Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: clepp    14/06/2016    4 recensioni
Si alzò da terra: guardò prima il profondo taglio sul braccio e in seguito i tre uomini che si stavano dirigendo verso l’uscita.
Bucky aveva gli occhi puntati su di lei. Non era in grado di capire se l’espressione sul suo viso fosse di dispiacere per averle fatto male o per non avergliene fatto di più.
[BUCKY/NUOVO PERSONAGGIO] [POST Captain America: Civil War]
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic



(4)


 
Kamila afferrò le braccia di Bucky e prese ad assorbire il ghiaccio che aveva cominciato a congelare il suo corpo. Fortunatamente aveva fatto in fretta a risalire dall’archivio fino al laboratorio, grazie alle scorciatoie che aveva scoperto i primi giorni in quel posto, perciò ci mise solo qualche secondo a scongelare il Soldato.
Bucky tossì con forza mentre le sue gambe cedevano a causa dell’improvviso cambiamento di temperatura. L’impatto delle sue ginocchia contro il pavimento lo fece gemere con forza.
Kamila ignorò le intimidazioni del Dottor Mendes e aiutò James a mettersi seduto mentre Steve, ripresosi dalla sorpresa iniziale, cercava di collegare i mille pensieri che gli giravano in testa.
«Signorina Metanova tutto questo è oltraggioso! Il paziente potrebbe riportare grav-»
«Zitto,» sbottò la ragazza, voltandosi di scatto verso l’uomo in camice che non aveva fatto altro che urlarle addosso dal momento in cui aveva varcato la porta del laboratorio. «Crede di conoscere meglio di me le controindicazioni di un corpo congelato?» lo guardò con un’espressione tra l’indignato e lo strafottente, incapace di mantenere la calma di fronte a quell’uomo.
Il Dottore sbuffò rumorosamente e si rivolse al Capitano. «Lei è d’accordo?» gli chiese nella speranza di trovare supporto, ma Steve si era riscosso dal suo stato catatonico iniziale e si era velocemente avvicinato al suo amico, sollevato di rivederlo fuori da quell’aggeggio infernale.
«Qualunque cosa questa donna stia facendo, sono d’accordo.» replicò, guardando prima Kamila e poi l’uomo in camice. Quest’ultimo parve colpito da quella risposta e senza aggiungere altro uscì dal laboratorio.
Bucky appoggiò il braccio di metallo sul bordo della brandina mentre con l’altro si teneva lo stomaco. La testa gli girava vorticosamente perciò fu costretto a chiudere gli occhi e strizzare con forza le palpebre. Sentì un tocco delicato poggiarsi sulle sue spalle e d’istinto il suo corpo si ritrasse bruscamente.
«James...» la voce di Kamila era quasi un sussurro lontano che gli entrò dentro come una lama nel cuore. «James tra pochi secondi starai meglio.» lo rassicurò e per la seconda volta posò le sue mani sopra le spalle di Bucky. Questa volta, lui non si mosse.
«Bucky,» intervenne Steve. «Te l’avevo detto di non farlo.» scherzò amichevolmente.
Il Soldato respirò affannosamente per qualche secondo, prima di riuscire a riprendere il controllo dei suoi polmoni. Prese qualche profondo respiro e incanalò quanta aria possibile.
Aprì gli occhi. Le luci al neon lo colpirono in pieno ma perlomeno il giramento di testa era svanito quasi completamente. Il viso naturale e genuino di Kamila era di fronte a lui, troppo vicino per potergli dare la possibilità di concentrarsi su ciò che lei gli stava dicendo.
«James, mi stai ascoltando?» lo riprese lei, sventolandogli una mano davanti alla faccia. Lui annuì debolmente e abbassò lo sguardo sulle sue gambe.
«Bene,» gli sorrise. «Ti ho chiesto se posso parlarti.»
James aggrottò la fronte: l’aveva appena tirato fuori da una capsula di ghiaccio scongelando il suo corpo senza alcun problema e adesso gli stava chiedendo il permesso di parlare?
Lui annuì di nuovo, incapace di trovare la voce per rispondere.
