie!) e leggendo libri in inglese, mi sto quasi dimenticando come si scrive in italiano…eh sì, gente, io leggo decisameeeeente troppo.
A proposito, vi interessa un bel sito di fanfiction in inglese? Solo su quel sito ci sono tipo 75100 storie su Twilight! È impressionante! E poi, c’è perfino la categoria sui libri di Westerfeld (midnighters , nel caso non ne avessi già parlato abbastanza. sì, sono ossessionata dai quei libri e lo so…)e ci sono 100 storie. L’ho trovato per caso vagando su internet,non so se lo conoscete già…comunque, è
questo
. io sono iscritta ma ho intenzione di imparare prima meglio l’inglese e poi scrivere, prima di scrivere qualcosa di totalmente incomprensibile come faccio con le mie amiche di penna americane(be’, diciamo amiche di computer, più che di penna…)
Ehi, sentite, mi è venuta in mente una cosa un po’…strana, da chiedervi: è l’ennesimo sondaggio. Allora,la domanda oggi è una sola ed è semplice: qual è il nome femminile che inizia con la lettera “M”, che preferite? Può essere straniero, italiano, qualunque cosa…lo so, è una domanda assurda, ma abituatevi che tutti i miei sondaggi saranno così…già perché ho deciso che metterò un sondaggio all’inizio di ogni capitolo! Vi piace come idea? Ovviamente, rispondete al sondaggio nelle recensioni, se vi va…
Ah, nel capitolo non badate agli errori di battitura per favore perché sono totalmente di fretta, e se fossi stata a rileggere il capitolo non avrei potuto postare oggi…
Ah,premetto che la cosa dell’orso l’ho completamente inventata, fortunatamente non ho mai avuto un’esperienza simile, perciò se ho scritto qualche idiozia ditemelo! E in effetti, questo capitolo non va avanti con la trama, ma risolve in parte la questione-Dalia…

Ora i ringraziamenti:

Keska: Grazie, grazie,e ancora grazie per i consigli. Non sai quanto mi faccia piacere che tu abbia deciso di aiutarmi a migliorare, i tuoi consigli per me sono preziosissimi! Spero che vorrai continuare ad aiutarmi, perché sappi che lo apprezzo molto. Sono contenta di averti fatta emozionare, e cercherò di separare un po’ le storie dei vari personaggi in modo da non mettere tutto insieme in poco tempo…grazie per i complimenti e soprattutto, per le critiche che sono molto preziose e utili! Ciao…

Miryta: che bello, una nuova lettrice! Non sai quanto piacere mi faccia piacere vedere che ti piace, mi fa sempre felice! Visto, andrò avanti…contenta? Spero di sì…e spero che questo capitolo ti piaccia!Fammi sapere, ok?CiaO!

olghisch: Grazie per il sostegno! Avevi ragione, alla fine sentivo la mancanza di questa storia e ho deciso che finchè ci sarà anche una sola ersona che leggerà, io la continuerò! Grazie di tutto,il vostro sostegno mi rende felice e mi aiuta nei momenti di tristezza e di mancanza di ispirazione….Ciaooo, ti piace questo capitolo?

giu94: grazie per il commento, sono contenta che lo scorso capitolo ti abbia colpita! Spero che questo faccia altrettanto..anche se sarà un capitolo mooooolto sdolcinato(puah. Mi faccio pena da sola…)… ciaooooo

MaryCullenL:Ciao! Non ti sei fatta più sentire, ma grazie comubnque per il commento! Mi fa sempre piacere sapere che le persone leggono la mia storia! Spero che ti sia piaciuta, se l’hai letta…ciaooooo!

