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Autore: kantsexhibition    14/06/2016    0 recensioni
Questa è una storia d'amore, fra l'anoressia e Daria, fra il suo essere ancora troppo piccola e il suo voler diventando grande rimanendo minuta.
L'anoressia ti fa bella è la nudità dentro la malattia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Dopo quella giornata iniziai a soffrire sempre di più, credo che dentro di me da quel giorno si sia rotto qualcosa che non ritornerà mai più intatto, perché abbiamo inventato troppi rimedi per costruire e distruggere le persone e dargli qualcosa di nuovo, ma mai per farle ritornare quelle ch'erano un tempo . 
Credo che quel giorno lì se ne sia andato qualcosa da me, il crack e poi il vuoto . 
Il vuoto di una ragazza che guarda l'amore e non lo prova più, guarda chi ha intorno e non prova, prova a provare qualcosa ma anche il solo tentativo è vano . 
Lasciano delle parole che non sempre possiamo colmare in qualche modo, lasciano dei ricordi che ricordiamo a sbalzi e senza una connessione logica. 
Ci vuole forza per vivere e ricordarsi di ciò che abbiamo passato, solo i deboli cancellano il proprio trascorso, forse perché fa male ricordarsi ciò che si è stati e ciò che avremmo voluto essere quando avevamo solo 17 anni . 
Ma io dentro la mia anima non mi sentivo così piccola, io ero potente . 
Ma quel giorno no, ero annientata . 
Avevo capito che ero qualcuno lì grazie a lei, ma io non volevo più essere quello . 
Volevo essere Daria, la ragazza che brilla da sola, che ha una luce dentro che non viene accesa da qualcun altro intorno . 
Ero Daria e avevo 17 anni, mentre tutti si divertivano e chiaccheravano io annaspavo nell'aria che mi mancava . 

Un mese dopo lasciai Francesca . 
Ho venduto l'anima per un bacio ad un uomo, che sapeva come stringermi, come portarmi via con quella violenza che solo lui sapeva avere nei miei confronti . 
Su quella strada, su quel parcheggio davanti casa mia ho venduto l'anima, ho firmato il patto col diavolo per addentrarmi nell'inferno . 
Il bacio più bello della mia vita, aveva sapore di ciò che sarebbe accaduto ma che io non sapevo ancora aspettarmi . 
Avevo ancora 17 anni, ma tra un mese ne avrei avuti 18, sarei stata grande, un adulto e lui lo era ancora di più di lei . 
Lui era ancora più grande, ne aveva ben due in più di lei, io se ero piccola con lei di fronte a lui mi sentivo valere nulla, meno di zero . 
Quando vendi l'anima al diavolo devi essere umile, pulirti le scarpe prima d'entrare o lui s'arrabbia e te la farà pagare . 
Il mio rifiuto per il cibo era già iniziato da poco tempo, ma non sempre seguivo ciò che mi promettevo, io mi promettevo di essere tante cose. 
Solo dopo più di un anno potevo sentirmi invincibile, potevo sentirmi davvero padrona di ciò che stava accadendo nella mia vita.
Prima ero inerme, inesperta a davvero tante cose. 
Come nel sesso, prima di lui non avevo mai avuto un rapporto con uomo, come una puttana mi prostituii in un parcheggio, in quello dove solitamente andavano le coppie clandestine ad ammucchiarsi come carne marcia buttata nel cassonetto . 
Ero la sua ragazza, ero il suo pungiball, ero la sua confidente, ero qualcosa da distruggere e plasmare . 
Era un'estate fantastica secondo i miei occhi, ancora i miei polsi non erano macchiati di lividi ma solo di cicatrici, il mio collo era bianco e poco abbronzato, non era ancora nero e nemmeno duro per l'ematoma . 
C'erano i Subsonica il giorno dei miei 18 anni, ero felice, ero contenta, lo chiamai a mezzanotte perché in quel momento cantavano "Istrice" la nostra canzone, che scelsi io, ma non rispose subito, rispose alla seconda chiamata chiedendosi il perché di quella scelta, che non c'era bisogno e che non aveva capito assolutamente niente . 
C'era Discoteca Labirinto come chiusura, la voce di Samuel era lenta e densa come la cocaina, come le immagini che descriveva di quella stanza bianca creata dalla polvere di quella droga di cui lui abusava . 
Per poi trasferirsi al giorno dopo, alla piscina e alle canzoni da festa, ai cocktails costosi e dati gratuitamente, alla droga e alle troppe canne sempre rollate male. 
Ai motorini appostati con dentro quello di cui facevano uso i più ribelli, io non volevo entrare in quel mondo, ho sempre detto di no alla pesantezza della polvere sotto alla lingua e delle pupille ancora più dilatate, mi accontentavo di essere grande a mio modo, con quell'erba che aveva sapori strani, solo da più grande scoprii che la cannabis da noi veniva tagliata con il metadone, per questo era così pesante . 
Solo due anni dopo conobbi il piacere della canna rolllata bene, dell'erba che aveva il sapore di tranquillità . 
Non ricordo con precisione quando arrivarono i colpi, come al solito da brava debole ho deciso di cancellare buona parte della mia memoria e di venderla per un po' di tranquillità almeno la notte, senza flashback la vita diventa come una nuova pagina da scrivere . 
Non ricordo la data precisa ma ricordo che c'era caldo, che c'era il solito parcheggio dal quale noi non andavamo mai via, l'aria la respiravamo inondandoci di catrame, per poi rientrare dentro a quei sedili . 
Lì dentro c'era il nostro mondo, il nostro perverso mondo e mi piaceva da matti, l'aveva creato lui e aveva messo un posto per me, al suo fianco .

