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Autore: Akemichan    12/06/2016    2 recensioni
Dieci avventure di Ace e Marco a bordo della Moby Dick, ispirate ad altrettante favole. Marco/Ace
#1: L'arte imita la vita. Quando Satch racconta una favola che tanto favola non è.
#2: Dietro la maschera. Quando la tua famiglia vi vuole separare.
[Partecipante al contest "Di mille ce n'è... di slash da narrar" di Sango79]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il segreto

Il clima era talmente afoso che il ponte si asciugava in un istante appena passatovi sopra lo straccio, cosa che rendeva il loro lavoro più semplice e rapido. Ace alzò la testa e appoggiò la scopa contro il parapetto, per stiracchiarsi.
La sua attenzione fu attratta dai suoi compagni di lavoro, che avevano momentaneamente interrotto la pulizia del ponte per osservare una scena in lontananza, ridacchiando. Ace si affiancò a loro solo per vedere la fine della discussione fra Marco e Satch, confronti che scatenavano sempre grande ilarità a bordo della ciurma.
«E va bene, lo faccio, uccellaccio della malora!» sbottò Satch, prima di tornare sotto coperta a passi ampi e rapidi. Marco scosse appena la testa prima di seguirlo e nessuno dei due parve essersi accorto di avere pubblico.
«Mi chiedo se sia mai capitato che il Comandante Satch vincesse uno scontro del genere» commentò uno dei pirati.
«Non credo proprio!» replicò un altro, ridendo.
«Io invece mi chiedo perché Satch insulti Marco chiamandolo uccello» intervenne Ace. «C'è un doppio senso che non colgo, qui?»
I suoi compagni si voltarono verso di lui, sbattendo leggermente le palpebre come se avesse fatto una domanda bizzarra.
«Ah, è vero» commentò poi uno di loro. «Tu non hai ancora visto la trasformazione del Comandante Marco.»
Ace inarcò un sopracciglio. «Che trasformazione?»
«Be', avendo lo Zoan della fenice, è ovviamente in grado di trasformarsi in una fenice.»
«È anche una bella forma per uno Zoan, anche se non la mostra spesso.»
«Ma io pensavo avesse un Paramisha.» Ace era perplesso. «Non è un frutto che gli permette di rigenerarsi?»
I pirati annuirono. «Perché è uno Zoan mitologico. Sono frutti ancora più rari dei Rogia, quindi possono avere una gamma di poteri più ampia.»
«Non lo sapevo...» mormorò Ace. «Perché Marco non me l'hai mai detto?»
«Probabilmente non ci ha pensato. Non è uno che va in giro a parlare del suo frutto.»
Tuttavia, quella spiegazione non convinceva Ace. Lui e Marco avevano smesso di essere semplici compagni da qualche tempo, per cui era convinto che non esistessero segreti fra di loro, considerando che Ace si era sforzato di rivelargli la verità su suo padre. Certo, una trasformazione dovuta a un frutto del diavolo non era questo gran segreto, ma ora che ne era a conoscenza voleva vederla. Tra l'altro le fiamme di Marco erano così belle che di sicuro lo sarebbe stata anche la sua trasformazione.
Così, senza tanti giri di parole, glielo chiese la sera stessa, nella sua cabina che era ormai diventata la cabina di entrambi.
«Mi fai vedere la tua trasformazione?»
Marco lo guardò perplesso. «Cos'è questa novità?»
«Be', ho scoperto solo oggi che hai uno Zoan» spiegò Ace, alzando leggermente le spalle. «E sono curioso di vederla.»
«No.»
«Perché no?»
«Non è davvero niente di speciale.»
«Ma io voglio vederla!» Così come voleva vedere ogni aspetto di lui. Jaws non aveva mai fatto segreto del suo frutto e Ace non riusciva a capire per quale motivo Marco fosse così riservato.
