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Autore: Tinkerbell92    15/06/2016    2 recensioni
Circa dieci anni prima dell'incontro tra Kagome e Inuyasha, la duchessina danese Freya Stormarn viene promessa in sposa contro la propria volontà al cugino Duncan.
Incapace di accettare la situazione, Freya decide di fuggire, prendendo denaro e qualche gingillo dalla stanza della defunta nonna, la quale era sospettata di praticare arti magiche e stregoneria.
Uno dei gingilli, infatti, si rivela capace di trasportare le persone in luoghi lontani nel giro di una manciata di secondi e, dopo averlo inavvertitamente attivato, Freya si ritrova in Giappone, sola e confusa.
Tra incontri con singolari personaggi, sfide pericolose e inquietanti versi di una misteriosa profezia, la ragazza intraprenderà un viaggio alla ricerca di un modo per tornare a casa, compiendo un importante percorso di crescita interiore che la trasformerà da ragazzina viziata, impulsiva e irresponsabile a donna matura, indipendente e sicura di sé.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Squadra dei Sette
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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A Swan Song
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Non si trattava di un sogno.
Freya si pizzicò le guance più volte, rendendosi conto di essere perfettamente sveglia. Un piccolo gruppo di persone si era radunato attorno a lei, squadrandola con curiosità. Tutti quanti, comprese le donne, indossavano parti di armatura come protezione sopra a curiose vesti colorate di bianco, rosso e blu.
- Voi chi siete, mia signora? – domandò una giovane ancella, aiutandola a rialzarsi – Perdonatemi se vi sembro impudente, ma avete un aspetto davvero insolito…
- Vengo dalla Danimarca – balbettò Freya, guardandosi attorno disorientata – Io… io non so perché mi trovo qui… né chi sia Sas… Sasani Shiven?
- Sasaki Shigen è il proprietario di questo feudo – rispose l’ancella senza battere ciglio – Anche il Vostro accento è molto strano… ma suppongo che questa Danimarca sia una terra molto lontana.
- Sì, esatto. E’ tutto così assurdo… non so nemmeno come faccio a capire la vostra lingua e voi la mia. Comunque… di che battaglia parlava la ragazza lì fuori?
- Il proprietario del feudo vicino ha deciso di attaccarci – spiegò un vecchio dall’aria trasandata – Ormai capita spesso da queste parti che i feudatari combattano tra loro per questioni di potere.
- Mi sembra che gli uomini appostati là fuori siano pochi per respingere un attacco – osservò Freya – Eppure voi sembrate così tranquilli e bazzicate in giro come nulla fosse…
Alcuni abitanti del feudo si erano già allontanati, mentre coloro che erano rimasti scoppiarono a ridere.
- Non abbiamo nulla di che preoccuparci – spiegò la giovane ancella – La mia signora Reika e i suoi fratelli sono validi condottieri e grandi strateghi. Sconfiggeranno gli aggressori nel giro di poco tempo, vedrete.
La duchessina si morse il labbro dubbiosa, ma decise di non replicare. Ben presto, una forte curiosità cominciò ad impadronirsi di lei, culminando nell’istante in cui i tamburi nemici risuonarono a pochi metri dalle mura.
- Non so se la mia richiesta sia insolita – disse, scegliendo con cura le parole – Ma mi domandavo se fosse possibile dare una sbirciata a quello che succede là fuori.
L’ancella sorrise con fare gentile: - Sì, certo! Ci sono dei piccoli spiazzi in cima alle mura, intervalli vuoti nella fila degli arcieri, possiamo appostarci lì. Seguitemi pure, mia signora. A proposito, il mio nome è Makino.
Freya si lasciò condurre su per una scalinata stretta scavata sul lato interno della cinta muraria, a destra dei grandi portoni d’ingresso, fino a ritrovarsi alle spalle della schiera di guerrieri armati di arco. Makino si lasciò sfuggire un sorrisetto malizioso, poi prese la mano della duchessina e la fece camminare fino ad uno degli intervalli vuoti da lei menzionati poco prima. L’arciere più vicino lanciò loro un’occhiata scettica.
- Vi consiglio di fare attenzione, donne, questo non è un luogo sicuro. La battaglia sarà relativamente semplice, ma sarebbe meglio per voi non indugiare a lungo qui sopra.
- Abbiamo un’ospite proveniente da una terra lontana – spiegò la servetta – Dobbiamo mostrarle il nostro valore.
