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Autore: lickmelyca    17/06/2016    1 recensioni
[Ex "Copypasted Nightmare"]
[Storia ad OC]
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Un hobby alternativo? Sakuma rideva alla sola idea. Uscire la sera per intrattenimento non portava soldi, creava fatica e non gioviava al futuro. Eppure c'erano esseri umani che ancora professavano la loro arte senza ricorrere alle apposite macchine, lottando contro il sistema. Volendo, anche loro avrebbero potuto trovarsi un vero lavoro e contribuire a perfezionare il mondo tutti insieme. Non sarebbe stata una gioia maggiore? L'arte era per bambini, dopotutto. Bambini molto sciocchi.
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Un mondo in cui il lavoro diventa divertimento e il divertimento soccombe al lavoro. Ma l'arte può veramente morire?
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#three.
(ode al silenzio)

 

 

 

Hardwork City, sede centrale Nevros, salone principale
Mattino seguente

 

Gli esecutori avevano un'unica regola ferrea: mai cacciare di giorno. Essa era stata imposta da Kidou in persona, per evitare che la quiete pubblica venisse scombussolata in maniera eccessiva e per imporre un rigido coprifuoco a chiunque non possedesse un permesso scritto per circolare nelle strade cittadine dopo le nove di sera; perciò, dalle sei del mattino fino al calar del sole, Lancer ed Asprea erano senza lavoro. Dopo l'incontro con la banda di Shindou, c'era poco altro che potevano fare: raggiungere Sauvestay era fuori discussione, poiché non c'erano più treni e la strada di campagna non era asfaltata e quindi diffcile da percorrere con le loro moto o con un'auto. L'unica opzione era tentare di raccogliere ulteriori informazioni in città, ma essendo le strade a quell'ora quasi del tutto disabitate a causa del coprifuoco erano riusciti a raccogliere solamente le testimonianze contrastanti e sostanzialmente inutili di appena una manciata di persone. Non restava che tornare alla sede centrale, fare rapporto e raccogliere le ultime cose dal covo prima di prendere il primo treno disponibile per Sauvestay Town e almeno localizzare la loro preda prima di riprendere la caccia in serata.
Essendo i due particolarmente rapidi e metodici, le loro brevi mansioni erano già state svolte molto prima della partenza del primo treno. Per ingannare il tempo, come sempre si erano recati nel salone principale, dove avevano dormito un'oretta scarsa e giocato due silenziose partite a carte, entrambe come al solito vinte da Bash Lancer. Stavano per cominciare la terza e ultima giocata prima di tornare all'opera, quando dei passi pesanti, sicuramente provenienti da dei tacchi a spillo, annunciarono l'arrivo di due ospiti.
“Possiamo unirci alla partita?”
Electra alzò lo sguardo, con un sospiro esasperato. Non aveva voglia di compagnia all'infuori di quella del suo collega, era stanca morta e non era riuscita a prendere sonno durante la sua pausa. L'unica cosa che voleva in quel momento era vincere almeno una mano, anche se in tutto il tempo che aveva passato lavorando con Lancer non ci era mai riuscita. D'altra parte, Andrea Cervini, tesoriere della Nevros, che aveva appena raggiunto i due assieme alla moglie Juliet, era stanca quanto lei: con le ultime vicende in cui erano coinvolti gli Artisti, il governo si era focalizzato principalmente su di loro e la contabilità aveva subito forti ritardi, costringendo la ventiseienne, che non sopportava gli incovenienti, a passare un paio di notti in bianco per sistemare il danno. In quel momento aveva solo bisogno di allegerirsi la mente con qualcosa di poco impegnativo e la giovane luogotenente non aveva la forza per opporsi al suo volere.