Erika91: grazie per il commento! Devo dire che hai ragione, è solo che quel giorno proprio era un giorno nero e sono tornata a casa sperando di avere tanti commenti invece ne avevo uno…è stato un po’ sconfortante, ecco tutto! Grazie comunque di aver commentato, spero che la mia storia ti sembri carina! Ciaooo

cloddy_94:non preoccuparti, non importa! Anzi, sono felice che tu alla fine abbia commentato lo stesso. Lo sapete, mi fa sempre piacere vedere che la mia storia vi interessa, e non è per il numero delle recensioni. È solo perché trovare commenti mi fa capire che la storia vi piace e mi da la forza di andare avanti!

sara2087:wow, grazie! Chiedo scusa anche a te per lo sfogo dell’altra volta, ma sono proprio crollata! Certo mi farebbe piacere che continuassi a commentare, ma se non hai temo non importa perché adesso che so che andrai comunque avanti a leggerla anche se non commenterai so che a te importa…si è un ragionamento un po’ contorto, lo so…spero ti piaccia questo capitlolo, Ciaoooo

Sabry87:grazie per essere passata! Comunque hai visto continuerò la storia! Spero la cosa ti faccia piacere! Ciaoooo

giunigiu95:grazie di cuore per i complimenti e per il tuo interesse verso questa storia, sno sempre contenta di vedere che ho fan così affezionate! Grazieeeeeee!ciaooo

_Niki_:e adesso, ecco lo spazio dedicato esclusivamente alla mia più affezionata commentatrice! Sei un mito! Adoro troppo i tuoi commenti, lo sai…be’, che dire? Spero che la tua gita sia andata bene! eheh ormai lo sai ho un debole per i colpi di scena…dai, vi do un’anticipazione: il bambino di Cathy sarà una femmina…vediamo se indovinate come si chiamerà! Hihi spero che questo capitolo ti piaccia, Ciaoooooo

Debby_DG: wow, grazie mille anche a te! A continuare a ringraziare tutti così, sto esaurendo le parole!Vi adoro tutti! evvai, sono felicissima di averti convinta a leggere i libri di Westerfeld! Io sto scrivendo la storia su proprio quei libri, ma voglio finire questa prima di pubblicarla perhè se no non riuscirei mai ad aggiornare niente! Comunque no no tu non ti eri persa niente, sono io che ho perso il mio cervellino mentre scrivevo! Grazie di cuore per i complimenti, mi rendeno stra-contenta! Spero che continuerai a seguire la mia storia, mi farbbe molto molto piacere! Ciaooo, adesso vi lascio al capitolo!


Diamanti


The city sleeps and we are lost in the moment. Another kiss and we’re lying on the pavemente. If the could see us they would tell us that we are crazy, but I know they just don’t understand.
[Take my Hand-Simple Plan]