- Sei sicura che non sia proibito stare qui? – domandò Freya dubbiosa – In effetti non mi sembra un luogo adatto per i civili…
- Non Vi preoccupate, capita spesso che la gente salga qui per assistere alle battaglie – la rassicurò Makino, indicandole gli eserciti appostati sotto di loro – In caso di pericolo ci allontaneremo subito.
Nello spiazzo di fronte all’ingresso delle mura, i due eserciti si stavano già fronteggiando: le forze avversarie contavano circa trecento soldati, ed il loro comandante, un tizio robusto di mezza età, era impegnato a discutere con la ragazza guerriera dai capelli azzurri ed un giovane uomo dalla lunga chioma nera e selvaggia. Il vento trasportava le loro parole in modo piuttosto efficace, tanto che a Freya bastò concentrarsi poco per afferrare buona parte del dibattito.
- Non sarete stati un po’ troppo presuntuosi a schierare soltanto cinquanta soldati ed una singola fila di arcieri? – domandò il comandante avversario con fare irrisorio – Siete così tanto ansiosi di consegnarmi il vostro feudo? E perché quel vigliacco di vostro padre non si è nemmeno degnato di darmi il benvenuto?
- Come osi! – sbottò il ragazzo dai capelli neri – Non azzardarti a parlare così di nostro padre, lurido verme!
- Io credo che i presuntuosi siate voi – replicò calma la giovane guerriera, che, stando alle parole di Makino, doveva chiamarsi Reika – Credete sul serio di riuscire ad espugnare una fortezza in questo modo? Senza un minimo di strategia e contando soltanto sulla superiorità numerica? In realtà siamo stati generosi a schierare una piccola parte del nostro esercito, vi stiamo regalando brevi attimi di felice illusione.
- Taci, ragazzina! – grugnì l’uomo con fare prepotente – So bene che siete usciti provati dall’ultima guerra, visto che avete dovuto chiedere aiuto a dei mercenari per uscirne vittoriosi. Voglio sfruttare la vostra debolezza attuale ed allargare il mio dominio. Vi faccio una magnanima concessione: se mi consegnerete i vostri territori ora, darò ordine ai miei soldati di non fare del male a nessuno di voi.
- Kazuo Nakagawa – lo interruppe la ragazza in tono mellifluo – Ascoltami bene: io e i miei fratelli non abbiamo disturbato cinquanta soldati e trenta arcieri per divertimento personale. Quindi, puoi prendere le tue magnanime concessioni, la tua stupidità e le tue pessime mosse strategiche e ficcartele nel culo.
Indignato, il comandante sfoderò la spada che portava appesa alla cintura ed alzò il braccio per colpire, ma lanciò un urlo terribile non appena vide il proprio arto cadere a terra, reciso dalla lama del grande anello metallico della guerriera. Pazzo di dolore e rabbia, ordinò ai suoi uomini di attaccare, ma buona parte della prima linea era già crollata sotto le frecce degli arcieri del feudo.
Freya sgranò gli occhi, incapace di capire se in quel momento si sentisse più spaventata, inorridita o meravigliata. Ben presto, sotto di lei, le varie forze si scontrarono, dando inizio ad una cruenta carneficina.
Reika appariva piuttosto imperturbabile, abbatteva i nemici con la propria singolarissima arma e dava ordini ai soldati con la sicurezza di un generale. Il ragazzo dai capelli neri, che doveva essere uno dei suoi fratelli, si destreggiava abilmente con una grande katana, ma spronava raramente i soldati, ripetendo più spesso frasi del tipo “fate come ha detto lei!” piuttosto che comandi veri e propri.
All’improvviso, quando le sorti della battaglia sembravano ormai scontate, Reika gridò ai propri uomini una singola parola: fiamma.
Dall’alto delle mura, Freya rivolse uno sguardo confuso a Makino: - Perché ha detto “fiamma”? Cosa succede ora?
La servetta rispose con un sorrisetto compiaciuto: - Vedrai.
Sotto gli occhi della sbigottita duchessina, l’esercito dei fratelli Shigen cominciò a spostarsi ai lati del campo di battaglia, lasciando buona parte degli avversari al centro. Uno strano soldato, il cui capo era coperto da un grosso elmo, avanzò allora verso i nemici con passo lento e inquietante; alzò quindi un braccio verso il cielo e, in contemporanea, gli arcieri cominciarono a scoccare strane frecce di metallo all’unisono. Fu allora che Freya si lasciò sfuggire un grido: dalla mano del misterioso soldato partì un’immensa fiammata che incendiò le punte dei dardi (evidentemente macchiate di olio infiammabile), provocando ben presto un macabro falò.