“Faccia pure. Ma l'avverto che Lancer imbroglia.”
“Sai benissimo che ciò non è vero, luogotenente Asprea.”
Le due donne si sedettero vicino a loro e la partita ebbe inizio. Il tesoriere Cervini però si spazientì quasi subito, vedendo che nessuno osava scambiarsi parola e che l'esecutore sembrava avere una fortuna inumana quando si trattava di pescare le carte giuste, rendendo la partita uno spreco inutile di tempo per lei. Juliet, ministro dell'educazione, la osservava con apprensione, vedendo il disagio nel volto stanco della sua amata. Pensò, quindi, che un po' di conversazione non potesse fare male.
“Come è andata la caccia ieri? Ho saputo che c'è stato un significativo tumulto.”
“Sì, ieri si sono dati da fare” Electra rispose solo perché sapeva che Bash non lo avrebbe fatto, ma non aveva la benché minima voglia di convenevoli “Abbiamo fatto cantare degli Artisti e abbiamo dato loro il benservito, ma un gruppetto di loro è fuggito a Sauvestay. Appena ripartono i treni ci metteremo sulle loro tracce.”
“Il benservito? Da lei non mi aspettavo una cosa del genere, signorina Asprea, con le voci che ho sentito sul suo conto.”
“Che cosa vorrebbe insinuare?!”
La diciannovenne si era alzata, battendo le mani sul tavolo e ansimando. Non le piaceva per niente la direzione che stavano prendendo le cose.
“Sto solo riportando ciò che ho sentito” dal canto suo Juliet alzò le spalle con fare innocente “Si dice che lei per gli Artisti provi… beh, pietà. Provare pietà per dei fuorilegge non è né consono né professionale, forse sarebbe meglio rivedere la sua postazione per il bene della Nevros…”
“NESSUNO LE HA CHIESTO NIENTE!”
Era vero. Nessuno aveva chiesto l'opinione del ministro, ma lei sentiva sempre il bisogno di dire le cose come stavano. Electra era molto meno forte di come appariva, ma aveva la necessità di dimostrare che non era così. Ansimava ancora di più, pronta a cominciare una discussione seria, ma la Cervini bloccò il suo incedere, tossendo e sistemandosi gli occhiali.
“Vero, non ci riguarda. Si calmi, signorina. Anche tu, tesoro, lascia perdere. Se la signorina Asprea ha dei problemi, che se li sistemi da sola. Se poi fallisce non è affar nostro.”
Addolcì lo sguardo e schioccò un sonoro bacio sulle labbra della moglie, riuscendo a calmare i suoi bollenti spiriti. Tornò poi a posare gli occhi con fare severo prima al suo mazzo di carte e poi all'esecutore, rivolgendosi annoiata a quest'ultimo.
“Lei sta palesemente imbrogliando, perché a meno che non sia estremamente sfortunato in amore non è possibile che abbia tutta questa fortuna al gioco. Si vede che il vostro mondo non fa per noi. Adesso ce ne andiamo, se non prendo un cappucino nei prossimi cinque minuti sono capace di unirmi alla vostra caccia ignorando il vostro divieto. Andiamo, Juliet.”
Le due donne si alzarono e sparirono con un semplice cenno, lasciando gli esecutori a ciò che rimaneva della loro partita a senso unico. Asprea si soffermò sulle parole del tesoriere: “il vostro mondo non fa per noi”. Aveva sempre pensato al suo isolamento come a un qualcosa di positivo, ma c'erano momenti in cui il mondo esterno e le sue relative emozioni tentavano di chiamarla. Voleva veramente continuare ad essere ciò che era?
“Pensa a svolgere il tuo lavoro, luogotenente Asprea” Lancer colse la sua tensione pur senza staccare gli occhi dalle carte “Quando la smetterai di essere così paranoica?”
In un attimo, la giovane riprese la sua professionalità, dimenticando quel momento di smarrimento e riprendendo l'espressione annoiata di poco prima.
“Quando tu la smetterai di imbrogliare, caro Lancer.”