«Io e Sam usciamo un attimo, allora.» Steve sorrise ad entrambi, la sua felicità e il riconoscimento nei confronti di Kamila erano evidenti. Quando le passò accanto per dirigersi verso l’uscita le strinse affettuosamente il braccio.
Rimasero da soli e in silenzio. Kamila prese uno sgabello e lo posizionò esattamente di fronte al Soldato, seduto scompostamente sulla barella. Lei lo osservò per qualche secondo prima di schiarirsi la voce e cominciare a parlare.
«A quanto pare ho scombussolato i tuoi piani,» esordì, incrociando le braccia al petto. «Spero che non ti arrabbierai con me per questo.» continuò abbozzando un sorriso.
James alzò finalmente lo sguardo e puntò i suoi due occhi azzurri in quelli altrettanto chiari di Kamila. Scosse la testa per farle capire che non era arrabbiato con lei e che poteva andare avanti. Per la prima volta dopo tanto tempo provava curiosità e interesse nei confronti di qualcosa, o meglio, qualcuno. Si chiedeva per quale motivo si fosse data tanta pena per tirarlo fuori da lì. Si stupiva anche di non aver provato altro che sollievo quando aveva aperto quella porta invece di rabbia o rancore nei suoi confronti per non aver rispettato il suo volere. Forse, Steve aveva ragione e quella non era stata la decisione giusta per lui.
«Inizio col dirti che non mi scuserò con te per averti tirato fuori da lì perché, detto da una che il ghiaccio lo crea, è stata l’idea peggiore che tu abbia mai avuto da quando ti conosco.» ironizzò sul fatto che loro due si conoscevano soltanto da uno o due mesi e per di più non avevano mai avuto chissà quali scambi di idee durante tutto il periodo. «Credo che tu sia un idiota e un codardo per aver preso questa decisione.»
James assottigliò le palpebre. «Mi hai tirato fuori per insultarmi?» aggrottò la fronte mentre la voce gli usciva fuori più roca di quanto pensasse. Kamila sospirò rumorosamente e roteò gli occhi. «Beh,» mormorò «sono contenta di vedere che sei ancora in grado di ironizzare. Ma comunque, no. Ti ho tirato fuori per parlarti, come ti ho già fatto notare.» Kamila si alzò di scatto incapace di rimanere ferma anche solo qualche minuto. Cominciò a girare intorno alla stanza e a giocherellare con i vari aggeggi del Dottore, sotto lo sguardo attento del Soldato.
Al momento giusto, prese a parlare. «Sai il fatto che tu non sia infuriato con me per averti tirato fuori mi dice già tutto quello che voglio sapere.» gli lanciò un’occhiata fugace prima di ricominciare a girare per la stanza. «Ho letto il tuo fascicolo poco fa e ho cercato di capire cosa tu possa aver provato, o cosa tu stia provando, per colpa dell’HYDRA.» Kamila stava cercando di trovare le giuste parole per esprimere ciò che voleva fargli capire.
Bucky sentì i muscoli della schiena contrarsi e il suo animo diffidente cominciò a farsi spazio nel suo inconscio.
«Ho cercato di capire le tue sofferenze e ho cercato di immaginare la mia vita senza tutto ciò che loro ti hanno tolto.» Kamila si fermò a pochi passi dalla capsula dove la porta ancora aperta lasciava fuoriuscire un’aria fredda. Rabbrividì, ma non per la temperatura. «E ci sono riuscita... o perlomeno, ci sono quasi riuscita. Sai, io e te abbiamo una storia abbastanza simile ma ciò che ci contraddistingue è che io ho sempre avuto qualcuno che mi ama e che amo, mentre tu... eri da solo.»
James ascoltava attentamente il discorso che la ragazza le stava facendo, cercando di comprendere dove volesse andare a parare, percependo i suoi movimenti lenti intorno alla stanza, il suo toccare qualsiasi cosa, il suo curiosare e il suo tono pacato e caldo.
«E credo che sia stato questo pensiero a convincermi a fare questo, a venirti a parlare. A fermare ciò che stavi facendo.»
James sentì una punta di commiserazione nella voce della ragazza e la sua mascella si incrinò: detestava fare pena alle persone per ciò che aveva dovuto affrontare e per ciò che ancora stava affrontando, ma in quel momento per la prima volta si rese conto che era quasi confortante trovare qualcuno che lo capisse e che lo trattasse in quel modo così… umano.