«E la vedrai quando sarà il momento, la uso qualche volta in battaglia» rispose Marco, tranquillo. «Ora dormi, che oggi è stata una giornata dura.»
Ace mise il broncio, perché quello era il classico modo di Marco di chiudere le discussioni che non gli piaceva fare, in un paternalistico modo che faceva venire ad Ace più voglia di continuare e di ricordargli che non era suo figlio.
Per questo non riuscì a togliersi dalla testa la trasformazione e il desiderio di vederla. Marco parlava bene di battaglie, ma tralasciando il fatto che non ne affrontavano molte Marco aveva più l'abitudine di restare nelle retrovie e lasciare i suoi uomini sfogarsi. Avrebbero potuto passare mesi prima di riuscire a vedere Marco combattere seriamente, e ancora di più prima che fosse costretto a usare la forma da fenice.
Ace non aveva intenzione di aspettare.
Così, la mattina dopo, tornò al tavolo della seconda divisione supplicandoli di aiutarlo a trovare un modo per costringere Marco a trasformarsi. I pirati non erano molto entusiasti della richiesta, un po' perché avevano imparato che Marco non era uno con cui si poteva scherzare senza conseguenze e un po' perché non comprendevano come mai Ace si fosse fissato, ma dall'altra parte non volevano negargli il loro aiuto.
«Be', il modo più semplice è quello di farlo cadere in acqua.» Alla fine Teach prese la decisione per tutti, anche se si meritò occhiate perplesse da parte degli altri. «No, è sicuro, perché potrebbe solo trasformare le braccia e volare, ma se siamo abbastanza rapidi dovremo farcela.»
E quindi passarono l'intera colazione a elaborare un piano abbastanza efficace per prendere di sorpresa uno come Marco. Era un piano che coinvolgeva Ace, che doveva portare Marco, con una scusa, sul ponte di poppa, troppo vicino al parapetto in modo che bastasse una spintarella per farlo crollare. Coinvolgeva un'esplosione dal piano inferiore, che doveva essere abbastanza controllata da non coinvolgere anche Ace e mirata da distruggere il parapetto. Coinvolgeva del caos sulla postazione di vedetta dell'albero maestro, in modo che Marco fosse abbastanza distratto dalla situazione da non accorgersi del resto. E coinvolgeva un Teach lanciato a grande velocità da impattare contro Marco quello che bastava a spingerlo fuori bordo.
E nonostante da fuori sembrasse una cosa completamente folle, e chiaramente lo era, funzionò. Ace si era gettato a terra sia per evitare l'esplosione sia l'arrivo di Teach, ma balzò immediatamente in piedi per verificare la situazione, anche perché, se Marco non avesse fatto in tempo a trasformarsi avevano già pronti i soccorsi per recuperarlo prima che affogasse.
Invece eccolo lì, in tutta la sua gloria. Nonostante la preoccupazione iniziale di Teach, Marco si era trasformato interamente in un enorme uccello, il corpo completamente ricoperto dalle piume che erano in realtà fiamme blu e dorate che brillavano più della luce del sole, quasi accecandolo. Ace non riuscì a staccare gli occhi da lui nemmeno quando atterrò sul parapetto, assumendo nuovamente la sua forma umana.
Anche Marco lo stava guardando, ma non aveva la stessa espressione di ammirazione. Sotto quella serietà, si nascondeva della rabbia e lo sapevano tutti nella seconda divisione, anche Ace che si limitò ad alzare le spalle e a fare un piccolo sorriso apologetico.
«Con me. Adesso.»
Marco non aspettò nemmeno la risposta, ma iniziò a camminare verso l'entrata del sottocoperta senza prestare la minima attenzione a Teach o agli altri della seconda divisione. Ace scoccò invece loro un'occhiata, la cui risposta fu semplicemente un'alzata di spalle, dato che oltre quello che avevano fatto non potevano aiutarlo. Quindi Ace annuì e seguì Marco sottocoperta, fino alla sua cabina.