 

 

Hardwork City, sede centrale Nevros, sezione controllo

dell'intrattenimento, reparto musicale

 

 

Kageyama non era affatto un uomo paziente. Se c'era del lavoro da svolgere, doveva essere svolto subito e bene, come recitava uno dei più importanti motti della Nevros. Che entrambi i suoi dipendenti fossero assenti, quindi, era a dir poco oltraggioso. Klaïr si era svegliato da poco e stava ancora facendo colazione, ma sicuramente avrebbe, come ogni volta, vomitato l'intero pasto dopo neanche cinque minuti, costringendo Kidou a doversi prendersi cura di lui e imbottirlo di integratori finché la sua salute non fosse almeno accettabile da un punto di vista lavorativo, il che significava aspettare ancora molto a lungo. Ciò che l'uomo non tollerava era che mancasse anche Cassandra Andrei, nonostante avesse avvisato la sera prima che quel giorno avrebbe con tutta probabilità fatto assenza per occuparsi dei bambini della sua vicina. E lui non poteva certo modificare le tracce da solo se non c'era nessuno che gli fornisse le suddette tracce, quindi occorreva che almeno uno dei due dipendenti arrivasse nell'arco di una ventina di minuti al massimo. Chi chiamare, allora? Di certo non Klaïr, avrebbe rischiato di inimicarsi Kidou o, nella peggiore delle ipotesi, di attentare alla vita del fragile ragazzo. Cassandra era quindi l'unica opzione disponibile, avrebbe parlato lui stesso con la signora e avrebbe addirittura concesso alla ragazza un piccolo aumento.
Seppur malvolentieri, quindi, Reiji prese in mano la pesante cornetta e, dopo essersi consultato con il suo registro, compose il numero che vi era segnato. A rispondergli fu una voce femminile stanca ma gentile, appartenente apparentmente ad una signora molto anziana. Cominciò a sviluppare i suoi primi sospetti.
“Scusi il disturbo, signora” Annunciò, atono “sono Kageyama Reiji, del controllo dell'intrattenimento della Nevros. Avrei urgente bisogno di parlare con Andrei.”
“Andrei? Oh, vuole dire Cassandra, quella cara ragazza! È davvero una brava persona, è sempre disposta ad aiutarmi quando il mio povero corpo anziano decide di fare le bizze! È così piena di energia ed è sempre in giro, sa? Pensi che ieri sera non è neanche rientrata a casa…”
“Non è rientrata? Eppure aveva detto di dover occuparsi dei suoi figli.”
“Come? I miei figli? Deve esserci stato un malinteso, signore!”
“Come sarebbe a dire?”
“Vede, entrambi i miei bambini sono ormai grandi e hanno lasciato casa anni fa, adesso vivono in altre città con le loro famiglie…”
“Altre città? Quindi Andrei non si è mai occupata di loro?”
“Direi proprio di no, signore, anzi, erano addirittura i miei figli a cambiarle il pannolino, qualche volta!”
“Ho capito. La ringrazio della sua disponibilità.”
Chiuse di colpo la chiamata, riattaccando la cornetta con estrema veemenza. Nascosti dietro gli occhiali scuri, i suoi occhi si infiammavano di rabbia, intimati dallo scoprire del lungo periodo di menzogne fornitegli dalla cantante. Attraverso una radio mandò un suo sottoposto a riferire la situazione al capo, per poi sedersi, esasperato, sulla sua sedia girevole davanti alla scrivania, sussurando un'unica parola colma di astio.
“Merda.”

 

Hardwork City, sede centrale Nevros,
camera da letto di Kidou Yuuto

 