«Quello che sto cercando di dirti è che non avrei dovuto giudicarti come ho fatto e trattarti in quel modo, soprattutto inducendoti a entrare qui dentro.» indicò la macchina infernale. «Credo di essermi arrabbiata tanto con te proprio perché in un certo senso mi ricordi molto... la mia vita passata e questo mi spaventa. Ma allo stesso tempo mi obbliga ad aiutarti perché so per certo che sei spaventato anche tu.» lo guardò con due occhi pieni di compassione nella speranza che lui capisse quanto lei in quel momento fosse sincera nei suoi confronti. Bucky mantenne gli occhi fissi su di lei per una manciata di secondi per poi spostare l’attenzione su un punto indefinito dietro le spalle della ragazza.
«Io non ho paura.» replicò semplicemente, la voce pacata e apatica, priva di qualsiasi inclinazione. Kamila sospirò rumorosamente, abbassando gli occhi sulle sue dita intrecciate.
«James, reprimere le proprie emozioni non è il miglior modo di ricordare chi eri.» gli disse, seria. «Devi lasciarti andare se davvero vuoi ritornare ad essere la persona che eri un tempo. Steve ti conosceva come conosce se stesso, e ti vuole aiutare. Tutti qui dentro vogliono cercare di starti vicino, ma se tu ti rinchiudi in una cella frigorifera per noi sarà un po’ difficile.» cercò di abbozzare un sorriso per ammorbidire il significato delle sue parole. Non sapeva per quale motivo gli stesse facendo quel discorso, forse perché dopotutto le faceva pena sapere che un uomo della sua stazza si ritrovava completamente spaesato in un mondo che non aveva fatto altro che usarlo a suo piacimento. O forse gli ricordava la sua storia, la sua infanzia e il motivo per il quale ora lei era per sempre incatenata alla sua capacità di creare il ghiaccio. Entrambi erano stati costretti a cambiare la propria natura a causa del volere di altre persone, ed entrambi erano costretti a convivere con quella condizione imposta.
«Non credo di essere in grado di tornare ad essere la persona che ero prima.» ribatté James perentorio.
«Vorrà dire che ti impegnerai a diventare una persona nuova e a lasciarti alle spalle il tuo passato nell’HYDRA.»
A quelle parole il viso di James si oscurò repentinamente. Kamila capì che la sua frase doveva aver fatto affiorare chissà quali ricordi passati che avevano segnato la sua vita di Soldato d’Inverno. Gli lasciò il suo tempo prima di avvicinarsi di qualche passo e invitarlo ad uscire dalla stanza.
«Quello che ti serve adesso è una doccia calda e una bella dormita perché come noi due ben sappiamo domani dovremo sopportare l’interrogatorio di Steve.»
James si alzò lentamente dalla brandina cercando di riprendere il controllo del suo corpo. Sentiva le ossa indolenzite ma il suo viso non cedette ad una sola smorfia di dolore o fastidio. Indugiò qualche secondo prima di uscire dalla porta, indeciso su cosa fare e cosa dire a Kamila. Lei gli sorrise gentilmente.
«Domani è un nuovo giorno.»
 
*
 
Erano passati due giorni da quando James era uscito dalla capsula e durante quell’arco di tempo aveva cercato di socializzare con quanta più gente possibile all’interno del rifugio. Certo, il suo socializzare si limitava a qualche saluto o cenno del capo, ma stava cercando di impegnarsi a fare sempre di più. Passava più tempo assieme al Capitano e agli altri membri della squadra nonostante la sua presenza passasse quasi sempre inosservata. Parlava di tanto in tanto con Kamila, o meglio, lei parlava mentre lui tendeva ad annuire o a scuotere la testa nei momenti che riteneva opportuni.
Si stava impegnando, nonostante tutti i suoi sforzi gli sembrassero completamente inutili, ma lo doveva a tutte le persone che stavano cercando di aiutarlo.