<< Sì. Certo che sì. >> le parole di Cathy furono semplici, dirette, il tono leggero e solo incrinato un poco dalla sofferenza.
Quelle parole furono pronunciate come se ciò che significavano dovesse essere stato ovvio, ed io avrei dovuto comprenderlo già da tempo.
Eppure, nemmeno nella loro drasticità, quelle lettere non rimbombarono fra gli alberi, non rimasero sospese nell’aria né uscirono al rallentatore. In un film, sicuramente tutto ciò sarebbe accaduto, ma nella realtà quella frase semplicemente strisciò fuori dalle labbra di Cathy, galleggiò un secondo sulla brezza che correva fra gli alberi e s’infilò, poi, dritta e inarrestabile nella mia mente, agile e veloce come un serpente.
E altrettanto fatali. Il peso della colpa che mi era stata trasmessa da mio padre mi crollò addosso, con il peso del mondo intero.
Eppure, sorprendentemente, nemmeno la metà dell’angoscia che mi aspettavo m’investì. Ogni cellula del mio corpo si era preparata, stava all’erta, pronta a essere sommersa dalla repulsione e dal senso di colpa che certamente avrei provato. Ma non accadde.
Semplicemente, provai un grande senso di disgusto e delusione trovandomi davanti all’ennesima malvagità di mio padre, ma l’onda non m’investì, mi scivolò addosso e mi lasciò.
Improvvisamente, avvertii una pressione violenta su un fianco e vidi due mani piccole spingermi via e gettarsi avanti, verso Cathy.
Il viso di Johnny, l’uragano vivente che mi aveva travolta, scomparve fra i capelli di Cathy, ispirando forte il suo profumo. Apparivano due mici innamorati, bisognosi l’uno dell’altra come due cuccioli impauriti.
Avrebbe dovuto commuovermi una simile scena, invece un solo aggettivo giunse indesiderato nella mia mente. Sdolcinati. Mi vergognai all’istante di aver pensato una simile cosa di quei due ragazzini, ma non riuscii a impedire alla mia mente di approvare quella descrizione. Sì, erano sdolcinati.
E poi, capii. Mi resi conto di perché qualcosa mi toglieva il fiato, sovrastava tutto il resto e m’impediva di cedere come al solito al senso di colpa, mi portava a disprezzare l’affetto fra i due ragazzi.
Invidia. Contro ogni aspettativa, ero invidiosa di Cathy. Invidiosa dell’affetto nei suoi confronti che Johnny dimostrava senza restrizioni o limiti ovunque, del sorriso radioso che s’impossessava dei loro volti quando stavano vicini, della loro semplicità.
E anche se Cathy aspettava un figlio da quel mostro che era mio padre, anche se Cathy aveva perso una sorella, anche se si era improvvisamente trovata sola in una famiglia di nemici, desiderai con tutta me stessa poter essere, per un istante, nei suoi panni.
Scossi violentemente la testa, tentando di scacciare quel pensiero assurdo. Come potevo aver pensato una cosa del genere? Come potevo essere stata tanto egoista e superficiale? Solo perché Cathy aveva un uomo che l’amasse, ciò non voleva dire che io avessi qualcosa da invidiarle, giusto?
Ma quei pensieri suonarono falsi, vuoti, anche a me stessa nel momento esatto in cui li formulai. La verità, invece, era molto diversa. La verità consisteva nel mio desiderio di essere abbracciata, di poter piangere-un pianto senza lacrime per ciò che ero, certo, ma sempre piangere- sulla spalla di qualcuno a cui importava di me…la mia brama di sentire delle labbra ardenti sulle mie, di sentirmi sussurrare tutto l’amore che qualcuno provava per me…
Ma improvvisamente, uno strattone alle spalle mi riscosse dai miei pensieri.
Guardai stupefatta Edward, voltando la testa, mentre le sue mani scendevano lungo il mio corpo e mi avvolgevano la vita, aiutandomi ad alzarmi dalla posizione accovacciata in cui la spinta di Johnny mi aveva lasciata.
Conficcai debolmente le dita nel terreno, tentando di resistere alla sua forza. Un tentativo, ovviamente, vano. << No… >> sussurrai. Non potevo abbandonare Cathy. non potevo lasciarla solo per inseguire un mio folle sogno che non avrei mai comunque posseduto. Lei era sotto la mia protezione, e già troppe volte l’avevo lasciata in balia del destino. Non avrei commesso un’altra volta l’errore.