Ogni mattina si ripeteva sempre la stessa scena: dopo essersi svegliato di buona lena, Yuuto passava un po' di tempo ad assicurarsi che il suo fragile fidanzato stesse bene e che non avesse avuto malori durante il sonno, poi ordinava un'abbondante colazione a letto per entrambi che potesse dare loro la sveglia, ma che purtroppo si concludeva sempre alla stessa maniera, ossia con Klaïr piegato su una bacinella per una ventina di minuti a rigurgitare tutto ciò che aveva mangiato mentre Kidou gli accarezzava la schiena tentando di nascondere una smorfia disgustata. Erano circa due mesi che il secondo in comando della Nevros non riusciva più a ingerire cibo solido senza disastrose conseguenze, ma insisteva ogni giorna di volerci provare almeno una volta, sostenendo che almeno così avrebbe tranquillizzato gli altri. La vita alimentare di Klaïr era quindi composta da integratori e, nei casi peggiori, anche da flebo. La sua corporatura ne aveva risentito fortmente, lasciandolo esile e malandato e prosciungandogli le forze, sia fisiche che mentali, che gli avrebbero permesso anche solo di sperare di potersi sentire meglio. Klaïr Davis era malato, ma di un male intoccabile che le medicine rischiavano di peggiorare. Klaïr Davis era, appartentemente, irrimediabilmente depresso.
Fin da quando lo aveva conosciuto due anni prima in un bar, Kidou aveva avuto modo di percepire il lacerante disturbo del giovane a cui di lì a poco si sarebbe affezionato tanto da farlo suo. Il suo desiderio maggiore, oltre che quello di governare al massimo il mondo, era quello di poter aiutare quel ragazzo; lo aveva quindi fatto visitare dai migliori dottori della nazione, solo per ricevere sempre la stessa diagnosi: depressione maggiore. Durante alcune silenziose sedute terapeutiche, si era potuto scoprire che il ragazzo era cresciuto in una situazione famigliare a lui opprimente, ma nulla più. Con quei signori di bianco vestiti che prendevano appunti con disinteresse il malato non riusciva ad aprirsi. Solamente con Kidou spiccicicava qualche parola in più, narrandogli con più accuratezza fatti del suo passato. Esprimersi con lui lo faceva apparire più sereno e, mano a mano che passava il tempo con il suo fidanzato, si manifestava il vero carattere di Klaïr, quello affettuoso e filosofico al tempo stesso che gli donavano un certo carisma che non lasciava impassibile nessuno. Eppure, il ventiquattrenne negli ultimi mesi era peggiorato, perdendo sempre più l'appetito, la tonicità e la forza per andare avanti. Si era sparsa addirittura la voce che non gli restasse più tanto da vivere, ma Yuuto aveva smentito il tutto, proclamando che si trattava di una semplice ricaduta e che di lì a poco il suo fidanzato sarebbe tornato in forma quasi smagliante… O almeno, così voleva sperare.
“Mi dispiace.”
Klaïr si scusava spesso dopo aver vomitato, nonostante Kidou gli rammentasse sempre che non ce n'era bisogno. Il capo della Nevros sospirò, carezzandogli con delicatezza la schiena.
“Non preoccuparti, l'importante è che tu ora stia meglio. Prenditi tutto il tempo che ti serve, ci penso io a parlare con il signor Kageyama.”
“N-No… ce la faccio, tranquillo Yuu. V-Voglio poter dare il massimo, come f-fai tu…”
Si appoggiò a lui con fare stanco, tentando un sorriso. Yuuto lo strinse a sé con estrema cautela, come se si trattasse di una bambola di porcellana. Gli mise una mano tra i capelli, per poi togliersi gli occhiali e guardarlo in faccia.
“Cattureremo gli Artisti al più presto e te lo porterò qui. Se lui… se tuo fratello Touya sarà qui, se vedrà come ti ha ridotto, capirà di aver sbagliato e tu potrai finalmente metterti l'anima in pace e stare meglio.”
Avvicinò lentamente le labbra a quelle esili del suo fidanzato, ma non ebbe neanche il tempo di sfiorarle che una voce agitata interruppe con foga quel momento idilliaco.
“SIGNOR KIDOU!”
Il capo della Nevros si staccò subito dal suo amato e si rimise in fretta gli occhiali, non dopo aver però fulminato con lo sguardo il suo sottoposto, un giovanotto impacciato dai capelli castani che indossava un paio di lenti spesse.
“Megane…” Il capo parlò con voce lenta e roca, scandendo ogni sillaba “quante volte ti ho detto di bussare?!”
“Settantadue, signor Kidou!”
“Megane!”
“M-Mi scusi, signor Kidou, giuro che non volevo interromperla… ma devo riferirle con estrema urgenza i rapporti mattutini!”
“Sentiamo, allora.”
“Dunque… Mavis Crowley…” I tre sospirarono all'unisono pronunciando e udendo quel nome “…ci ha contattati ieri sera per riferirci l'ennesimo avvistamento, assicurandoci che stavolta non vi era alcun errore. Abbiamo deciso di mandarla dall'informatore, scortata dal signor Sakuma.”
“Sakuma, eh…” Yuuto guardò verso il basso “Considerando come stanno andando le cose, avremo molto bisogno di lui. Altro, Megane?”
“L'esecutore Lancer e il luogotenente Asprea ieri hanno intercettato e torturato un cospicuo gruppo di Artisti che hanno riferito che sette di loro hanno preso l'ultimo treno serale diretto a Sauvestay Town, perciò sono appena partiti e cominceranno la caccia stasera. Oh, a quanto pare Geist faceva parte dei sette fuggitivi!”
Il volto di Klaïr si illuminò per un istante sentendo lo pseudonimo del fratello, per poi incupirsi ulteriormente l'attimo seguente. Il fidanzato gli strinse le mani, rivolgendo un'ultima occhiata a Megane.
“Grazie. Hai terminato, Megane?”
“P-Purtroppo no, signor Kidou, anzi! Il signor Kageyama ci ha appena riferito che, cito testualmente, “Cassandra Andrei ci ha raccontato un mucchio di boiate”!”
“Cosa?!” Kidou si alzò di scatto, imprecando silenziosamente “Maledetta ragazzina, lo sapevo!”
Corse verso la sua scrivania e cercò freneticamente, con una furia sconosciuta perfino al suo fidanzato, una ricetrasmittente che subito accese.
“Sakuma,” sentenziò ansimando “cerca di finire in fretta. Avremo bisogno anche di te.”