I soldati avversari che riuscirono a scampare al massacro fuggirono in preda al panico, ignorando le grida di protesta del proprio comandante che, caricato di peso su un cavallo, fu presto costretto ad accettare la resa.
“Chissà come fa ad avere ancora tutta quella voglia di sbraitare, nonostante il braccio tagliato” pensò Freya con un brivido, mentre i vincitori esultavano con grida di gioia.
- Venite, mia signora – disse Makino raggiante, prendendola per mano – Andiamo ad accogliere i nostri valorosi guerrieri. I fratelli Shigen avranno sicuramente bisogno di me.
Ancora piuttosto scossa, la duchessina obbedì, scendendo la stretta scalinata e facendosi trascinare in mezzo ad una folla poco fitta, fino a raggiungere il corteo militare che in quel momento stava facendo il proprio ingresso trionfale. Le perdite subite dall’esercito del feudo sembravano piuttosto ridotte.
- Portate immediatamente i feriti dai guaritori – ordinò il giovane dalla chioma ribelle non appena tutti i soldati ebbero varcato le mura – Kaito, anche tu hai bisogno di cure, quindi fila subito dal medico di corte – aggiunse rivolto ad un ragazzino magro sui sedici anni, dai capelli castani e lo sguardo vispo.
Quello mise immediatamente il broncio, cercando di nascondere con la mano una ferita alla testa: - Fratello, sto benissimo, ti dico! Non è affatto necessario! Tra poco smetterà da sola di sanguinare e…
- Muoviti – replicò secco l’altro, cominciando a pulire la lama sporca della propria katana.
Kaito sbuffò sonoramente, ma non osò disobbedire: con passi pesanti e pugni stretti, si allontanò in direzione del castello.
- Miei signori! – trillò Makino, senza lasciare la mano di Freya – Che splendida vittoria avete ottenuto oggi! Io e la fanciulla dai capelli chiari abbiamo assistito allo scontro dall’alto delle mura.
- Oh, giusto, ci sei anche tu – commentò Reika, rivolta alla duchessina – Devo ancora capire che accidenti ci facevi in mezzo al campo di battaglia.
- E’ quello che mi domando anch’io – rispose la bionda, mentre Makino correva ad aiutare il soldato misterioso a rimuovere parti dell’armatura – Pochi istanti prima mi trovavo in Danimarca, nella stanza di mia nonna, poi, tutt’a un tratto, sono piombata laggiù.
- In Danimarca? – ripeté la guerriera con fare perplesso – Questo sì che è strano… beh, rimandiamo a dopo le spiegazioni, ho bisogno di lavarmi. A proposito, io sono Reika, figlia del proprietario di questo feudo, lui – indicò il giovane spadaccino - è mio fratello maggiore, Mitsurugi, il moccioso che se n’è appena andato è Kaito e lei è nostra sorella Yori.
- Duchessina Freya Katerina Stormarn – si presentò la ventunenne – Molto piacer… un momento, lei? Sorella?
Con gli occhi azzurri completamente spalancati si voltò in direzione del milite che aveva provocato la fiammata. Ordinate ciocche di lisci capelli color rame caddero sulle spalle del misterioso personaggio non appena l’elmo venne rimosso dalla sua testa; il suo incarnato, seppur non pallido come quello della danese, presentava una colorazione più chiara e rosata rispetto a quella degli uomini dell’est, mentre i suoi lineamenti, giovani e particolari, richiamavano caratteri più europei che asiatici. I suoi occhi, dalle iridi smeraldine, si muovevano qua e là in modo leggermente meccanico.
Freya aggrottò la fronte, mordendosi il labbro nervosamente: c’era qualcosa di strano in quella ragazza. Innanzitutto, era insolitamente alta per una donna, raggiungeva senza dubbio il metro e ottantacinque; poi, i suoi movimenti, seppur in modo quasi impercettibile, avevano un che di artificiale e la sua pelle era inspiegabilmente lucida e levigata, quasi fosse fatta di metallo. Come se non bastasse, Reika l’aveva appena chiamata “sorella”, eppure non somigliava in alcun modo ai tre figli di Sasaki Shigen.