Entrò nella mensa comune del rifugio e cercò velocemente qualcuno che conoscesse. Vide Kamila seduta su una sedia in fondo alla stanza, intenta a tagliare a spicchi una mela verde e a leggere chissà quale libro. Senza avere il tempo di decidere cosa fare, James vide la ragazza alzare lo sguardo e puntarlo verso di lui. Gli sorrise calorosamente e lo invitò a sedersi al suo tavolo già occupato da lei e dalla bambina che aveva visto qualche giorno prima.
Bucky non si scompose: prese un piatto con dentro del cibo che non sapeva identificare del tutto e le raggiunse con calma, dosando i passi e i movimenti per raggiungerle.
Si sedette davanti a lei e aspettò che fosse Kamila a dire qualcosa.
«Sono contenta di vederti qui durante l’orario dei pasti.» esordì, chiudendo il libro dalla copertina importante e continuando a tagliare la mela. La liberò dalla buccia e dai semi all’interno prima di mangiarne un pezzo con estrema naturalezza. James la osservò intensamente, cercando di capire come riuscisse ad apparire così tranquilla e spensierata quando lui non era in grado nemmeno di mangiare senza sentirsi perennemente sotto pressione.
«Ho pensato che fosse un buon modo per cominciare a creare una routine.» mormorò e spostò l’attenzione sul suo piatto. Mangiare non gli trasmetteva alcuna emozione da molto tempo, era soltanto un’azione meccanica che era obbligato a compiere per poter sopravvivere, perciò non gli interessava molto sapere cosa stesse per ingerire.
«Hai fatto benissimo. Sono davvero colpita dal tuo impegno.» replicò con la bocca piena di mela. Gli sorrise. «Lei è mia sorella Tanka.» gli presentò la bambina che in silenzio stava mangiando la stessa cosa che aveva lui nel piatto. Lei lo osservò per qualche secondo, e lui non seppe decifrare il suo sguardo: sembrava timorosa ma allo stesso tempo curiosa.
Alla fine gli regalò un sorriso titubante ma con quell’accenno di gentilezza che distingueva l’espressione della sorella.
«Tanka lui è James.»
Bucky si aspettò che la bambina facesse qualche accenno sulla nomenclatura affidatagli dall’HYDRA, ma ciò che gli disse in realtà lo sorprese.
«So chi sei,» rispose la bambina continuando a mangiucchiare, «Steve parla sempre di te con tutti. Dice che sei il suo migliore amico e che ti chiami Bucky.»
Kamila ridacchiò da dietro lo spicchio di mela che teneva tra le mani e guardò l’uomo per cogliere la sua reazione. James rimase in silenzio per qualche secondo ad osservare la naturalezza e l’ingenuità della bambina che aveva di fronte, poi abbozzò un sorriso.
«Si,» ribatté «sono proprio io.»
Kamila era contenta di vedere quanto impegno ci stesse mettendo nel cercare di essere una persona quantomeno normale. Era soddisfatta di averlo aiutato, anche solo in parte, a cambiare il suo modo di pensare e il suo stile di vita.
Vederlo sorridere, cercare di interagire con gli altri e provare delle emozioni era gratificante.
Lui spostò lo sguardo verso di lei e i loro occhi si incatenarono per una manciata di secondi prima che la voce di un uomo li distrasse entrambi.
«Signorina Metanova?» Kamila spostò l’attenzione verso l’uomo che si era avvicinato al suo tavolo. Era più alto di lei di una decina di centimetri e la sua corporatura non passava di certo inosservata. Aveva grandi occhi verdi, penetranti, folti capelli brizzolati, una barba incolta e un mezzo sorriso stampato sul viso. La sua voce era calda e il suo accento particolare le fece chiedere di dove fosse.
Nonostante il suo bell’aspetto e il suo atteggiamento cordiale, Kamila provò una strana sensazione nel profondo, in fondo allo stomaco. Non sapeva bene cosa fosse, né se potesse considerarla negativa o positiva, ma i suoi sensi rimasero allerta.
«Si, sono io.» rispose e la sua spensieratezza di qualche minuto prima venne spazzata via da un’espressione seria e composta.
«Buongiorno. È un piacere conoscerla, il Capitano Rogers mi ha parlato molto di lei.» disse l’uomo. Kamila era colpita dalla sua impeccabilità. «Sapevo di trovarmi di fronte ad una bella donna, ma lei va ben oltre ogni mia aspettativa.»