 

Moonsis Hill, chiesa di St. Proinsias,
biblioteca di St. Proinsias

 

 “Insomma, siamo arrivati o no?”
“Sì, signorina Crowley, adesso siamo arrivati.”
A Mavis piaceva tutto ciò che era immediato. I viaggi a piedi, specie se in salita, non rientravano in quella categoria. Dopo la conversazione avuta con Sakuma la sera prima, la ventenne aveva deciso, prima di tornare a casa, di consultarsi con Isabelle Trick, la sua migliore amica, che l'aveva convinta a far ritorno alla sua dimora e farsi una bella dormita rinvigorente per poi recarsi insieme il mattino seguente alla sede centrale ed insistere affiché venisse svolto qualcosa di concreto e non venissero recapitate loro soltanto promesse vacue, come spesso succedeva. Il carisma e la determinazione di Belle, come la chiamava la sua amica, erano stati determinanti, infatti Sakuma cedette quasi subito e decise di accompagnarle a Moonsis Hill, cittadina collinare poco fuori la capitale dove erano situate le istituzioni esterne al lavoro e al rendimento, ad esempio proprio la chiesa di St. Proinsias, la loro destinazione. All'interno della chiesa vi era infatti l'omonima biblioteca, gestita nientemeno che dall'informatore della Nevros, colui che aveva archiviate tutte le informazioni ottenute fino ad allora riguardo agli artisti. Tale persona era perfetta ad aiutare a dare un'identità agli Artisti visti dalla giovane e a trovare un modo definitivo per stanarli.
Il segretario di Kidou ascoltò pensieroso il messaggio appena ricevuto dal suo superiore, rispondendogli distrattamente con un “ricevuto” e, con un'insolita malinconia, si toccò la benda che ricopriva interamente la zona dell'occhio destro. Le lamentele di Mavis, incoraggiate da Belle con meno petulanza, lo riportarono velocemente alla realtà. Con un ultimo sospiro spalancò la porta della chiesa e raggiunse le scale che portavano alla biblioteca nascosta al piano di sotto. Bussò tre volte ad una porticina dall'aspetto antico, che venne con stupore di tutti aperta quasi subito da un uomo di poco meno di trent'anni, con i lunghi capelli turchesi raccolti in una coda bassa che gli dava un tono elegante e professionale. Costui sorrise, invitandoli ad entrare.
“La stavamo aspettando, signor Sakuma. Benvenute anche a voi, incantevoli signorine.” Fece il baciamano ad entrambe, stupendo positivamente Mavis ma ottenendo invece l'effetto opposto da Belle, che non amava le smancerie “Vi avverto che però dovrà trattarsi di una visita alquanto breve, il nostro Alexander stamattina sembra ancora più pensieroso del solito e come lei sa bene non ama la compagnia.”
“Non si preoccupi, Edgar, non ci tratterremo a lungo. Kidou mi ha già assegnato un altro incarico.”
“Non sarà ciò che penso io?”
“Temo proprio di sì.”
Conclusasi quella fugace conversazione, Edgar condusse i tre lungo uno strettissimo corridoio che sembrava non finire mai. Mavis, che non era abituata a sforzare così tanto le gambe, non ne poteva più; perché le cose non potevano essere semplici e concise, per una volta? Isabelle le appoggiò una mano sulla testa, intuendo il suo stato di agitazione.
“Ci siamo quasi, Mavis, un ultimo sforzo. Appena finito, ci faremo portare a colazione fuori da Sakuma per ricompensarci della fatica.”
La giovane Crowley non sapeva cos'avrebbe fatto senza la sua cara Belle, la cui forza di spirito le donava coraggio e un'effimera ma piacevole calma. Proprio come se le parole della ragazza avessero avuto un effetto magico, Edgar annunciò che erano arrivati nella biblioteca e che quindi da lì in poi avrebbero dovuto fare più silenzio possibile. La commessa, però, non riuscì a trattenere un urletto quando vide, poco più in là, un uomo seduto in sedia a rotelle con un pesante libro tra le mani. Il volto era infossato, visibilmente stanco e sciupato dalla mancanza di sonno e di molto tempo passato sui libri, mentre i suoi capelli corvini non avevano né forma né lucentezza. Se avesse potuto, Mavis avrebbe ripulito da cima a fondo quella creatura della notte. Sakuma sghignazzò sotto i baffi: se Crowley si spaventava a vedere lui, non osava pensare a cosa sarebbe successo se mai avesse incontrato il ben più malconcio Klaïr. Intanto, l'invalido avanzò verso di loro, con sguardo truce. Guardò poi Edgar, comunicandogli con gli occhi di concludere l'affare in fretta.