- Qualcosa non va? – domandò quella con un piccolo ghigno – Mi fissi in modo strano, donna dai capelli giallo pallido.
Reika scoppiò a ridere: - Non dirmi che Yori ti fa paura! Al di fuori del campo di battaglia è completamente inoffensiva, se non la fai arrabbiare…
- Non voglio essere scortese – si giustificò Freya – Ma non capisco come abbia fatto a far partire quella fiammata dalla mano… e poi la chiami sorella, ma non ti somiglia per niente…
- Oh, capisco – rispose la ragazza guerriera, scambiando un’occhiata complice con la strana rossa – Yori è nostra sorella adottiva, naturalmente. Considerato poi che non è nemmeno umana…
Notando la più completa confusione sul volto della duchessina, Reika si lasciò sfuggire un sorrisetto e le circondò le spalle con il braccio: - Ti spiegheremo tutto con calma al castello.



Freya si era aspettata che il signore del feudo attendesse i figli all’ingresso dell’abitazione, ma non fu così. Sasaki Shigen doveva essere una persona riservata o solitaria, che raramente metteva il naso fuori casa.
La bionda fu condotta nel grande bagno situato al piano terra, dove Makino le offrì un tappetino affinché potesse sedersi. Yori rimase in piedi e immobile accanto a lei: si era completamente spogliata dell’armatura ed indossava una leggera veste blu, abbellita con decorazioni floreali.
- Tu… ehm… non fai il bagno? – balbettò la duchessina, leggermente a disagio. La rossa rispose con una risatina divertita.
- Non ne ho bisogno – disse infine, arricciando una ciocca di capelli attorno al dito indice – Comunque neanche Reika farà un bagno completo, si laverà via il sangue, la sporcizia e il sudore ma non entrerà nella vasca, non c’è abbastanza tempo.
- Oh, avevo notato in effetti che la vasca è rimasta vuota – osservò la fanciulla – Ma… un momento, voi non vi lavate lì dentro?
Proprio in quel momento, Makino entrò nella stanza con una brocca piena d’acqua in mano, sistemandola accanto ad un piccolo sgabello. Reika fece il suo ingresso un istante dopo, le nudità avvolte da un semplice telo bianco.
- Bene, eccomi – annunciò, dandosi una rapida ravvivava ai capelli – Che stavamo dicendo?
- Beh… io devo parlarvi di come sono giunta fin qui, voi invece… ehi, aspetta, che stai facendo?
Freya sgranò gli occhi sconvolta, arrossendo violentemente: Reika aveva lasciato cadere a terra il telo che la copriva, restando completamente nuda. Il suo corpo era asciutto, modellato dal costante esercizio fisico ma al contempo sensuale e femminile; sulla pelle erano ancora impresse le testimonianze della battaglia appena sostenuta: macchie di sangue rappreso, polvere, graffi leggeri ed un grosso livido violaceo sulla spalla destra.
La duchessina distolse immediatamente lo sguardo, facendo sfuggire una risata alle tre ragazze presenti.
- Sei in imbarazzo? – domandò Reika divertita, accomodandosi sul piccolo sgabello di legno – Non hai mai visto una donna nuda?
- Io… sì, ho visto mia madre e mia sorella… - balbettò la bionda, nascondendo tra le mani il volto ormai scarlatto – Ma non mi pare il caso di…
- Oh, aspetta, tu vieni dalle terre nordiche, sei cristiana, giusto? – la interruppe la giovane guerriera.
- Sì… luterana – mormorò Freya, tenendo gli occhi fissi al pavimento.
Reika annuì sorridendo, mentre Makino cominciava a lavarle la schiena: - Da quello che so, i cristiani sono piuttosto pudici. Non devi vergognarti, sul serio, sono cose normali. Siamo fatte tutte così alla fin fine, no?
- Non esattamente – replicò la biondina, ormai arrossita fino alle orecchie – Io non sono fatta come te… non ho neanche un accenno di muscoli, sono più bassa e non ho i… non ho i seni così grandi…
Le tre giovani risero una seconda volta.
- I seni grandi sono una scocciatura – commentò la secondogenita di Sasaki Shigen – Devo sempre farmi fare le armature su misura. Comunque il mio era un discorso generale, e poi non preoccuparti, anche qui in Giappone la gente ha il senso del pudore, non credere che molti la pensino diversamente da te. Semplicemente, io ho una mia filosofia personale, non vedo niente di disdicevole o imbarazzante in un corpo nudo.