Ma le braccia muscolose di Edward non allentarono la presa, e iniziò a trascinarmi all’indietro. I miei piedi sfregarono sui sassi, alzando una nuvola di polvere e terra e sporcando i pantaloni chiari di Edward. Eppure, anche se il mio dovere era di rimanere con Cathy, non riuscii ad impedirmi di pensare a quanto fosse bello…
<< Devo solo parlarti… >> esclamò, la sua voce vellutata intrisa di spensieratezza e ironia.
Mi dibattei, di nuovo, più ostinata che mai ad assolvere i miei doveri. Non mi sarei lasciata influenzare un’altra volta da lui.
E poi, accadde. In un attimo, la consistenza ruvida e irregolare del terreno sparì da sotto i miei piedi, e le mie gambe rimasero a penzoloni a mezz’aria.
Sentii le braccia di Edward sollevarmi e tenermi sospesa, poi passarmi sotto la schiena e le gambe e il mio viso fu a pochi centimetri dai suoi occhi splendenti di pagliuzze dorate.
<< Che…che fai? >> domandai, furiosa. Come si permetteva di prendermi in braccio in quella maniera? Forse per lui quello che era successo nel bagno non significava nulla, forse davvero pretendeva che mi scordassi tutto ciò che aveva detto su Dalia? O magari pensava che avrei sorvolato su tutto, che avrei smesso di sentirmi una seconda scelta?
Sbuffai, e inizia a dimenarmi fra le sue braccia. Cercai con lo sguardo il volto indignato di Cathy, ma tutto ciò che riuscii a vedere fu la schiena di Johnny, che sovrastava la ragazza.
<< Lei starà bene. Adesso noi dobbiamo risolvere un paio di cose… >> esclamò Edward, seguendo il mio sguardo. Il suo tono di voce era così sicuro, così risoluto…non potei impedirmi di pensare che forse aveva ragione. Cathy aveva Johnny: sarebbe davvero stata bene, anche se mi fossi assentata per qualche minuto.
Scossi con forza la testa, disgustata dai miei stessi pensieri. Come potevo avvero prendere di nuovo in considerazioni l’idea di allontanarmi? Da quando l’avevamo salvata da mio padre, Cathy aveva passato pochissimo tempo con me. E io avevo promesso ald Amanda che l’avrei aiutata, che mi sarei presa cura di lei.
I battiti regolari dei piedi di Edward sulla ghiaia e il movimento ritimico delle sue braccia che andavano su e giù seguendo i suoi passi mi cullavano nelle mie riflessioni…
Poi capì cosa significasse quel movimento. Edward mi stava portando via dagli altri.
<< Mettimi giù! >> urlai, furibonda per i suoi modi sgarbati. Edward si limitò a rivolgermi un sorriso beato, ma per un istante colsi un bagliore di dubbio lampeggiare nei suoi occhi d’oro. Anche se, dopo numerosi giorni senza cacciare, l’oro delle sue iridi si stava affievolendo e stava sfumando in un nero cupo. Cupo, sì, ma ugualmente incantatore.
<< Ti prego, Bella, calmati. Tornerai da Cathy tra pochi minuti, ma concedimi di mostrarti una cosa. Desidero portartici fin dal primo giorno che sei arrivata. >> sussurrò,ora improvvisamente quasi implorante.
E, sfortunatamente, tutta la mia ostinazione e indignazione sfumarono, dissolte dalla tristezza nel suo sguardo…
E così, mi abbandonai alla sensazione assurdamente magnifica delle sue mani, che lasciavano una traccia rovente sulla mia pelle nonostante il loro gelo, all’enormità che il bosco che incombeva su di me emanava, alla pace. E anche se il pensiero di Cathy gettava un’ombra scura su quell’attimo di pace, riuscii a chiudere gli occhi e lasciarmi cullare dalle braccia di Edward, che ora correva velocemente per la foresta.
Gli odori che mi solleticavano le narici mi indicavano la direziona che stavamo seguendo, sentivo il profumo puro della foresta, un sussurro di aria di montagna, e l’odore trasparente e candido della neve che ancora infestava il suolo.
I cinguettii lontani degli uccelli riempivano l’aria, le zampe degli animali in fuga risuonava fra gli alberi.
E poi, improvvisamente, un suono inaspettato e più acuto degli altri mi ferì le orecchie. Le urla disperate strisciarono fra gli alberi e s’insinuarono nella mia mente. Era il ruggito inconfondibile e potente, quasi straziante, di un grosso orso.