“Signor Sakuma, lei ha già avuto maniera di conoscerlo, ma per voi signorine, vi presento Alexander Jonathan Mortimer, informatore della Nevros, un uomo di ben poche parole che predica e predilige l'arte del silenzio, l'unica arte consentita in questo mondo già troppo ribelle, quindi vi prego di mantenere un tono basso come il mio in questo momento.” Prese il libro dalle mani di Alexander e lo porse a Mavis “È lei la signorina Crowley, dico bene? Qui vi è una serie di foto e descrizioni degli Artisti che più hanno creato tumulto negli ultimi mesi. Vede se riesce a riconoscerne almeno qualcuno.”
La ventenne fece cadere il libro di mano, che colpì il pavimento con un sonorissimo tonfo. L'informatore la guardò ancora più torvo di prima.
Silenzio.
La sua voce era talmente roca che sembrava provenire dall'entroterra. La ragazza si strinse in sé stessa, trattenendo amaramente le lacrime. Belle si chinò per raccogliere il libro e lo sfogliò vicino alla sua amica.
“Questo libro è pieno di polvere. È per questo che lo hai fatto cadere, vero?” Vedendo l'altra annuire appena, le rivolse un sorriso deciso “Allora lo sfoglierò io, tu puoi limitarti a leggere e guardare da qui, d'accordo?”
Ancora una volta la sua amica la aveva salvata. Mavis fece come suggerito e, dopo una decina di minuti, riuscì ad indentificare tutti e quattro gli Artisti che aveva avuto modo di vedere la sera prima. L'uomo dai capelli turchesi annuì e riprese il tomo.
“Dunque, abbiamo Anja Yurina Tsuchiya, Zack Avalon, Takahashi Atsushi e Fey Rune. Tutti e quattro molto giovani, devo dire. Le persone giovani sono sempre molto legate alla famiglia. Alexander, se fossi così gentile da passarmi il registro B… ti ringrazio.” Prese in mano un volume ancora più grande “Qui abbiamo registrati i nomi dei vari nostri affiliati. Nella sezione in fondo c'è la nostra cosiddetta lista nera, ossia persone che ancora non hanno aderito ufficiosamente alle regole imposte dalla Nevros. Tra di loro si nascondono spesso, ahimé, moltissimi ribelli… Oh, bingo direi. Ecco qui gli indirizzi e le informazioni disponibili che le spie Nevros hanno raccolto sulle famiglie di tre di loro. La famiglia Avalon, invece, parrebbe essere già un nostro affiliato, ottimo. Sta prendendo nota, signor assassino?”
Gli occhi di Edgar e al contempo quelli del singor Mortimer si spostarono su Sakuma, colmi di odio. Costui fece faticosamente finta di niente, ma le due giovani si spaventarono non poco.
“M-Mi scusi… ha davvero chiamato il signor Sakuma assassino?”
“Assassino? Chi, il caro Jirou Sakuma, il professionalissimo braccio destro del signor Kidou che non farebbe male neanche a mosca? Deve aver sicuramente sentito male, signorina.”
“Basta così.” Interruppe proprio Jirou “Abbiamo disturbato anche fin troppo. Vi ringraziamo, le vostre informazioni sono state utilissime, adesso ce ne andiamo.”
“Prego, non c'è di che. Ha sicuramente altro da fare per ammazzare il suo tempo.”
“Come sei spiritoso, Eddie.”
Non chiamarmi Eddie, assassino.”
Alexander avanzò di nuovo, irritato, intimandoli a concludere subito la loro disputa con la sua solita richiesta.
Silenzio.”
Tutto tacque, esattamente come aveva desiderato l'informatore, e i tre ospiti si incamminarono verso l'uscita. Se da una parte avrebbero voluto tempestare Sakuma di domande, dall'altra le due ragazze non osavano proferire parola; pregavano e speravano che ciò che era appena avvenuto non fosse altro che un malinteso, una piccola scaramuccia tra persone che non si sopportavano. Jirou si toccò nuovamente la benda, ansioso di lasciarsi l'accaduto alle spalle e di poter discutere a mente calma con Kidou. Intanto, per tranquillizzarsi, decise di guardare il lato positivo della vicenda: almeno, aveva contribuito nel realizzare il miracolo di zittire completamente Mavis Crowley.