- La penso come lei – sì intromise Yori, senza modificare la propria postura innaturalmente dritta – Ma non credo che conti, visto che non sono un essere umano…
- Oh, giusto! – s’illuminò Freya, accantonando qualsiasi sensazione di disagio o vergogna – Se non sono indiscreta, posso sapere che cosa sei?
La rossa scambiò un rapido sguardo con la sorella, la quale si era appena fatta rovesciare da Makino l’acqua della brocca sulla testa.     
- In realtà nessuno sa con certezza cosa sia Yori – rispose infine la ragazza più grande – Né da dove venga. Io l’ho trovata per caso diversi anni fa, mentre vagava disorientata a poche miglia dal castello, ma non ha mai saputo dirmi nulla delle proprie origini. Lei è… una specie di bambola vivente, costruita con un metallo che non ho mai visto. A prima vista somiglia ad un essere umano, può mutare senza problemi le sue espressioni facciali e sappiamo per certo che è capace di provare emozioni, ma per il resto rappresenta un enorme mistero per chi la conosce.
Freya volse lo sguardo in direzione della ragazza artificiale, faticando parecchio a credere alle parole di Reika: - Ma… com’è possibile?
- Mia sorella è riuscita ad aprire una finestrella sul mio petto, una volta – spiegò Yori, lisciando distrattamente le pieghe della propria veste – Proprio al centro c’è una specie di piccola sfera di energia magica, supponiamo sia quello il motore del mio corpo, che mi permette non solo di “vivere”, ma anche di comportarmi in modo simile ad una donna vera.
- Crediamo anche che Yori sia stata creata da una strega o comunque da un essere estremamente potente – continuò Reika – E che, probabilmente, era destinata ad essere usata come arma da guerra: può far partire fiammate dalle mani e dagli occhi, non prova dolore fisico né stanchezza ed inoltre è stata addestrata a combattere, infatti, quando l’ho trovata, qualsiasi cosa le era sconosciuta, fatta eccezione per le armi. Di quelle sapeva nomi, modi d’uso e, spesso, anche la provenienza.
Makino porse il telo bianco alla padrona, la quale lo avvolse un paio di volte attorno al corpo: - Bene, qui abbiamo finito. Puoi darmi qualche istante per asciugarmi e vestirmi? Ti farò fare un giro per il castello e, nel mentre, mi racconterai la tua storia.
- D’accordo – mormorò Freya, osservando la ragazza guerriera allontanarsi con tanto di ancella al seguito. Volse di nuovo lo sguardo verso Yori, la quale piegò leggermente un angolo della bocca verso l’alto: - Non sei abituata a ricevere tante sorprese in poco tempo, vero?
- In realtà no – borbottò la duchessina.
La terra in cui era capitata era maledettamente strana, a tratti assurda: donne guerriere prive di pudore, ancelle chiacchierone, bambole viventi, sfere di energia magica, feudatari assenti… cos’altro si sarebbe dovuta aspettare da quella realtà tanto diversa dalla propria?



***
Angolo dell’Autrice: Sono stata veloce ad aggiornare questa storia grazie all’ispirazione, ma purtroppo vi devo avvertire di non abituarvi, quando mi piglia il blocco è un problema.
Ok, abbiamo conosciuto i primi personaggi, spero siano di vostro gradimento. Ehm, non chiedetemi cosa mi sia fumata quando ho inventato Yori, ero una ragazzina ingenua fissata con gli horror e mix tra fantascienza e fantasy. Comunque, ha alle spalle una storia (credo) sensata, che si scoprirà più avanti e spiegherà molte cose.
Uh, naturalmente qualcuno avrà notato la frase “avete dovuto chiedere aiuto a dei mercenari per uscirne vittoriosi” di Kazuo (sì, l’ho chiamato col nome ed il cognome di due personaggi di Battle Royale che odio con tutta me stessa). Chissà a chi si riferiva con quel "mercenari" ;) (ma cosa faccio la misteriosa, si è capito sicuramente).
Sì, ho provato a fare una specie di banner (con immagini ovviamente trovate qua e là) anche se non è il massimo perchè non sono granchè con i lavori grafici a pc. Vabbè, portiamo pazienza, Albus Silente mi darebbe qualche punto per l'impegno visto che sono Grifondoro.
Bene, grazie mille per aver letto, a presto!
Tinkerbell92
  
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