E all’improvviso, da nord, ecco provenire insieme al venticello che sibilava nella foresta una fragranza sublime che mi solleticò le narici, una fragranza composta da più profumi intnsi e speziati. C’erano degli umani, nella foresta. L’odore umano era inquinato, scalfito dalla presanza del sentore dell’orso, ma impossibile da ignorare. Spalancai gli occhi, sorpresa, e vidi quelli di Edward ridotti a due fessure, le iridi che lampeggiavano improvvisamente di un pericoloso color pece.
Sentii il veleno riempirmi istintivamente la bocca, ma deglutii all’istante e tentai di scacciare immediatamente tutte le mie caratteristiche da predatrice. Non sarei tornata a essere un mostro, per nessuna ragione al mondo.
Sentii il ritmo dei passi di Edward, che ancora mi reggeva, aumentare sotto di me e trasformarsi poi in un’autentica corsa, una fuga che speravo chi avrebbe condotti lontano da quelle tentazioni qìcosì irresistibili.
I profumi erano tutti intrisi dal medesimo sentore inconfondibile del sangue umano, ma ognuno caratterizzato da una dolcezz o un’asprità differente. Non era un solo umano, ma molti. Un intero gruppo, composto da forse una dozzina di persone… Era raro, e immensamente pericoloso, che un numero così consistente di umani si addentrasse nella foresta, specialmente a quell’ora e con simili condizioni atmosferiche. Il sole si apprestava già a tramontare, e la neve appostata fra gli alberi rendeva ancora minore al visibilità. Doveva essere successo qualcosa di davvero rosso, per spingere tanti umani a un’azione tanto pericolosa… Ma fortunatamente, un altro alito di vento proveniente da sud cancellò il profumo umano che mi stuzzicava le narici, disperdendolo lentamente nell’aria. E fu così che mi resi conto di un dettaglio che avevo così stupidamente trascurato nell’ultimo periodo: l’ultima caccia che avevo compiuto risaliva a più di una settimana prima.
Non era certo un tempo sufficientemente lungo per rendermi assetata, quello no, ma non era nemmeno abbastanza recente da mantenermi sicura del mio autocontrollo.
<< Tutto bene? >> domandò improvvisamente Edward, la voce scalfita da un’insistente nota di preoccupazione.
Annuii, timorosa di aprire la bocca. Non mi sarei mai potuta perdonare un eventuale perdita di controllo davanti a un membro della mia nuova famiglia,che da quanto avevo capito si asteneva così rigorosamente dal bere sangue umano. E soprattutto, anche se ammetterlo era estremamente doloroso, non mi apre mai perdonata di cedere davanti a lui, davanti a Edward.
Nel corso dei secoli avevo, fortunatamente, sviluppato un autocontrollo sufficiente per poter selezionare le mie prede, che mi consentiva di passare qualche tempo in mezzo a loro.
In passato, mai mi sarei preoccupata di alcune fragranze umane che fossero improvvisamente comparse in un luogo isolato. Avrei lasciato che il destino facesse il suo corso, e se non fossi stata in grado di controllarmi, semplicemente avrei ceduto ai miei istinti predatori e avrei lasciato che la bestia in me prendesse il possesso del mio corpo. Certo, mai era stato facile mettere a tacere la mia coscienza che tanto mi detestava per i gesti spregevoli di cui ero macchiata, ma avrei semplicemente lasciato che anche un’eventuale morte umana andasse ad alimentare il cumulo delle mie colpe che cresceva ogni giorno di più nella mia mente.
E forse, trovarmi in quella situazione intricata, con il fato costantemente avverso e il peso di sempre più numerose decisioni che gravava sulle mie spalle, era la punizione che il destino aveva deciso per permettermi di espiare le mie colpe. Se mai fosse stato possibile rimediare a tutte, cosa di cui non ero del tutto certa…
<< Lo senti? Senti queste grida? >> domandò all’improvviso Edward, facendomi sobbalzare. Gli occhi che avevo istintivamente richiuso senza rendermene conto si spalancarono all’istante, e incontrarono le sue iridi, contaminate ancora dal nero inchiostro ma evidentemente più chiare di qualche istante prima.