Ricordo episodi, non ricordo se quello fu il primo, ma è forse il primo che ricordo dentro la mia testa, uno dei pochi che non ho cancellato . 
Sdraiata sulle sue gambe, parlavamo di dolci, mia nonna amava farli e non fosse per la sua artrite amerebbe farli anche oggi . 
Non ho mai vista farli, o se l'ho vista ero troppo piccola, troppo spesso non m'interessavo a quello che succedeva in casa ma mi piaceva prendere e mangiare, soldi, dolci, cibo, attenzioni, lodi . 
" Mia nonna a Carnevale fa sempre i fatti-fritti "
" Non si chiamano così . " 
" Si che si chiamano così! Cercalo su Google . "
" Si chiamano frittelle . "
" Si, sono frittelle, ma su google c'è scritto fatti-fritti "
Schiaffo. 
" Ripetilo . "
" Fatti-fritti " 
Schiaffo ancora più forte . 
" Non si chiamano così, si chiamano frittelle " 
" No, ti ho detto cerca su google " 
Schiaffo . 
Silenzio, polsi che vengono stretti, mani che non vogliono lasciarti andare da nessuna parte, ma io non volevo andarmene, volevo solo che non mi facesse così male, mi divincolavo, ma ancora non sapevo farlo . 
Quel parcheggio io l'odiavo . 
Amavo stare in giro, son sempre stata una fancazzista da quando sono nata . 
Respiravo l'aria le poche volte che i miei polmoni riuscivano, inalavo libertà, droga nelle vene . 
Noi vivevamo così, dentro quel parcheggio, o nell'altro se dovevamo avere rapporti, o nella via davanti casa se dovevamo vederci poco . 
Una macabra routine fatta d'isolamento forzato, ma mai ribellata da esso, in fondo mi piaceva, in fondo lo amavo, ma quando ti lasci capisci che è ossessione, che è malattia, che non è il giocare che intendeva lui, quel giocare lasciava lividi e i solchi nel corpo . 
Ogni coppia ha la propria routine, ha il proprio bar preferito dove prende il caffè prima di andare nella propria panchina a scambiarsi tenerezze, ha l propria fermata di bus dove si scambiano l'ultimo abbraccio della giornata, hanno il proprio ristorante dove vanno il sabato e la propria stanza dove una volta ogni tanto si fa sesso, se si è più fortunati questo accade ogni weekend, il tanto giusto da svuotarsi l'uno dell'altra . 
La nostra era una macabra routine perché noi non avevamo quei luoghi, ma io me ne fregavo, lui stesso mi diceva di fregarmene. 
" Usciamo? "
 " Si per andare dove? "
" In giro " 
" Si ma a fare? "
Avrei voluto dirgli 
" A fare come le coppie normali che si tengono per mano, dove il ragazzo prende il caffè macchiato e la ragazza un cappuccino, dove si fermano gli amici per salutare e a dirsi di uscire in quattro qualche volta " 
Invece no, stavo zitta . 
Ero io il problema, ero così brutta, così grassa . 
" Amore ma perché non ti curi un po' di più? " 
" Amore sei una balena, guarda quanta ciccia, cicciona . "
L'ossessione per il cibo stava iniziando ad Aprile, ma con lui esplose dal giorno alla notte, esplose in quell'Agosto e in quelle frittelle e in quei colpi. 
Esplose in cercare una soluzione, veloce, che poteva aiutarmi davvero, poteva darmi salvezza .
Non ricordo dove trovai prima la parola " ana " forse in televisione, in qualche programma dove parlavano di anoressia e citavano questa parola. " Pro-ana, blog pro-ana " . 
Non sanno, forse, questi giornalisti che è da lì che ci viene l'input? 
Che Google da tutte le risposte che vuoi ma devi essere tu a mettere la parola chiave? Che molto spesso con i loro discorsi educativi il cervello se ne frega e cerca quello che vuole cercare?


   
 
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