«Lo volevi proprio vedere così tanto vero?» commentò Marco. Era in piedi al centro della stanza, la schiena voltata verso di lui.
«E perché tu invece volevi nascondermelo?» ribatté Ace. «È una trasformazione bellissima.»
Marco sospirò. All'inizio non aggiunse nulla, si limitò a fare due passi in avanti e a sedersi sul bordo del letto, quindi fece cenno con la mano ad Ace di sedersi accanto a lui. Solo quando Ace lo ebbe raggiunto, parlò.
«C'è stato un periodo della mia vita passata che ho passato in un circo» spiegò. «E non è stato volontario. Ero un prigioniero e loro sfruttavano la mia forma di fenice e la mia capacità di rigenerarmi come spettacolo per guadagnare dei soldi.»
Ace spalancò gli occhi. Non ne aveva idea.
«Alla fine sono riuscito a scappare proprio grazie ai miei poteri, ma quella sensazione non mi ha mai abbandonato» continuò Marco. «Lo so che non l'hai fatto apposta, ma a volte, quando vengo guardato trasformato in fenice, ho l'impressione di tornare a essere quello che ero in quel circo. Un oggetto.»
«Non è così!» Ace sapeva che non sarebbe riuscito a spiegare a parole quanto si sentiva in colpa per quello che era successo, ora che sapeva la storia dietro la reticenza di Marco. «Okay, sì, penso che la tua trasformazione sia splendida, ma non avevo intenzione... Mi dispiace tanto...»
«Lo so che tu non sei come loro» annuì Marco. «Però avresti potuto rispettare la mia decisione di non mostrartela. È questo il problema.»
«Mi dispiace» mormorò Ace. «Solo che... Non lo so, volevo vedere tutto di te e... Pensavo che non fossi abbastanza importante da saperlo...» La voce divenne sempre più bassa fino a interrompersi.
Allora Marco si alzò e iniziò a spogliarsi, appoggiando delicatamente i vestiti in un angolo del letto.
«Che stai facendo?» esclamò Ace.
«Avrei potuto parlarti prima del mio passato, è vero» disse Marco. «Ma la realtà è che non m'importa. Questo sono io adesso, Ace. Hai già visto tutto di me.» E mentre parlava si posò una mano al centro del petto nudo, indicando specificatamente il tatuaggio rosso di Barbabianca che spiccava sulla pelle.
Allora Ace si alzò e anche lui si spogliò, anche se il suo modo di mettere i vestiti era decisamente più disordinato di quello di Marco. E solo quando furono l'uno di fronte all'altro, nudi, Ace parlò di nuovo.
«Mi dispiace» disse. «Avrei dovuto rispettare il tuo desiderio. È solo che...» Deglutì. Non riusciva ancora a esprimere a parole i suoi sentimenti.
Marco annuì, poi tornò a sedersi sul letto e fece cenno ad Ace di sedersi fra le sue gambe aperte. Gli circondò il dorso con le braccia e lo trascinò a sdraiarsi sul materasso, sopra di lui.
«Chiudi gli occhi.»
Ace obbedì e si rilassò, usando come cuscino quel corpo muscoloso che sentiva pulsare contro di sé, la testa reclinata appena da un lato. Avvertì le braccia di Marco muoversi appena e, nonostante le palpebre serrate, avvertì la luce delle fiamme blu che lo circondava.
Marco allungò la testa verso il suo orecchio, sorrise e sussurrò: «Ti senti meglio, adesso?»
Ed Ace si azzardò ad aprire gli occhi e ammirare le due ali che lo circondavano sui due lati, come a proteggerlo in una forma di uovo fiammeggiante. E si sentì in colpa perché nonostante fosse stato lui a mancare di rispetto per primo, era Marco quello che stava cercando di controllarlo.
Così, incapace di parlare, si limitò ad annuire vigorosamente e a lasciare che Marco lo abbracciasse interamente con le sue ali.

 
   
 
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