Tesi le orecchie, concentrata, e riuscii ad udire nuovamente il ruggito furente dell’orso che avevo già avvertito. Nessun altro suono nella foresta riusciva a sovrastarlo, perciò dedussi che Edward si stesse riferente al verso dell’animale. E annuii.
<< Quell’orso è stato imprigionato da una trappola imprudentemente posizionata da un cacciatore di frodo, un bracconiere, e quegli umani stanno tentando di liberarlo. Ma nonostante ciò, l’orso continua a tentare di ucciderli, ribellandosi ai suoi salvatori…l’animale riconosce gli umani come potenziali prede, e non può rendersi conto che loro potrebbero essere la sua sola salvezza. >> iniziò Edward, traendo un profondo respiro. I miei occhi s’incollarono sul suo viso, incantata dalle sue parole. Quando si accorse del mio sguardo impaziente, Edward sospirò nuovamente e continuò. << Forse è per questo che io e la mia famiglia siamo diversi dagli altri. Gli altri, come l’orso, non sanno fare altro che vedere gli umani come prede, indispensabili per loro ma non degni di rispetto. Noi invece, vediamo il loro potenziale. Anzi, il nostro potenziale. Noi ci rendiamo conto che solo evitando di essere assassini, potremo conservare l’ultimo grammod i umanità che non ci è stato rubato. Sì, come per quel povero animale, gli umani sono per me e la mia famiglia indispensabili ma non come fonte di nutrimento. Solo ci salvano da noi stessi, con il loro semplice essere umani, perché non ucciderli ci impedisce di venire sopraffatti da qualcosa che non vogliamo essere… >> proseguì, e s’interruppe sull’ultima frase. Quel discorso incredibilmente serioso quanto veritiero, iniziò a scavarsi una grande solco nelle mie convinzioni e prendere posto fra di esse, radicandosi nei miei principi. Non avevo mai visto il volto di Edward tanto conentrato e assorto, nemmeno alla morte di Esme, e qualcosa il quello sguardo mi spingeva ad ascoltarlo e ad accogliere i suoi ragionamenti. Qualcosa in quella sua espressiona trasmetteva quanto quel discorso gli stesse a cuore e lo coinvolgesse. E io mi trovai inconsapevolmente d’accordo con lui. << Ti capisco. >> sospirai, la mente in subbuglio per tutti quei ragionamenti. Edward stava, per l’ennesima volta in pochi giorni, trasformando la mia vita. In meglio. Edward mi lanciò un’ochiata sorpresa ma grata, come se fosse rimasto stupito ma al contempo felice perché io ero riuscita a condividere ciò che soteneva. Poi la sua solita maschera ironica scivolò sul suo vis, tagliando fuori quella strana serietà. E poi, la sua corsa riniziò a rallentare. << Siamo arrivati. >> sussurrò, riducendo i suoi passi veloci a una normale camminata. << Ehm…credi che potresti mettermi giù, adesso? >> domandai, l’irritazione di poco prima che tornava improvvisamente a montarmi dentro.
<< No, non ancora. Abbi pazienza. >> mi schernì. E poi, improvvisamente, qulcosa calò davanti ai miei occhi, impedendomi di vedere ciò che succedeva.
<< Ehi… >> abbozzai una debole protesta, ma la mano di Edward premette di più sui miei occhi, mentre la sua risata giungeva alle mie orecchie.
<< Questo è il mio rifugio segreto, e se tu vedessi dove si trova…be’, che segreto sarebbe? >> esclamò. A cos’era dovuto tutto ciò? Aveva escogitato una maniera intricata e sorpendetne per indurmi a perdonarlo per la faccenda di Dalia? Se fosse stato così, non avrebbe mai funzionato nulla, poteva esserne certo.
Eppure, tutto mi appariva così strano… era così…pazzesco, giacere fra le sue braccia, sentire le sue mani attraverso i miei abiti così vicine alla mia pelle, sapere il suo visoaccostato al mio…
Una zaffata d’aria viziata mi arrivò alle narici, e storsi il naso. Nonostante la mano di Edward sopra i miei occhi, potevo percepire i cambiamenti di luce all’esterno. E, in quel caso, l’improvviso affievolimento della luce. dovevamo essere entrati in un ambiente chiuso, era certo.
<< Adesso posso guardare? >> domandai, mentre l’impazienza si riversava a ondate nella mia mente. Forse, qualunque trucco Edward avesse avuto in mente, non sarebbe stato poi così vano…
