Titolo: Dipingimi distorto
come un angelo anormale, che cade
Fandom: Captain
America
Personaggi/Pairing: Bucky
Barnes, Steve Rogers, vari; Steve/Bucky
Genere: Angst!
Angst!
Angst! Ancora più della shot precedente!
Avvertimenti: dopo svariate
sudate per convincermene... Dean!Steve,
Cas!Bucky (e Sam!Sam \o/ Solo io trovo divertentissima la
cosa?)
Parte: 2/?
Rating: Giallo
Conteggio
Parole: 341
Riassunto: (...) vorrebbe
chiedergli se ricorda di
tutte le volte che ha desiderato per lui una fine migliore per un
Angelo del
signore. Se ha mai trovato l’album pieno zeppo di suoi
ritratti. Raccolta
Destiel!Stucky senza né
come né perché.
Note: Avevo detto che questa
sarebbe stata fluff?
L’avevo detto? L’avevo detto? (Sì.)
Ho mentito. Non vi
dovete fidare di me.
Titolo ripreso da Fallen.
2 – in the lonely light of morning, in the wound
that would not heal
È
in piedi di fronte allo specchio, il dentifricio sullo
spazzolino e i pantaloni mezzi rotti del pigiama che gli scivolano
giù dai
fianchi, che realizza che Buck sta cadendo.
Non dovrebbe essere una sorpresa, eppure il riflesso del proprio volto
illuminato
dalla debole luce dell’alba lo rende consapevole dello
sgomento e del dolore
che contrae i suoi lineamenti. Steve non si è mai
considerato una persona
sveglia, e per un attimo lo coglie l’impulso di svegliare suo
fratello, nella
stanza d’hotel lì accanto, solo per sfogarsi con
lui e domandargli da quanto
tempo l’angelo avesse bisogno di dormire e perché
nessuno glielo avesse mai
fatto notare; l’attimo dopo si è già
ripreso, rendendosi conto di aver
preferito così, realizzarlo per conto proprio, avere il
tempo di
metabolizzarlo.
Gli tremano così tanto le mani che è costretto a
poggiare lo spazzolino sul
lavandino e ritornare a letto.
Bucky è un sagoma scura avvolta dalle coperte. Steve lo
osserva per un momento
dal bordo del letto, la barba leggermente più lunga rispetto
al solito, il
collo sporco, una guancia graffiata, e si rende conto di essersi
incantato solo
nel sentirlo borbottare nel sonno: “Steve, freddo,”
accigliandosi e rigirandosi
fra le coperte, come se non facessero trenta gradi all’ombra.
Ed è caldo, Buck, quando si decide a scivolare accanto a
lui, e ha la pelle
appiccicaticcia a causa del sudore. Gli sfiora i fianchi, dolcemente, e
la sua
schiena si incurva, percorsa da un brivido. Hanno passato gran parte
della
serata a cercare di dimenticare i due bambini quasi morti per mano del
fantasma
a cui hanno dato la caccia, rimasti senza genitori. Li hanno
ringraziati senza
l’ombra di un’emozione sul volto, stringendosi
l’uno all’altro, e Steve ha
speso metà dei propri risparmi in birra, è
tornato in stanza e ha spogliato
Bucky fino a spingerlo sul materasso e farci l’amore, in un
disperato tentativo
di non pensare più agli occhi tristi del più
grande dei due.
Ma
Buck è caldo, e odora,
proprio come un umano, e Steve si permette di piangere.