Kamila non riuscì a trattenere un’alzata di sopracciglio e un’espressione dubbiosa stampata in faccia. Non aveva alcuna intenzione di assecondare le frecciatine di un quarantenne perciò, pulitasi la bocca e ingoiato l’ultimo pezzo di mela, gli chiese direttamente che cosa volesse da lei.
«Sono il nuovo insegnante di sua sorella Tanka.» ribatté l’uomo senza perdere il suo sorriso impeccabile nemmeno di fronte all’arroganza della ragazza. «La signorina Peterson purtroppo è dovuta partire per risolvere alcune problematiche familiari, e il signor Rogers ha contattato personalmente la nostra agenzia per poterla rimpiazzare quanto subito e permettere alla signorina Tanka di non interrompere i suoi studi.»
Kamila era davvero confusa: per quale motivo Steve non le aveva parlato personalmente di quel problema prima di decidere di chiamare un altro insegnante per sua sorella? Non riusciva a capire. Steve la contattava per problemi anche ben inferiori di quelli, perché invece quella volta non le aveva detto nulla? Si trattata dell’educazione di sua sorella, dopotutto.
Kamila si voltò verso Tanka. «Tu ne sapevi qualcosa?» le domandò conoscendo già la risposta. La bambina scosse timidamente la testa, improvvisamente timorosa.
«Il Capitano Rogers la rassicurerà, signorina Metanova. Le posso assicurare che io sono perfett-»
«Il Capitano Rogers non ha alcun diritto di decidere sull’educazione di mia sorella.» lo interruppe prontamente lei, impiantando i suoi occhi in quelli dell’uomo. «Se permette, vorrei esaminare i suoi dati prima di lasciarle in custodia Tanka.» si alzò dalla sedia e invitò la sorella a fare altrettanto.
L’uomo le sorrise amabilmente. «Molto bene, allora. C’è un posto dove possiamo parlare in privato?» domandò e lei annuì mestamente.
«Mi segua.»
Kamila parve ricordarsi solo in quel momento della presenza di James che, come sapeva fare meglio, era rimasto zitto, in ascolto.
«Scusami James, ci vediamo più tardi magari.» gli sorrise frettolosamente e si diresse verso l’uscita della mensa seguita dalla sorella e dall’uomo.
Bucky lasciò cadere la forchetta sul piatto e si massaggiò il collo con la mano umana. Era come se qualcosa di invisibile gli avesse stretto i muscoli fino a farglieli scoppiare. Si sentiva stanco e spossato e pareva quasi che un masso l’avesse colpito dritto in testa.
Senza finire di mangiare si alzò dal tavolo e si diresse verso l’uscita. Ignorò completamente i saluti delle persone attorno a lui e continuò a camminare verso la sua stanza: l’unica cosa che voleva fare in quel momento era chiudere gli occhi e riposare.
 
 




Buonasera a tutti, cari lettori!
Inizio subito con lo scusarmi per il ritardo nel postare il quarto capitolo, ma purtroppo settimana scorsa ho cominciato a scriverlo e sono riuscita a finirlo solo stasera. Allora, inanzitutto cosa ne pensate del discorso che Kamila fa a Bucky all'inizio del capitolo? E soprattutto, siete curiosi di sapere qual è la storia di Kamila e di Tanka? ahahah non so ancora bene quando salterà fuori, ma prima o poi succederà, lo prometto!
E cosa ne pensate della seconda parte? Secondo voi chi è questo uomo misterioso apparso così dal nulla? A voi i commenti.
Comunque, volevo ringraziarvi davvero di cuore per le bellissime parole che mi avete lasciato per lo scorso capitolo e per le persone che hanno aggiunto la storia alle preferite-ricordate-seguite. Mi riempite il cuore di gioia e mi spronate ad andare avanti!
Spero davvero che questa storia vi piaccia e che in qualche modo io riesca a comunicare con voi chi è per me Bucky, che ripeto è un personaggio che adoro proprio per le sue mille sfumature. Detto questo, la smetto di parlare, e vi chiedo di lasciarmi qualche pensiero riguardo il capitolo, se vi va!
Un bacio a tutti,
clepp




 
Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: clepp