E poi, con un0ultima risata da parte sua, la sua mano scomparve dai miei occhi. Sbattei le palpebre per un istante, tentando di abituare gli occhi alla nuova luce, e rimasi incantata…
Le pareti della caverna brillavano di luce propria, riflettendo con mille colori e tonalità quella di una grossa candela che giaceva al centro della grotta, per terra. Verdi strati di muschio infestavano rare chiazze delle pareti, e qualche fiocco di neve trasportato dalvento esterno era riuscito a raggiungere il pavimento di terra battuta, donando delle macchie candide al terreno. Dal soffitto basso pendevano lunghi striscioni di foglie e dei fiori candidi e immacolati che mi accarezzavano i capelli.
<< E’…magnifico… >> balbettai. Edward sorrise, e un attimo dopo la stabilità delle sue mani sotto di me scomparve. Ma intenta com’ero a rimirare la caverna, mi scordai per un attimo di tendere le gambe in avanti per reggermi in piedi.
Un istante dopo, sentii la mia schiena sbattere sul terreno e mi ritrovai distesa lungo il suolo umido, gli abiti nuovi di Alice irrimediabilmente sporchi. Tremai un attimo, al pensiero dell’ira della vampira quando avesse scoperto i suoi vestiti irrimediabilmente macchiati, ma un secondo dopo una potente risata scosse la caverna, risuonando fra le pareti. Mi posai le mani sul ventre, mentre le risa che mi ero accorta appartenevano a me si riversavano fuori dal mio corpo, rasentando l’isteria. La gelosia, la tristezza, il dolore, la paura e le infinite emozioni degli ultimi giorni lasciarono finalmente il mio corpo, solo grazie a quella meravigliosa risata liberatoria. E in quell’ostante, seppi che mi sentivo bene. mi sentivo in pace col mondo, bendisposta persino nei confronti di Edward…
Lui tese una mano in avanti, afferrando la mia e aiutandomi a rialzarmi. << Tutto bene? non era proprio così che avevo previsto l’arrivo, ma…ecco, benvenuta nel mio rifugio. >> esordì quando fui in piedi, gonfiando il petto come un orgoglioso padrone di casa che introducesse il suo salone migliore a degli ospiti meravigliati.
<< E’ davvero bellissimo. >> ripetei, incantati dal luccichio delle pareti. << Ma…cosa sono? >> mormorai, osservando le pietre incastonate nelle pareti.
<< Diamanti. Questa è una vecchia miniera di diamanti abbandonata, di cui nessuno è mai riuscito a sfruttare il vero potenziale. Quando l’ho scoperta, i minatori l’avevano lasciata ormai da tempo, ma mi è bastato poco per rendermi conto di quando avesse ancora da offrire, sotto uno strato di rocce… >> spiegò, picchiando delicatamente su una parete. I miei occhi si dilatarono per lo stupore e la meraviglia, incantati da tanta magnificenza…sembrava una magia…
Ma all’improvviso, Edward si chinò verso un angolo della caverna, e la grotta si riempì del suoo dolce di un pianoforte. Lui si spostò, rivelando un minuscolo stereo seminascosto fra le pareti. Le note acute si mescolavano con quelle gravi, i suoni tradizionali miscelati con alcuni del tutto innovativi, creandola migliore delle composizioni mai inventate…
Le sue braccia mi avvolsero la vita, attirandomi al suo petto duro. Le mie mani circondarono istintivamente le sue spalle, e ci ritrovammo entrambi a volteggiare nel locale, sorvegliati dal luccichio costante dei diamanti…
Edward, durante un lento volteggio, colse da una parete un enorme diamante, il più grosso che avessi mai visto. I solchi nelle pareti, quella parte di roccia che Edward aveva scavato un po’ più a fondo per trovare le pietre, a quanto pareva, creavano un gioco di luci e ombre che si proiettò sulla sua mano, facendolo sembrare un essere di luce…
Edward mi tese l’enorme pietra, posandola contro la mia pelle. Accostò il suo viso al mio, e sussurrò le uniche parole che in quell’istante avrei desiderato udire.
<< Bella, tu sei il più bello dei diamanti che sia mai stati scovato. Sei la fonte di luce più luminosa, la stella più brillante del cielo. Isabella, vuoi, nel tuo splendore, perdonarmi e accettare questo diamente come simbolo del nostro fidanzamento? >>

   
 
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