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Ma salve a tutti, Ursy a rapporto!
Ci tenevo tanto a pubblicare qualcosa in questi giorni, prima della conclusione dei miei esami e del mio ventesimo compleanno, entrambi i quali avverranno alla fine di giugno. Insomma, mi serviva qualcosa qualcosa per spezzare la tensione e son voluta tornare su restART.
Come avete visto, questo capitolo è interamente dedicato ai Nevros. Il prossimo, di conseguenza si concentrerà completamente sugli Artisti e poi rimescolerò i punti di vista, ma avevo proprio bisogno di fare due approfondimenti separati per questione di comodità e scorrevolezza.
Allora, cosa dire su questo capitolo se non che:
-Kla
ïr è un meme 
-la vicina di casa di Cassandra è attualmente il mio personaggio preferito
-Bash Lancer è l'unico Lancer ad avere fortuna A++ questa non la capirà nessuno I'm sorry
Per quanto riguarda le precisazioni più serie, Juliet è il nome doppiato di Reiza, uno dei membri della Protocol Omega e dei fedelissimi di Alpha. Visto che il doppiaggio della Chrono Stone non è stato seguito in massa ma la ragazza che mi ha chiesto l'OC ha richiesto espressamente il nome doppiato, mi sembrava giusto precisare che Juliet non è un OC ma un pg di IE (e spero vivamente di averla resa bene, poiché è un personaggio secondario ho provato ad immaginarmi un po' la sua personalità ma aiuto non sono molto convinta-).
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, prima di continuare con un altro capitolo di restART ne pubblicherò uno di Desert Duel, ossia l'altra mia fic ad OC, per poi pubblicare un altro capitolo di questa a... siamo ottimisti e diciamo agosto, dai. Proverò a pubblicare qualcosa ogni mese, diciamo un aggiornamento di DD ogni due di restART.
Okay, probabilmente mi sto dimenticando di dire qualcosa, ma direi di concludere qui. Grazie tantissimo a Lau, che mi ha aiutato moltissimo e mi ha donato un po' di autostima in più! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto come a me è piaciuto scriverlo!
Alla prossima, bis Bald!
Ursy

 

   
 
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